Apocalisse 20
Sezione Quinta. Apocalisse 20:1-10. SATANA INCATENATO PER UN MILLENNIO E DA ULTIMO CONDANNATO DEFINITIVAMENTE

Gli strumenti di Satana: la meretrice e l'anticristo, sono stati vinti e soppressi dai giudizi precedenti; ora è la volta del nemico per eccellenza, dell'ideatore e organizzatore delle ribellioni. Egli è di già stato cacciato dal cielo quando il Cristo vi fu innalzato sul trono Apocalisse 12:7-9; ora che Cristo ritorna per regnare coi suoi sulla terra, egli sarà prima rinchiuso nel carcere dell'abisso e, dopo un ultimo suo sforzo di perversità, gettato nella perdizione eterna.

Poi vidi un angelo che scendeva dal cielo; avea (lett. avente) la chiave dell'abisso, e una gran catena in mano.

Anche in Apocalisse 12:7 sono gli angeli fedeli quelli che cacciano il dragone dal cielo, limitando alla terra il suo campo d'azione. L'abisso è la dimora dei demoni e del loro capo; è anche la loro prigione giacchè ne escono soltanto dietro permissione divina: la chiave dell'abisso è nelle mani di Dio. (Cfr. 2Pietro 2:4; Giuda 6; Luca 8:31): La gran catena che pende dalla mano dell'angelo indica l'incarico a lui affidato.

Ed egli afferrò il dragone, il serpente antico, ch'è il diavolo e Satana

(cfr. gli stessi nomi di Apocalisse 12:9)

e lo legò per mille anni.

Lo gettò nell'abisso che chiuse e suggellò sopra di lui onde non seducesse più le nazioni,

come aveva potuto fare finora,

finchè fossero compiuti i mille anni; dopo di che egli ha da essere sciolto per un po' di tempo.

La volontà sovrana di Dio a cui non possono sottrarsi gli angeli ribelli nè il loro capo, è la catena che li tien legati nel loro carcere, cioè che circoscrive, limita o sopprime il loro potere malefico per un tempo determinato o per sempre. Il chiudere e suggellare (cfr. Matteo 27:66) l'abisso ov'è rinchiuso il seduttore, indica appunto il carattere assoluto e irresistibile del decreto divino. Durante il millennio esistono ancora sulla terra le nazioni, poichè la distruzione degli eserciti anticristiani predetta in Apocalisse 19:21, non implica la distruzione dell'intera umanità. Quello che è soppresso è l'azione del tentatore, del mendace, del calunniatore di Dio, del seduttore degli uomini, del nemico d'ogni bene. La cessazione delle influenze infernali e l'intensificazione di quelle celesti, durante, il millennio, sono due fattori di tale importanza da fare di questo periodo della storia umana un'era nuova che non è ancora quella della perfezione, ma ne costituisce come il preludio. I mille anni sono stati spesso posti in relazione col 'riposo sabbatico' che resta pel popolo di Dio secondo Ebrei 4 dopo i millenni delle fatiche e delle sofferenze umane. L'idea risponde sostanzialmente alla verità; ma non è accennata nel testo e non c'è da dedurne alcuna conseguenza relativa alla durata del mondo attuale per sette millenni. Mille anni, anche se non si voglia prendere quel numero nel suo senso strettamente aritmetico, rappresentano ad ogni modo un lungo periodo in cui la terra, retta dalla parola e dallo Spirito di Cristo, potrà godere in pace i benefici frutti del vangelo. Dell'ultimo sforzo di Satana, allorchè sarà sciolto, dopo il millennio, per breve tempo, parlano Apocalisse 20:7-10.

Poi vidi dei troni; e a coloro che vi si sedettero fu dato il potere di giudicare.

Il greco dice lett.: e vi sedettero sopra e fu dato loro..., Chi sono quelli che si siedono sui troni? Variano le risposte. Sono gli angeli che accompagnano Cristo, pensano alcuni; sono, dicono altri, i ventiquattro anziani rappresentanti la chiesa dei redenti; essi esercitano un giudizio preliminare destinato ad accertare chi è degno d'aver parte alla prima risurrezione. Altri ancora, e con maggior ragione, vedono nelle persone sedenti sui troni, i fedeli tutti risuscitati o trasfigurati all'apparizione del Signore e chiamati a regnar con lui sulla terra durante il millennio: Si nota anzitutto che seggono su troni il che figura ed implica l'esercizio di un'autorità regale ed equivale quindi alle ultime parole del verso: e regnarono con Cristo mille anni. L'autorità di giudicare è inclusa nel loro regnare. Ora quelli che regnano con Cristo sono non soltanto i martiri risorti, ma quelli pure che non avevano adorato la bestia, anche se non martirizzati. Cfr. per le allusioni alla bestia ed alla sua immagine le note di Apocalisse 13. Si nota, in secondo luogo, che la descrizione data in Apocalisse 20:5-6 di coloro che hanno parte alla prima risurrezione e regnano con Cristo mille anni sembra applicabile a tutti i fedeli. Son chiamati 'beati e santi'. Cfr. Apocalisse 14:12-13,1-5; son 'sacerdoti di Dio e di Cristo'. Cfr. Apocalisse 7:13-17; 5:10; 'su loro non ha potestà la morte seconda'. Cfr. Giovanni 5:24; Apocalisse 2:11: 'Chi vince non sarà punto offeso dalla morte seconda', riservata agli impenitenti Apocalisse 21:8. In terzo luogo, si osserva che nel Nuovo Testamento occorrono parecchi passi ove il regnar con Cristo, sia pur con gradi diversi di autorità e di gloria (cfr. Matteo 20:23), è promesso a tutti i redenti. Esempi: 2Timoteo 2:12: 'Se muoiamo con lui, con lui anche vivremo; se abbiam costanza nella prova, con lui altresì regneremo...'; 1Corinzi 6:2: 'Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo?'; Matteo 19:28: 'Io vi dico in verità che nella nuova creazione (palingenesi), quando il Figliuol dell'uomo sederà sul trono della sua gloria, anche voi che m'avete seguitato, sederete su dodici troni a giudicar le dodici tribù d'Israele...'. Cfr. Luca 22:30. Infine, nel libro di Daniele, in un passo analogo ad Apocalisse 20, si legge: 'il giudizio fu dato ai santi dell'Altissimo e venne il tempo che i santi possederono il regno' Daniele 7:22,27. Anche nell'Apocalisse si dice lett. 'e fu dato loro il giudizio (κριμα)'. Vero è che Giovanni vede prima i troni con delle persone che vi si siedono, poi la risurrezione dei martiri e dei fedeli; ma in una descrizione fatta come questa con pochi rapidi tocchi, non è il caso di dare importanza eccessiva all'osservazione ora accennata: 'Vidi dei troni, e [delle persone] vi si sedettero, e fu dato loro il giudizio... e le anime di quelli... e coloro che... e vissero, e regnarono...'.

E vidi le anime di quelli che erano stati decollati

(lett. 'passati per la scure' che serviva ai littori nelle esecuzioni capitali)

per la testimonianza di Gesù e per la parola di Dio.

La testimonianza di Gesù è la rivelazione evangelica da lui fatta e corrisponde, per la sostanza, alla 'parola di Dio'. Per aver creduto, professato, ritenuto saldamente il Vangelo di Cristo, i martiri hanno perduto la vita del corpo; ma sono coronati di speciale onore nella risurrezione dei giusti. E con loro sono onorati anche i credenti che, pur non avendo sofferto il martirio, hanno mostrato la loro fedeltà alla parola di Dio in circostanze particolarmente difficili:

e di quelli che (lett. e quelli che) non aveano,

nella vita terrena,

adorato la bestia nè la sua immagine, e non aveano preso il marchio sulla loro fronte e sulla loro mano

(Cfr. Apocalisse 13:15-17);

ed essi tornarono in vita e regnarono con Cristo mille anni.

Siccome si tratta di persone morte, il verbo vissero (εζησαν) ha qui e in Apocalisse 20:5, come in altri luoghi Apocalisse 2:8; 13:14, il senso di 'rivivere' mediante la risurrezione.

Il rimanente dei morti non tornò in vita prima che fossero compiti i mille anni. Questa è la prima risurrezione.

Beato e santo è colui che partecipa (lett. che ha parte) alla prima risurrezione. Su loro non ha potestà la morte seconda,

cioè quella che segue la morte del corpo nel caso degli impenitenti, la morte eterna, la perdizione lungi da Dio fonte d'ogni vita e di ogni felicità.

ma saranno sacerdoti di Dio e di Cristo

invece d'esser condannati «hanno vita eterna, non vengono in giudizio» Giovanni 5:24 e servono Dio ed il Signor Gesù Cristo come sacerdoti che si accostano liberamente al trono di Dio e sono interamente a lui consacrati. Cristo è considerato come partecipe dell'essenza divina e degno di adorazione al par di Dio.

e regneranno con lui (Cristo) quei mille anni.

E chiaro che qui sono distinte due risurrezioni corporali, la prima ha luogo all'avvento di Cristo prima del millennio e abbraccia i salvati che regnano con Cristo durante i mille anni; la seconda che abbraccia 'il rimanente dei morti' giusti ed ingiusti, ha luogo alla fine del millennio in vista del giudizio finale di cui parlano Apocalisse 20:11-15. Siccome questa seconda risurrezione è da tutti considerata come una risurrezione corporale, tale dev'essere di necessità anche la prima e, se non fosse per difendere una certa teoria del millennio, nessuno penserebbe oggi a intender la prima risurrezione in senso spirituale e la seconda in senso corporale. Certo, i beati e santi che parteciperanno alla 'prima risurrezione', hanno dovuto, durante la loro vita terrena, passare dalla morte spirituale alla vita nuova, esser 'vivificati con Cristo' Giovanni 5:24; Efesini 2:1-7; 5:14, 'nascer di nuovo'; altrimenti non sarebbero stati fedeli fino al martirio alla parola di Dio; ma qui Giovanni vede le anime di questi fedeli rivivere nei loro corpi gloriosi, seder su dei troni e regnar con Cristo. Si tratta qui della 'risurrezione dei giusti' di cui parla Gesù Luca 14:14, della 'risurrezione di tra i morti' (εξαναστασις ἡ εκ νεκρων) alla quale Paolo anela di giungere (Filippesi 3:11; Cfr. Luca 20:35). L'Apocalisse c'insegna ch'essa precederà, nel tempo, la risurrezione generale alla quale essa è accoppiata in molte dichiarazioni profetiche; e Paolo non insegna diversamente quando scrive ai Corinzi: 'Come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno nel suo proprio ordine: Cristo, la primizia; poi quelli che son di Cristo, alla sua venuta; poi verrà la fine quando... avrà messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte...' (1Corinzi 15:22-28; cfr. Apocalisse 20:14).
Che cos'è questo regno millenario di Cristo e dei suoi riscattati? L'esegesi cattolica, seguendo le orme di Agostino e di Gerolamo, vi scorge «il regno indiviso della chiesa militante e della trionfante», il regno «delle anime beate che sono in cielo e dei santi che sono ancora sulla terra» (Allo), 'il regno della fede cristiana', principiato, secondo gli uni, con l'incarnazione di Cristo; secondo altri, col trionfo del cristianesimo sul paganesimo romano, ai tempi di Costantino (313) o poco appresso. E siccome mille anni non sono da prendersi alla lettera, questo periodo durerebbe fino all'apparizione dell'anticristo che molti identificano con Gog Apocalisse 20:8. Allora, dopo la disfatta dell'ultima rivolta, avverrebbe la risurrezione corporale seguita dal giudizio finale. Questa esegesi sconvolge l'ordine degli eventi descritti in questa parte dell'Apocalisse ov'è predetto anzitutto il giudizio sulla gran meretrice, poi quello sulla bestia e sul falso profeta, e da ultimo quello che colpisce Satana l'autore principale del falso cristianesimo e dell'anticristianesimo. Invece, secondo questa teoria, Satana sarebbe legato prima di aver suscitato le persecuzioni e le adulterazioni e le apostasie annunziate in Apocalisse 12-13; 17. L'esegesi cattolica porta ad alterare il senso ovvio di non poche espressioni in Apocalisse 20:1-6. Satana 'legato e chiuso nell'abisso' vuol dire Satana un po' meno libero; il non 'sedur più le nazioni' vuol dire sedurle un po' meno di prima; i troni di Apocalisse 20:4 diventano i seggi episcopali per Agostino che viveva in un tempo in cui il vescovo romano non aveva ancora la pretesa d'essere il vicario di Cristo. Mentre il morir sotto la scure è una morte corporale, il 'vivere' che qui equivale al risuscitare, significa soltanto il continuare a vivere con Cristo, senza il corpo; e la 'prima risurrezione' corrisponde alla rigenerazione. Il 'rimanente dei morti che non torna in vita', si riferisce ai morti spirituali che seguitano ad esser tali nell'al di là. Il 'regnar con Cristo' ha senso diverso secondo che lo si applica ai santi che vivono sulla terra o a quelli che sono in cielo. La teoria cattolica implica un atroce travisamento dei fatti più patenti. Come si può sostener ché Satana è ora legato e non seduce più le nazioni allorchè la sua nefasta attività è attestata, oltrechè dall'Apocalisse stessa, dalle innumerevoli adulterazioni del Vangelo, dalla decadenza e mondanità della Chiesa visibile, dalle persecuzioni contro i seguaci di Cristo? No, dove il falso profeta seduce con tutti i mezzi gli abitanti della terra e fa uccidere, coloro che rifiutano d'adorar la bestia, dove la meretrice è ebbra del sangue dei santi, ivi non si può dir che regnino Cristo ed i suoi fedeli.
La tendenza ultra-spiritualista che, a forza di spiritualizzare le profezie, finisce col farne sfumare anche la sostanza, riduce il millennio a un periodo in cui l'influenza spirituale del Vangelo sarà più intensa, in cui l'esempio lasciato dai santi, i principe che animarono la loro vita, rivivranno in altri testimoni di Cristo. Che questo sia per verificarsi nel millennio, non fa dubbio; ma la profezia ci autorizza ad attendere cose più grandi e più gloriose assai.
La tradizione esegetica dei tre primi secoli rappresentata da scrittori vissuti in epoca vicina a quella del Veggente e, in alcuni casi, nella regione stessa ove fu scritta l'Apocalisse, ha inteso il millennio come un regno di Cristo intermedio tra lo stato anteriore all'avvento glorioso del Signore, e lo stato perfetto che deve seguire il giudizio finale: Così l'hanno inteso, nel secondo secolo, Papia di Ierapoli, Giustino Martire, Ireneo discepolo di Policarpo, Tertulliano, e poco più tardi Ippolito e Vittorino di Pettau. Vero è che l'influenza della Scuola d'Alessandria e le rappresentazioni carnali date da cristiani giudaizzanti del regno di mille anni, spinsero alcuni a negare la canonicità dell'Apocalisse (es. il presbitero Caio di Roma e Dionisio d'Alessandria); ma il libro non è responsabile delle grossolane deduzioni che se ne trassero; esso è, al contrario, di una grande sobrietà. Si limita a mettere in luce tre caratteri distintivi del millennio: la soppressione dell'attività diabolica, il regnar di Cristo sulla terra durante questo periodo, e la collaborazione dei fedeli risuscitati, con Cristo. Non dice in quali modi e in quale forma si eserciterà l'azione di Cristo e dei suoi santi, se sarà visibile o invisibile, se dalla terra, o dal cielo per via di apparizioni frequenti come quelle di Gesù nei quaranta giorni che precedettero la sua ascensione. Certo l'assenza delle seduzioni diaboliche renderà gli uomini più accessibili al Vangelo, più disposti ad aprire il cuore alla verità e sotto gli effluvi potenti dello Spirito si rinnoveranno i giorni pentecostali, anzitutto sopra il popolo eletto ritornato nel paese dei suoi padri. «Spanderò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazioni e riguarderanno a me che han trafitto e ne faranno un cordoglio simile a quello che si fa per un figliuolo unico» Zaccaria 12:10. Allora 'tutto Israele sarà salvato', secondo la profezia di Paolo Romani 11 e 'la loro riammissione' sarà per il mondo come 'una vita d'infra i morti'. Israele adempirà allora appieno la missione per la quale è stato scelto, e conservato nel corso dei secoli: sarà la 'luce delle genti'. 'Molti popoli accorreranno e diranno: Venite, saliamo al monte dell'Eterno... Egli ci ammaestrerà intorno alle sue vie... Poichè da Gerusalemme uscirà la parola dell'Eterno' Isaia 2. 'La terra sarà ripiena della conoscenza dell'Eterno come il fondo del mare dall'acque che lo coprono'. Cfr. Isaia 11; 60; Amos 9; Zaccaria 8:20-23; Deuteronomio 30:1-10. Tutte le forme dell'attività umana nel campo della scienza, dell'insegnamento e dell'educazione, nel campo delle lettere e delle arti, nel campo delle industrie e dei commerci, della vita sociale, nazionale ed internazionale, saranno permeate dallo spirito cristiano. Le scoperte non serviranno più al male ma saranno volte al bene. La giustizia sarà rettamente amministrata, la pace stabilita, 'il lupo abiterà con l'agnello', 'una nazione non leverà più la spada contro un'altra e non impareranno più la guerra' Isaia 2:4; e con la guerra spariranno altre abominazioni che disonorano l'umanità. «La natura stessa avrà parte in questa grande festa. Il suolo dotato di inesauribile fertilità produrrà in abbondanza dei frutti più che mai squisiti» (Auberlen). Papia diceva che ogni vite avrebbe dieci mila tralci, ogni tralcio dieci mila grappoli, ogni grappolo dieci mila chicchi d'uva, e ogni chicco darebbe venticinque misure di vino. La forma era leggendaria, ma l'idea della fecondità della terra era giusta. 'Il deserto e la terra arida si rallegreranno, la solitudine... fiorirà come la rosa' Isaia 35:1. 'Chi morrà a cent'anni morrà giovane... i giorni del mio popolo saran come i giorni degli alberi; e i miei eletti godranno a lungo dell'opera delle loro mani. Non si affaticheranno invano e non avranno più figlioli per vederli morire a un tratto...' Isaia 65:17-25; Geremia 33; Isaia 35. 'Sarà l'ordine di cose perfetto al quale aspira l'umanità; l'epoca della gloriosa efflorescenza del culto spirituale e della civiltà cristiana in cui... la scienza, le arti, l'industria, il commercio presteranno allo spirito cristiano le loro risorse; in cui sarà realizzata l'immagine del lievito che lievita tutta la pasta' (F. Godet).

E quando i mille anni saranno compiti, Satana sarà sciolto dalla sua prigione e uscirà per sedurre le nazioni che sono ai quattro canti della terra, Gog e Magog, per adunarle per la battaglia: il loro numero è come la rena del mare.

Il millennio non è ancora lo stato perfetto ed eterno, perchè non tutti ubbidiscono di cuore al Vangelo e non tutte le nazioni l'hanno accettato o son disposte a perseverare in esso. Ignoriamo perchè Satana 'ha da esser sciolto per un po' di tempo' Apocalisse 20:3 alla fine del regno di mille anni. Il lungo periodo di prosperità ha esso ingenerato l'affievolimento della vita spirituale? Le nazioni più lontane hanno esse disprezzato l'invito ad esse rivolto, così da meritar d'essere abbandonate a se e private dei favori speciali a loro concessi (Cfr. Zaccaria 14:17-19)? Non sappiamo; ma l'esistenza di nazioni non ancora cristiane o non più tali, alla fine del millennio, è chiaramente affermata, e son quelle che diventano preda delle seduzioni del diavolo, a cui la lunga prigionia non ha mutato il cuore. Il nome delle nazioni arruolate è tolto da Ezechiele 38-39 ove Gog figura come il principe del paese o del popolo di Magog, cfr. Ezechiele 38:2; 39:6. Magog è indicato in Genesi 10:2 come figlio di Iafet, abitante nell'estremo Nord, oltre il Mar Caspio. Nelle lettere di Tell-Amarna (1400 a.C.) figura Gagaia tra i popoli nordici. Alcuni antichi identificano Gog con gli Sciti. In Ezechiele, è presentato come l'ultimo nemico che assalirà il popolo d'Israele nei tempi messianici e nell'Apocalisse sembra rappresentare tutte le nazioni anticristiane della estrema fine dei tempi, ovunque vivano. Con ciò, non intendiamo identificarle con gli eserciti dei re della terra capitanati dall'anticristo e di cui è questione in Apocalisse 19:19-21; e meno ancora possiamo, come fa Allo, considerare quest'ultima rivolta come il riassunto di tutti gli sforzi del demonio contro il regno di Cristo.

E salirono sulla distesa della terra,

sul vasto territorio che li separava dalla capitale del regno di Cristo. Il passato profetico descrive come già compiuta l'azione futura veduta in visione.

e attorniarono il campo dei santi e la città diletta;

La città diletta non può essere che la Gerusalemme del millennio centro dell'Israele convertito e di tutto il popolo di Dio rappresentato come accampato intorno alle mura della città prediletta.

ma dal cielo discese del fuoco e le divorò.

In Ezechiele gli eserciti di Gog son distrutti con le guerre intestine, con la peste, con la pioggia e con la grandine; ma si dice pure: «farò piovere su loro fuoco e zolfo... manderò il fuoco su Magog...» Ezechiele 38:22; 39:6. Il giudizio distruttore, quale che sia la sua natura, che scende fulmineo sulle genti sedotte e sul grande seduttore sarà, questa volta, definitivo.

10 E il diavolo che le avea sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo dove sono anche la bestia e il falso profeta: e saran tormentati giorno e notte,

senza posa,

nei secoli dei secoli.

Apocalisse 19:20; 20:15.

AMMAESTRAMENTI

1. «Facciamo osservare la parte preponderante attribuita a Satana, capo delle potenze tenebrose, nelle manifestazioni del male sulla terra. Se Satana è legato, il male si attenua, quasi svanisce. Se è sciolto, il male scoppia di nuovo. Certo questa veduta contrasta con la corrente della teologia detta moderna; ma ciò non vuol dire che sia falsa, giacchè la teologia moderna non è ancora infallibile... Il punto di vista biblico lascia sussistere il libero arbitrio, poichè la tentazione non ha mai soppresso la responsabilità di chi è tentato. Il punto di vista biblico ha sopratutto il vantaggio di aprire una larga porta ai perdoni futuri, col far valere le circostanze attenuanti in favore dei colpevoli, individui e nazioni. Se Dio non fulmina subito tutte le Babilonie, tutti i Caini, tutti gli Erodi, tutti i Caiafa, è perchè Egli sa quale potenza occulta acceca gli spiriti» (P. Vallotton).
La libertà concessa a Satana di sedurre i nostri primi progenitori, di organizzare l'opposizione al regno di Dio in seno all'umanità, è per noi misteriosa; ma non dobbiamo dimenticare che, anche per Satana, ci son delle catene e c'è la prigione nell'abisso e c'è da ultimo il giudizio definitivo della creatura responsabile, lo stagno di fuoco e zolfo, il tormento senza posa, la cui durata si conta a secoli di secoli.

2. 'La dottrina del regno di mille anni è oggetto di un ingiusto disprezzo'. Così scriveva Auberlen fin dal 1854. Infatti quando la si spogli delle superfetazioni carnali dalle quali è stata deformata per opera degli antichi chiliasti e più tardi degli anabattisti e loro segnaci, e quando d'altra parte non se ne volatilizzi la sostanza con interpretazioni sedicenti spirituali, la dottrina biblica del millennio che è una fase del regno di Dio, fase terrena, intermedia tra il regno meramente spirituale e il regno celeste perfetto, è fonte di consolazione e di conforto per i figliuoli di Dio. Hanno parte ora all'ignominia, alle sofferenze, talvolta al martirio di Cristo; ma quando il loro Signore apparirà, avranno parte non solo alla sua vita, ma anche al suo regno sulla terra ed avranno la gioia d'esser strumenti per il bene dei loro simili. Ignorano il modo, ma ciò non conta. «Sarà la rivincita del Golgota, la glorificazione della Chiesa prima perseguitata o divisa o corrotta» (Vall.).
La visione del millennio che occupa un largo posto nella profezia biblica è fatta per nutrire l'ottimismo cristiano. «L'ottimismo dell'uomo che crede in Dio e vive per lui, non può essere che indomito ed inespugnabile» (Charles). «Se il fanatismo ha potuto abusare di questa profezia per inventare un millennio grossolano e carnale, la fede deve imparare a servirsene per lavorare con coraggio all'evangelizzazione del mondo, per non cader nel pessimismo, per credere fermamente al progresso, per combattere con rinnovato ardore il buon combattimento» (De Perrot). 'Soddisfazione intera sarà data, col millennio, alle reclamazioni più imperiose della coscienza moderna. Il sogno pacifista, il sogno sociale in quello ch'essi hanno di umano e di generoso; il sogno cosmopolita che sopprime frontiere e dogane, odii di razze e di lingue...; il sogno degli scienziati e dei filantropi che vede la natura domata, i flagelli naturali scongiurati, le epidemie e i contagi, cancro, tifo, tubercolosi, relegati in un passato esoso; il vizio, l'egoismo, l'invidia, questi cancri dell'anima, vinti a loro volta; tutti questi sogni diventeranno su questa terra stessa, ovunque, per tutti e per lungo tempo, la realtà positiva e quotidiana... Intanto, le preghiere dei credenti, la propaganda dei missionari, la nobile impazienza della gioventù cristiana che mira a 'far Cristo re', le ricerche degli scienziati, le visioni dei poeti, le agitazioni cieche dei popoli, tutto concorre ad affrettare il regno millenario del Cristo' (P. Vallotton).

11 Sezione Sesta. Apocalisse 20:11-15. IL GIUDIZIO FINALE

Poi vidi un gran trono bianco e Colui che vi sedeva sopra, dalla cui presenza fuggiron terra e cielo e non fu più trovato posto per loro.

Il giudizio finale è il coronamento dei giudizi precedenti. Giovanni descrive con grande sobrietà la visione di quell'atto solenne ch'è ad un tempo la proclamazione della sentenza divina e la dimostrazione dinanzi all'universo della giustizia di essa. Il trono su cui siede il giudice è grande più di quelli veduti anteriormente Apocalisse 4:2; 20:4, a significare la maestà sovrana di Dio; ed è bianco per significar che da esso non procedon che sentenze d'immacolata e perfetta giustizia. Colui che siede sul trono è Dio Padre, il Re supremo. Cfr. Apocalisse 21:5. Ciò non contraddice a quanto si legge altrove di Cristo qual giudice, perchè Cristo è delegato dal Padre a giudicare vivi e morti. Così Atti 17:31: «Dio... ha fissato un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo ch'Egli ha stabilito...» Cfr. Romani 2:16; Giovanni 5:22,27. Il trono di Dio è perciò chiamato 'il trono di Dio e dell'Agnello' (Apocalisse 22:1; cfr. Apocalisse 21:22; 3:21; nonchè Tito 2:13). Dalla presenza del Dio santo fugge il mondo contaminato dal peccato. 'I cieli e la terra passeranno' aveva detto Gesù Marco 13:31, e il Salmista: 'essi periranno... tu li avvolgerai come un mantello e saranno mutati'. La seconda Epistola di Pietro descrive anche il modo di questo passare: 'i cieli passeranno stridendo e gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse... Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra nei quali abiti la giustizia' (2Pietro 3:10,12-13; cfr. Apocalisse 21:1).

12 E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti al trono;

I morti che Giovanni vede sono anzitutto 'il rimanente dei morti' che non dovevan risuscitare prima della fine del millennio Apocalisse 20:5; a questi vanno aggiunti i giusti ed ingiusti morti durante il lungo periodo del millennio. I fedeli che hanno partecipato alla 'prima risurrezione' sono da considerare come presenti al grande atto finale che proclama la sorte definitiva delle creature umane. Fra queste non vi sono davanti a Dio dei grandi che la loro passata condizione sociale esenti dal giudizio, nè piccoli a cui Dio non ponga mente; le distinzioni terrene sono senza valore davanti al giudice supremo.

ed i libri furono aperti; e un altro libro fu aperto che è il libro della vita; e i morti furon giudicati dalle cose scritte nei libri, secondo le loro opere.

Del libro della vita è fatta menzione di già in Apocalisse 3:5: 'io non cancellerò il suo nome dal libro della vita, e confesserò il suo nome nel cospetto del Padre mio e nel cospetto dei suoi angeli'. Esso contiene i nomi dei salvati: Apocalisse 13:8; 17:8; Filippesi 4:3; Luca 10:20. Gli altri libri sono come gli allegati al libro della vita e contengono la descrizione della vita di ciascun individuo, cioè le opere che ne manifestano il vero essere morale. Possono rappresentare le tavole della memoria in cui ogni cosa è scolpita e, ad ogni modo, l'onniscienza di Dio a cui nulla sfugge. Anche i salvati, che son salvati per grazia e non, per merito d'opere, sono giudicati secondo le loro opere perchè queste sono il frutto della grazia in loro, la manifestazione della sincerità del loro ravvedimento e della efficacia della fede che li ha uniti a Cristo. L'albero si conosce dai suoi frutti Matteo 16:27; Romani 2:6; 2Corinzi 5:10. Per tal modo è fatta palese a tutti la giustizia della sentenza divina.

13 E il mare rese i morti ch'erano in esso; e la morte e lo Hades resero i loro morti, ed essi furono giudicati ciascuno secondo le sue opere.

Secondo l'insegnamento di Gesù, v'è una 'risurrezione per la vita' e una 'risurrezione per il giudicio', ma 'tutti quelli che son nei sepolcri udranno la voce del Figliuol di Dio e ne verranno fuori' Giovanni 5:28-30. È l'idea contenuta nel v. 13. Non solo la terra rende i morti sepolti in essa, ma il mare rende quelli che ha inghiottiti; la morte non può ritenere quelli di cui ha fatto sua preda, nè lo Hades le anime custodite in esso; senza eccezione, tutti devono risuscitare per comparire dinanzi al Giudice Atti 24:15.

14 E la morte e il soggiorno dei morti (lo Hades) furon gettati nello stagno di fuoco. Questa è la morte seconda, cioè lo stagno di fuoco.

Morte e Hades sono personificati come potenze nemiche. Così fa Paolo quando chiama la morte «l'ultimo nemico che sarà distrutto» 1Corinzi 15:26. Son gettati nello stagno di fuoco perchè connessi col peccato, anzi rampollati dal peccato. Vinto il peccato devono sparire le conseguenze di esso. Ogni forma d'esistenza transitoria sbocca col giudizio finale nel definitivo. La morte diventa morte seconda che colpisce tutto l'essere per sempre, e la vita diventa vita perfetta ed eterna. «Come v'è una seconda vita superiore alla prima, così v'è una seconda morte più profonda della prima. E come, dopo quella vita, non c'è più morte, così, dopo quella morte non c'è più vita» (Charles).

15 E se qualcuno non fu trovato scritto nel libro della vita, fu gettato nello stagno di fuoco.

'Immagine terribile di sofferenza morale' (Bonnet). La sorte di coloro che sono scritti nel libro sarà descritta nei due ultimi capitoli.

AMMAESTRAMENTI

1. L'insegnamento di questa breve sezione circa il giudizio finale collima con quello. degli altri scritti del Nuovo Testamento. Il giudizio ha a essere universale giacchè si estenderà ai vivi rimasti ed ai morti, si estenderà a tutti i trapassati senza distinzione di condizioni sociali, si estenderà ai salvati (anche se risorti prima del millennio) che hanno ricevuto il Salvatore e ch'egli riconoscerà per suoi, come si estenderà a coloro che l'hanno respinto. 'Sia nel soggiorno dei morti, sia sulla terra durante il millennio, tutte le anime avranno avuto l'occasione d'incontrar Gesù Cristo' (P. Vallotton) e di accettare o respingere coscientemente la salvezza offerta da lui. Il giudicio sarà individuale poichè ogni persona umana ha la propria responsabilità. Sarà basato sulle opere di ciascuno, per che son quelle che provano la realtà del pentimento, della fede e della vita nuova che scaturisce da Cristo. Le opere sono cosa palese e «la giustizia, salvo motivate eccezioni, si rende in piena luce, dopo uditi i testimoni dell'accusa e della difesa, a porte aperte e in mezzo a un certo apparato. Così avverrà nelle grandi assise della giustizia divina» (Vall.). Il giudizio sarà infallibile perchè pronunziato dal Dio onnisciente e santo; e sarà definitivo poichè fisserà per sempre la sorte delle creature morali.

2. Dalla certezza di dover 'comparire davanti al tribunale di Cristo affinchè ciascuno riceva la retribuzione delle cose fatte nel corpo', Paolo traeva una duplice conseguenza pratica, applicabile ad ogni credente nelle circostanze in cui è chiamato a servire il Signore: «Perciò, dice, ci studiamo d'essergli grati, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne partiamo». E ancora: «Sapendo il timor che si deve aver del Signore, noi persuadiamo gli uomini», s'intende a riconciliarsi con Dio 2Corinzi 5:9-11. 'Possa io non dimenticar mai che, sebbene giustificato per fede, sarò giudicato dalle opere e possa io abbondare sempre più in ogni sorta di buone opere. Dammi d'essere un albero buono che dia dei buoni frutti. Santificami, giacchè senza la santificazione niuno vedrà la tua faccia' (Chalmers).

3. 'A misura che si procede nello studio di questi ultimi capitoli dell'Apocalisse, i mali spariscono uno dopo l'altro, per non lasciar sussistere alla fine che la vita beata. Quali tesori di speranza e di consolazione sono racchiusi nelle prospettive che la Parola di Dio apre dinanzi a noi!' (Bonnet).