Gedeone [parte 2] (Giudici 7)

Nella sezione precedente di questo testo, abbiamo saltato alcuni versetti del capitolo 6, perché descrivevano i preparativi per la battaglia, che stavano fra alcuni casi della riluttanza di Gedeone, che abbiamo considerato insieme. In questa sezione, leggeremo tutti i preparativi e la battaglia stessa (anzi, la non battaglia) contro i Madianiti, e riflettiamo sul modo in cui Dio agisce, scegliendo le cose deboli, disprezzate, e ignobili, affinché non ci vantiamo.

1. Convocazione (6:33-35)

Come succedeva in modo regolare in quel periodo, i Madianiti e i loro alleati, nemici di Israele, arrivarono per fare razzia e depredare gli Israeliti. Anche se Gedeone era riluttante, si ritenevano un nulla, e aveva paura, abbiamo visto che zero più infinito fa infinito, e così quando lo Spirito Santo si impossessò di Gedeone, il giudice era in grado di fare grandi cose. A Dio non era difficile usare una persona così problematica, perché sarebbe stato Dio che avrebbe vinto non Gedeone.

Gedeone poi convocò la sua famiglia (gli Abiezeriti), la sua tribù (Manasse), e le tribù vicine (Ascer, Zabulon, Neftali) per partecipare alla liberazione che Dio avrebbe compiuto.

2. Prima riduzione (7:1-3)

32.000 Israeliti risposero alla convocazione. In realtà, non sembrava un numero grande contro le truppe innumerevoli del nemico. Comunque, Dio poi fece una cosa strana, e mandò a casa tutti gli Israeliti che avevano paura, che non erano completamente convinti, o che non volevano combattere. Due terzi dell'esercito accolsero l'invito e se ne andarono, lasciando solo 10.000.

Questo non era un atto di compassione verso i dubbiosi né per mantenere alto il morale dell'esercito togliendo quelli che potevano ritirarsi durante la battaglia. Piuttosto, era perché forse 32.000 soldati potevano vincere, ma non potevano vincere bene. L'esercito avrebbe potuto pensare di aver vinto perché era forte o grande, perché i soldati erano più bravi e valorosi dei nemici. Così si sarebbero vantati che per la propria mano avrebbero salvato se stessi. Era invece fondamentale che riconoscessero la verità: solo Dio poteva salvarli dalla loro miseria, e che solo lui andava glorificato.

3. Seconda riduzione (7:4-8)

Però c'era ancora un problema: anche con 10.000 soldati gli Israeliti sarebbero potuti vantarsi! Ci voleva un'altra riduzione nel numero, e Dio fece una selezione in modo arbitrario, tranne per il fatto che ne voleva pochi. Chi beveva l'acqua da un fiume in piedi, portando l'acqua alla bocca con la mano andava bene; chi si metteva in ginocchio per bere andava mandato a casa.

Con questo processo, rimasero solo 300 uomini. Cosa possiamo dire? Era un modo pazzo per creare un esercito! Già prendere i 300 invece dei 9.700 non ha senso, ma scegliere i 300 in base a come beveva piuttosto di, per esempio, la bravura con la spada, era una pazzia. Però questa pazzia è il messaggio centrale del capitolo, se non di tutti i giudici che abbiamo visto finora, ed anche di tutta la Bibbia. Lo approfondiremo alla fine di questa sezione, ma prima vediamo che cosa Dio fece tramite questi 300 uomini.

4. Conferma della promessa (7:9-14)

Dio comandò a Gedeone di piombare sull'accampamento, però sapeva che Gedeone aveva ancora paura e quindi nella sua misericordia diede un'ulteriore conferma che avrebbe vinto. Come abbiamo visto nel capitolo precedente, Dio non ci scarta quando siamo mancanti, perplessi, o dubbiosi, ma ci aiuta nella nostra debolezza. Dio sa comunque che, come non era il coraggio di Gedeone né la grandezza dell'esercito che avrebbero vinto la battaglia, così non è la nostra perfezione che compirà i suoi propositi per il suo regno, ma la sua onnipotenza, onniscienza, e pazzia che scelgono strumenti deboli come noi e Gedeone. Invece di scartarci o buttarci via come inutili per lui, Dio ci incoraggia, Dio conferma la promessa fatta a noi ripetutamente, anche se abbiamo l'abitudine di ripetutamente dimenticare la promessa o di non ubbidire al suo comandamento.

Quindi Gedeone e suo servo Pura andarono di nascosto nell'accampamento dei Madianiti, e scoprirono la paura dei Madianiti, la consapevolezza di essere già spacciati perché Dio era con Gedeone.

5. La non battaglia (7:15-23)

Prima di tutto, Gedeone divise il suo esercito in tre gruppi di cento persone. Poi distribuì delle trombe e delle brocche con fiaccole, che sarebbero state le armi che avrebbero usato.

Al cambio della guardia a mezzanotte, tutti e 300 fecero un casino, suonando le trombe, alzando le fiaccole, e gridando più forte che potevano, "La spada per il Signore e per Gedeone". In questo modo, senz'altro sembravano più numerosi di quanto fossero in realtà, e creavano confusione nell'accampamento dei Madianiti. Nella confusione, nel buio, nella sonnolenza, e soprattutto per l'opera del Signore (Giudici 7:22), tutti i Madianiti si rivolsero la spada contro gli altri, e quelli che rimasero vivi fuggirono dal campo di non battaglia.

In questo modo, Israele vinse e fu liberato. In realtà, non era così. Dio vinse e liberò Israele.

6. Conclusione: Per non vantarsi

Abbiamo già visto il motivo della doppia riduzione dell'esercito, da 32.000 a 300 uomini. Altrimenti, Israele si sarebbe potuto vantare di fronte a Dio, e dire: "È stata la mia mano a salvarmi" (Giudici 7:2). Cioè, Israele doveva essere debole per non solo vincere, ma vincere bene, glorificando Dio (vantandosi di Dio) per la sua opera piuttosto che glorificare sé stesso (vantarsi di sé stesso). Questo è il significato e l'insegnamento della riduzione e della non battaglia. Infatti, è uno degli insegnamenti principali del libro dei Giudici, oltre al ciclo della vita che è in realtà una spirale verso il basso. Non soltanto, è uno degli insegnamenti principali di tutta la Bibbia. Guardiamo come vediamo questo tema in Giudici, e poi nella Bibbia.

Abbiamo notato che, dopo Otniel (che è presentato come giudice modello, perfetto), c'è sempre stato qualcosa di strano o di particolare negli altri giudici. Eud era un mancino: senz'altro insolito, probabilmente anche disprezzato nella sua cultura. Inoltre, era un uomo di dubbia integrità.

Samgar usò un pungolo da buoi invece di una spada - non un'arma che avremmo scelto di usare, ma un'arma che Dio poteva usare affinché fosse chiaro che la sua potenza aveva liberato e non la potenza dell'arma. Inoltre, Samgar era collegato con i Cananei in qualche modo, e quindi non un esempio perfetto di Israelita.

Il giudice Barac soffriva da una mancanza di fede, ma Dio lo usò comunque per liberare Israele. Il suo onore fu comunque dato a Iael, una donna, e un'altra donna (Debora) era la profetessa che lo guidava. Donne, che erano un'altra classe di persone disprezzate nella cultura.

Gedeone confessò di essere il più piccolo nella casa di suo padre, e la sua famiglia la più povera della sua tribù Manasse (Giudici 6:15). Era debole, in questo senso. Inoltre, era riluttante e spaventato. Non aveva la stoffa di campioni.

Tante volte, ogni volta, Dio scelse il debole, il disprezzato, il disonorato, l'ignobile per compiere i suoi propositi. Non è come noi avremmo pianificato o fatto, non ha senso per noi, è una pazzia. Perché fa così? Sappiamo la risposta: affinché nessuno si vanti di fronte a Dio.

Dio agì così non soltanto all'epoca dei giudici, ma da sempre. Per questo motivo è un tema di tutta la Bibbia. Ci sono molti brani che spiegano e approfondiscono questo tema, ma ne ho scelto soltanto uno:

Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, affinché nessuno si vanti di fronte a Dio. Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com'è scritto:
«Chi si vanta, si vanti nel Signore». (1Corinzi 1:27-31)

L'apostolo Paolo ribadisce quello che abbiamo già visto in Giudici: Dio sceglie le cose pazze (secondo il punto di vista umano), deboli, ignobili, e disprezzate. Il motivo di questa scelta è di svergognare i bravi e importanti e potenti di questo mondo, quelli che pensano di poter fare tutto senza l'aiuto di altri, e soprattutto senza Dio. La conseguenza è che nessuno si può vantare di fronte a Dio (1Cor 1:29). Davanti al Dio Creatore, onnipotente e onnisciente, quello che provvede ogni cosa per noi, non possediamo niente che possiamo dire che abbiamo guadagnato, non facciamo niente che possiamo dire che era solo per il nostro lavoro, non otteniamo niente che Dio non ci abbia dato. Quindi se noi ci sentiamo deboli o disprezzati, Dio può usarci per compiere i suoi propositi, e ci rallegriamo in questo. Quelli bravi, quelli forti, quelli che riescono a fare tutto, che non hanno mai problemi, non sono utili a Dio perché sì, possono vincere, ma non possono vincere bene. Fanno tanto, ma è merito della loro bravura.

Questo fatto ci libera dall'ansia, dalla preoccupazione, da sentimenti di colpa, dalla disperazione di essere incapaci di cambiare la situazione - nella famiglia, al posto di lavoro, in chiesa - perché sappiamo che il risultato di tutto quello che facciamo è nelle mani di Dio. Ci libera dall'ansia all'impegno per Dio. Diamo il tutto, tutto il nostro essere, tutti i doni di abilità e di beni materiali e di altro, anche se imperfetti, perché sappiamo che Dio può usare le nostre debolezze, e così lo glorifichiamo quando diamo tutto a lui e ci vantiamo di lui e di quello che fa attraverso noi, i suoi umili strumenti.

Questo modo di operare da parte di Dio è dappertutto nella Bibbia. Lo vediamo nel fatto che portiamo il tesoro del Vangelo in vasi di terra (la nostra esistenza debole), affinché la grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi (2Cor 4:7-11). Lo vediamo nella spina nella carne di Paolo, perché la potenza di Dio si dimostra perfetta nella debolezza (2Cor 12:7-10). Lo vediamo nella nascita del Signore Gesù Cristo, il re dei re, il Creatore dell'universo, che entrò nel mondo non con la sua grandezza e il suo potere e la sua gloria, ma come un bambino impotente e indifeso, in una mangiatoia, in una famiglia povera.

E lo vediamo soprattutto nella nostra salvezza, perché è solo per la grazia di Dio che noi siamo salvati, perché in Cristo Gesù riceviamo la sapienza, la giustizia, la santificazione e la redenzione (1Cor 1:30). Quindi quando ci vantiamo, ci vantiamo solo del Signore (1Cor 1:31), cioè glorifichiamo Dio Padre nel Signore Cristo Gesù tramite lo Spirito Santo per tutto quello che è e che fa. E quale modo ha scelto Dio di salvarci? Con grandi opere miracolosi? Con bei discorsi? Con un grande esercito? Con spettacoli divertenti? Con la politica e le leggi? Con bella musica? No! Con un disgraziato torturato e schernito mentre era appeso per essere ucciso. Pazzia! Noi non avremmo mai fatto in quel modo. Infatti, Paolo scrive nel paragrafo precedente a quello citato qui sopra:

Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. I Giudei infatti chiedono segni miracolosi e i Greci cercano sapienza, ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. (1Corinzi 1:21-25)

A Dio sia la gloria per la sua potenza e sapienza, ma anche per la sua "pazzia" e "debolezza".

  1. Introduzione
  2. Situazione storica e teologica (Giudici 1:1-2:9)
  3. Il ciclo della vita (Giudici 2:10-23)
  4. La prova (Giudici 3:1-6)
  5. Otniel (Giudici 3:7-11)
  6. Eud e Samgar (Giudici 3:12-31)
  7. Debora, Barac, e Iael (Giudici 4-5)
  8. Gedeone [parte 1] (Giudici 6)
  9. Gedeone [parte 2] (Giudici 7)
  10. Gedeone [parte 3] (Giudici 8)
  11. Abimelec (Giudici 9)
  12. Iefte (più cinque) (Giudici 10-12)
  13. Sansone [parte 1] (Giudici 13)
  14. Sansone [parte 2] (Giudici 14-15)
  15. Sansone [parte 3] (Giudici 16)
  16. Mica e i Daniti (Giudici 17-18)
  17. Un Levita, i Beniaminiti, e tutto Israele (Giudici 19-21)