Luca 151 Capitolo 15 Parabole della pecora smarrita e della moneta d'argento Lc 15:1-10 Il figlio prodigo, la sua malvagità e la sua angoscia Lc 15:11-16 Il suo pentimento e il suo perdono Lc 15:17-24 Il fratello maggiore offeso Lc 15:25-32 Versetti 1-10 La parabola della pecora smarrita è molto applicabile alla grande opera di redenzione dell'uomo. La pecora smarrita rappresenta il peccatore che si è allontanato da Dio e che è esposto a una sicura rovina se non viene ricondotto a Lui, ma che non desidera tornare. Cristo è solerte nel riportare a casa i peccatori. Nella parabola del pezzo d'argento perduto, quello che si perde è un pezzo solo, di scarso valore rispetto al resto. Eppure la donna lo cerca diligentemente finché non lo trova. Questo rappresenta i vari mezzi e metodi di cui Dio si serve per riportare a sé le anime perdute e la gioia del Salvatore per il loro ritorno a lui. Quanto dovremmo essere attenti a che il nostro pentimento porti alla salvezza! 11 Versetti 11-16 La parabola del figlio prodigo mostra la natura del pentimento e la disponibilità del Signore ad accogliere e benedire tutti coloro che tornano a lui. Essa espone pienamente le ricchezze della grazia del Vangelo; è stata e sarà, finché il mondo resterà in piedi, di indicibile utilità per i poveri peccatori, per indirizzarli e incoraggiarli a pentirsi e a tornare a Dio. È un male, e l'inizio di un male peggiore, quando gli uomini considerano i doni di Dio come un debito nei loro confronti. La grande follia dei peccatori, che li rovina, è quella di accontentarsi in vita di ricevere i loro beni. I nostri primi genitori rovinarono se stessi e tutta la loro razza per la sciocca ambizione di essere indipendenti, e questo è alla base della persistenza dei peccatori nel loro peccato. Tutti noi possiamo scorgere alcuni tratti del nostro carattere in quello del figliol prodigo. Lo stato di peccato è un allontanamento e una distanza da Dio. Lo stato di peccato è uno stato di spesa: i peccatori intenzionali impiegano male i loro pensieri e le forze della loro anima, sprecano il loro tempo e tutte le loro opportunità. Lo stato di peccato è uno stato di mancanza. I peccatori mancano del necessario per le loro anime; non hanno né cibo né vestiario per loro, né alcuna provvidenza per l'aldilà. Lo stato di peccato è uno stato vile e servile. L'attività dei servi del diavolo è quella di provvedere alla carne, di soddisfare le sue voglie, e questo non è meglio che nutrire i porci. Uno stato peccaminoso è uno stato di costante insoddisfazione. Le ricchezze del mondo e i piaceri dei sensi non soddisfano nemmeno il nostro corpo, ma cosa sono per le anime preziose! Lo stato di peccato è uno stato che non può cercare sollievo in nessuna creatura. Invano gridiamo al mondo e alla carne; essi hanno ciò che avvelena l'anima, ma non hanno nulla da dare per nutrirla e alimentarla. Lo stato di peccato è uno stato di morte. Il peccatore è morto nei debiti e nei peccati, privo di vita spirituale. Lo stato di peccato è uno stato di perdita. Le anime separate da Dio, se la sua misericordia non le previene, saranno presto perdute per sempre. Lo stato miserabile del prodigo fa solo una debole ombra sulla terribile rovina dell'uomo a causa del peccato. Eppure, quanti pochi sono consapevoli del proprio stato e del proprio carattere! 17 Versetti 17-24 Dopo aver visto il prodigo nel suo stato di miseria, dobbiamo considerare la sua guarigione. Questo inizia con il suo ritorno a se stesso. Questo è un punto di svolta nella conversione del peccatore. Il Signore gli apre gli occhi e lo convince del peccato; allora vede se stesso e ogni oggetto in una luce diversa da quella che aveva prima. Così il peccatore convinto percepisce che il più meschino servitore di Dio è più felice di lui. Guardare a Dio come a un Padre, e come Padre nostro, sarà di grande utilità per il nostro pentimento e per il nostro ritorno a Lui. Il prodigo si alzò e non si fermò finché non raggiunse la sua casa. Così il peccatore pentito abbandona risolutamente la schiavitù di Satana e delle sue passioni e torna a Dio con la preghiera, nonostante le paure e gli scoraggiamenti. Il Signore gli viene incontro con segni inaspettati del suo amore che perdona. Ancora: l'accoglienza del peccatore umiliato è come quella del prodigo. Viene rivestito della veste della giustizia del Redentore, reso partecipe dello Spirito di adozione, preparato dalla pace della coscienza e dalla grazia del Vangelo a camminare nelle vie della santità, e nutrito con le consolazioni divine. I principi della grazia e della santità sono operati in lui, sia per fare che per volere. 25 Versetti 25-32 Nell'ultima parte di questa parabola abbiamo il carattere dei farisei, anche se non solo di loro. Essa mette in evidenza la gentilezza del Signore e il modo orgoglioso in cui la sua gentilezza viene spesso accolta. I Giudei, in generale, mostravano lo stesso spirito nei confronti dei Gentili convertiti; e in ogni epoca c'è chi si oppone al Vangelo e ai suoi predicatori per lo stesso motivo. Quale deve essere il carattere che spinge l'uomo a disprezzare e ad aborrire coloro per i quali il Salvatore ha versato il suo sangue prezioso, che sono oggetto della scelta del Padre e templi dello Spirito Santo? Questo nasce dall'orgoglio, dall'auto-preferenza e dall'ignoranza del cuore dell'uomo. La misericordia e la grazia del nostro Dio in Cristo brillano quasi altrettanto nel suo tenero e gentile comportamento con i santi scontrosi, quanto nell'accogliere i peccatori prodighi al loro pentimento. L'indicibile felicità di tutti i figli di Dio che si tengono stretti alla casa del Padre è che sono e saranno sempre con Lui. Felice sarà per coloro che accettano con gratitudine l'invito di Cristo. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |