Genesi 51 Capitolo 5 Adamo e Set Gen 5:1-5 I patriarchi da Set a Enoc Gen 5:6-20 Enoc Gen 5:21-24 Da Metusela a Noè Gen 5:25-32 Versetti 1-5 Adamo fu creato ad immagine di Dio, ma quando cadde nel peccato ebbe un figlio a sua immagine che era peccaminosa, svilita, fragile, miserabile e mortale proprio come lui. Non solo uomo come egli stesso, formato da corpo e anima, ma peccatore come egli stesso. Ecco il contrario di quell'immagine divina con cui fu creato Adamo e, avendola persa, egli non la poté trasferire alla sua discendenza. Adamo visse in tutto 930 anni e poi morì, secondo la frase dettagli: "Polvere ritornerai". Sebbene non morì il giorno che mangiò il frutto proibito, tuttavia proprio in quel giorno divenne mortale. Quindi cominciò a morire e la sua intera vita fu un continuo rinvio, una vita persa e condannata, una perdita, una vita di morte. La vita dell'uomo non è altro che un morire a poco a poco. 6 Versetti 6-20 Riguardo a ciascuno di questi patriarchi, tranne Enoc, è detto: "E poi morì". È bene osservare le morte degli altri. Essi vissero tutti molto a lungo; nessuno di loro morì finché ebbero quasi ottocento anni e alcuni di loro vissero molto più a lungo: un grande attimo per un'anima immortale imprigionata in una casa di argilla! La loro vita non fu sicuramente così stressata come adesso, altrimenti si sarebbero stancati presto. Neanche la vita futura fu chiaramente rivelata, come adesso con il Vangelo, altrimenti avrebbero avuto l'urgenza di lasciarla. Tutti i patriarchi che hanno vissuto prima dell'inondazione, tranne Noè, nacquero prima della morte di Adamo. Da lui ricevettero un resoconto completo della creazione, della caduta, della promessa e dei precetti Divini sul culto religioso e sulla vita religiosa. Così Dio continuò a fare conoscere alla sua chiesa la sua volontà. 21 Versetti 21-24 Enoc fu il settimo dopo Adamo. Egli continuò a camminare in Dio: il che significa che era riconciliato con Dio, poiché due non possono camminare insieme se non si mettono d'accordo, Am 3:3. La sua vita era pia, giusta e sobria. Camminare con Dio significa mettere Dio sempre davanti a noi e agire sempre guardando a Lui, preoccupandosi costantemente, in tutte le cose, di compiacere Dio e di non offenderlo mai. Si deve essere suoi seguaci come figli cari. Lo Spirito Santo, invece di affermare che Enoc visse, disse che Enoc camminò con Dio. Questa era la sua preoccupazione e il suo lavoro costante: mentre gli altri vivevano per se stessi e per il mondo, egli visse per Dio. Dio fu la gioia della sua vita. Enoc fu rapito in un mondo migliore. Poiché egli non visse come il resto dell'umanità, non lasciò il mondo per mezzo della morte come gli altri. Egli non fu più trovato, perché Dio lo prese, Eb 11:5. Egli visse 365 anni, che secondo l'età media degli uomini di quel tempo, era la metà della vita di un uomo comune. Dio prende spesso prima quelli che Egli ama di più: il tempo che essi perdono sulla terra, è guadagnato in cielo, a loro vantaggio indicibile. Vedete come è espressa la scomparsa di Enoc: egli non ci fu più perché Dio lo rapì. Egli non appartenne più a questo mondo e fu trasformato come lo saranno i santi, che saranno in vita alla seconda venuta di Cristo. Coloro che iniziano a camminare con Dio da giovani possono aspettarsi di camminate con Lui a lungo, comodamente e facilmente. Il cammino stabile del vero cristiano nella santità, durante tutta la sua vita, finché Dio vorrà, farà grande bene a quella religione a cui molti si oppongono e di cui molti abusano. E camminare con Dio si sposa bene con le faccende, le agiatezze le preoccupazioni e i compiti della vita. 25 Versetti 25-32 Metusela indica: 'egli muore, allora c'è un pericolo' cioè, il pericolo del diluvio, che avvenne l'anno stesso in cui Metusela morì. Egli visse 969 anni, l'età più lunga che si sia mai vissuta sulla terra, ma anche il cuore più resistente deve alla fine morire. Noè significa riposo: i suoi genitori gli diedero quel nome con la prospettiva di essere una grande benedizione per la sua generazione. Osservate la lamentela di suo padre sullo stato disastroso della vita umana a causa del peccato e della maledizione del peccato. Tutta la nostra vita è spesa nel lavoro e il nostro tempo è sempre pieno di fatica continua. Dio maledisse la terra e pertanto tutti fanno quel che possono, con impegno e dolore estremo per trovare un conforto al duro vivere. Questo ci indica non solo quel desiderio e aspettativa che i genitori generalmente pongono sui loro figli, quando li considerano come conforto e aiuto futuro, sebbene essi spesso si comportino poi diversamente, ma indica anche la prospettiva di qualcos'altro. Cristo è nostro? Il cielo è nostro? Abbiamo bisogno di migliori consolatori nella nostra fatica e del nostro dispiacere, invece di rapporti più affettuosi e di una prole più promettente: possiamo, perciò, cercare e trovare conforto in Cristo. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |