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Appendice dove sono raccolti, senza ordine cronologico, sei documenti di natura diversa

1. Riparazione concessa ai Gabaoniti

Al tempo di Davide ci fu una carestia per tre anni continui; Davide cercò la faccia dell’Eterno, e l’Eterno gli disse: “Questo avviene a causa di Saul e della sua casa sanguinaria, perché egli fece morire i Gabaoniti”. Allora il re chiamò i Gabaoniti e parlò loro. - I Gabaoniti non facevano parte dei figli d’Israele, ma erano un residuo degli Amorei; e i figli d’Israele si erano legati a loro con giuramento; tuttavia, Saul, nel suo zelo per i figli d’Israele e di Giuda, aveva cercato di sterminarli. - Davide disse ai Gabaoniti: “Che devo fare per voi e in che modo espierò il torto fatto a voi, perché voi benediciate l’eredità dell’Eterno?”. I Gabaoniti gli risposero: “Fra noi e Saul e la sua casa non è questione d’argento o d’oro; e non spetta a noi il far morire in Israele”. Il re disse: “Ciò che voi direte io lo farò per voi”. E quelli risposero al re: “Poiché quell’uomo ci ha consumati e aveva fatto il piano di sterminarci per farci sparire da tutto il territorio d’Israele, ci siano consegnati sette uomini tra i suoi figli e noi li impiccheremo davanti all’Eterno a Ghibea di Saul, l’Eletto dell’Eterno”. Il re disse: “Ve li consegnerò”. Il re risparmiò Mefiboset, figlio di Gionatan, figlio di Saul, a causa del giuramento che Davide e Gionatan, figlio di Saul, avevano fatto tra loro davanti all’Eterno; ma il re prese i due figli che Rispa, figlia di Aia, aveva partorito a Saul, Armoni e Mefiboset, e i cinque figli che Merab, figlia di Saul, aveva partoriti ad Adriel di Meola, figlio di Barzillai, e li consegnò ai Gabaoniti, che li impiccarono sul monte, davanti all’Eterno. Tutti e sette morirono assieme; furono messi a morte nei primi giorni della messe, quando si cominciava a mietere l’orzo. 10 Rispa, figlia di Aia, prese un cilicio, lo stese sulla roccia, e stette là dal principio della mietitura fino a che l’acqua non cadde dal cielo sui cadaveri; e impedì agli uccelli del cielo di posarsi su di essi di giorno e alle bestie selvatiche di accostarsi di notte. 11 Fu riferito a Davide quello che Rispa, figlia di Aia, concubina di Saul, aveva fatto. 12 Davide andò a prendere le ossa di Saul e quelle di Gionatan suo figlio presso gli abitanti di Iabes di Galaad, i quali le avevano portato via dalla piazza di Bet-San, dove i Filistei avevano appeso i cadaveri quando avevano sconfitto Saul sul Ghilboa. 13 Egli riportò di là le ossa di Saul e quelle di Gionatan suo figlio; e anche le ossa di quelli che erano stati impiccati furono raccolte. 14 Le ossa di Saul e di Gionatan suo figlio furono sepolte nel paese di Beniamino, a Sela, nel sepolcro di Chis, padre di Saul; e fu fatto tutto quello che il re aveva ordinato. Dopo questo, Iddio fu placato verso il paese.

 

2. Ricordi di guerra di Davide

15 I Filistei mossero di nuovo guerra a Israele e Davide scese, con la sua gente, per combattere contro i Filistei. Davide era stanco 16 e Isbi-Benob, uno dei discendenti di Rafa, che aveva una lancia del peso di trecento sicli di rame e portava un’armatura nuova, manifestò il proposito di uccidere Davide; 17 ma Abisai, il figlio di Seruia, venne in soccorso al re, colpì il Filisteo, e lo uccise. Allora la gente di Davide gli fece questo giuramento: “Tu non uscirai più con noi a combattere e non spegnerai la lampada d’Israele”. 18 Dopo questo, ci fu un’altra battaglia con i Filistei, a Gob; e allora Sibbecai di Cusa uccise Saf, uno dei discendenti di Rafa. 19 Ci fu un’altra battaglia con i Filistei a Gob; ed Elcanam, figlio di Iaare-Oreghim di Betlemme uccise Goliat di Gat, la cui asta della lancia era come un subbio da tessitore. 20 Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovò un uomo di grande statura, che aveva sei dita a ciascuna mano e a ciascun piede, in tutto ventiquattro dita, e che era anche lui dei discendenti di Rafa. 21 Egli oltraggiò Israele e Gionatan, figlio di Simea, fratello di Davide, lo uccise. 22 Questi quattro erano nati a Gat, della stirpe di Rafa. Essi morirono per mano di Davide e per mano della sua gente.