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Sposa. Il mio diletto è sceso nel suo giardino, alle aiuole degli aromi, per pascolar ne' giardini e coglier gigli. Io son del mio diletto, e il mio diletto è per me, e' che pascola tra i gigli.

 

Lo sposo torna a celebrare le bellezze dell'amata.

Sposo. Tu sei bella, amica mia, soave e leggiadra come Gerusalemme, terribile come esercito schierato! Rivolgi via da me i tuoi occhi, perchè mi fan perder la testa. Le tue chiome son come un gregge di capre aggrappate alle pendici di Galaad. I tuoi denti, come gregge di pecorelle che salgon dal lavacro: han due gemelli tutte, nè alcuna v'ha tra esse infeconda. Qual metà di melagrana son le tue gote sotto il tuo velo. C'è sessanta regine, ottanta concubine, e fanciulle senza numero; ma una è la colomba mia, la mia perfetta, l'unica della madre sua, l'eletta per la sua genitrice. L'han vista le fanciulle e l'han proclamata beata: le regine e le concubine, e ne han fatto gli elogi.

 

La nuova vita, illuminata dall'amore.

Coro. Chi è costei che spunta come aurora, bella come la luna, splendida come il sole, terribile come esercito schierato? 10 Sposa. Son scesa nell'orto delle noci, per vedere i rampolli della valle, per guardar se la vite era gemmata, se avevan germogliato i melograni. 11 Non so, l'anima mia m'ha conturbato a cagione de' cocchi di Aminadab. 12 Coro. Torna, torna, o Sulamite, torna, torna, che ti vediamo!