Daniele 8

1 Capitolo 8

La visione dell'ariete e del capro di Daniele Dan 8:1-14

L'interpretazione di esso Dan 8:15-27

Versetti 1-14

Dio dà a Daniele una previsione della distruzione di altri regni, che ai loro tempi erano potenti come quello di Babilonia. Se riuscissimo a prevedere i cambiamenti che avverranno quando saremo morti, saremmo meno colpiti dai cambiamenti dei nostri giorni. L'ariete con due corna era il secondo impero, quello di Media e Persia. Vide questo ariete vinto da un caprone. Questo era Alessandro Magno. Alessandro, all'età di circa trentatré anni e nel pieno delle sue forze, morì e dimostrò la vanità dello sfarzo e del potere mondani, che non possono rendere felice un uomo. Mentre gli uomini discutono, come nel caso di Alessandro, sulla morte di qualche guerriero prospero, è chiaro che la grande Causa Prima di tutto non aveva più un piano da eseguire e quindi lo ha tagliato. Al posto di quell'unico grande corno, ne spuntarono quattro notevoli, i quattro capitani principali di Alessandro. Un piccolo corno divenne un grande persecutore della Chiesa e del popolo di Dio. Sembra che qui si indichi l'illusione maomettana. Essa prosperò e a un certo punto quasi distrusse la santa religione che la destra di Dio aveva piantato. È giusto che Dio privi dei privilegi della sua casa coloro che li disprezzano e li profanano; e che faccia conoscere il valore delle ordinanze a coloro che non lo conoscerebbero godendone. Daniele sentì limitare e determinare il tempo di questa calamità, ma non il momento in cui sarebbe arrivata. Se vogliamo conoscere la mente di Dio, dobbiamo rivolgerci a Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza; non nascosti a noi, ma nascosti per noi. C'è molta difficoltà per quanto riguarda il tempo preciso qui indicato, ma la fine non può essere molto lontana. Dio, per la sua gloria, provvederà alla purificazione della Chiesa a tempo debito. Cristo è morto per purificare la sua Chiesa; e la purificherà in modo tale da presentarla irreprensibile a sé.

15 Versetti 15-27

L'eterno Figlio di Dio si presentò al profeta sotto forma di uomo e diede ordine all'angelo Gabriele di spiegare la visione. Lo svenimento e lo stupore di Daniele di fronte alla prospettiva dei mali che vedeva abbattersi sul suo popolo e sulla Chiesa, confermano l'opinione che fossero state predette calamità di lunga durata. Terminata la visione, fu dato a Daniele l'incarico di tenerla riservata per il momento. Egli la tenne per sé e continuò a svolgere il suo compito. Finché viviamo in questo mondo, dobbiamo avere qualcosa da fare in esso; e anche coloro che Dio ha più onorato, non devono ritenersi al di sopra dei loro affari. Né il piacere della comunione con Dio deve distoglierci dai doveri della nostra vocazione, ma dobbiamo rimanere in essa con Dio. Tutti coloro che sono incaricati di affari pubblici devono adempiere alla loro fiducia con rettitudine e, in mezzo a tutti i dubbi e gli scoraggiamenti, possono, se sono veri credenti, sperare in un esito felice. In questo modo dovremmo sforzarci di comporre la nostra mente per svolgere i compiti a cui ciascuno è preposto, nella Chiesa e nel mondo.

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