4. I patriarchi (Genesi 12-50)Alla fine dello studio precedente, la ricerca della progenie che avrebbe sconfitto il male era arrivata ad un vicolo cieco. Non era uno dei figli di Eva, non era uno degli altri suoi discendenti, non era l'umanità insieme. Qualsiasi possibilità umana era fallita. Ci sarebbe voluta una soluzione divina. Però dopo la torre di Babele, per la prima volta non c'era un atto di grazia da parte di Dio per aiutare l'uomo quando era giudicato. Non c'era nessuna speranza. Ma poi Dio agì in un nuovo modo, con un nuovo inizio, con un nuovo atto di grazia che contrastò quello che gli uomini avevano fatto a Babele. Questo studio racconta questo nuovo inizio con Abraamo e come Dio continuò a operare nelle generazioni successive, che sono chiamati i patriarchi di Israele. Le promesse ad Abraamo (Gen 12:1-3)Dio chiamò Abraamo fuori dal suo paese ad un paese che lo avrebbe mostrato (cioè Canaan, che è oggi chiamato la Palestina, dove c'è lo stato di Israele) (Gen 12:1-3). Gli fece anche delle promesse:
Vediamo prima di tutto che in molti modi questa chiamata era il contrario di quello che era successo a Babele. Era la risposta di Dio (nella sua grazia) all'opera umana.
Inoltre, le promesse erano un ritorno alla creazione di Gen 1:28 (la benedizione di Dio per tutta l'umanità, una terra o paese dove viviamo, ed essere grandi), e un rovesciamento delle maledizioni di Gen 3; 11. In altre parole, la promessa della progenie di Eva poteva trovare il suo adempimento in Abraamo, e in queste promesse a Abraamo Dio ribadì la promessa della progenie e spiegò (in parte) come sarebbe adempiuta. Questa è la rivelazione progressiva che è come Dio si è rivelato nella Bibbia e nella storia; anche questa spiegazione parziale sarà spiegata ulteriormente più tardi nel racconto biblico. I problemi con le promesseAbraamo ubbidì, partendo come il Signore gli aveva detto (Gen 12:4). Però c'erano alcuni problemi per l'adempimento delle promesse:
Vedremo nel resto del racconto di Abraamo (e degli altri patriarchi) come Dio risolse il primo problema. Il secondo venne risolto al tempo di Giosuè circa 500 più tardi. Il terzo era lo stesso problema che abbiamo visto in Gen 4-11 - come possono gli uomini che fanno il male salvare altri dal male? - e sarà risolto da Gesù circa 2000 anno più tardi. Intanto, il resto del libro di Genesi racconta una serie di impedimenti, ostacoli, e minacce all'adempimento delle promesse, e come Dio rimase fedele alle sue promesse anche se non lo erano sempre i recipienti delle promesse. Dopo che Abraamo fu arrivato nel paese promesso, scese in Egitto a causa di una carestia. Lì aveva paura che gli Egiziani l'avrebbero ucciso, per prendersi sua moglie Sara che era bella. Così Abraamo disse di essere suo fratello, e il faraone prese Sara per la sua casa. Ciò mise a rischio la promessa di una grande nazione da Abraamo, se Sara avesse dei figli dal faraone. Però ingannare il faraone non era il modo di salvaguardare la promessa. Invece il Signore colpì la casa del faraone a causa di Sara, e quando il faraone ne capì la causa mandò via Abramo (Gen 12:10-20). BDAbraamo prosperò perché mentì? La speranza di Abraamo per la sua posterità era suo nipote Lot, che viaggiò con lui. Però Lot decise di separarsi da Abraamo, andando nel paese di Sodoma (Gen 13:1-13). In questo modo la speranza di Abraamo svanì, ma Dio riaffermò la promessa di tutto il paese a Abraamo e alla sua discendenza numerosa (Gen 13:14-18). Dopo una battaglia contro degli invasori che avevano catturato Lot (Gen 14), il Signore ribadì ad Abraamo di nuovo che, anche se era senza figli, avrebbe avuto una discendenza numerosa come le stelle del cielo, che sarebbe venuta da un suo figlio e non dal nipote Lot né dal servo Eliezer (Gen 15:1-5). La risposta di Abraamo è molto importante: lui credette al Signore, che gli contò questo come giustizia (Gen 15:6). Abraamo non era un uomo giusto, non senso di fare sempre le cose giuste. Come una progenie di Eva, anche lui doveva essere liberato dalla sua ingiustizia. Ma Dio contò la sua fede (che credette a Dio, che metteva la sua fiducia nel certo adempimento delle sue promesse) come se fosse la sua giustizia; Abraamo era contato come giusto agli occhi di Dio anche se non lo era. Anche se Abraamo credeva che Dio avrebbe adempiuto la promessa, chiese una conferma o un segno (Gen 15:7-8). Dio rispose con una cerimonia in cui inaugurò un patto con Abraamo, cioè un accordo solenne. I patti sono molti importanti nella Bibbia, e saranno approfonditi più avanti in questo studio. Dio spiegò anche perché non ci sarebbe stato l'adempimento subito: l'iniquità degli abitanti del paese non era ancora giunta al colmo, per cui ci sarebbero voluti ancora 400 anni prima che i discendenti di Abraamo avrebbero potuto prenderne possesso. Intanto, sarebbero stati stranieri e schiavi in un altro paese, che vedremo era Egitto. Siccome l'erede di Abraamo, tramite cui le promesse per benedire tutta l'umanità sarebbero state adempiute, non era né Lot né Eliezer ma un suo figlio, e siccome Sara sua moglie era sterile, forse, propose Sara, la soluzione era per Abraamo di avere un figlio con la serva di Sara, cioè Agar. Però non era la soluzione pensata da Dio, e creò solo delle difficoltà nella famiglia (Gen 16) BDAbraamo fece bene quando generò un figlio con Agar?. Quindi, 24 anni dopo aver chiamato Abraamo, Dio confermò il patto e le promesse, aggiungendo che sarebbe stato un patto anche con la discendenza di Abraamo (quelli che sarebbero diventati la nazione di Israele) con il segno della circoncisione, e che la discendenza sarebbe venuta da un figlio di Abraamo e Sara (Gen 17:1-18:15). Però Abraamo mise a rischio di nuovo la promessa, facendo finta che Sara non era sua moglie ad un re che l'aveva presa, fino a quando Dio risolse il problema (Gen 20) BDPerché ci sono tre racconti molto simili?. Poi, quando Abraamo aveva 100 anni e Sara 90, gli nacque un figlio, Isacco (Gen 21:1-8). Qualche anno più tardi, Dio mise alla prova Abraamo per rivelare la sua fede, chiedendogli di sacrificare Isacco, che naturalmente alla fine Dio non permise. Ma con la fede di Abraamo confermata e rafforzata, Dio confermò la promessa della sua benedizione ad Abraamo e a tutte le nazioni tramite lui (Gen 22) BDPerché Dio chiese ad Abraamo di sacrificare suo figlio Isacco?. In tutto questo racconto della vita di Abraamo, ho sottolineato l'adempimento delle promesse. Però c'è molto di più che viene descritto. La sua fede, come esempio e modello a noi, sarà esaminata in una delle domande di questo studio. Anche il suo rapporto con Dio è importante. Non era solo un rapporto a distanza, di qualcuno che faceva quello che Dio voleva senza mai interagire con lui, ma Dio parlò con lui tante volte; Abraamo parlò con Dio e quando intercedette le sue richieste furono esaudite (Gen 17:18-20; 18:22-32; 20:17); Dio disse che sarebbe stato "il Dio tuo" (Gen 17:7-8; 21:22; 26:24); e Dio lo proteggeva (Gen 20:1-7). In poche parole, Abraamo era un amico di Dio (Giac 2:23), un rapporto che tutti noi possiamo cercare di avere. La famiglia di AbraamoIsacco sposò Rebecca, una pronipote di suo padre. Ebbe due figli gemelli, Esaù e Giacobbe, ma la promessa fu trasmessa solo a Giacobbe. Dio gli cambiò il nome in Israele. Giacobbe sposò due nipoti di sua madre, Lea e Rachele. Da loro e dalle loro serve ebbe 12 figli e una figlia. In questo disegno, i figli di Giacobbe hanno lo stesso tipo di sottolineatura della loro madre. Piuttosto di raccontare tutta la storia della famiglia, esamineremo l'andamento delle promesse. Da una parte, le promesse furono trasmesse e riaffermate ad Isacco e Giacobbe (Gen 13:14-17; 15:5; 17:4-8; 22:15-18; 26:2-5,24; 28:13-15; 35:9-12; 46:3-4). Dall'altra parte, ci furono gli stessi impedimenti, ostacoli, e minacce alle promesse che ci furono con Abraamo. Un piccolo riassunto:
Quello che vediamo è che i propositi di Dio vengono compiuti nonostante gli ostacoli umani, anche quelli che noi umani creiamo. Inoltre, l'adempimento delle promesse è possibile solo per un'opera sovrannaturale, è fuori del controllo umano. Così dipende non da opere, ma da colui che chiama (Rom 9:6-13). Inoltre, la fede agisce (soprattutto) quando le circostanze sembrano annullare le promesse di Dio. Alla fine del libro di Genesi, la discendenza di Abraamo fu composta da settanta persone che si trovavano in Egitto (Gen 46:26-27) - una piccola nazione ma nel paese sbagliato, cercando ancora una patria (Ebr 11:13-16). Però avevano una nuova promessa di un discendente di Giuda che avrebbe governato (Gen 49:10) BDChe cosa è Shiloh?.
Nella Bibbia: Il pattoI patti (chiamati anche testamenti o alleanze) erano comuni nell'antichità, fra due persone o due paesi dello stesso status, oppure concessi da un superiore ad un inferiore, per esempio una nazione con uno stato vassallo. Quelli fra pari esistono nella Bibbia (per esempio Gen 21:27; 31:44; 1Sam 18:3), ma quelli che Dio fece sono del secondo tipo - con Noè, Abraamo, Mosè, Davide, quello nuovo e con Cristo. Non è un accordo fra due pari, ma Dio nella sua iniziativa concedette un patto che lui non poteva rompere, ma (in alcuni casi, soprattutto con Mosè) gli altri sì. I documenti dei patti di solito avevano questi elementi:
I patti umani furono sigillati a volte tagliando degli animali in due e camminando in mezzo (come per dire, "se uno di noi rompesse questo patto, che sia come questi animali"). Infatti, mentre in italiano si dice "fare un patto" o "firmare un patto", in ebraico si dice "tagliare un patto". In Gen 15:17, solo Dio cammina in mezzo agli animali, perché solo lui è garante - è un patto unilaterale. I patti principali che Dio fece nella Bibbia sono: Noè: Era con Noè e la sua famiglia, e inoltre con i suoi discendenti (cioè, tutta l'umanità) e tutta la terra. Il patto era che Dio non avrebbe più distrutto con il diluvio, e il segno (testimonianza) era l'arcobaleno (Gen 6:18; 9:9-17). Abraamo: Di diventare una grande nazione che sarebbe stata una benedizione a tutte le nazioni, nel paese di Canaan, con il segno della circoncisione (Gen 15:7-21; 17:1-22). Mosè: Era un'estensione del patto con Abraamo. Siccome Israele era diventato una nazione, Dio spiegò nel patto con Israele al tempo di Mosè come vivere come popolo di Dio. Diversamente dai patti precedenti, era un patto con condizioni: se il popolo avrebbe mantenuto il patto (cioè, osservava la legge di Mosè) Dio avrebbe mantenuto la sua promessa di benedizione; se il popolo non avrebbe mantenuto il patto, Dio l'avrebbe maledetto (Es 19:5-6; 24:7-8; 34:27-28; Dt 29). Davide: Dio promise a Davide un nome grande, e che la sua dinastia avrebbe avuto un regno stabile per sempre (2Sam 7:5-16). Nuovo: I profeti dissero che i patti con Abraamo e Davide sarebbero stati mantenuti dal Messia/Re futuro; invece del patto con Mosè (che era stato infranto da Israele) ci sarebbe stato un nuovo patto. In questo nuovo patto non ci sarebbe stata più l'infedeltà perché ci sarebbe stato un nuovo cuore (Is 42:1-7; 49:1-26; 52:13-53:12; Ger 31:31-34; Ez 36-37). Gesù: Gesù ha adempiuto i patti precedenti, e ha inaugurato quello nuovo:
Domande1. Esamina l'insegnamento della Bibbia sulla fede di Abraamo: 2. Che cosa aveva Abraamo nel suo rapporto con Dio come "amico di Dio" che ti manca maggiormente? 3. "La fede agisce (soprattutto) quando le circostanze sembrano annullare le promesse di Dio." Ci sono esempi nella tua vita quando le circostanze sembravano annullare le promesse di Dio? La tua fede è stata rafforzata o indebolita in quei momenti? 4. Dio ha promesso che i discendenti di Abraamo sarebbero stati il suo popolo. Però non tutti lo erano né lo sono: non tutti i discendenti erano della nazione di Israele (per esempio, i discendenti di Ismaele e di Esaù formarono altre nazioni), e non tutti gli Israeliti credettero in Gesù Cristo per fare parte del suo popolo. Questo fatto potrebbe portare qualcuno a dire che Dio non ha adempiuto le sue promesse. Come risponde Paolo a questa obiezione in Rom 9:6-13? Vedi anche la risposta alla domanda 1e di questo studio. Quello che Paolo dice potrebbe sembrare ingiusto; considererai questa seconda obiezione nelle domande del prossimo studio.
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