Giobbe 39

Capitolo 39

Dio chiede a Giobbe informazioni su diversi animali

Versetti 1-30

Con queste domande il Signore continuava a umiliare Giobbe. In questo capitolo si parla di diversi animali, la cui natura o situazione mostra in modo particolare la potenza, la saggezza e le molteplici opere di Dio. L'asino selvatico. È meglio faticare ed essere utili a qualcosa, che vagare e non essere utili a nulla. Dall'indomabilità di questa e di altre creature, possiamo capire quanto siamo inadatti a dare legge alla Provvidenza, che non può darla nemmeno al puledro di un asino selvatico. L'unicorno è una creatura forte, maestosa e orgogliosa. È in grado di servire, ma non vuole; e Dio sfida Giobbe a costringerlo. È una grande misericordia se, laddove Dio dà la forza per il servizio, dà un cuore; è ciò per cui dovremmo pregare e ragionare, cosa che i bruti non possono fare. Non sempre i doni più preziosi sono quelli che fanno bella mostra di sé. Chi non preferirebbe avere la voce dell'usignolo, piuttosto che la coda del pavone; l'occhio dell'aquila e la sua ala svettante, e l'affetto naturale della cicogna, piuttosto che le belle piume dello struzzo, che non potrà mai elevarsi al di sopra della terra, ed è privo di affetto naturale? La descrizione del cavallo da guerra aiuta a spiegare il carattere dei peccatori presuntuosi. Ognuno di loro si volta verso la sua rotta, come il cavallo si precipita nella battaglia. Quando il cuore di un uomo è pienamente predisposto a fare il male, e viene portato avanti in modo malvagio dalla violenza dei suoi appetiti e delle sue passioni, non c'è modo di fargli temere l'ira di Dio e le conseguenze fatali del peccato. I peccatori sicuri si credono al sicuro nei loro peccati come l'aquila nel suo nido in alto, nelle fessure delle rocce; ma io ti farò scendere da lì, dice il Signore, Ger 49:16. Tutti questi bei riferimenti alle opere della natura dovrebbero insegnarci una giusta visione della ricchezza della sapienza di Colui che ha fatto e sostiene tutte le cose. La mancanza di una giusta visione della sapienza di Dio, che è sempre presente in tutte le cose, ha portato Giobbe a pensare e a parlare in modo indegno della Provvidenza.

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