Giacomo 31 Capitolo 3 Ammonimenti contro il comportamento orgoglioso e la malizia di una lingua indisciplinata Giac 3:1-12 L'eccellenza della sapienza celeste, in opposizione a quella mondana Giac 3:13-18 Versetti 1-12 Ci viene insegnato a temere una lingua indisciplinata come uno dei mali più grandi. Gli affari dell'umanità sono messi a soqquadro dalle lingue degli uomini. Ogni epoca del mondo e ogni condizione di vita, privata o pubblica, ne offre esempi. L'inferno ha molto più a che fare con la promozione del fuoco della lingua di quanto gli uomini generalmente pensino; e ogni volta che le lingue degli uomini sono impiegate in modi peccaminosi, sono incendiate dall'inferno. Nessun uomo può domare la lingua senza la grazia e l'assistenza divina. L'apostolo non lo rappresenta come impossibile, ma come estremamente difficile. Gli altri peccati decadono con l'età, questo molte volte peggiora; diventiamo più scontrosi e irritabili, mentre le forze naturali decadono e arrivano giorni in cui non abbiamo piacere. Quando gli altri peccati sono domati e sottomessi dalle infermità dell'età, lo spirito spesso diventa più aspro, poiché la natura è ridotta alla feccia, e le parole usate diventano più appassionate. La lingua di quell'uomo confuta se stessa, che da un lato pretende di adorare le perfezioni di Dio e di riferirgli tutte le cose, e dall'altro condanna persino gli uomini buoni, se non usano le stesse parole ed espressioni. La vera religione non ammette contraddizioni: quanti peccati sarebbero evitati se gli uomini fossero sempre coerenti! Un linguaggio pio ed edificante è il prodotto genuino di un cuore santificato; e nessuno che comprenda il cristianesimo si aspetta di sentire maledizioni, menzogne, vanterie e vituperi dalla bocca di un vero credente, più di quanto si cerchi il frutto di un albero da un altro. Ma i fatti dimostrano che sono più numerosi i professori che riescono a frenare i loro sensi e i loro appetiti che non a tenere a freno la loro lingua. Allora, contando sulla grazia divina, facciamo attenzione a non benedire e a non maledire, e cerchiamo di essere coerenti nelle nostre parole e nelle nostre azioni. 13 Versetti 13-18 Questi versetti mostrano la differenza tra il fingere di essere saggi e l'esserlo davvero. Chi pensa bene, o chi parla bene, non è saggio nel senso della Scrittura, se non vive e non agisce bene. La vera saggezza si riconosce dalla mitezza dello spirito e del carattere. Coloro che vivono nella malizia, nell'invidia e nella contesa, vivono nella confusione e sono suscettibili di essere provocati e spinti a compiere qualsiasi opera malvagia. Questa saggezza non scende dall'alto, ma scaturisce da principi terreni, agisce per motivi terreni ed è intenta a servire scopi terreni. Coloro che sono elevati con tale saggezza, descritta dall'apostolo Giacomo, è vicina all'amore cristiano, descritto dall'apostolo Paolo; ed entrambe sono descritte in modo tale che ogni uomo possa provare pienamente la realtà dei suoi risultati in esse. Non ha camuffamenti o inganni. Non può essere in sintonia con quelle gestioni che il mondo considera sagge, astute e ingannevoli; ma è sincero, aperto, stabile, uniforme e coerente con se stesso. Che la purezza, la pace, la gentilezza, la docilità e la misericordia mostrate in tutte le nostre azioni, e i frutti di rettitudine che abbondano nella nostra vita, dimostrino che Dio ci ha concesso questo dono eccellente. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |