Ecclesiaste 11 Il nome di questo libro significa "Il Predicatore". Ci viene predicata la sapienza di Dio, per mezzo di Salomone, che con evidenza ne fu l'autore. Al termine della sua vita, reso sensibile dal peccato e dalla sua stoltezza, egli condivide qui la sua esperienza a beneficio degli altri, quale promemoria del suo pentimento e giungendo alla conclusione che tutti i beni terreni sono "vanità e un inseguire il vento". Ci convince della vanità del mondo e che esso non può renderci felici, come pure della bassezza del peccato, e della sua certa tendenza a renderci infelici. Esso dimostra che nessun bene creato può soddisfare l'anima, e che la felicità si trova solo in Dio: questa dottrina deve, ispirata dall'insegnamento dello Spirito Benedetto, portare il cuore a Gesù Cristo. Capitolo 1 Salomone dimostra che tutte le cose umane sono vane Ec 1:1-3 La fatica umana e la mancanza di soddisfazione Ec 1:4-8 Non c'è nulla di nuovo Ec 1:9-11 L'impedimento alla ricerca della conoscenza Ec 1:12-18 Versetti 1-3 Ci sarebbe molto da imparare nel confrontare una porzione di Scrittura con un altra. Qui ci viene prospettato il ritorno di Salomone dalle cisterne screpolate e vuote del mondo alla fonte di acqua viva, il racconto della sua stoltezza e vergogna, l'amarezza della sua delusione, e la lezione che imparò da esse. Coloro che hanno capito di convertirsi e andare alla Vita, devono avvertire gli altri a non perseguire la morte. Egli non si limita a dire tutte le cose sono vane, ma che sono non-senso. Vanità delle vanità, tutto è vanità. Questo è il motivo del sermone del predicatore, che in questo libro non è perso mai di vista. Se questo mondo, nel suo stato attuale, fosse tutto, non varrebbe la pena di vivere per la ricchezza e per il piacere del mondo, e se pure possedessimo queste cose, ciò non sarebbe sufficiente a renderci felici? Che vantaggio ne ha l'uomo per tutto il suo lavoro? Quello che si può ottenere per mezzo di esso non soddisferà mai i bisogni dell'anima, né i suoi desideri; non espierà i suoi peccati, né impedirà di perdersi: A cosa sarà utile la ricchezza del mondo se l'anima perirà condannata per l'eternità? 4 Versetti 4-8 Tutto cambia e non è mai statico. L'uomo, nonostante tutto il suo affaccendarsi, non potrà mai bearsi del riposo, proprio come fa il sole, il vento o la corrente del fiume. La sua anima non troverà mai riposo, se non in Dio perché i sensi si stancano presto, e i desideri continueranno ad essere insoddisfatti. 9 Versetti 9-11 I cuori corrotti degli uomini sono gli stessi oggi come in passato, come i loro desideri, le loro mete, le loro stanchezze e i loro lamenti. Questo dovrebbe farci ritrarre dal convincerci che le creature possono dare la felicità, e farci affrettare a cercare le benedizioni eterne. Molte cose e persone ai tempi di Salomone erano ritenute grandi, ma che ne è adesso di loro? 12 Versetti 12-18 Salomone sperimentò ogni cosa, e trovò solo insoddisfazione. Se ne rese conto dopo essersi stancato a perseguire i piaceri della carne e la conoscenza umana. Più considerava quel che si faceva sotto il sole, più si rendeva conto della sua vuotezza, e questo spesso irritava il suo spirito. Egli non poteva né procacciarsi la completezza, né fare del bene agli altri come voleva. Perfino la ricerca della conoscenza e della saggezza gli fece scoprire la malvagità dell'uomo e la sua miseria, e più sapeva, più aveva motivo di lamentarsi e piangere. Impariamo ad odiare e a temere il peccato, causa di tutta questa vanità e miseria per volgerci a Cristo, e cercare riposo nell'amare, nel conoscere e nel servire il Salvatore. Dimensione testo: Indirizzo di questa pagina: Indirizzo del testo continuo: |