14. In esilio (Ester, Ezechiele, Daniele)Il popolo di Dio non era più una nazione politica, non aveva più una terra, e con la distruzione del tempio non poteva adorare più Dio nel modo che lui aveva stabilito. Che cosa dovevano fare adesso? Prima vedremo cosa voleva dire l'esilio per la fede degli Israeliti, e poi alcuni esempi della vita in esilio. L'esilioCome termine teologico, l'esilio è non stare a casa, e il conseguente dolore sapendo di avere una casa, ma di non esserci e di non poterci ritornare, almeno non subito. Spesso la causa dell'esilio nella Bibbia è il peccato. L'espulsione da Eden fu il primo esilio (Gen 3:23-24). In un certo senso, tutta l'umanità da quel momento in poi è in esilio dalla presenza di Dio, da dove siamo creati per essere. Abraamo visse nella terra promessa, ma come straniero (Gen 23:4; Ebr 11:8-10). Tutto il popolo d'Israele era in un esilio amaro in Egitto a causa della carestia. C'è anche un tipo di esilio causato dalla partenza di Dio, piuttosto che dalla partenza delle persone. Quando l'arca fu catturata dai Filistei, la gloria di Dio andò in esilio (1Sam 4:22), come la gloria di Dio lasciò il tempio prima dell'esilio del popolo in Babilonia (Ez 10:18-19). Gli avvertimenti dell'esilioPrima dell'esilio in Babilonia, Dio aveva dato molti avvertimenti riguardo a quello che sarebbe successo se Israele non avesse ubbidito. Per esempio: Dt 28:15,36-37,49-52 - Dio avrebbe mandato Israele verso una nazione lontana come maledizione 1Re 8:46-51 - Salomone sapeva che Israele sarebbe stato deportato per il suo peccato, ma pregò che Dio perdonasse e riportasse il popolo dall'esilio Ger 25:1-11 - gli avvertimenti furono ripetuti anche 20 anni prima dell'esilio 2Cr 36:15-21 - Israele non ascoltò gli avvertimenti; Dio è fedele alle sue promesse, anche le promesse di giudizio (anche se a volta sembra di ritardare), e mandò il popolo in esilio Gli avvenimenti dell'esilio
Il problema dell'esilioDio fece diversi patti e tante promesse di dare il paese al popolo di Israele. Siccome Israele non possedeva più il paese promesso, erano vani i patti e le promesse? Dio non era in grado di mantenerli oppure non voleva mantenerli? Questo era la crisi della fede degli Israeliti: sembrava che Dio fosse o non onnipotente o non fedele. In tutti e due i casi, non c'era speranza per loro. C'era il dolore per la distruzione di Gerusalemme, per la separazione da casa, e per il peccato che aveva causato l'esilio. Per questo motivo erano confusi e depressi, come possiamo capire leggendo il Salmo 137. Ma Dio c'era ancora, e avrebbe agito di nuovo. Questa speranza di un ritorno e di un nuovo cuore era già presente nei primi avvertimenti dell'esilio (Dt 30:1-6). Però durante l'esilio, gli Israeliti impararono che il paese promesso, Gerusalemme la città scelta da Dio, e il tempio con il suo culto, non erano necessari per i propositi di redenzione dell'umanità - almeno non nel senso letterale come loro avevano capito. Così in questo periodo si svilupparono le sinagoghe, con l'ascolto della legge e la preghiera ogni settimana piuttosto dei sacrifici al tempio. Dall'altra parte, alcuni Israeliti abbandonarono completamente la fede durante l'esilio, e si assimilarono ai Babilonesi. Ma il ritorno non era come la promessa e la profezia, come vedremo nel prossimo studio. Non c'era il re, molti Giudei erano ancora dispersi, e in modo particolare il peccato continuò - non c'era un nuovo cuore che era davvero necessario per vivere giustamente come popolo di Dio. DanieleDaniele fu uno dei primi Israeliti mandati in esilio in Babilonia, e diventò un saggio nella corte del re Nabucodonosor (Dan 1-4), dimostrando che si potevano rimanere Ebrei senza fare compromessi anche in Babilonia, anzi era più saggio dei Babilonesi a causa del suo rapporto con Dio. Ebbe un ruolo simile nei regni di Baldassar re dei Caldei (Dan 5) e Dario il Medo (Dan 6). Daniele ebbe anche delle visioni del futuro durante i regni di Baldassar (Dan 7-8), di Dario (Dan 9; 11-12), e di Ciro di Persia (Dan 10). Nel libro di Daniele, capiamo che Dio è il re (e l'oggetto della fede) di tutta la terra, non solo di un paese o di una nazione. Non c'è l'arresa alla Babilonia né la depressione della sconfitta, ma la fiducia che Dio è più forte di tutti e vincerà. C'è anche la speranza per quello che succederà dopo la morte (Dan 12:1-2). In alcune versioni della Bibbia ci sono altri due capitoli nel libro di Daniele, con i racconti di Susanna, di Bel e de Il drago. Saranno spiegati nello studio 16. Ezechiele
Ci sono promesse di un ritorno. Però la situazione dopo il ritorno non poteva essere come prima dell'esilio, perché quel modo si era dimostrato fallimentare. Per esempio, secondo Ger 31:31-34 ci sarebbero stati un nuovo patto e un nuovo cuore. EsterEster visse durante il regno di Assuero di Persia (485-465 a.C.). Il libro racconta come Ester diventò la regina, che la mise in una posizione per sventagliare un complotto contro tutti i Giudei nell'impero. Struttura
Dio non è menzionato neanche una volta nel libro di Ester. BDPerché questo libro è nella Bibbia se Dio non è nemmeno nominato? Però è presente "dietro le quinte" (Est 4:14), operando sovranamente attraverso le circostanze per adempiere i suoi propositi. Questa è la fede degli Ebrei in esilio: Dio che opera per il bene del suo popolo, anche senza sacrifici, sacerdoti, feste, e così via.
Nella Bibbia: L'esilioIn questo studio, abbiamo già visto come l'esilio viene sviluppato come tema nell'Antico Testamento. Nel Nuovo Testamento, l'idea è usata sia per i Cristiani sia per Cristo. In un certo senso, anche noi siamo in esilio. Siamo stranieri e pellegrini dispersi nel mondo (1P 1:1; 2:11; Giac 1:1), come Abramo (Ebr 11:13), perché la nostra cittadinanza è nei cieli (Fili 3:20). Siamo nel mondo ma non del mondo (Gv 17:14-16). Quello che abbiamo imparato da Daniele e Ester è rilevante per la nostra situazione. In un altro senso, Gesù sulla croce è andato in esilio per noi, essendo abbandonato da Dio (Mt 27:46), affinché noi potessimo essere riconciliati a Dio e non più in esilio (2Cor 5:21; Ef 2:13). Così Gesù è sempre presente con noi (Mt 28:20). Il dolore e l'angoscia dell'esilio sono quindi ridotti per noi - anche se siamo temporaneamente esiliati dalla presenza di Dio, Dio è presente con noi in Gesù (e nello Spirito Santo). Domande1. Dio avvertì Israele dell'esilio per il loro peccato molte volte durante la storia della nazione, da prima dell'entrata nella terra promessa fino a poco prima dell'esilio, un periodo di quasi 900 anni. Perché, secondo te, Dio mise così tanto tempo per eseguire il giudizio avvertito? Potete considerare l'opera di Dio in quel periodo per preparare per la perfetta opera salvifica di Gesù, ed anche 2P 3:9. 2. Elenca tutti i riferimenti ai patti e promesse precedenti da parte di Dio in Ez 37:21-28. Perché questa nuova promessa data in esilio usa questi termini? 3. Che cosa impariamo dagli esempi di Daniele e Ester riguardo a come dobbiamo vivere in esilio? 4. Cosa vuol dire per come dobbiamo vivere il fatto che siamo in esilio dalla nostra vera casa? Vedi per esempio 1P 2:9-12.
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