Un Levita, i Beniaminiti, e tutto Israele (Giudici 19-21)

Questi sono forse i tre capitoli più brutti della Bibbia, perché illustrano quello che succede quando si arriva in fondo alla spirale, quando si è senza freno e senza Dio (anche se c'è una certa religiosità in questo brano, ma non è seguire il Dio vero e vivente), quando si fa quello che pare meglio a sé.

Infatti siamo ricordati che questo è il messaggio dei capitoli, perché il primo versetto e l'ultimo versetto ripetono il tema:

In quel tempo, non vi era re in Israele; ognuno faceva quello che gli pareva meglio. Giudici 19:1; 21:25

dove la seconda metà del versetto è implicito in Giudici 19:1, come lo era in Giudici 18:1. Mentre i capitoli 17-18 descrivono il crollo spirituale di Israele (faceva quello che gli pareva meglio per adorare Dio, che era l'idolatria), in questi capitoli c'è il crollo morale (faceva quella che gli pareva meglio agli altri, che era il male). Il crollo morale è spesso la conseguenza naturale del crollo spirituale.

Inoltre, viene descritti in questi capitoli la fine della nazione unita di Israele, del popolo di Dio, e che ormai gli Israeliti sono oppressi dagli Israeliti stessi, e non c'è più un liberatore né un desiderio di essere liberati dallo stato di poter fare quello che pare meglio per sé stessi.

1. Il Levita (19:1)

Un Levita non era un sacerdote, ma un aiutante nel santuario o al tabernacolo, o aveva qualche altro compito religioso secondario in diverse città sparse per il territorio di Israele. Dovevano avere, quindi, una buona conoscenza di Dio e come servirlo e ubbidirgli. Questo Levita, però, abitava in qualche paese sperduto e sconosciuto in montagna, e non in una delle città levitiche. Aveva anche una concubina, per cui non si teneva al comandamento di una moglie sola. Perché no? Perché faceva quello che gli pareva meglio.

2. La concubina (19:2)

La concubina però fu infedele al Levita, cioè commise adulterio. Alcuni invece traducono la frase, "si arrabbiò con il marito". In ogni caso, se ne andò a casa sua a Betlemme, lasciando il marito dopo aver sbagliato. Perché fece così? Perché faceva quello che le pareva meglio.

3. Tu

Vorrei fare una pausa di riflessione a questo punto, perché da qui in poi quello che verrà descritto sembrerà sempre più lontano dalla tua esperienza personale. Certo, non sarà molto lontano da quello che vediamo nel telegiornale, che parla spesso di femminicidi, guerre, e stupri. Ma raramente succedono a te direttamente, e almeno tu non li farai mai. Per questo motivo, è facile pensare che questi capitoli non hanno niente a che fare con la tua esperienza.

Però, tutto il resto dei capitoli sarà la conseguenza delle scelte apparentemente insignificanti di persone anonime in un paesino sperduto e sconosciuto. Forse seguire Dio nel tuo modo, o avere rapporti sessuali con qualcuno che non è il marito o la moglie, e addirittura arrabbiarti, non sembrano così gravi. Dopotutto, non fanno male a nessun altro, potresti ragionare. In realtà, come vedremo in questi capitoli, possono avere risultati gravissimi, e possono provocare tanto male nella famiglia, ma anche nella tua città, e addirittura nell'intera nazione.

4. Il padre della concubina (19:3-9)

Dopo quattro mesi, il Levita andò a Betlemme per parlare con la sua concubina e per riportarla a casa. Il padre della concubina lo accolse a casa sua, e per tre giorni fecero festa mangiando e bevendo.

In italiano, esiste il detto, "L'ospite è come il pesce - dopo tre giorni puzza". Una frase simile non potrebbe esistere in una cultura di onore e vergogna, in cui l'ospitalità è molto importante. Piuttosto, in questo caso è più come, "Colui che ospita è come il pesce - dopo tre giorni puzza." Infatti, il quarto giorno il Levita cerca di partire presto, ma il padre della concubina dice di mangiare qualcosa prima di partire per fortificarsi per il viaggio. Alla fine, mangiano e bevono tutto il giorno, e poi il padre insiste che rimanga anche quella notte.

Il quinto giorno, il Levita cerca di partire presto, ma il padre della concubina dice di mangiare qualcosa prima di partire per fortificarsi per il viaggio. Alla fine, mangiano e bevono tutto il giorno, e poi il padre insiste che rimanga anche quella notte. Però questa volta il Levita decide di partire, anche se faceva tardi.

L'ospitalità è giusta. Però, qui è una scusa per la baldoria eccessiva piuttosto di fare quello che si doveva fare. Potrebbe sembrare poco, ma di nuovo le conseguenze erano gravi perché il Levita non riuscì a ritornare a casa in una giornata. Perché si davano al divertimento invece di ritornare a casa? Perché ognuno faceva quello che gli pareva meglio.

5. Il viaggio (19:10-15)

Il Levita, la concubina, e il servo partirono, ma riuscirono solo a arrivare a Gerusalemme, che era 10 chilometri al nord. Era già tardi, ma siccome era ancora una città dei Gebusei e non degli Israeliti (Israele l'avrebbe catturata all'inizio del regno di Davide), il Levita decise di passare oltre, fino a Ghibea, che stava altri 6 chilometri a nord. Quindi arrivarono dopo il tramonto, e si fermarono nella piazza della città, sperando di trovare ospitalità oppure di dormire proprio lì nella piazza.

L'ironia è che non volevano restare a Gerusalemme perché era dei Cananei, che Israele aveva dovuto scacciare perché malvagi. Ma ormai Israele era più malvagio dei Cananei, e sarebbe stato più sicuro stare la notte a Gerusalemme.

Perché in Israele ognuno faceva quello che gli pareva meglio.

6. Quelli di Ghibea (19:15-26)

Nessuno di quelli di Ghibea offrì ospitalità ai tre viaggiatori. Potresti pensare che era ovvio, non si può permettere che sconosciuti restino in casa tua. Però, nelle culture antiche era una situazione vergognosa e scioccante. Dovevano essere tutti un popolo unico di Dio, dei fratelli spirituali, ma gli Israeliti avevano perso questa loro identità. Perché ognuno faceva quello che gli pareva meglio.

Però, c'era un uomo, un vecchio, che era della stessa parte (la zona montuosa) della tribù di Efraim. Era quindi uno "straniero" a Ghibea in mezzo ai Beniaminiti. Quest'uomo accolse il Levita, la concubina, e il servo in casa sua - forse non perché era più accogliente verso gli sconosciuti, ma perché voleva aiutare qualcuno della sua zona.

Mentre facevano festa, mangiando e bevendo, alcuni uomini perversi della città arrivarono e comandarono al vecchio di far uscire il suo ospite, il Levita, perché volevano abusare di lui. Cioè, volevano commettere lo stupro, l'omosessualità, e l'inospitalità. Quello che chiesero è orrendo e dobbiamo essere sconvolti. Ma facevano semplicemente quello che pareva meglio a loro.

Il vecchio rispose che non dovevano commettere un'azione così malvagia e un'infamia. Propose invece agli uomini perfidi di prendere sua figlia vergine e la concubina da abusare. In questo modo sarebbe stata solo un'infamia (stupro) invece di tre - la concubina non contava come ospite agli occhi del vecchio. Certo, non è meglio così al livello morale, ma il vecchio avrebbe potuto almeno giustificarsi, e dire che non era colpevole di inospitalità. Perché voleva fare quello che pareva meglio per lui, mica per la figlia o per la concubina.

Quando i perfidi di Ghibea rifiutarono la controproposta, il Levita risolse il problema a modo suo. Condusse fuori la sua concubina e la abbandonò alla folla. Loro abusarono di lei tutta la notte, fino alla mattina. Perché il Levita fece una cosa così terribile alla sua concubina? Per salvare la propria pelle, perché faceva quello che gli pareva meglio per lui.

La concubina, dopo questa notte da incubo, con le ultime forze che le erano rimaste, all'alba si trascinò fino alla porta del vecchio e crollò. Non riuscì neanche a gridare né a bussare.

7. Il Levita (19:27-30)

Più tardi quella mattina, con calma e apparentemente poco preoccupato, il Levita si alzò e uscì per proseguire il suo viaggio, e trovò la sua concubina sulla soglia della porta. L'unico motivo per cui si ricordò di lei era perché si era quasi inciampato!

Con tutta la compassione di un sasso, senza rimorso, disse, "Alzati, andiamocene". Lei, quasi morta o forse già morta, non poteva rispondere. Il Levita quindi la caricò sull'asino e tornò a casa.

Perché aveva un cuore così freddo, perché era così incurante della sua concubina? Perché faceva quello che gli pareva meglio.

Ritornato a casa, tagliò la concubina in 12 pezzi, che mandò alle 12 tribù di Israele. Capirono che era successa una cosa terribile, e decisero di riunirsi per parlarne insieme.

Ovviamente, dobbiamo condannare il Levita che guardava solo ai suoi interessi personali, che non si interessava dei guai dei deboli, maltrattati, impotenti, e incapaci di difendersi. Però, dobbiamo anche riflettere sul nostro atteggiamento e sul nostro comportamento verso i deboli e impotenti della nostra società: gli immigrati, gli zingari, i senzatetto, gli anziani, e tanti altri.

Nel giugno 2023, un sommergibile turistico imploso mentre portava cinque persone per guardare il relitto del Titanic. Nove aerei, due sottomarini a comando remoto, e circa €6 milioni furono usati per cercarli. Se ne parlava molto allora. Quattro giorni prima, un peschereccio affondò vicino alla Grecia, con 500 profughi uccisi. Quattro giorni dopo, un barchino si ribaltò fra la Libia e Lampedusa: 40 morti e solo 5 sopravvissuti. Non molto fu speso per cercarli e salvarli, e se ne parlava poco. Perché? Perché non erano importanti secondo il mondo, mentre quelli del sommergibile erano ricchi e più degni (secondo i valori comuni) di essere salvati.

8. Gli Israeliti e i Beniaminiti (20:1-48)

Quindi gli Israeliti si riunirono, o almeno 11 delle 12 tribù si presentarono. Il Levita raccontò quello che era successo - dal suo punto di vista, tralasciando le sue colpe - e chiese agli Israeliti quello che avrebbero fatto. Chiaramente, il Levita non era interessato alla giustizia (che lo avrebbe messo in una cattiva luce) ma alla vendetta. Perché faceva quello che gli pareva meglio, per soddisfare il suo desiderio di vendetta. Tutti gli Israeliti presenti decisero di distruggere la città di Ghibea.

Di nuovo, c'è tanta ironia in questi avvenimenti. Nessuno dei 12 giudici riuscì a radunare tutto Israele per liberare la nazione dai nemici. Nessuno dei 12 giudici riuscì a scacciare tutti i popoli dal paese, come Dio aveva comandato.

Ma questo Levita, egoista, spietato verso la concubina moribonda, si fece giudice e riuscì a radunare tutto Israele contro Israele stesso. Aveva sacrificato la sua concubina per salvare sé stesso; allora era disposto a sacrificare tanti Israeliti per ottenere la sua vendetta. Il più grande nemico di Israele era Israele stesso.

Però, in realtà non tutto Israele era presente. La tribù dei Beniaminiti, la tribù di quelli di Ghibea, non vennero all'incontro, e decisero invece di difendere Ghibea (e l'infamia che ci era commessa) invece di unirsi al resto di Israele.

Per questo motivo iniziò una guerra civile: 11 tribù di Israele contro una tribù, Beniamino. Ma Dio non aveva mai deciso e rivelato di agire in questo modo. Non era la sua guerra. Gli Israeliti si comportavano come pareva meglio a loro. Con la decisione già fatta, gli Israeliti chiesero soltanto, "Chi di noi salirà per primo a combattere contro i figli di Beniamino?" Dio rispose semplicemente, senza promettere niente, "Giuda salirà per prima" (Giudici 20:18). E Israele fu sconfitto da Beniamino.

La seconda volta, gli Israeliti piansero davanti al Signore, chiedendo, "Devo continuare a combattere contro i figli di Beniamino, mio fratello?" Dio rispose semplicemente, senza promettere niente, "Salite contro di loro" (Giudici 20:23). C'era più ricerca di Dio e dipendenza da Dio, ma ancora fecero quello che gli pareva meglio. E Israele fu sconfitto da Beniamino.

La terza volta, gli Israeliti piansero, rimasero davanti al Signore, digiunarono, offrirono olocausti e sacrifici di riconoscenza davanti al Signore, chiedendo, "Devo continuare ancora a combattere contro i figli di Beniamino mio fratello, o devo cessare?" Questa volta, c'era più dipendenza da Dio, più desiderio di sapere quello che Dio voleva che facessero. E Dio rispose, promettendo, "Salite, poiché domani ve li darò nelle mani" (Giudici 20:26-28). Israele fece un'imboscata e sconfisse Beniamino.

Solo quanto ti avvicini umilmente a Dio per fare la sua volontà, non per informarlo di quello che ti pare meglio, puoi sapere che Dio è dalla tua parte.

La giustizia di Dio è che chi sbaglia, paga. Però, Israele ebbe una risposta inappropriata e esagerata. Cercarono di distruggere l'intera tribù di Beniamino. Neanche tutti i nemici di Israele, tutti gli altri popoli di cui abbiamo letto nel libro dei Giudici, provarono a fare così. E gli Israeliti ci riuscirono, ammazzando non soltanto tutti i soldati, ma anche le donne e i bambini, tranne 600 uomini che si nascosero. Perché fecero così? Forse per vendetta per gli Israeliti uccisi nelle prime due battaglie, forse per malvagità (perché il più grande nemico di Israele era Israele), ma sicuramente perché facevano quello che pareva meglio a loro e non a Dio.

Similmente, il più grande nemico della fede spesso non è fuori di noi, ma dentro di noi. Non è la tentazione che ci allontana, ma il cuore che accoglie la tentazione per fare quello che gli pare meglio. Io ho visto alcuni allontanarsi dal Signore per la pressione o per l'influenza della mondanità. Ho visto molti di più allontanarsi dal Signore perché volevano fare quello che pareva meglio a loro, nei campi della sessualità, del tempo per il divertimento piuttosto che per il culto, dei soldi investiti per i propri interessi, dell'orgoglio di non cercare riconciliazione o perdono.

9. Gli Israeliti e i pochi Beniaminiti (21:1-25)

Dopo il massacro dei Beniaminiti, gli Israeliti ebbero rimorso e misericordia per la tribù. Ebbero anche la faccia tosta per quasi incolpare Dio per quello che era successo: "Signore, Dio d'Israele, perché mai è avvenuto questo in Israele? Perché oggi c'è in Israele una tribù di meno?" (Giudici 21:3). Non c'era nessuna risposta da Dio, ma la risposta sarebbe stata, "Perché avete fatto quello che vi pareva meglio, non quello che io volevo".

Per questo motivo, gli Israeliti decisero di ripopolare la tribù di Beniamino. Il primo problema era che c'erano soltanto 600 maschi rimasti e nessuna femmina. Il secondo problema era che avevano fatto un giuramento avventato: "Nessuno di noi darà sua figlia in moglie a un Beniaminita" (Giudici 21:1,7).

Risolsero il giuramento sbagliato sfruttando un altro giuramento sbagliato. Avevano anche giurato che chi non era salito contro Ghilbea doveva essere messo a morte (Giudici 21:6). Fecero qualche ricerca, e scoprirono che quelli di Iabes in Galaad non erano venuti all'incontro. Quindi mandarono 12.000 soldati per uccidere tutti i maschi, i bambini, e le donne sposate di Iabes. Rimasero 400 femmine vergini.

Così sistemarono la cattiveria di violenza eccessiva e omicidi con ulteriori violenza e omicidi. Avevano ucciso tutte le donne di Beniamino; per correggere il loro errore bastava uccidere tutti gli uomini di Iabes! Perché facevano così? Perché facevamo quello che pareva meglio a loro.

Però mancavano ancora 200 donne. Ecco il secondo schema malvagio e perverso. C'era una festa di paese a Silo. Gli altri 200 Beniaminiti furono mandati per rapire 200 ragazze che danzavano per le festività. Per gli Israeliti, tutto era risolto e si sentivano giustificati. Loro non avevano dato una moglie ai Beniaminiti. Ai padri che si lamentavano, dissero che le ragazze furono rapite e quindi i padri erano innocenti di aver dato una moglie ai Beniaminiti. Cioè, se non avessero accettato passivamente i rapimenti, sarebbero stati considerati colpevoli e puniti dagli altri Israeliti. E le donne rapite? Nessuno pensava a loro, perché ogni immoralità andava bene se metteva a posto la coscienza dei più potenti. Doveva fare quello che pareva meglio per loro.

Tutto era cominciato con il rapimento e stupro di una concubina, che non era considerata neanche dal marito. Portò a tanta malvagità, tanti morti, tanta infamia, e finì con il rapimento e stupro di 200 ragazze. Gli Israeliti punirono il rapimento di una donna, ma loro fecero 200 volte peggio. Per salvarsi, buttarono via 200 donne, come il Levita per salvarsi buttò fuori la sua concubina. Perché ognuno faceva quello che gli pareva meglio, non quello che era giusto. Guardavano la pagliuzza nell'occhio del fratello, ma non scorgevano la trave nel proprio occhio. O meglio: guardavano la trave nell'occhio del fratello, ma non le 200 trave nel proprio occhio.

10. Conclusione

Il libro dei Giudici termina così nel buio totale. Più in fondo di così, Israele non poteva arrivare. Ma se leggiamo il resto della Bibbia, capiamo che c'era una piccola luce di speranza.

Ci voleva un re, ma un re giusto.

La tribù di Beniamino era quasi distrutta per la loro malvagità. Eppure il primo re di Israele, Saul, era da questa tribù. Però, siccome Israele voleva un "re come le altre nazioni", è quello che Dio gli diede, come si poteva aspettare dalla tribù di Beniamino. Un re che si metteva sopra Dio, che faceva quello che gli pareva meglio e non quello che Dio voleva. Tuttavia, 1000 anni più tardi, un altro Saul, sempre della tribù di Beniamino, che si riteneva il principe dei peccatori perché perseguitava la chiesa, ebbe gli occhi aperti da Gesù. è conosciuto anche come Paolo, e dimostra che nessuno è oltre la misericordia di Dio, nonostante quanta malvagità è stata fatta nel passato dalla persona o dagli antenati.

A causa dei due racconti alla fine di Giudici, la città di Betlemme ebbe una cattiva reputazione per molti anni. Era il paese dell'altro Levita che servì Mica e poi i Daniti, e che era idolatra. Era il paese della concubina del Levita di questi capitoli. Proprio da lì venne Davide, il re secondo il cuore di Dio. Proprio da lì venne Gesù Cristo, il re di cui avevamo bisogno, che faceva sempre la volontà di Dio, non quello che voleva lui ma quello che voleva il Padre celeste. Noi non diciamo, "Nel nostro tempo, non c'era re; ognuno faceva quello che gli pareva meglio", ma "Nel nostro tempo, c'era il Re dei re nel mondo, e noi facciamo quello che gli (al Re) pare meglio". E un giorno, ogni ginocchio si piegherà a lui e ogni lingua confesserà che Gesù Cristo è il Signore, il Re dei re. Tutti faranno quello che pare meglio al Signore Cristo Gesù, e ci sarà il regno perfetto in tutto il cosmo.

  1. Introduzione
  2. Situazione storica e teologica (Giudici 1:1-2:9)
  3. Il ciclo della vita (Giudici 2:10-23)
  4. La prova (Giudici 3:1-6)
  5. Otniel (Giudici 3:7-11)
  6. Eud e Samgar (Giudici 3:12-31)
  7. Debora, Barac, e Iael (Giudici 4-5)
  8. Gedeone [parte 1] (Giudici 6)
  9. Gedeone [parte 2] (Giudici 7)
  10. Gedeone [parte 3] (Giudici 8)
  11. Abimelec (Giudici 9)
  12. Iefte (più cinque) (Giudici 10-12)
  13. Sansone [parte 1] (Giudici 13)
  14. Sansone [parte 2] (Giudici 14-15)
  15. Sansone [parte 3] (Giudici 16)
  16. Mica e i Daniti (Giudici 17-18)
  17. Un Levita, i Beniaminiti, e tutto Israele (Giudici 19-21)