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Eliu falsamente argomentando che Giobbe abbia detto, che a Dio non piace quel che è retto, mostra che non a Dio, ma all'uomo giova la pietà, e nuoce l'empietà.

Indi Eliu riprese a parlare in tal guisa: Sembra a te forse giusto quel tuo pensamento quando dicesti: Io son più giusto che Dio? Perocché tu dicesti: Non piace a te quello, che è retto, o che gioverà a te se io fo del male? Io pertanto risponderò alle tue parole, e a' tuoi amici insieme con te. Alza gli occhi al cielo, e mira in contemplando l'etere come quegli è più alto di te. Se tu peccherai, qual danno farai a lui; e moltiplicando i tuoi delitti, che farai tu contro di lui? Che se opererai giustamente, che donerai a lui, o che riceverà egli dalla tua mano? A un uomo simile a te nuocerà la tua empietà, e al figliuolo dell'uomo sarà utile la tua giustizia. Alzeran quelli le strida contro la moltitudine de'calunniatori, e urleranno oppressi dalla potenza dei tiranni. 10 E nissuno di essi dice: Dov' è Dio che mi creò, il quale ispira cantici nella notte? 11 Il quale e fa noi più sapienti degli animali della terra, e ci da senno più che agli uccelli dell'aria. 12 Allora alzeranno le strida a cagione della superbia de' malvagj, ed ei non gli esaudirà. 13 Non invano adunque il Signore udirà, e mirerà l'Onnipotente la causa di ciascheduno. 14 Anche quando tu avrai detto: Ei non pon mente; giudica te medesimo dinanzi a lui, e aspettalo: 15 Perocché non adesso egli esercita il suo furore, e non punisce a rigore i delitti. 16 Invano adunque ha Giobbe aperta la bocca, e non rifina di parlare da ignorante.