La prova (Giudici 3:1-6)In questa sezione del libro c'è un approfondimento del fatto che Dio mise alla prova Israele, che è già stato menzionato in Giudici 2:1-5 e Giudici 2:20-23. Vengono descritti le caratteristiche della prova, lo scopo della prova, e i risultati della prova. Poi ci sono delle riflessioni per noi sul significato della prova da parte di Dio. 1. Le caratteristiche della prova (3:1-3)Le persone che furono messe alla prova erano gli Israeliti della generazione successiva a quella che aveva conquistato il paese promesso. Senz'altro, sapevano di Dio e di quello che aveva fatto per Israele, i genitori avevano raccontato loro delle battaglie vinte in Canaan, ma non avevano sperimentato personalmente queste grandi opere di Dio e soprattutto non avevano avuto l'opportunità di esercitare la fede in un Dio santo che punisce l'empietà, né di un Dio potente che può distruggere qualsiasi ostacolo all'adempimento della sua promessa. Avevano bisogno di una prova per capire quanto grande era la loro fede e quanto grande era il loro Signore. Inoltre, la nuova generazione avrebbe potuto pensare, "Io sono nato in questa terra, io sono cresciuto qui, è la mia, ho lavorato sodo per ottenere quello che possiedo, per cui posso fare quello che mi pare meglio". Dall'altra parte della prova c'erano diversi popoli intorno e in mezzo agli Israeliti. I Filistei erano emigrati attraverso il mar Mediterraneo per prendere possesso del territorio vicino alla costa al sud-ovest del Canaan, soprattutto in cinque città di quel territorio. Sarebbero stati i principali nemici di Israele dal tempo di Sansone, l'ultimo dei giudici, fino ai primi re Saul e Davide. Poi i Cananei erano vari popoli (per esempio gli Ittiti, gli Amorei, i Ferezei, e i Gebusei) che rimasero nel paese di Canaan dopo la conquista (parziale) da parte di Israele. I popoli di Moab e Ammon, all'est del Canaan oltre il fiume Giordano, sono spesso inclusi nei Cananei. I Sidoni erano della città di Sidone, sulla costa del Mediterraneo a nord-ovest di Canaan, e poi gli Ivvei erano al nord del paese, nel territorio che sarebbe diventato la Siria. In altre parole, gli Israeliti erano circondati da possibili nemici militari, oltre a quelli che abitavano in mezzo a Israele che erano un problema diverso, come vedremo. 2. Lo scopo della prova (3:4)Lo scopo della prova era per vedere se Israele avrebbe ubbidito ai comandamenti di Dio. Naturalmente, Dio lo sapeva già; la prova era per far vedere agli Israeliti stessi ed anche agli altri, inclusi noi. Quindi il senso è per rivelare o manifestare l'ubbidienza o la disubbidienza, che fino a quel punto era rimasta nascosta. La prova degli Israeliti era come una prova o esame a scuola. Esiste per rivelare la nostra conoscenza, per far vedere se abbiamo studiato o no. È vero che ci siano dei professori cattivi che fanno gli esami o interrogazioni difficili per far bocciare gli alunni, oppure fanno domande facili al cocco dell'insegnante e domande impossibili agli studenti che gli stanno antipatici. Ma Dio non è così. Semplicemente rivela quanto abbiamo studiato, e ci sprona a studiare di più dal desiderio di superare l'esame. Così l'esame aiuta anche a migliorare la nostra conoscenza. Nello stesso modo, il fatto che Dio ci mette alla prova serve anche a migliorare la nostra fede, oltre a rivelarla. 3. I risultati della prova (3:5-6)Continuando l'analogia scolastica, nella pagella degli Israeliti c'era la bocciatura. Nello specifico, erano mancanti in tre modi. Prima di tutto, abitarono in mezzo ai Cananei. In realtà, questo non è necessariamente un male (anche se nel loro caso tutto il paese era promesso agli Israeliti). Poteva essere un'opportunità per far conoscere il vero Dio agli altri popoli. Ma gli altri popoli erano anche un'insidia (Giudici 2:3), un'opportunità per conoscere gli idoli degli altri popoli. Il prossimo passo era sposare quelli del posto, che era un mescolamento culturale, oltre a quello geografico. Anche se Dio mise Israele alla prova lasciando gli altri popoli nel paese, gli Israeliti misero sé stessi alla prova sposandosi con loro. Questi due passi portarono al terzo e più grave, l'idolatria di servire gli dèi degli altri popoli, un abbandono del Dio vero che li aveva salvati per essere testimoni del suo carattere a tutti gli altri. I Cristiani adesso si trovano in una situazione diversa dagli Israeliti; non hanno un paese particolare e per forza vivono in mezzo ai non credenti. Anzi, devono essere la luce e sale del mondo (Matteo 5:13-16; vedi anche Giovanni 17:11-23) piuttosto che ritirarsi dagli altri. Però la realtà è che vivere in mezzo ai non credenti a volte non porta la luce a loro, ma porta i Cristiani ad adorare i loro dèi, che non è giusto. Sposare i non credenti rende questo errore ancora più facile. 4. Riflessioni sulla provaDi solito consideriamo le prove come cose brutte che ci capitano, le difficoltà in cui ci troviamo. E spesso lo sono. Però parliamo qui di prove nel senso di un test o di un esame, per rivelare e migliorare la nostra fede, che possono anche essere delle cose belle. La prima prova nella storia era nel giardino di Eden, dove Dio mise l'albero della conoscenza del bene e del male. Poteva collocare quell'albero in qualsiasi luogo, ma era nel giardino per dare l'unica proibizione ad Adamo e Eva. Potevano fare tutto, tranne mangiare di quell'albero. Senza l'albero, non avrebbero potuto mostrare l'ubbidienza ad un divieto, era un'opportunità per Adamo e Eva di rivelare e imparare l'ubbidienza e così crescere nel loro cammino con Dio. Ma fallirono. Dio mise alla prova Abraamo quando gli chiese di uccidere suo unico figlio, Isacco. Poi lo bloccò prima che potesse compiere l'atto che stava per fare. Lo scopo della prova non era per far soffrire Abraamo né Isacco, ma per fare del bene ad Abraamo, facendo vedere a lui ed anche agli altri la profondità della vera fede. Fa vedere anche a noi, perché la fede di Abraamo è spesso presentata nel Nuovo Testamento come modello per noi. Satana derise Giobbe (e così anche la fede che aveva in Dio), affermando che temeva Dio solo per quello che riceveva come conseguenza. Quindi Dio permise tanta sofferenza a Giobbe, per rivelare l'integrità della sua fede, e che non credeva solo per il tornaconto. Gesù fu tentato, per rivelare a tutti, incluso Satana, la sua perfezione. Anche le cose buone, le benedizioni che riceviamo da Dio, possono essere una prova per noi. Nella chiesa primitiva a Gerusalemme, tanti possedevano una proprietà. Barnaba vendette il suo campo per aiutare gli altri (Atti 4:26-27). Maria la madre di Marco tenne la sua casa per aiutare gli altri (Atti 12:12). Anania e Saffira vendettero la loro proprietà per fare bella figura davanti alla chiesa, e così fallirono la prova di possedere qualcosa (Atti 5:1-11). Anche Simone Mago fu messo alla prova dei doni spirituali, che voleva usare per il proprio tornaconto (Atti 8:14-24). In questa maniera, non solo le benedizioni materiali ma anche le benedizioni spirituali possono essere una prova per noi, quando le usiamo per il nostro vantaggio e non per fare bene agli altri e per glorificare Dio. Quindi, noi siamo e saremo messi alla prova, sia dalle difficoltà sia dalle belle cose che possono diventare insidie e idoli per noi. Senza le prove, non apprezzeremmo la sovranità, la cura, e i doni di Dio. Non impareremmo mai a fidarsi di Dio perché potremmo cavarsela da soli senza la grazia di Dio, senza capire quanto forte è Satana a cui dobbiamo resistere, senza capire quando forti sono i nostri desideri naturali contro cui dobbiamo combattere. In Giudici 3:2, leggiamo che Dio mise alla prova Israele perché voleva soltanto che le nuove generazioni dei figli d'Israele conoscessero e imparassero la guerra. Naturalmente, non era per sapere come utilizzare le armi né come uccidere le persone, ma come Dio vince la battaglia e noi partecipiamo, come Giosuè e la generazione precedente avevano sperimentato e imparato durante la conquista del paese. Similmente, quando Efesini 6 parla del combattimento spirituale del Cristiano, l'unica arma offensiva è la spada - è anche quella non è la nostra capacità ma la Parola di Dio. Dio mette noi alla prova affinché conosciamo e impariamo la guerra spirituale, cioè che impariamo a fidarci del Dio che vince per noi come la vinse per gli Israeliti. Per concludere questa sezione, alcuni brani su cui riflettere, che possiamo riassumere con le frasi che Dio ci prova per migliorarci; Satana ci tenta per farci cadere; e noi ci tentiamo per avere piaceri effimeri. Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza. E la costanza compia pienamente l'opera sua in voi, perché siate perfetti e completi, di nulla mancanti. (Giacomo 1:2-4) Beato l'uomo che sopporta la prova; perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita, che il Signore ha promessa a quelli che lo amano. Nessuno, quando è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. (Giacomo 1:12-14) Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via di uscirne, affinché la possiate sopportare. (1Corinzi 10:13)
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