Isaia 8:17-9:6

Questo brano è la conclusione di quelli che possiamo chiamare la profezia dei tre figli. Nel 732 a.C., il primo anno del re Acaz di Giuda e l'ultimo anno del re Peca di Israele (Is 7:1), il regno di Israele (chiamato anche Efraim) si alleò con la Siria per invadere il regno di Giuda. I Giudei avevano paura (Is 7:2), ma Dio mandò Isaia per assicurarli che non saranno sconfitti (Is 7:4,9). Isaia doveva essere accompagnato da suo figlio Sear-Iasub (Is 7:3). Siccome il nome vuol dire "un resto tornerà" o "un resto si convertirà", la presenza del figlio era probabilmente in segno.

Cronologia di Isaia

Un secondo segno era che una giovane avrebbe partorito un figlio chiamato Emmanuele (“Dio con noi”), e che la Siria e l'Israele sarebbero stati devastati prima che il figlio fosse cresciuto (Is 7:14-16). Questo segno fu poi adempiuto anche nella nascita di Gesù Cristo (Mt 1:23).

Il terzo messaggio era di giudizio contro Siria e Israele, tramite la conquista da parte dell'Assiria (Is 7:17-8:16). Non sarebbe successo subito, ma Isaia fece un altro figlio, e sarebbe successo prima che il figlio sapesse chiamare papà e mamma (Is 8:3-4). Il figlio era chiamato Mahershalalhashbaz, cioè “affrettate il saccheggio, presto al bottino” come segno della velocità del giudizio.

Intanto, che cosa fa Isaia (8:17-18)?

Aspetta con fiducia che Dio avrà compiuto i suoi propositi che aveva promessa (anche attraverso i segni dei figli di Isaia), anche se a volte sembra che Dio abbia dimenticato i Giudei (il significato di “nascondere la faccia”).

Anche noi siamo spesso chiamati ad avere lo stesso atteggiamento. Sappiamo che Gesù Cristo ha vinto per noi sulla croce e nella risurrezione, ma aspettiamo la rivelazione della sconfitta finale e riponiamo la nostra speranza in questa vittoria, anche se a volte sembra che Dio ci abbia nascosto la faccia.

Mentre Dio sembrava assente, qual era la tentazione e quale doveva essere la risposta (8:19-22)? Che cosa vuol dire per te?

Non dovevano pensare che Dio non ascoltasse o parlasse, per cui dovevano cercare altre fonti di rivelazione come gli indovini. Ma si deve sempre consultare il Dio vivente e non i morti. Dio ha parlato nella sua Parola (“legge e testimonianza” in Is 8:19), e possiamo sempre pregare Dio tramite l'unico mediatore Cristo Gesù (1Tim 2:5). Quindi non dobbiamo consultare medium o persone morte se abbiamo acceso al Dio dei vivi, ma pregare e meditare la sua Parola.

Chi non fa così non ha nessuna speranza (il significato di “aurora”), e vedrà solo difficoltà se guarda in su o in giù. Invece di vivere nella speranza dell'aurora, avrà la disperazione delle tenebre (Is 8:20-22).

Nota: La maggior parte delle versioni italiane segue la versificazione del testo ebraico, in cui il prossimo versetto è Is 8:23. Alcune versioni italiane e molte versioni inglese seguono la versificazione del testo greco e della traduzione in latino, in cui il prossimo versetto è Is 9:1, e tutti i versetti nel capitolo 9 hanno un numero aumentato da 1. Ma il testo è sempre uguale. Qui citiamo i numeri dei versetti del testo ebraico.

Il tempo delle tenebre (8:22) e il tempo di attesa (8:17) non dureranno per sempre. Dio compirà il suo proposito di portare la luce. Quando? (8:23)

Quando il territorio delle tribù di Zabulon e Neftali sarà coperto di gloria. Questo territorio era all'ovest del mar della Galilea, ed era già in angoscia durante il regno di Peca (2Re 15:29), cioè prima dell'ultimo anno del suo regno che è menzionato in Is 7:1. Infatti, era nel 733 a.C. Quando riceverà questa gloria, quelli che erano nelle tenebre vedranno la luce (Is 9:1).

Questa profezia è stata adempiuta in Gesù, che abitava e insegnava in questo territorio, e così la gente in questo territorio ricevette per prima la luce di Gesù Cristo (Mt 4:13-16). Questo vuol dire che la nostra speranza principale non è che Dio sistemerà tutto nel futuro, ma che Dio ha già dato la luce in Gesù Cristo, possiamo già passare dalle tenebre alla luce se speriamo in Gesù (Lu 1:78-79; 2Cor 4:6; 1P 2:9). Così sappiamo anche fino a quando Isaia doveva aspettare per l'adempimento delle promesse (Is 8:17): fino alla venuta di Gesù Cristo. È vero che a volte sembra che Dio ci abbia nascosto la sua faccia, e una risposta parziale è di guardare avanti a quello che Dio farà. Ma la risposta migliore è di guardare indietro al “Figlio che il Signore ci ha dato” (Is 8:18), cioè Gesù Cristo, che non è un segno o presagio di quello che Dio avrebbe fatto, ma il culmine della sua opera che i segni indicavano.

Come viene descritto il popolo che abita nella luce (9:2-4)?

Moltiplicato, gioioso, nella presenza di Dio, liberato dall'oppressione, a pace.

In parte descrive l'esperienza futura di Giuda nonostante la minaccia di Israele e Siria; più pienamente descrive l'esperienza di chi pone la fiducia nel Signore Gesù, come vediamo nei prossimi due versetti.

Perché il popolo che abita nella luce avrà tutte queste benedizioni (9:5-6)?

Perché ci sarà un altro figlio, un figlio che non sarà un segno dei tempi migliori, ma che porterà i tempi migliori, perché regnerà, sarà saggio, sarà potente, Dio stesso, padre eterno (del popolo, come Is 1:2-3; 22:21, non il Padre della Trinità), e porterà la pace per sempre. Eppure, è sempre un figlio nato agli umani, una persona come noi che si può identificare con noi e rappresentarci.

Quali di questi titoli di Gesù Cristo ti aiuta di più in questo momento della tua vita?

  1. Introduzione
  2. Isaia 1
  3. Isaia 2
  4. Isaia 5
  5. Isaia 6
  6. Isaia 8:17-9:6
  7. Isaia 11-12
  8. Isaia 24-25
  9. Isaia 30:1-18
  10. Isaia 36-37
  11. Isaia 38-39