Il carattere di un leader (Giovanni 13)
In tre anni, i 12 sono andati da convertiti curiosi attraverso discepoli stabiliti a operai formati. Adesso, Gesù sa che è la sua ultima notte con i 12 (Gv 13:1), e in tre ore dà un insegnamento intenso (con discorsi, azioni, e preghiere) per completare e ripassare la loro formazione, affinché siano pronti ad andare a fare discepoli in tutto il mondo (Mt 28:19-20). Gesù non spreca il poco tempo che ha a disposizione, e dà l'insegnamento essenziale e indispensabile. In modo particolare, sottolinea il carattere che dovevano avere, cioè come dovevano essere per discepolare altri e non quello che dovevano fare. In questa quarta fase della preparazione, sono chiamati a dimorare in Gesù (Gv 15:7). Questo è la chiave del discepolato, e ne parleremo nello studio successivo.
1. Gesù è vissuto con i discepoli da molto tempo, parlando insieme, proteggendoli, riprendendoli, essendo ripreso da loro, essendo deluso da loro, essendo non compreso, eccetera. Come descrive Giovanni il suo rapporto con loro? (Gv 13:1)
Amore per i suoi, cioè, appartengono a lui. Così anche li amerà in tutto questo discorso fino alla fine della sua vita.
L'amore non esclude difficoltà e malintesi nel rapporto, ma è un impegno per il bene dell'altro anche quando ci costa, nonostante le difficoltà.
2. Quale sicurezza aveva Gesù? (Gv 13:1-3)
Sapeva il suo ministero, che aveva tutto il necessario dal Padre e che, qualsiasi cosa succedeva, sarebbe dato dal Padre. Questo gli permetteva di "rischiare", di amare costi quello che costi, perché non gli serviva niente dai discepoli né per sé stesso. Anche se l'amore è il tema principale di questo capitolo, parla di un amore tradito quanto un amore spiegato.
Per questo motivo è perché è importante per noi "dimorare in Gesù", cioè fidarsi del fatto che Gesù è con noi tutti i giorni sino alla fine dell'età presente (Mt 28:20). Se il nostro stato e il nostro benessere sono decisi dal rapporto con Gesù, possiamo amare con tutto il nostro essere.
3. Come ha Gesù insegnato la natura della leadership? (Gv 13:2-17)
Prima con un esempio concreto di essere un servo degli altri. Poi ha spiegato a Pietro la necessità di questo tipo di leadership, e in fine a tutti ha detto che era un esempio di come loro doveva comportarsi (perché loro non erano superiori a lui per cui non potevano essere essenti dal servizio), essendo umili davanti agli altri. Il versetto Gv 13:16 vale per noi anche come leader, persone che aiutano altri: più che serviamo loro, più probabile sarà che anche loro serviranno altri.
Così anche quando stiamo aiutando qualcuno a crescere come discepolo, dobbiamo abbassarci per aiutarlo, fare dei sacrifici - uscire a ore scomode quando c'è bisogno, andare a trovare persone, aiutare con lavori semplici come cucinare un pasto, baby-sitting, ecc. Dobbiamo anche insegnargli a servire gli altri (anche con il nostro esempio).
Inoltre, non ci è detto di lavare i piedi a Gesù, che senza dubbio saremmo contenti di fare. Invece dobbiamo lavare i piedi degli altri - gli antipatici, quelli con cui non andiamo d'accordo, quelli che ci hanno fatto un torto. Non dimentichiamoci che Gesù ha lavato i piedi anche a Giuda. Riusciremmo a discepolare qualcuno che non ci piace?
4. Gesù dà il suo comandamento di amare l'uno l'altro nel versetto Gv 13:34. Perché quello che succede subito prima e subito dopo il comandamento è importante per capirlo? (Gv 13:18-38)
Dobbiamo amare gli altri come Gesù ha amato i discepoli - un gruppo che includeva Giuda (un amico con cui aveva condiviso tutto 13:18) che l'avrebbe tradito (un fatto che turbava Gesù Gv 13:21) e Pietro che l'avrebbe rinnegato. Era un amore indipendente da quello che faceva l'altro.
Nonostante il turbamento, Gesù sapeva che Dio era glorificato (Gv 13:31-32), e forse questo gli dava la sicurezza per amare gli inamabili. [Vedi la prossima domanda per un approfondimento.]
Notate che gli altri discepoli non avevano nessuna idea che Giuda era uscito per tradire Gesù. Giuda diceva tutte le cose giuste, faceva tutte le cose giuste, recitava le preghiere giuste, eppure non c'era la base spirituale in lui. Così potrà succedere anche a noi, che aiuteremo qualcuno come discepolo, che farà e dirà tutte le cose giuste, ma poi abbandonerà tutto e forse cercherà anche di farci male.
5. Cosa ti sembra di strano nei versetti Gv 13:21 (anche Gv 12:27) e Gv 14:1,27? Come li spiegheresti?
Nota: La CEI traduce Gv 13:21 con un'altra parola, per cui non sembrerà strano a cui usa quella versione.
Il turbamento (cioè, essere agitati, preoccupati) in sé non è sbagliato, ma quando siamo turbati dobbiamo calmarci gettando su di Dio ogni preoccupazione (1P 5:7) e facendo conoscere le nostre richieste a Dio in preghiera e ringraziamento (Fili 4:6-7). È quello che Gesù ha fatto, fidandosi della gloria di Dio (Gv 13:31-32) e pregando (Gv 17, la preghiera nel giardino di Getsemani).
Così quando i nostri discepoli oppure le difficoltà degli altri ci creano dei problemi, dobbiamo avere fede in Dio e Gesù, che saranno glorificati e che possono gestire i problemi meglio di noi.
Indice degli studi
Parte 1: Vieni e vedi
- La fame del cuore (Gv 1:29-51)
- Occhi che iniziano a vedere (Gv 2:1-11)
- Persuasione creativa (Gv 3-4)
Parte 1: Vieni e seguimi
- Peccatori e pescatori (Lu 5:1-11; Mc 1:16-20)
- La missione di Gesù (Mc 1:21-45)
- Proteggere i discepoli (Mc 2:1-3:6)
Parte 3: Vieni e sta con me
- Per la vita (Mc 3:7-19)
- Ascolto (Mc 4:1-20)
- Insegnamento (Mc 4:35-6:6)
- Diventare come il maestro (Mc 6:7-13,30-32)
- Ancora una volta (Mc 6:30-52)
- L'impegno del tutto (Mc 8:31-37)
- La correzione dei discepoli (vari brani)
Parte 4: Dimora in me
- Il carattere di un leader (Gv 13)
- L'aiuto per un leader (Gv 14-17)