la fornicazione

1Corinzi 6:18

Scritto da Stesce.

25/12/2002

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1 Corinti 6:18
18 Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l’uomo commetta è fuori del suo corpo, ma chi pratica la fornicazione pecca contro il proprio corpo.

Mai come oggi queste parole si dimostrano veritiere. Sono dovuti passare secoli dall’esistenza in terra di S. Paolo per ritenere pratiche le sue parole anche a livello scientifico. Questo non è il classico documento religioso che informerà il lettore delle tante malattie trasmissibili sessualmente. Anche se i giovani non tengono abbastanza alta la guardia nei loro incontri sessuali, scopo di quanto leggete non è quello di ripetervi che rischiate l’A.I.D.S., la sifilide, ecc…
La malattia, quella più profonda, è insita nella nostra mente qualora ci accingiamo a trasgredire queste “antiquate” leggi bibliche. E non si tratta di mancanza di rispetto per Dio, per il partner o per noi stessi. SI tratta di una vera e propria malattia che agisce inconsapevolmente. Non le è stato ancora dato un nome. E non lo ha. Ma, come per tutte le malattie, possiamo descriverne i sintomi…
Tutto inizia da un amico. Ci parla delle sue esperienze sessuali, si dice soddisfatto (e in effetti lo è), e dopo non molto tempo cerchiamo anche noi di ripetere le sue gesta, che ci emozionano a tal punto da volerle ripetere, ancora e ancora… dopo un po’ quello che viene definito il nostro amore della vita diventa un/a compagno/a per giochi sessuali. Dopodiché non esiste più un partner. Ci si nutre di incontri occasionali. Cambiare amante diventa una droga. Non ci si riesce più a farne a meno. Il minimo impegno con la persona dell’altro sesso ci deprime, ci mette in catene. Vogliamo partner nuovi, sempre più belli, più facoltosi, più “in alto”. Gli altri sono stati i gradini di arrivo. E’ triste dire che non conosco persone che non sono affette da questa malattia. Tutte hanno questa veduta della vita sessuale, tutte pensano che debba essere un continuo rinnovarsi, un continuo cambiare (non se stessi, ma il partner…)
Dov’è l’amore? Cos’è l’amore? Perché non riusciamo più ad AMARCI?
La risposta è molto semplice. Ci arriveremo tramite una sequenza apparentemente stupida.

1. Amare è bello
2. Le cose belle rendono felici
3. Io voglio essere felice
4. Più cose belle ci sono più sono felice
5. Più persone amo più sono felice

Il quinto pensiero è il problema. Perché invece di “Più persone amo più sono felice” non pensiamo “Più amo più sono felice”? Semplice. Perché la seconda veduta comporta un maggiore sforzo da parte nostra. Miriamo più alla quantità che alla qualità.
Ammettiamo che la nostra qualità di amare possa esprimersi con un voto. Mettiamo che da 1 a 10 io riesca ad amare 6 (il che, in senso scolastico, corrisponde ad una sufficienza). Io amo la mia ragazza. La amo 6. Questo è il massimo amore che io riesco a darle. Lascio la mia ragazza. Ora la amo 0. Mi metto con un’altra. Ora amo la mia nuova ragazza 6. La amo come l’altra. Questo è il massimo amore che so dare ad una partner. Cambio diverse ragazze nel corso della mia vita. Ogni qual volta mi ritrovo a cambiarle, trasferisco il mio amore da quella vecchia a quella nuova. Ma l’amore che ho sempre dato nella mia vita è stato 6. Mai di più. Nel corso della mia vita ho cambiato 10 ragazze. Quindi in tutto ho amato 60 (10x6). Purtroppo la matematica non si può applicare all’amore. Infatti l’ultimo calcolo risulta sbagliato. Avrei potuto farlo se avessi continuato ad amare le mie scorse ragazze nonostante le nuove. Ma ciò non è avvenuto. Nella mia vita ho amato 0.
E ora se credo di amare 6 la mia attuale ragazza, mi sto solo illudendo, perché io non so amare. Quel 6 si tramuterà in 5, poi in 4, in 3,2,1 e, infine, 0. E’ la mia natura.
La cosa simpatica di tutto questo discorso è che io, in questo momento, sono convinto di essere felice. Perché tanto ho amato e tanto amerò. Perché “tanto sono stato amato e tanto sarò amato”. E con questo pensiero felice, seguito la mia triste vita.
Quanto sarebbe stato meglio non essere motivato inizialmente dall’avere un’esperienza sessuale.
Quanto sarebbe stato meglio aver approfondito la qualità del mio primo rapporto sentimentale.
Non l’ho fatto. Ho trattato il partner come una merce e, nel tentativo di trattare bene il mio corpo, l’ho ucciso. Dentro sono vuoto. Ho peccato non contro Dio, ma contro me stesso.