Numeri 13

1 Capitolo 13

Dodici uomini inviati a perlustrare la terra di Canaan, le loro istruzioni Num 13:1-20

Il loro procedimento Num 13:21-25

Il loro racconto della terra Num 13:26-33

Versetti 1-20

In questo capitolo e in quello successivo viene raccontata la storia memorabile e malinconica dell'allontanamento di Israele dai confini di Canaan e della condanna a vagare e a perire nel deserto per la loro incredulità e mormorazione. Sembra, in Deut 1:22, che la spinta a cercare il paese sia venuta dal popolo. Essi avevano un'opinione migliore della propria politica che della saggezza di Dio. Così ci roviniamo credendo ai resoconti e alle rappresentazioni del senso piuttosto che alla rivelazione divina. Camminiamo a vista e non per fede. Mosè diede alle spie questo incarico: "Siate coraggiosi". Non si trattava solo di una grande impresa, che richiedeva una buona gestione e risoluzione; ma era stata riposta in loro una grande fiducia, che richiedeva che fossero fedeli. Il coraggio in queste circostanze può nascere solo da una forte fede, che solo Caleb e Giosuè possedevano.

21 Versetti 21-25

I cercatori del paese portarono con sé un grappolo d'uva e altri frutti, come prova della bontà del paese, che fu per Israele sia la prova che l'esempio di tutti i frutti di Canaan. Queste sono le comodità attuali che abbiamo nella comunione con Dio, anticipazioni della pienezza di gioia che ci aspettiamo nella Canaan celeste. Da essi possiamo capire cos'è il paradiso.

26 Versetti 26-33

Ci si può meravigliare che il popolo d'Israele abbia atteso per quaranta giorni il ritorno delle sue spie, quando era pronto a entrare in Canaan, con tutte le garanzie di successo che potevano avere dalla potenza divina e dai miracoli che fino ad allora li avevano accompagnati. Ma essi diffidarono della potenza e della promessa di Dio. Quanto ci mettiamo in cattiva luce con la nostra incredulità! Alla fine i messaggeri tornarono, ma la maggior parte scoraggiò il popolo dall'andare a Canaan. Giustamente gli Israeliti sono stati lasciati a questa tentazione, per aver riposto fiducia nel giudizio degli uomini, quando avevano la parola di Dio in cui confidare. Sebbene avessero trovato la terra buona come aveva detto Dio, non vollero credere che fosse sicura come aveva detto, ma disperarono di averla, nonostante la Verità eterna l'avesse promessa loro. Questa era la rappresentazione delle spie malvagie. Caleb, tuttavia, li incoraggiò ad andare avanti, anche se sostenuto solo da Giosuè. Non dice: "Saliamo e conquistiamola", ma "Andiamo e possediamola". Le difficoltà che si frappongono alla salvezza si affievoliscono e svaniscono di fronte a una fede viva e attiva nella potenza e nella promessa di Dio. Tutto è possibile, se è promesso, a chi crede; ma non bisogna fidarsi del senso carnale e dei professori carnali. L'incredulità trascura le promesse e la potenza di Dio, ingigantisce ogni pericolo e difficoltà e riempie il cuore di scoraggiamento. Che il Signore ci aiuti a credere! Allora tutto sarà possibile.

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