1 Sezione Quinta. Apocalisse 13:1-10. IL PRIMO STRUMENTO DI SATANA: LA BESTIA CHE SALE DAL MARE
E vidi salir dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di bestemmia.
In armonia con quanto si legge in Apocalisse 17 della meretrice 'sedente sopra molte acque' che 'son popoli e moltitudini e nazioni e lingue' Apocalisse 17:15, il mare dal quale Giovanni vede salire la bestia ha da intendersi anche qui come simbolo delle moltitudini umane spinte come le onde, or qua or là, dai venti che le dominano. Bastan poche intelligenze, poche volontà risolute, spesso anche una sola, per trascinare le masse umane, imporsi a loro e farsi acclamare ed ubbidire. Daniele aveva di già contemplato nelle sue visioni Daniele 7 i venti scatenati sul mare e veduto quattro bestie sorger dalle onde, simili le tre prime ad un leone, a un orso, a un leopardo, e la quarta diversa dalle altre, terribile, con grandi denti di ferro, intenta a tutto divorare e calpestare. Quelle quattro bestie figuravano quattro imperi: il babilonese, il medo-persiano, il greco di Alessandro e successori (Cfr. Daniele 8) e il romano: quattro incarnazioni successive del potere terreno, poggiante sulla forza brutale, intento più che ad amministrare la giustizia e procurare il bene materiale e morale dei popoli, a calpestar gli altri per esaltar se stesso. Per quel loro carattere di violenza brutale e crudele, quelle grandi manifestazioni della potestà terrena erano rappresentate da bestie feroci e contrapposte al regno giusto, benefico, pacifico ed eterno del figliuol d'uomo che Daniele vide venir sulle nuvole del cielo. Le visioni dell'Apocalisse del Nuovo Testamento sono la continuazione e lo svolgimento di quelle dell'Apocalisse dell'Antico Testamento. La bestia che Giovanni vede salir dal mare riunisce in sè le caratteristiche delle quattro di Daniele: ha l'astuzia, l'agilità, la crudeltà del leopardo; ha la ponderatezza, la regolarità, la perseveranza dell'orso; ha la forza, la maestà, la rapacità del leone; ha la sete di conquista, di dominio assoluto, l'orgoglio empio della quarta. La potestà terrena non retta e compenetrata dalla volontà di Dio, presenta nelle sue maggiori incarnazioni storiche, delle differenze secondarie, ma resta nei suoi caratteri essenziali sempre la stessa; perciò la visione che la raffigura in un'unica bestia feroce, (θηριον = bestia feroce, è altra cosa che ζωον = essere, creatura vivente Apocalisse 4:6) con sette teste che rappresentano le successive incarnazioni della potestà terrena aliena da Dio, e dieci corna con diademi, che rappresentano dieci regni, e sono secondo Apocalisse 17, una delle ultime forme che dovrà assumere il potere mondano. L'idea della fondamentale unità della potestà terrena era di già contenuta nella visione della statua spiegata da Daniele al re Nebucadnezar e vi si trovava perfino la divisione futura in dieci regni accennata nelle dieci dita dei piedi della statua. Più che questo, nella visione del capitolo Daniele 7, Daniele avea veduto di mezzo ai dieci re (le dieci corna della quarta bestia) sorgerne uno diverso dagli atri, che proferirebbe parole arroganti contro l'Altissimo, opprimerebbe i santi, per un periodo di tre anni e mezzo, finchè venuto il giudizio, sarebbe distrutto e il regno dato per sempre ai santi dell'Altissimo. L'Apocalisse conferma e svolge con maggiori particolari il vasto panorama profetico di Daniele. La bestia porta non quattro teste soltanto ma sette e non è soltanto sull'ultima che sono nomi di bestemmia, ma su tutto; il che non toglie che l'arroganza bestemmiatrice contro Dio e la persecuzione del suo popolo da parte del potere mondano segnino un crescendo nel corso della storia. Il Faraone egizio che viene per primo in relazione col popolo di Dio, l'opprime ed esclama: 'Chi è l'Eterno perch'io obbedisca alla sua voce?... Io non conosco l'Eterno' Esodo 5:2. Sennacherib l'Assiro 'insulta e oltraggia l'Eterno' Isaia 37. Nebucadnezar, il monarca caldeo glorifica se stesso quasi fosse Dio e n'è punito con la pazzia che lo assimila alle bestie Daniele 4. Alessandro si lascia proclamar figlio della divinità; gl'imperatori romani si fanno chiamare 'augusti', 'divini', 'figli di Dio', 'dei' e si fanno erigere templi e statue dinanzi a cui si brucia incenso. In genere, i rappresentanti del potere mondano si son lasciati proclamare di razza divina assumendo titoli divini e l'ultima incarnazione del potere autocratico appare in Apocalisse 17:3 come «coperta di nomi di bestemmia». Paolo dice dell'anticristo che «si porrà a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch'egli è Dio» 2Tessalonicesi 2:4.
2 E la bestia ch'io vidi era simile a un leopardo, e i suoi piedi eran come di orso e la sua bocca come bocca di leone; e il dragone le diede la propria potenza e il proprio trono e grande potestà.
La rassomiglianza col dragone dalle sette teste e dalle dieci corna Apocalisse 12:3 indica già che la bestia è lo strumento di Satana nella guerra contro Dio ed il suo popolo. Ma qui la cosa è notata in modo esplicito. «Ritroviamo qui l'idea Iohannica di Satana, principe di questo mondo in genere e particolarmente dei regni di questo mondo Giovanni 12:31; 1Giovanni 5:19; Luca 4:6. Fra gli apostoli Giovanni è quegli che meglio ha compreso la divinità con le sue profondità, ma anche il mondo nelle misteriose relazioni che sostiene con lo spirito delle tenebre. La bestia essendo l'immagine fedele del dragone, deve rappresentare l'insieme delle potenze terrene anzichè un impero particolare» (Auberlen). Il dragone non agisce apertamente, si nasconde dietro agli strumenti che ispira, che incita, che inganna con le sue calunnie, che aiuta con tutto il potere di cui dispone.
3 E io vidi una delle sue teste come ferita a morte; e la sua piaga mortale fu sanata;
Ci troviamo qui di fronte ad una delle maggiori difficoltà che si presentino all'interprete dell'Apocalisse; perciò le soluzioni proposte sono diverse e molto numerose, anche perchè nell'interpretare Apocalisse 13 si deve tener conto di quanto è detto in Apocalisse 17 ove si torna a parlar della bestia dalle sette teste e dalle dieci corna e un angelo ne da una spiegazione in forma enimmatica che lascia sussistere per noi parecchie oscurità. Fra gli esegeti moderni è in voga la teoria secondo la quale la Bestia sarebbe la rappresentazione dell'impero romano pagano e persecutore dei cristiani, incarnato in un Nerone redivivo; le sette teste sarebbero sette imperatori (nell'indicare i quali variano gli autori) e la testa ferita a morte, poi guarita, sarebbe Nerone, il quale, inseguito dai cavalieri lanciatigli dietro dal Senato romano, si suicidò segandosi la gola il 9 Giugno dell'anno 68 e fu sepolto quasi clandestinamente. Ma il mistero che circondò la morte dell'ultimo rampollo della famiglia dei Cesari diede origine al sospetto popolare che Nerone non fosse morto, ma vivesse nascosto in qualche angolo dell'impero od anche oltre le frontiere, presso i Parti, pronto a tornare coi capi di quel popolo guerriero per vendicarsi, distruggendo Roma. Vi fu infatti in oriente chi, approfittando della diceria popolare, cercò di farsi credere Nerone, ma fu presto ridotto all'impotenza. Secondo la teoria in questione, Giovanni scrivendo l'Apocalisse nel 69, conterebbe come cadute cinque teste cioè cinque imperatori compreso Nerone (Apocalisse 17:9-10: le sette teste... sono anche sette re: cinque sono caduti, uno è, e l'altro non è ancora venuto e quando sarà venuto ha da durar poco); l'imperatore regnante, la sesta testa, sarebbe Galba secondo gli uni, o Vespasiano secondo gli altri; il settimo dal regno breve sarebbe in quest'ultimo caso Tito che regnò solo due anni (79-81); a quello dovrebbe succedere l'anticristo, la testa guarita, il Nerone redivivo, che distruggerebbe Roma, bestemmierebbe Dio, perseguiterebbe a morte i cristiani e sarebbe a sua volta distrutto dall'avvento del Signore. La teoria assume forme diverse che sarebbe troppo lungo enumerare; ma essa da luogo a non poche e serie obiezioni. 1o) Essa poggia sull'idea che la Bestia apocalittica rappresenti unicamente la quarta Bestia di Daniele, mentre essa appare come la fusione delle principali incarnazioni del potere secolare descritte da Daniele. Come la donna è l'emblema del popolo di Dio di tutti i tempi, il dragone l'emblema del nemico di Dio e dei fedeli in tutte le età, la bestia è l'immagine del potere mondano antidivino nelle sue successive manifestazioni fino alla venuta del Re celeste. L'Apocalisse non è scritta soltanto per i cristiani asiatici del I Secolo e non concerne solo gli eventi contemporanei: essa è scritta per la Chiesa di tutti i tempi e abbraccia nelle loro grandi linee «le cose che devono avvenire» fino alla consumazione del Regno di Dio. 2o) La teoria del Nerone redivivo poggia sull'idea che le teste della bestia siano degli imperatori, perchè in Apocalisse 17:10 è detto: 'Le sette teste... sono anche sette re'; ma in Apocalisse 17:11 ove la bestia stessa è identificata con un ottavo re, si vede che le due nozioni di re e di regno possono equivalersi e ad ogni modo in Daniele son chiamati re i quattro grandi imperi, mentre poco più oltre, la quarta bestia è chiamata 'un quarto regno... diverso da tutti gli altri regni' e da cui sorgeranno dieci re (Daniele 7:17,23; Cfr. Daniele 8:20-22 ove le quattro corna del becco sono i 'quattro regni' in cui si divise l'impero d'Alessandro). L'impero romano pagano rappresenta certamente una delle incarnazioni del potere mondano anticristiano; ma gl'imperatori che precedettero Nerone: Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio non furono dei persecutori e non hanno alcuna importanza speciale nella storia religiosa dell'umanità. D'altronde se la profezia avesse limitato a sette soltanto il numero degli imperatori romani, qual credito avrebbe essa potuto trovare quando la storia l'andava smentendo, dopo l'81, in modo sempre più evidente? 3o) Ed a proposito di questo, osserviamo che la teoria del 'Nero redivivus' ha trovato favore presso gli interpreti che si fanno del valore profetico dell'Apocalisse un concetto molto meschino. Per loro, anzichè di una 'rivelazione di Gesù Cristo', si tratta di congetture, di intuizioni più o meno probabili dell'autore, destinate a sostenere il coraggio dei cristiani del tempo, e vestite di forme bizzarre ricavate da fonti giudaiche cucite assieme e manipolate in guisa da dar loro un senso cristiano. Come questo si concilii con le affermazioni di Giovanni e col suo carattere alieno da ogni menzogna, non riusciamo a capirlo. 4o) L'interpretazione che nella testa ferita vede Nerone suicida, presuppone che l'Apocalisse sia stata scritta sotto il suo successore Galba, nel 69, o, se si considerano Galba, Ottone e Vitellio come usurpatori, sotto Vespasiano (69-79). Ora tutto concorre a stabilire che il libro fu scritto sulla fine del regno di Domiziano (81-96). 5o) L'interpretazione in questione presuppone che Giovanni abbia accettata come vera la leggenda popolare relativa a Nerone, facendola servire ai suoi fini. Ciò non farebbe onore al suo acume, giacchè gli storici pagani che la riferiscono non vi prestano alcuna fede e ancora nel IV secolo, Lattanzio, e Agostino nel V, chiamano 'deliranti' coloro che vi credono. V'è di più, se Giovanni alludesse alla leggenda, bisognerebbe dire ch'egli l'ha resa irriconoscibile. Nerone si segò la gola e morì; la voce popolare lo credeva vivo e ne aspettava il ritorno offensivo. Giovanni invece vede una testa della bestia (non dice quale) ferita a morte e la piaga d'essa sanata, la vede ferita dalla spada e poi tornata a vita Apocalisse 13:3,12,14. La bestia così ferita 'non è e deve salir dall'abisso' Apocalisse 17:8. Ora, di guarigione e di risurrezione di Nerone la leggenda quale si trova negli storici contemporanei di Giovanni (Tacito, Svetonio) non dice verbo. D'altronde Nerone non avrebbe potuto rappresentare la figura complessa dell'Anticristo quale risulta dagli scritti di Giovanni e di Paolo: fu crudele sì, ma non un apostata rinnegator del Padre e del Figlio, ma non d'intelligenza superiore volta a sedurre gli uomini e a farsi adorare come il salvatore dell'umanità. E, nella supposizione inammissibile che Giovanni abbia presentato l'anticristo come un Nerone redivivo, resterebbe sempre il fatto ch'egli ne avrebbe predetta l'apparizione dopo il settimo imperatore e che la profezia non si sarebbe avverata. Come spiegare allora l'ammissione nel canone di un libro che sarebbe 'un tessuto d'errori o, a meglio dire, d'imposture'? 6o) L'interpretazione fondata sulla leggenda neroniana tiene per certo d'aver trovata la chiave delle difficoltà perchè, nel 1836, quattro studiosi scoprirono che la somma delle lettere-numeri ebraiche formanti il nome Nerone Cesare equivale a 666 ch'è il numero della bestia secondo Apocalisse 13:18. Mostreremo nelle note a quel versetto quanto problematica sia quella spiegazione. Lasciando da parte l'interpretazione che vede nella bestia l'impero romano, nelle sue teste i primi imperatori e nella testa ferita Nerone, si affacciano parecchie altre spiegazioni. Elliott, seguendo l'idea già emessa da Vitringa, considera le sette teste come raffiguranti le forme successive di governo della potenza romana: re, consoli, decemviri, tribuni, dittatori, imperatori. Vede nella sesta i primi imperatori, nella settima gl'imperatori assoluti a far capo da Diocleziano. Questa settima testa, e con essa la potenza pagana, fu ferita a morte da Costantino divenuto protettor dei cristiani, ma riprese vita sotto la forma del papismo che estese il suo dominio su tutto l'occidente e i cui rappresentanti assunsero titoli che sanno di bestemmia: vicario di Cristo, Dio in terra, infallibile, Santità, ecc. Si obietta che il papismo restò essenzialmente potere spirituale e non politico, che le varie forme del governo romano non interessano la storia religiosa dell'umanità e che i loro rappresentanti, prima degli imperatori, non assunsero titoli divini. Il Godet, considera le teste della bestia come simboli delle successive incarnazioni della potenza mondana antidivina, includendo fra queste l'Israele incredulo che per mano d'Erode cercò di uccidere il Messia e perseguitò la chiesa nascente. Le sette teste sarebbero la potenza egizia, l'assiro-babilonese, la medo-persiana, la greca, la giudaica ferita a morte nel 70, la romana; la settima sarebbe una forza violenta che spazzerebbe l'autorità esistente e aprirebbe la via all'anticristo giudeo rappresentante della nazione ricostituita e che si presenterebbe come salvatore dell'umanità, creatore di una monarchia universale, avversario supremo del cristianesimo. Va notato però che nelle relazioni col popolo di Dio l'Assiria figura nella storia come ben distinta dalla potenza babilonese che le succedette, e che Israele non figurò mai fra le grandi incarnazioni della potenza secolare. Paolo e Giovanni parlano dell'anticristo come del rappresentante supremo dell'apostasia dalla verità cristiana, il che non pare accennare ad uno che sia rimasto giudeo. Altri hanno ravvisato la testa ferita nell'impero romano pagano rovesciato dai Barbari e la guarigione nella ricostituzione dell'impero cristiano per opera di Carlo Magno. Auberlen considera l'impero germano-slavo succeduto al romano come la settima testa dalla bestia e vede la ferita in quel tanto d'influenza che il cristianesimo esercitò per mitigare la brutalità, l'ostilità della potestà secolare contro Dio, nel Medio-Evo e nei tempi moderni. La bestia ne restò indebolita, quasi come morta. Ma risorgerà nella sua forza e con raddoppiata malizia in seguito all'apostasia generale della cristianità e sarà l'impero assoluto, universale dell'anticristo. Tenendo conto della parte di verità che trovasi in ognuna delle due ultime spiegazioni, si può riguardare l'impero romano occidentale compresovi il suo prolungamento nel Sacro romano impero e la sua suddivisione in una diecina di regni come rappresentato nella sesta testa che sarebbe quella ferita e di poi sanata. La ferita di spada l'impero romano la ricevette per mano dei Barbari la cui invasione determinò la successiva formazione di una decina di regni più o meno collegati fra loro; la ferita morale che attenuò le sue tendenze alla violenza, senza, però convertirne le masse, la si può ravvisare nella cristianizzazione superficiale dell'Europa medioevale e moderna. La visione di Daniele 2 raffigurava l'indebolimento della potenza romana con la mescolanza dell'argilla al ferro nei piedi della statua, mentre la visione di Daniele 7 presentava la quarta bestia come avente dieci corna, simbolo di dieci regni che dovevan sorgere dalla già fortissima quarta monarchia. La settima testa, potrebbe rappresentare una coalizione di forze rivoluzionarie antistatali e antireligiose, di breve durata, preparante la via all'avvento dell'ultima e più satanica incarnazione della potenza mondana, riproduzione peggiorata dell'impero romano e che sarebbe la monarchia universale dell'anticristo.
E tutta la terra maravigliata andò dietro alla bestia
(lett. E tutta la terra si maravigliò dietro...) ch'era riuscita con le arti e con l'aiuto di Satana a ricostituire la monarchia universale antidivina. Soltanto l'apostasia generale della cristianità spiega questo fenomeno.
4 e adorarono il dragone perchè aveva dato il potere alla bestia
adorano il dragone piegando mente e cuore ai principi diabolici in virtù dei quali l'anticristo stabilirà il suo potere assoluto sulle anime e sui corpi;
e adorarono la bestia dicendo: Chi è simile alla bestia? e chi può guerreggiare con lei?
Nella loro supina ed empia ammirazione del potere anticristiano gli uomini si prostreranno dinanzi ad esso e l'incenseranno con le parole stesse usate dagli antichi profeti nel celebrar le lodi dell'Eterno. «Chi è pari a te fra gli dei, o Eterno... che operi maraviglie?» (Esodo 15:11; cfr. Isaia 40:25). Niuno può opporsi alla bestia, nè in cielo nè in terra. Nel dir questo non fanno che imitare l'orgoglio satanico e l'empietà dell'anticristo stesso.
5 E le fu data, una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie.
Dell'anticristo si legge in Daniele: 'quel corno aveva degli occhi come quelli d'un uomo (simbolo d'intelligenza) e una bocca che proferiva parole arroganti' Daniele 7:8. 'Proferirà parole contro l'altissimo; opprimerà i santi dell'altissimo... i santi saranno dati in suo potere durante un tempo, dei tempie la metà d'un tempo' Daniele 7:25. Le fu data una bocca, perchè tutto dipende dal voler di Dio che permette alla libertà umana, entro determinati limiti, di ribellarsi al suo Creatore e anche di bestemmiarlo. La bestemmia di chi ha conosciuto la verità, di chi non ignora l'amor di Dio in Cristo è assai più colpevole di quella del pagano. Essa può arrivare alla gravità estrema del peccato irremissibile 1Giovanni 5:17.
e le fu data potestà di agire per quarantadue mesi.
Dice letter. 'potestà di fare' che può significare di agire o di durare. Per la sostanza non fa differenza. I 42 mesi sono il periodo apocalittico menzionato sotto diverse forme e di cui abbiam già parlato. Cfr. Apocalisse 11:3; 12:6,14.
6 Ed essa apri la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome e il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo.
Aprì la bocca per... accenna a una campagna di bestemmie contro l'essere stesso di Dio e le sue perfezioni (il suo nome), contro tutto ciò ch'è connesso con Dio: la sua abitazione e gli esseri che lo servono nel cielo, cioè gli angeli, e insieme con gli angeli gli spiriti dei giusti accolti presso a Dio. L'anticristo coprirà di vituperio la memoria di quelli che son morti nel Signore e si farà beffe della speranza cristiana. In Apocalisse 21:3 si legge: 'Udii una gran voce dal trono che diceva (della nuova Gerusalemme) Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio...'. Le bestemmie qui accennate vanno oltre quelle implicite nell'assunzione, per parte degl'imperatori pagani, di titoli divini.
7 E le fu dato
(nulla avviene all'infuori del piano divino) (Allo)
di far guerra ai santi e di vincerli.
La bestia può molestare, imprigionare, esiliare, uccidere, tormentare i santi, cioè i cristiani fedeli; e lo può fare con tanto maggior efficacia che essi non possono trovare scampo fuggendo da un paese all'altro perchè l'impero della bestia è universale assai più di quanto lo sia mai stato quello di Roma.
e le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione.
Più aumenta la facilità delle comunicazioni d'ogni sorta fra i popoli della terra e più diventa concepibile un impero universale sia pur sotto forma federativa.
8 E tutti gli abitanti della terra i cui nomi (lett.: ognuno il cui nome.) non sono scritti, fin dalla fondazion del mondo, nel libro della vita dell'Agnello ch'è stato immolato, l'adoreranno.
I manoscritti più autorevoli e più numerosi portano il pronome maschile: 'lo adoreranno' (αυτον) che si spiega o col riferirlo al dragone che però non è nominato in questi versetti, o meglio col fatto che la potenza della bestia sarà concentrata in un individuo, l'anticristo personale che dovrà venire. Sola eccezione all'universale omaggio reso al rappresentante del potere antidivino, sono i credenti genuini che sono stati preconosciuti e da Dio predestinati alla vita eterna prima ancora che il mondo fosse creato. La loro elezione è simboleggiata dallo loro iscrizione nel libro della vita. posseduto dall'Agnello che, per salvarli, è stato immolato e nel cui sangue essi hanno, per la fede, lavate le loro vesti. Cfr. Apocalisse 21:27; 7:14; Efesini 1:4-6; Matteo 25:34. La loro elezione è garanzia che Dio darà loro l'eroismo necessario per uscir vittoriosi dalla gran tribolazione. Dio li ha segnati in fronte col suo suggello Apocalisse 7:3. Parecchi espositori connettono le parole 'fin dalla fondazione del mondo' col participio 'immolato' che, nel greco, precede immediatamente. Cristo sarebbe considerato come immolato fin dall'eternità, perchè, nel consiglio di Dio, egli è stato 'preordinato' ab eterno a salvare mediante il suo sacrificio i credenti. Cfr. 1Pietro 1:19-20; Romani 3:25. Siccome, però, in Apocalisse 17:8 è espressa in modo indubbio l'idea dell'iscrizione degli eletti nel libro della vita, fin dalla fondazion del mondo, è più sicuro l'attenervisi anche qui.
9 Il v. 9 invita il lettore a por mente alle rivelazioni che precedono circa le tribolazioni che son riservate ai fedeli nei tempi avvenire.
Se uno ha orecchio ascolti:
si tenga per avvertito e si prepari a sostenere il gran cimento.
10 Il testo de. v. 10 è incerto a cagione delle numerose varianti che offre nei manoscritti e versioni. Bisogna scegliere tra due forme principali che danno un senso notevolmente diverso. La prima forma corre così 'Se uno mena in cattività, andrà (lett. va) in cattività. Se uno uccide (o: ucciderà) con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada'. Applicata ai persecutori, la frase conterrebbe l'annunzio che la giustizia di Dio renderà loro il contraccambio per le sofferenze che infliggono ai fedeli. Vi sarebbe implicito un incoraggiamento a questi ultimi a confidare in quella giustizia perseverando nella loro fedeltà. Applicata ai perseguitati la frase conterrebbe un avvertimento a non resistere con la forza alle persecuzioni giacchè, secondo la parola di Cristo a Pietro: «tutti quelli che prendono la spada, periscon per la spada» Matteo 26:52. La seconda forma del testo, più concisa, quasi enimmatica; è quella del Cod. A ed offre una stretta rassomiglianza con una parola di Geremia relativa al giudizio di Dio sopra Israele: «E se pur ti dicono: Dove ce ne andremo? tu risponderai loro: Alla morte, i destinati alla morte; alla spada, i destinati alla spada; alla fame, i destinati alla fame; alla cattività, i destinati alla cattività» (Geremia 15:2; Cfr. Geremia 43:11). Il greco ebraizzante dell'Apocalisse si può rendere così:
Se uno è destinato alla cattività, se ne andrà (lett. se ne va) in cattività; ne uno è destinato ad essere ucciso con la spada, dovrà essere ucciso con la spada.
Lo scopo è d'inculcare con forza nei cristiani il dovere di restar fedeli al Signore, costi quel che ha da costare. I giorni della persecuzione verranno; ognuno deve occupare, da soldato leale, il posto assegnatogli, ed accettar la sorte che gli è riserbata: la prigionia se così richiede il servizio di Cristo; la morte violenta se così esige la testimonianza da rendere alla verità. In questo atteggiamento di paziente ed eroica sottomissione, si manifesterà la costanza dei cristiani fondata sulla loro fede nelle promesse di Dio:
Qui sta la costanza e la fede dei santi.
AMMAESTRAMENTI
1. La società civile, con le sue leggi e con le sue autorità è cosa voluta da Dio. I magistrati sono chiamati 'dèi' nel Salmi 82:6 perchè rappresentanti in qualche misura l'autorità di Dio. San Paolo chiama il magistrato 'ministro di Dio' per il bene degli uomini, per sostenere e incoraggiare chi fa il bene e punire chi fa il male Romani 13. Pietro insegna la stessa dottrina in 1Pietro 2; e la storia narra di capi di nazioni, di governatori, di magistrati che per la loro rettitudine, per il loro amore della giustizia, per la loro devozione al bene pubblico, si sono avvicinati all'ideale tracciato loro dinanzi. Ma quanto rari appaiono tali esempi! Nelle visioni di Daniele e di Giovanni i grandi imperi son raffigurati come bestie feroci, perchè invece di rappresentar l'ordine, il rispetto della giustizia e dei diritti altrui, la preoccupazione di procurare il bene delle masse umane, rappresentano l'orgoglio empio di conquistatori, la forza brutale che tutto calpesta, l'avidità di preda, la crudeltà, l'oppressione delle coscienze. Perciò invece d'esser 'ministri di Dio per il bene' diventano strumenti di Satana per il male. Tanto è vero che il peccato che tutto corrompe nell'individuo, corrompe ogni cosa anche nella società.
2. E un fatto innegabile che con l'avvento e con la lenta e molto imperfetta penetrazione del cristianesimo nella società europea, il potere civile ha subìto una certa trasformazione. Il valore e i diritti dell'individuo sono stati meglio riconosciuti, la donna più rispettata, la schiavitù abolita, i principii di umanità e di solidarietà meglio tradotti in pratica. La bestia ha ricevuto una grave ferita; di questo dobbiamo esser grati, mettendo a profitto le maggiori opportunità offerteci, come cristiani, di compiere la missione che ci è affidata. Ma le profezie di Daniele, di Giovanni, di Paolo, del Signore stesso, ci avvertono che non c'è da farsi delle illusioni. La bestia guarirà, l'anticristianesimo non ha detto l'ultima sua parola, l'empietà non raggiunge il suo apice che là dove ha brillato la luce della verità, le persecuzioni contro i fedeli non sono finite; l'apostasia della cristianità prepara la via all'orrenda dominazione universale dell'anticristo. Non per nulla l'Apocalisse spiega dinanzi agli occhi dei credenti le successive fasi della lotta tra il serpente e la progenie della donna e avverte: 'Chi ha orecchio, ascolti'.
3. La fede che unisce il cedente a Cristo e lo fa certo del di lui trionfo su tutte le potenze del male è quella che gli può dare la costanza di cui ha bisogno nelle prove, la eroica sottomissione quando è chiamato a soffrire od anche a morire per la causa del regno di Dio. 'Chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna' Giovanni 12:25.
11 Sezione Sesta. Apocalisse 13:11-18. IL SECONDO STRUMENTO DI SATANA: LA BESTIA CHE SALE DALLA TERRA
Il secondo strumento suscitato e preparato da Satana contro al regno di Dio è anch'esso raffigurato da una bestia perchè i suoi istinti sono terreni, carnali, e perchè l'opera sua è opera di distruzione. Satana mira ad associare, ad unire contro i seguaci di Cristo la forza del potere politico che domina i corpi e quella del potere spirituale che domina le menti e i cuori. «Se gli spiriti non si lasciassero guadagnare e per così dire affascinare, la forza compressiva avrebbe presto esaurito le sue risorse» (Reuss). Ma quando la forza materiale è sostenuta dalla potenza spirituale delle idee, della cultura, dell'insegnamento anticristiano, viene per la Chiesa di Dio l'ora del supremo cimento.
Poi vidi un'altra bestia che saliva dalla terra.
Quelli che vedono nel mare da cui saliva la prima bestia un accenno all'occidente ov'era la sede dell'impero romano vedono nella terra un accenno all'Asia ove si trovava Giovanni. Coloro invece che nel mare scorgono le moltitudini umane agitate, vedono nella 'terra' più stabile, coltivata ed abbellita, l'immagine dell'umanità incivilita e colta da cui sorgerà la seconda bestia.
ed avea due corna come quelle d'un agnello, ma parlava come un dragone.
Sebbene manchino gli articoli davanti alle parole 'agnello' e 'dragone' dando così alla frase un senso generale, è evidente dal contesto che si allude all'Agnello e al dragone di cui è parola in Apocalisse 13:8,2; 12:1-18. La seconda bestia ha una rassomiglianza esterna con l'Agnello, si presenta mite, inoffensiva, si professa cristiana, ma in realtà, nei sentimenti e nelle parole, è simile al dragone di cui ha l'astuzia, lo spirito di menzogna, l'orgoglio, e l'inimicizia contro Dio. Gesù aveva detto «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci» Matteo 7:15. La bestia veduta da Giovanni viene, infatti, chiamata ripetutamente 'il falso profeta' (Apocalisse 16:13; 19:20 ov'è ricordata l'opera di seduzione compiuta; Apocalisse 20:10). Coloro che nella prima bestia non vedono altro che l'impero romano pagano e persecutore rappresentato dal Nero redivinus, sono costretti a non vedere altro nella seconda bestia che il sacerdozio pagano che usa la sua autorità, le sue arti magiche, la sua mantica per sostenere l'autocrazia imperiale ed estendere il culto del Cesare romano. Tutt'al più vi scorgono il tipo dello spirito mondano sempre pronto a mettersi al servizio della potenza dominante, o accennano, come il P. Allo, alle «religioni locali sincretiste», alle «filosofie mistiche future», giacchè la profezia concerne anche gli ultimi giorni. Ma non si vede come il sacerdozio pagano possa esser raffigurato con «corna come d'agnello» ed esser designato come «falso profeta» il che suppone la pretesa d'una missione divina; nè si vede quali sarebbero i prodigi compiuti dai sacerdoti pagani per estendere il culto dell'imperatore già quasi generale ai tempi di Domiziano. Coloro che nella bestia del mare vedon raffigurato il papato, scorgon nella seconda bestia che s'adopera al servizio della prima, il clero romano col suo insegnamento errato, la sua autorità usurpata, i suoi pretesi miracoli di reliquie e di madonne, il suo fanatismo persecutore; e chi nella prima bestia ravvisa il Sacro impero romano, ravvisa nella seconda il papismo che ne sostiene il potere. Per chi crede, come noi, che la prima bestia rappresenti la potestà politica antidivina culminante alla fine nell'anticristo, la seconda bestia non può rappresentare se non «una influenza religiosa che si mette al servizio del potere politico dell'anticristo» (Godet), «una potenza di natura intellettuale e religiosa» chiamata da De Perrot «la sapienza anticristiana che viene in appoggio della forza anticristiana». È nella natura dei quadri profetici della Bibbia di realizzarsi gradualmente in modo sempre più completo, finchè raggiungano il loro adempimento perfetto. Si hanno così degli adempimenti parziali che ne fanno presagire e ne preparano altri più completi. Così è delle profezie relative al popolo d'Israele, così è della profezia messianica e non può esser diversamente quando trattasi delle profezie relative all'anticristo. La potestà mondana nelle sue principali incarnazioni è stata sempre, ora più ora meno, uno strumento di Satana contro al popolo di Dio; lo è stata in modo più feroce e più prolungato dopo l'avvento del Messia, quando il cristianesimo si è sparso nel mondo pagano facendo cadere gl'idoli. Vero è che sotto l'influenza del cristianesimo l'impero romano, indebolito anche da altre cause, ha perduto molto del suo carattere antidivino e brutale; ma a misura che i popoli suoi eredi, abbandonano il cristianesimo genuino, la potestà secolare sta riprendendo la sua tendenza beluina, finchè l'anticristo, concentrando nelle sue mani il potere assoluto più vasto che sia mai esistito, scatenerà contro i credenti la più diabolica persecuzione che il popolo di Dio abbia mai sofferta. A sì funesto risultato non si arriverà che lentamente e per opera principalmente della bestia dalle corna d'agnello, ossia del falso profeta: figura questa che, ai tempi dell'anticristo politico, potrà trovare la sua completa realizzazione in un individuo, ma che personifica gli strumenti varii di cui Satana si serve, nel corso dei secoli, per adulterare la verità evangelica, per scalzarne le basi, per vuotarla del suo contenuto salutare. Il falso profeta riassume in se predicatori, insegnanti, scrittori, sacerdoti, ministri, filosofi, scienziati, consessi, collettività ecclesiastiche od altre, chiunque semina errori anticristiani, chiunque dicendosi o no ispirato, coprendosi del manto della tradizione, della scienza, del progresso, ecc. giunge a negare la rivelazione contenuta nelle Scritture, a negare la divinità del Figlio abbassandolo al livello d'un semplice uomo e distruggendo il valore del suo sacrificio espiatorio, chiunque nega il Padre identificandolo panteisticamente con la natura e deificando l'uomo; in una parola, chiunque in un modo o nell'altro contribuisce all'apostasia della cristianità ed all'avvento dell'anticristianesimo.
12 Ed esercitava tutta la potestà della prima bestia, alla sua presenza
cioè sotto i suoi occhi e con la sua approvazione e protezione. La potestà più reale non è quella della forza, ma quella che si esercita sugli spiriti.
e facea si che la terra e quelli che abitano in essa adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata sanata.
Già in Apocalisse 13:3 la guarigione della testa ferita che qui è una stessa cosa con la bestia, provoca l'ammirazione delle folle umane sempre pronte a prostrarsi dinanzi al successo ottenuto dagli audaci. Il falso profeta si vale dell'influenza che esercita in seno alle masse con le sue sembianze cristiane e col suo insegnamento per piegarle al materialismo, all'ateismo, all'anticristianesimo. Nè si vale soltanto della parola per raggiungere il suo scopo.
13 E operava (lett: opera) grandi segni fino a far scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini.
I miracoli son destinati a dimostrare la sua autorità ed esso imita perciò quelli operati dai profeti autentici quali un Elia che fece scendere il fuoco dal cielo con la sua preghiera 1Re 18:36-38; 2Re 1:10-12. Gesù avea predetto che sorgerebbero falsi cristi e falsi profeti che farebbero 'gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti' Matteo 24:24; e Paolo parlando dell'uomo del peccato annunzia che 'la venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi e con ogni sorta d'inganno d'iniquità...' 2Tessalonicesi 2:9. I magi egiziani riuscirono ad imitare per ben tre volte i miracoli di Mosè Esodo 7:11,22; 8:7. Non è facile dire fino a che punto i miracoli del falso profeta saranno dovuti ad inganno o all'uso scientifico di forze occulte, ovvero all'azione demoniaca. I trucchi dei taumaturgi antichi e quelli del clero romano offrono dei deboli saggi di quel che sarà lo spiegamento dell'attività demoniaca nei giorni della lotta decisiva.
14 E seduceva (lett. e seduce) quelli che abitavano sulla terra coi segni che le era dato di fare in presenza della bestia, dicendo agli abitanti della terra di fare un'immagine della bestia che aveva ricevuta (lett. che ha) la ferita della spada ed era tornata in vita
(lett. e visse). Il greco porta: 'seduceva... a cagione dei segni...', ma il senso è quello dato nella versione. Paolo, in 2Tessalonicesi 2, nota che sono facile preda delle seduzioni diaboliche coloro 'che non hanno aperto il cuore all'amor della verità per esser salvati'.
15 E le fu concesso di dare uno spirito all'immagine della bestia onde l'immagine della bestia parlasse e facesse si che tutti quelli che non adorassero l'immagine della bestia fossero uccisi.
Non pare che quanto è detto dell'immagine della bestia in Apocalisse 13:14-15 sia da intendere in senso simbolico. Piuttosto vien fatto di pensare alla statua che l'orgoglio di Nebucadnezar fece erigere nella pianura di Dura e dinanzi alla quale tutti dovevano prostrarsi sotto pena di morte Daniele 3. Vien fatto di ricordare l'empia pratica di erigere statue degl'imperatori romani da collocarsi nei templi e da adorarsi. Nella sua lettera a Traiano, Plinio confessa d'aver condannato a morte i cristiani di Bitinia che rifiutavano d'offrir incenso e libazioni all'immagine dell'imperatore. Nota il P. Allo che «la superstizione delle statue parlanti e semoventi era allora sparsa assai; era un fenomeno di ventriloquio ovvero era nascosto un uomo nell'interno». Secondo le Recognitiones Clementinae (2o sec.), Simon Mago si sarebbe vantato 'd'aver fatto sì che le statue si movessero e che le cose inanimate si animassero'. In tempi posteriori non sono mancate le statue che movevano gli occhi o la testa, che lacrimavano od operavano guarigioni ecc. In che modo abbia da realizzarsi nell'avvenire il fenomeno qui accennato, se per via d'inganno o d'invenzione scientifica o d'intervento satanico, non possiamo saperlo. Fatto sta che le ultime parole mostrano come il falso profeta, non pago dei mezzi di seduzione accennati, ricorrerà alla violenza facendo uccidere o privando dei mezzi di sussistenza Apocalisse 13:17 coloro che non vorranno piegarsi ai suoi voleri.
16 E faceva sì,
s'intende: la seconda bestia,
che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte;
Si solevan segnare con ferro rovente gli schiavi appartenenti ad un padrone; segnar con un tatuaggio i soldati militanti sotto un capo o i devoti di talune divinità. Gli eletti di Dio portano in fronte il sigillo divino Apocalisse 7:3; 9:4. Il falso profeta esige che tutti, senza distinzione, portino 'il marchio cioè il nome della bestia o il numero del suo nome'. Questo segno palese, ben visibile a tutti, d'appartenenza alla prima bestia, non è impresso per forza poichè lo si può ricevere Apocalisse 14:9,11; 19:20; 20:4 o rifiutare; ma non si può restar neutri o nascosti; ognuno deve decidersi e prendere il proprio posto nella gran battaglia.
17 L'ausiliare dell'anticristo vuole il marchio palese onde nessun seguace di Cristo sfugga al boicottaggio ed alla morte:
e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome.
Il boicottaggio economico dei cristiani non si verificò sotto gl'imperatori pagani; solo Diocleziano tentò qualcosa di simile. Il papismo lo ha adoperato largamente contro i dissidenti di Roma. Abbondano i decreti di concilii, di papi, o di autorità civili sottoposte al clero romano che vietano di ricevere in casa gli eretici, di dar loro cibo, di serbarli sulle proprie terre, di trafficare con loro, perfino di discorrere con loro. Gli eretici erano posti fuor della legge e privi dei diritti del cittadino. Chiunque li poteva uccidere impunemente. Valga per tutti l'esempio dei Valdesi non potuti sterminare nel corso dei secoli nè cacciare dalle loro Valli delle Alpi Cozie, ma confinati fino al 1848 in angusto territorio con divieto di alloggiare, di commerciare, di comprare terre fuori dei limiti; ammessi al servizio militare ma senza poter raggiungere il grado di ufficiale, costretti a pagar tasse superiori a quelle degli altri cittadini, ma esclusi dalle università e dall'esercizio delle professioni liberali. Quel che il romanesimo ha escogitato contro gli eretici, il bolscevismo russo del tempo attuale, che rappresenta la tendenza delle masse comuniste o socialiste antireligiose, lo ha praticato, almeno in parte, contro chiunque non portava il suo marchio. Questi saggi parziali, dello spirito di violenza anticristiana, possono farci intravedere la gravità estrema della prova che attende i credenti, allorchè l'anticristo assumerà il potere assoluto universale, ed il falso profetismo spiegherà appieno tutti i suoi mezzi di seduzione e di costrizione.
18 Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d'uomo; e il suo numero è 666.
Il marchio, ha detto in Apocalisse 13:7, consisterà nel nome della bestia., scritto chiaramente in lettere, o nel numero del suo none, cioè in un numero che rappresenti la somma del valore aritmetico delle lettere componenti il nome. Le lettere dell'alfabeto greco, dell'ebraico, del latino, servivano di cifre fino all'invenzione delle cifre arabe. L'alfa valeva 1, il bèta 2, il chi (χ) 600, lo xi (ξ) 60, lo sigma (ς) 6, ecc. L'indicare un nome con un numero era un modo alquanto misterioso e occulto che esigeva intendimento e abilità speciale nello scoprir le lettere che, insieme addizionate, davano il nome cercato. Il metodo era però in uso presso gli Ebrei e presso i greci sotto il nome di ghematria. Se ne son trovati esempi nei graffiti di Pompei. Un innamorato scrive: 'Amo colei il cui numero è 545' (φμε). Un altro dice: 'Amerimnos serba un buon ricordo della sua diletta Armonia (nome convenzionale), 45 è il numero del suo bel nome'. Giovanni ha avvertito i cristiani che il falso profeta esigerà da tutti ch'essi portino il nome della bestia o il suo numero come segno di ateismo anticristiano; li eccita perciò a tener desta la mente ai segni dei tempi onde capire quale sarà il numero della bestia. La cosa non sarà facile, ma neppure impossibile poichè si tratta di un numero d'uomo, cioè non del numero d'un individuo speciale, ma d'un numero umano, umanamente calcolabile (cfr. Apocalisse 21:17: a misura d'uomo). Si contano a centinaia i tentativi fatti dagli interpreti fin dal secondo secolo dell'era cristiana per scoprire il nome nascosto sotto al numero 666 e sarebbe inutile il farne l'elenco. Quello che ha trovato maggior favore presso buona parte dei moderni consiste nel ricorrere all'alfabeto ebraico per cavarne il nome di Nerone che rappresenterebbe la ferocia persecutrice dell'impero romano. Infatti, addizionando il valore numerico delle lettere ebraiche nelle parole Neron kesar si arriva alla somma 666. Appare però strano che Giovanni, scrivendo in greco a chiese greche ignare della lingua ebraica, si sia servito di questa lingua per indicare il numero della bestia, senza far cenno della cosa. Egli cita altrove, sì, dei nomi ebraici, ma ha cura di avvertirne i lettori Apocalisse 9:11; 16:16. E vero ancora che le chiese d'Asia dovevano contare elementi giudeo-cristiani e che l'apostolo ha potuto affidare oralmente la chiave del mistero a chi dovea recapitar la lettera; ma in quel caso non si spiega che la chiave si sia smarrita del tutto e che gli scrittori del secondo secolo, anche quelli che, come Ireneo, venivano dall'Asia proconsolare, non fossero in grado di spiegare il 666. Si nota inoltre che, per ottener questo numero col nome di Nerone, è necessario scrivere il 'Kesar' con tre consonanti ebraiche invece di quattro, come risulta da iscrizioni e da monete del I secolo che si soleva scrivere. Ristabilendo il iod soppresso si avrebbe 676. Questa soluzione implica d'altronde parecchie cose inammissibili: implica che le teste della bestia siano degli imperatori anzichè degli imperi; implica che Giovanni prestasse fede alla voce popolare del ritorno di Nerone, anzi alla sua risurrezione; implica che Nerone rappresentasse agli occhi di Giovanni il futuro anticristo mentre poteva tutt'al più dare un'idea della malvagità e della ferocia dell'uomo del peccato, ma non certo dell'odio dell'apostata contro a Cristo, nè della sua audacia bestemmiatrice, nè dell'astuzia satanica dell'ultimo gran nemico. Ireneo, dopo menzionate altre soluzioni, dichiara molto verosimile quella che spiega il 666 con la parola greca lateinos intesa come designazione dell'impero romano o latino. «Infatti, scrive egli, sono i latini che regnano attualmente». Giungono al medesimo risultato quelli che propongono le parole 'Cesare dei Romani' o 'Cesare di Roma' scritte in ebraico. La soluzione è appoggiata dagli interpreti che vedono nella bestia l'impero romano cristianizzato o il papato. Essi osservano come il latino sia fino ad oggi la lingua del culto romano, della versione biblica ufficiale, delle encicliche, dei concilii ecc. e come l'impero latino abbia esercitato, attraverso le sue successive trasformazioni, una influenza preponderante sulle sorti dell'Europa e del mondo. Altri hanno scorto un valore simbolico nella forma greca stessa del numero 666 (χξς) perchè la prima e la terza lettera-cifra sono l'abbreviazione solita di Christos e la lettera di mezzo somiglia ad un serpente. Nella sua forma esterna il numero sarebbe l'emblema del dragone che tenta distrugger Cristo. Quella sarebbe la caratteristica della bestia. Rinunziamo a recare altri esempi di soluzioni proposte, perchè nessuna di quelle che ci son passate dinanzi, ha creato in noi una convinzione sicura. E non siamo soli a preferire l'atteggiamento di chi aspetta maggior, luce dagli eventi. 'Resta, osserva il Charles, un elemento ipotetico in ogni soluzione offerta'. 'Forse, nota Allo, il mistero non è ancora del tutto chiarito'. Se risaliamo all'antichità cristiana troviamo che Andrea di Cesarea (6o sec.), nel suo commento dice, parlando del nome della bestia: 'il tempo lo rivelerà'. Non diversamente fanno Origene (III sec.) e Ireneo (II sec.). Quest'ultimo dice esplicitamente: «Noi adunque non ci arrischiamo ad affermare nulla di sicuro intorno al nome dell'anticristo. Se infatti il nome di lui avesse dovuto essere apertamente proclamato nel tempo presente, sarebbe stato detto da colui stesso che ha contemplato la Rivelazione; giacchè non è da tanto tempo ch'essa è stata contemplata; ma quasi nella nostra stessa generazione, verso la fine del regno di Domiziano». Quando sarà utile che la Chiesa di Cristo conosca il nome del nemico che cercherà di sommergerla, Dio le darà la sapienza necessaria per scorgerlo sicuramente ond'ella si prepari alle supreme lotte.
AMMAESTRAMENTI
1. Crediamo utile tradurre o riassumere qui una pagina di Auberlen: 'Chiunque abbia occhi per vedere deve riconoscere che la profezia ora studiata ha di già ricevuto un principio - e più che un principio di adempimento. Quando, nei primi secoli dell'era nostra, la Chiesa vide penetrar nel suo seno un numero sempre maggiore di pagani inconvertiti, il risultato di quella mescolanza fu il cattolicismo. Quando la Riforma venne a rimettere in luce il puro Evangelo, il paganesimo si mostrò più crudo e si pose a combattere la verità cristiana con un ardore nuovo. La vernice di cristianesimo che ricopriva il mondo moderno cadde e sta cadendo sempre più. Lo spirito del falso profeta sfrutta il mondo dandosi libero corso sotto i nomi di filosofia, di progresso, di cultura, sistemi seduttori che solleticano l'orgoglio umano, ma rodono come gangrena. Razionalismo, materialismo, deismo, panteismo, ateismo (ed altri ismi) sono della stessa famiglia, sono errori procedenti dalla medesima tendenza a lasciar da parte l'Iddio vivente e santo per glorificar la creatura. S'è cominciato col far scender la Parola di Dio dal posto suo d'onore facendone un libro come un altro. Poi s'è fatto del Figliuol di Dio un uomo ordinario. Da ultimo s'è abbassato Dio al livello della natura e l'uomo a quello degli animali... Quanti sono oggi tenuti lontani dal Vangelo dal prestigio della scienza! Si ha paura di passar per ignorante se si crede. E son pochi quelli che comprendono tutta l'estensione e la profondità del male... Ove sono le anime che misurano tutta la perversità, la follia, la degradazione d'un secolo che considera il panteismo come suprema sapienza...? Quanti errori, nei campi più svariati, sono eretti ad assiomi!... I sistemi filosofici e scientifici degli uomini hanno quasi ovunque soppiantato, nella pubblica opinione, il magnifico sistema del mondo contenuto nella Parola di Dio. Quel che ci fa sopratutto difetto è il timor di Dio. Il senso morale ha perduto la sua forza... Viviamo tutti in un'atmosfera avvelenata, giacchè una intera generazione può benissimo esser colpita da cecità... Se dunque per resistere alla prima bestia, occorre costanza e fede, per resistere alla seconda conviene armarsi di sapienza'.
2. Il brano relativo alla seconda bestia, dice a tutti i discepoli del Cristo: 'Guardatevi dai falsi profeti'. Non vi lasciate ingannar dalle apparenze innocue, dalla veste religiosa, anzi cristiana, sotto cui posson presentarsi i falsi dottori; guardate alla sostanza del loro insegnamento. Non vi lasciate sedurre dalla falsa scienza nè da prodigi veri o bugiardi; anche il diavolo fa dei miracoli e la scienza in troppi casi è al suo servizio. 'Provate gli spiriti per saper se son da Dio... Molti seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e l'anticristo' 1Giovanni 4:1-6; 2Giovanni 7. Coltivate in voi stessi una buona coscienza ubbidendo alla verità conosciuta; sia la vostra vita spirituale sana e abbondate di frutti. Sarà questo il mezzo migliore per immunizzarvi contro le infezioni degli errori anticristiani e per darvi la forza di resistere alle imposizioni della violenza.
E vidi salir dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, e sulle corna dieci diademi, e sulle teste nomi di bestemmia.
In armonia con quanto si legge in Apocalisse 17 della meretrice 'sedente sopra molte acque' che 'son popoli e moltitudini e nazioni e lingue' Apocalisse 17:15, il mare dal quale Giovanni vede salire la bestia ha da intendersi anche qui come simbolo delle moltitudini umane spinte come le onde, or qua or là, dai venti che le dominano. Bastan poche intelligenze, poche volontà risolute, spesso anche una sola, per trascinare le masse umane, imporsi a loro e farsi acclamare ed ubbidire. Daniele aveva di già contemplato nelle sue visioni Daniele 7 i venti scatenati sul mare e veduto quattro bestie sorger dalle onde, simili le tre prime ad un leone, a un orso, a un leopardo, e la quarta diversa dalle altre, terribile, con grandi denti di ferro, intenta a tutto divorare e calpestare. Quelle quattro bestie figuravano quattro imperi: il babilonese, il medo-persiano, il greco di Alessandro e successori (Cfr. Daniele 8) e il romano: quattro incarnazioni successive del potere terreno, poggiante sulla forza brutale, intento più che ad amministrare la giustizia e procurare il bene materiale e morale dei popoli, a calpestar gli altri per esaltar se stesso. Per quel loro carattere di violenza brutale e crudele, quelle grandi manifestazioni della potestà terrena erano rappresentate da bestie feroci e contrapposte al regno giusto, benefico, pacifico ed eterno del figliuol d'uomo che Daniele vide venir sulle nuvole del cielo. Le visioni dell'Apocalisse del Nuovo Testamento sono la continuazione e lo svolgimento di quelle dell'Apocalisse dell'Antico Testamento. La bestia che Giovanni vede salir dal mare riunisce in sè le caratteristiche delle quattro di Daniele: ha l'astuzia, l'agilità, la crudeltà del leopardo; ha la ponderatezza, la regolarità, la perseveranza dell'orso; ha la forza, la maestà, la rapacità del leone; ha la sete di conquista, di dominio assoluto, l'orgoglio empio della quarta. La potestà terrena non retta e compenetrata dalla volontà di Dio, presenta nelle sue maggiori incarnazioni storiche, delle differenze secondarie, ma resta nei suoi caratteri essenziali sempre la stessa; perciò la visione che la raffigura in un'unica bestia feroce, (θηριον = bestia feroce, è altra cosa che ζωον = essere, creatura vivente Apocalisse 4:6) con sette teste che rappresentano le successive incarnazioni della potestà terrena aliena da Dio, e dieci corna con diademi, che rappresentano dieci regni, e sono secondo Apocalisse 17, una delle ultime forme che dovrà assumere il potere mondano. L'idea della fondamentale unità della potestà terrena era di già contenuta nella visione della statua spiegata da Daniele al re Nebucadnezar e vi si trovava perfino la divisione futura in dieci regni accennata nelle dieci dita dei piedi della statua. Più che questo, nella visione del capitolo Daniele 7, Daniele avea veduto di mezzo ai dieci re (le dieci corna della quarta bestia) sorgerne uno diverso dagli atri, che proferirebbe parole arroganti contro l'Altissimo, opprimerebbe i santi, per un periodo di tre anni e mezzo, finchè venuto il giudizio, sarebbe distrutto e il regno dato per sempre ai santi dell'Altissimo. L'Apocalisse conferma e svolge con maggiori particolari il vasto panorama profetico di Daniele. La bestia porta non quattro teste soltanto ma sette e non è soltanto sull'ultima che sono nomi di bestemmia, ma su tutto; il che non toglie che l'arroganza bestemmiatrice contro Dio e la persecuzione del suo popolo da parte del potere mondano segnino un crescendo nel corso della storia. Il Faraone egizio che viene per primo in relazione col popolo di Dio, l'opprime ed esclama: 'Chi è l'Eterno perch'io obbedisca alla sua voce?... Io non conosco l'Eterno' Esodo 5:2. Sennacherib l'Assiro 'insulta e oltraggia l'Eterno' Isaia 37. Nebucadnezar, il monarca caldeo glorifica se stesso quasi fosse Dio e n'è punito con la pazzia che lo assimila alle bestie Daniele 4. Alessandro si lascia proclamar figlio della divinità; gl'imperatori romani si fanno chiamare 'augusti', 'divini', 'figli di Dio', 'dei' e si fanno erigere templi e statue dinanzi a cui si brucia incenso. In genere, i rappresentanti del potere mondano si son lasciati proclamare di razza divina assumendo titoli divini e l'ultima incarnazione del potere autocratico appare in Apocalisse 17:3 come «coperta di nomi di bestemmia». Paolo dice dell'anticristo che «si porrà a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch'egli è Dio» 2Tessalonicesi 2:4.
2 E la bestia ch'io vidi era simile a un leopardo, e i suoi piedi eran come di orso e la sua bocca come bocca di leone; e il dragone le diede la propria potenza e il proprio trono e grande potestà.
La rassomiglianza col dragone dalle sette teste e dalle dieci corna Apocalisse 12:3 indica già che la bestia è lo strumento di Satana nella guerra contro Dio ed il suo popolo. Ma qui la cosa è notata in modo esplicito. «Ritroviamo qui l'idea Iohannica di Satana, principe di questo mondo in genere e particolarmente dei regni di questo mondo Giovanni 12:31; 1Giovanni 5:19; Luca 4:6. Fra gli apostoli Giovanni è quegli che meglio ha compreso la divinità con le sue profondità, ma anche il mondo nelle misteriose relazioni che sostiene con lo spirito delle tenebre. La bestia essendo l'immagine fedele del dragone, deve rappresentare l'insieme delle potenze terrene anzichè un impero particolare» (Auberlen). Il dragone non agisce apertamente, si nasconde dietro agli strumenti che ispira, che incita, che inganna con le sue calunnie, che aiuta con tutto il potere di cui dispone.
3 E io vidi una delle sue teste come ferita a morte; e la sua piaga mortale fu sanata;
Ci troviamo qui di fronte ad una delle maggiori difficoltà che si presentino all'interprete dell'Apocalisse; perciò le soluzioni proposte sono diverse e molto numerose, anche perchè nell'interpretare Apocalisse 13 si deve tener conto di quanto è detto in Apocalisse 17 ove si torna a parlar della bestia dalle sette teste e dalle dieci corna e un angelo ne da una spiegazione in forma enimmatica che lascia sussistere per noi parecchie oscurità. Fra gli esegeti moderni è in voga la teoria secondo la quale la Bestia sarebbe la rappresentazione dell'impero romano pagano e persecutore dei cristiani, incarnato in un Nerone redivivo; le sette teste sarebbero sette imperatori (nell'indicare i quali variano gli autori) e la testa ferita a morte, poi guarita, sarebbe Nerone, il quale, inseguito dai cavalieri lanciatigli dietro dal Senato romano, si suicidò segandosi la gola il 9 Giugno dell'anno 68 e fu sepolto quasi clandestinamente. Ma il mistero che circondò la morte dell'ultimo rampollo della famiglia dei Cesari diede origine al sospetto popolare che Nerone non fosse morto, ma vivesse nascosto in qualche angolo dell'impero od anche oltre le frontiere, presso i Parti, pronto a tornare coi capi di quel popolo guerriero per vendicarsi, distruggendo Roma. Vi fu infatti in oriente chi, approfittando della diceria popolare, cercò di farsi credere Nerone, ma fu presto ridotto all'impotenza. Secondo la teoria in questione, Giovanni scrivendo l'Apocalisse nel 69, conterebbe come cadute cinque teste cioè cinque imperatori compreso Nerone (Apocalisse 17:9-10: le sette teste... sono anche sette re: cinque sono caduti, uno è, e l'altro non è ancora venuto e quando sarà venuto ha da durar poco); l'imperatore regnante, la sesta testa, sarebbe Galba secondo gli uni, o Vespasiano secondo gli altri; il settimo dal regno breve sarebbe in quest'ultimo caso Tito che regnò solo due anni (79-81); a quello dovrebbe succedere l'anticristo, la testa guarita, il Nerone redivivo, che distruggerebbe Roma, bestemmierebbe Dio, perseguiterebbe a morte i cristiani e sarebbe a sua volta distrutto dall'avvento del Signore. La teoria assume forme diverse che sarebbe troppo lungo enumerare; ma essa da luogo a non poche e serie obiezioni.
1o) Essa poggia sull'idea che la Bestia apocalittica rappresenti unicamente la quarta Bestia di Daniele, mentre essa appare come la fusione delle principali incarnazioni del potere secolare descritte da Daniele. Come la donna è l'emblema del popolo di Dio di tutti i tempi, il dragone l'emblema del nemico di Dio e dei fedeli in tutte le età, la bestia è l'immagine del potere mondano antidivino nelle sue successive manifestazioni fino alla venuta del Re celeste. L'Apocalisse non è scritta soltanto per i cristiani asiatici del I Secolo e non concerne solo gli eventi contemporanei: essa è scritta per la Chiesa di tutti i tempi e abbraccia nelle loro grandi linee «le cose che devono avvenire» fino alla consumazione del Regno di Dio.
2o) La teoria del Nerone redivivo poggia sull'idea che le teste della bestia siano degli imperatori, perchè in Apocalisse 17:10 è detto: 'Le sette teste... sono anche sette re'; ma in Apocalisse 17:11 ove la bestia stessa è identificata con un ottavo re, si vede che le due nozioni di re e di regno possono equivalersi e ad ogni modo in Daniele son chiamati re i quattro grandi imperi, mentre poco più oltre, la quarta bestia è chiamata 'un quarto regno... diverso da tutti gli altri regni' e da cui sorgeranno dieci re (Daniele 7:17,23; Cfr. Daniele 8:20-22 ove le quattro corna del becco sono i 'quattro regni' in cui si divise l'impero d'Alessandro). L'impero romano pagano rappresenta certamente una delle incarnazioni del potere mondano anticristiano; ma gl'imperatori che precedettero Nerone: Augusto, Tiberio, Caligola, Claudio non furono dei persecutori e non hanno alcuna importanza speciale nella storia religiosa dell'umanità. D'altronde se la profezia avesse limitato a sette soltanto il numero degli imperatori romani, qual credito avrebbe essa potuto trovare quando la storia l'andava smentendo, dopo l'81, in modo sempre più evidente?
3o) Ed a proposito di questo, osserviamo che la teoria del 'Nero redivivus' ha trovato favore presso gli interpreti che si fanno del valore profetico dell'Apocalisse un concetto molto meschino. Per loro, anzichè di una 'rivelazione di Gesù Cristo', si tratta di congetture, di intuizioni più o meno probabili dell'autore, destinate a sostenere il coraggio dei cristiani del tempo, e vestite di forme bizzarre ricavate da fonti giudaiche cucite assieme e manipolate in guisa da dar loro un senso cristiano. Come questo si concilii con le affermazioni di Giovanni e col suo carattere alieno da ogni menzogna, non riusciamo a capirlo.
4o) L'interpretazione che nella testa ferita vede Nerone suicida, presuppone che l'Apocalisse sia stata scritta sotto il suo successore Galba, nel 69, o, se si considerano Galba, Ottone e Vitellio come usurpatori, sotto Vespasiano (69-79). Ora tutto concorre a stabilire che il libro fu scritto sulla fine del regno di Domiziano (81-96).
5o) L'interpretazione in questione presuppone che Giovanni abbia accettata come vera la leggenda popolare relativa a Nerone, facendola servire ai suoi fini. Ciò non farebbe onore al suo acume, giacchè gli storici pagani che la riferiscono non vi prestano alcuna fede e ancora nel IV secolo, Lattanzio, e Agostino nel V, chiamano 'deliranti' coloro che vi credono. V'è di più, se Giovanni alludesse alla leggenda, bisognerebbe dire ch'egli l'ha resa irriconoscibile. Nerone si segò la gola e morì; la voce popolare lo credeva vivo e ne aspettava il ritorno offensivo. Giovanni invece vede una testa della bestia (non dice quale) ferita a morte e la piaga d'essa sanata, la vede ferita dalla spada e poi tornata a vita Apocalisse 13:3,12,14. La bestia così ferita 'non è e deve salir dall'abisso' Apocalisse 17:8. Ora, di guarigione e di risurrezione di Nerone la leggenda quale si trova negli storici contemporanei di Giovanni (Tacito, Svetonio) non dice verbo. D'altronde Nerone non avrebbe potuto rappresentare la figura complessa dell'Anticristo quale risulta dagli scritti di Giovanni e di Paolo: fu crudele sì, ma non un apostata rinnegator del Padre e del Figlio, ma non d'intelligenza superiore volta a sedurre gli uomini e a farsi adorare come il salvatore dell'umanità. E, nella supposizione inammissibile che Giovanni abbia presentato l'anticristo come un Nerone redivivo, resterebbe sempre il fatto ch'egli ne avrebbe predetta l'apparizione dopo il settimo imperatore e che la profezia non si sarebbe avverata. Come spiegare allora l'ammissione nel canone di un libro che sarebbe 'un tessuto d'errori o, a meglio dire, d'imposture'?
6o) L'interpretazione fondata sulla leggenda neroniana tiene per certo d'aver trovata la chiave delle difficoltà perchè, nel 1836, quattro studiosi scoprirono che la somma delle lettere-numeri ebraiche formanti il nome Nerone Cesare equivale a 666 ch'è il numero della bestia secondo Apocalisse 13:18. Mostreremo nelle note a quel versetto quanto problematica sia quella spiegazione.
Lasciando da parte l'interpretazione che vede nella bestia l'impero romano, nelle sue teste i primi imperatori e nella testa ferita Nerone, si affacciano parecchie altre spiegazioni. Elliott, seguendo l'idea già emessa da Vitringa, considera le sette teste come raffiguranti le forme successive di governo della potenza romana: re, consoli, decemviri, tribuni, dittatori, imperatori. Vede nella sesta i primi imperatori, nella settima gl'imperatori assoluti a far capo da Diocleziano. Questa settima testa, e con essa la potenza pagana, fu ferita a morte da Costantino divenuto protettor dei cristiani, ma riprese vita sotto la forma del papismo che estese il suo dominio su tutto l'occidente e i cui rappresentanti assunsero titoli che sanno di bestemmia: vicario di Cristo, Dio in terra, infallibile, Santità, ecc. Si obietta che il papismo restò essenzialmente potere spirituale e non politico, che le varie forme del governo romano non interessano la storia religiosa dell'umanità e che i loro rappresentanti, prima degli imperatori, non assunsero titoli divini.
Il Godet, considera le teste della bestia come simboli delle successive incarnazioni della potenza mondana antidivina, includendo fra queste l'Israele incredulo che per mano d'Erode cercò di uccidere il Messia e perseguitò la chiesa nascente. Le sette teste sarebbero la potenza egizia, l'assiro-babilonese, la medo-persiana, la greca, la giudaica ferita a morte nel 70, la romana; la settima sarebbe una forza violenta che spazzerebbe l'autorità esistente e aprirebbe la via all'anticristo giudeo rappresentante della nazione ricostituita e che si presenterebbe come salvatore dell'umanità, creatore di una monarchia universale, avversario supremo del cristianesimo. Va notato però che nelle relazioni col popolo di Dio l'Assiria figura nella storia come ben distinta dalla potenza babilonese che le succedette, e che Israele non figurò mai fra le grandi incarnazioni della potenza secolare. Paolo e Giovanni parlano dell'anticristo come del rappresentante supremo dell'apostasia dalla verità cristiana, il che non pare accennare ad uno che sia rimasto giudeo.
Altri hanno ravvisato la testa ferita nell'impero romano pagano rovesciato dai Barbari e la guarigione nella ricostituzione dell'impero cristiano per opera di Carlo Magno. Auberlen considera l'impero germano-slavo succeduto al romano come la settima testa dalla bestia e vede la ferita in quel tanto d'influenza che il cristianesimo esercitò per mitigare la brutalità, l'ostilità della potestà secolare contro Dio, nel Medio-Evo e nei tempi moderni. La bestia ne restò indebolita, quasi come morta. Ma risorgerà nella sua forza e con raddoppiata malizia in seguito all'apostasia generale della cristianità e sarà l'impero assoluto, universale dell'anticristo. Tenendo conto della parte di verità che trovasi in ognuna delle due ultime spiegazioni, si può riguardare l'impero romano occidentale compresovi il suo prolungamento nel Sacro romano impero e la sua suddivisione in una diecina di regni come rappresentato nella sesta testa che sarebbe quella ferita e di poi sanata. La ferita di spada l'impero romano la ricevette per mano dei Barbari la cui invasione determinò la successiva formazione di una decina di regni più o meno collegati fra loro; la ferita morale che attenuò le sue tendenze alla violenza, senza, però convertirne le masse, la si può ravvisare nella cristianizzazione superficiale dell'Europa medioevale e moderna. La visione di Daniele 2 raffigurava l'indebolimento della potenza romana con la mescolanza dell'argilla al ferro nei piedi della statua, mentre la visione di Daniele 7 presentava la quarta bestia come avente dieci corna, simbolo di dieci regni che dovevan sorgere dalla già fortissima quarta monarchia. La settima testa, potrebbe rappresentare una coalizione di forze rivoluzionarie antistatali e antireligiose, di breve durata, preparante la via all'avvento dell'ultima e più satanica incarnazione della potenza mondana, riproduzione peggiorata dell'impero romano e che sarebbe la monarchia universale dell'anticristo.
E tutta la terra maravigliata andò dietro alla bestia
(lett. E tutta la terra si maravigliò dietro...) ch'era riuscita con le arti e con l'aiuto di Satana a ricostituire la monarchia universale antidivina. Soltanto l'apostasia generale della cristianità spiega questo fenomeno.
4 e adorarono il dragone perchè aveva dato il potere alla bestia
adorano il dragone piegando mente e cuore ai principi diabolici in virtù dei quali l'anticristo stabilirà il suo potere assoluto sulle anime e sui corpi;
e adorarono la bestia dicendo: Chi è simile alla bestia? e chi può guerreggiare con lei?
Nella loro supina ed empia ammirazione del potere anticristiano gli uomini si prostreranno dinanzi ad esso e l'incenseranno con le parole stesse usate dagli antichi profeti nel celebrar le lodi dell'Eterno. «Chi è pari a te fra gli dei, o Eterno... che operi maraviglie?» (Esodo 15:11; cfr. Isaia 40:25). Niuno può opporsi alla bestia, nè in cielo nè in terra. Nel dir questo non fanno che imitare l'orgoglio satanico e l'empietà dell'anticristo stesso.
5 E le fu data, una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie.
Dell'anticristo si legge in Daniele: 'quel corno aveva degli occhi come quelli d'un uomo (simbolo d'intelligenza) e una bocca che proferiva parole arroganti' Daniele 7:8. 'Proferirà parole contro l'altissimo; opprimerà i santi dell'altissimo... i santi saranno dati in suo potere durante un tempo, dei tempie la metà d'un tempo' Daniele 7:25. Le fu data una bocca, perchè tutto dipende dal voler di Dio che permette alla libertà umana, entro determinati limiti, di ribellarsi al suo Creatore e anche di bestemmiarlo. La bestemmia di chi ha conosciuto la verità, di chi non ignora l'amor di Dio in Cristo è assai più colpevole di quella del pagano. Essa può arrivare alla gravità estrema del peccato irremissibile 1Giovanni 5:17.
e le fu data potestà di agire per quarantadue mesi.
Dice letter. 'potestà di fare' che può significare di agire o di durare. Per la sostanza non fa differenza. I 42 mesi sono il periodo apocalittico menzionato sotto diverse forme e di cui abbiam già parlato. Cfr. Apocalisse 11:3; 12:6,14.
6 Ed essa apri la bocca per bestemmiare contro Dio, per bestemmiare il suo nome e il suo tabernacolo e quelli che abitano nel cielo.
Aprì la bocca per... accenna a una campagna di bestemmie contro l'essere stesso di Dio e le sue perfezioni (il suo nome), contro tutto ciò ch'è connesso con Dio: la sua abitazione e gli esseri che lo servono nel cielo, cioè gli angeli, e insieme con gli angeli gli spiriti dei giusti accolti presso a Dio. L'anticristo coprirà di vituperio la memoria di quelli che son morti nel Signore e si farà beffe della speranza cristiana. In Apocalisse 21:3 si legge: 'Udii una gran voce dal trono che diceva (della nuova Gerusalemme) Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini; ed Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio...'. Le bestemmie qui accennate vanno oltre quelle implicite nell'assunzione, per parte degl'imperatori pagani, di titoli divini.
7 E le fu dato
(nulla avviene all'infuori del piano divino) (Allo)
di far guerra ai santi e di vincerli.
La bestia può molestare, imprigionare, esiliare, uccidere, tormentare i santi, cioè i cristiani fedeli; e lo può fare con tanto maggior efficacia che essi non possono trovare scampo fuggendo da un paese all'altro perchè l'impero della bestia è universale assai più di quanto lo sia mai stato quello di Roma.
e le fu data potestà sopra ogni tribù e popolo e lingua e nazione.
Più aumenta la facilità delle comunicazioni d'ogni sorta fra i popoli della terra e più diventa concepibile un impero universale sia pur sotto forma federativa.
8 E tutti gli abitanti della terra i cui nomi (lett.: ognuno il cui nome.) non sono scritti, fin dalla fondazion del mondo, nel libro della vita dell'Agnello ch'è stato immolato, l'adoreranno.
I manoscritti più autorevoli e più numerosi portano il pronome maschile: 'lo adoreranno' (αυτον) che si spiega o col riferirlo al dragone che però non è nominato in questi versetti, o meglio col fatto che la potenza della bestia sarà concentrata in un individuo, l'anticristo personale che dovrà venire. Sola eccezione all'universale omaggio reso al rappresentante del potere antidivino, sono i credenti genuini che sono stati preconosciuti e da Dio predestinati alla vita eterna prima ancora che il mondo fosse creato. La loro elezione è simboleggiata dallo loro iscrizione nel libro della vita. posseduto dall'Agnello che, per salvarli, è stato immolato e nel cui sangue essi hanno, per la fede, lavate le loro vesti. Cfr. Apocalisse 21:27; 7:14; Efesini 1:4-6; Matteo 25:34. La loro elezione è garanzia che Dio darà loro l'eroismo necessario per uscir vittoriosi dalla gran tribolazione. Dio li ha segnati in fronte col suo suggello Apocalisse 7:3. Parecchi espositori connettono le parole 'fin dalla fondazione del mondo' col participio 'immolato' che, nel greco, precede immediatamente. Cristo sarebbe considerato come immolato fin dall'eternità, perchè, nel consiglio di Dio, egli è stato 'preordinato' ab eterno a salvare mediante il suo sacrificio i credenti. Cfr. 1Pietro 1:19-20; Romani 3:25. Siccome, però, in Apocalisse 17:8 è espressa in modo indubbio l'idea dell'iscrizione degli eletti nel libro della vita, fin dalla fondazion del mondo, è più sicuro l'attenervisi anche qui.
9 Il v. 9 invita il lettore a por mente alle rivelazioni che precedono circa le tribolazioni che son riservate ai fedeli nei tempi avvenire.
Se uno ha orecchio ascolti:
si tenga per avvertito e si prepari a sostenere il gran cimento.
10 Il testo de. v. 10 è incerto a cagione delle numerose varianti che offre nei manoscritti e versioni. Bisogna scegliere tra due forme principali che danno un senso notevolmente diverso. La prima forma corre così 'Se uno mena in cattività, andrà (lett. va) in cattività. Se uno uccide (o: ucciderà) con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada'. Applicata ai persecutori, la frase conterrebbe l'annunzio che la giustizia di Dio renderà loro il contraccambio per le sofferenze che infliggono ai fedeli. Vi sarebbe implicito un incoraggiamento a questi ultimi a confidare in quella giustizia perseverando nella loro fedeltà. Applicata ai perseguitati la frase conterrebbe un avvertimento a non resistere con la forza alle persecuzioni giacchè, secondo la parola di Cristo a Pietro: «tutti quelli che prendono la spada, periscon per la spada» Matteo 26:52. La seconda forma del testo, più concisa, quasi enimmatica; è quella del Cod. A ed offre una stretta rassomiglianza con una parola di Geremia relativa al giudizio di Dio sopra Israele: «E se pur ti dicono: Dove ce ne andremo? tu risponderai loro: Alla morte, i destinati alla morte; alla spada, i destinati alla spada; alla fame, i destinati alla fame; alla cattività, i destinati alla cattività» (Geremia 15:2; Cfr. Geremia 43:11). Il greco ebraizzante dell'Apocalisse si può rendere così:
Se uno è destinato alla cattività, se ne andrà (lett. se ne va) in cattività; ne uno è destinato ad essere ucciso con la spada, dovrà essere ucciso con la spada.
Lo scopo è d'inculcare con forza nei cristiani il dovere di restar fedeli al Signore, costi quel che ha da costare. I giorni della persecuzione verranno; ognuno deve occupare, da soldato leale, il posto assegnatogli, ed accettar la sorte che gli è riserbata: la prigionia se così richiede il servizio di Cristo; la morte violenta se così esige la testimonianza da rendere alla verità. In questo atteggiamento di paziente ed eroica sottomissione, si manifesterà la costanza dei cristiani fondata sulla loro fede nelle promesse di Dio:
Qui sta la costanza e la fede dei santi.
AMMAESTRAMENTI
1. La società civile, con le sue leggi e con le sue autorità è cosa voluta da Dio. I magistrati sono chiamati 'dèi' nel Salmi 82:6 perchè rappresentanti in qualche misura l'autorità di Dio. San Paolo chiama il magistrato 'ministro di Dio' per il bene degli uomini, per sostenere e incoraggiare chi fa il bene e punire chi fa il male Romani 13. Pietro insegna la stessa dottrina in 1Pietro 2; e la storia narra di capi di nazioni, di governatori, di magistrati che per la loro rettitudine, per il loro amore della giustizia, per la loro devozione al bene pubblico, si sono avvicinati all'ideale tracciato loro dinanzi. Ma quanto rari appaiono tali esempi! Nelle visioni di Daniele e di Giovanni i grandi imperi son raffigurati come bestie feroci, perchè invece di rappresentar l'ordine, il rispetto della giustizia e dei diritti altrui, la preoccupazione di procurare il bene delle masse umane, rappresentano l'orgoglio empio di conquistatori, la forza brutale che tutto calpesta, l'avidità di preda, la crudeltà, l'oppressione delle coscienze. Perciò invece d'esser 'ministri di Dio per il bene' diventano strumenti di Satana per il male. Tanto è vero che il peccato che tutto corrompe nell'individuo, corrompe ogni cosa anche nella società.
2. E un fatto innegabile che con l'avvento e con la lenta e molto imperfetta penetrazione del cristianesimo nella società europea, il potere civile ha subìto una certa trasformazione. Il valore e i diritti dell'individuo sono stati meglio riconosciuti, la donna più rispettata, la schiavitù abolita, i principii di umanità e di solidarietà meglio tradotti in pratica. La bestia ha ricevuto una grave ferita; di questo dobbiamo esser grati, mettendo a profitto le maggiori opportunità offerteci, come cristiani, di compiere la missione che ci è affidata. Ma le profezie di Daniele, di Giovanni, di Paolo, del Signore stesso, ci avvertono che non c'è da farsi delle illusioni. La bestia guarirà, l'anticristianesimo non ha detto l'ultima sua parola, l'empietà non raggiunge il suo apice che là dove ha brillato la luce della verità, le persecuzioni contro i fedeli non sono finite; l'apostasia della cristianità prepara la via all'orrenda dominazione universale dell'anticristo. Non per nulla l'Apocalisse spiega dinanzi agli occhi dei credenti le successive fasi della lotta tra il serpente e la progenie della donna e avverte: 'Chi ha orecchio, ascolti'.
3. La fede che unisce il cedente a Cristo e lo fa certo del di lui trionfo su tutte le potenze del male è quella che gli può dare la costanza di cui ha bisogno nelle prove, la eroica sottomissione quando è chiamato a soffrire od anche a morire per la causa del regno di Dio. 'Chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna' Giovanni 12:25.
11 Sezione Sesta. Apocalisse 13:11-18. IL SECONDO STRUMENTO DI SATANA: LA BESTIA CHE SALE DALLA TERRA
Il secondo strumento suscitato e preparato da Satana contro al regno di Dio è anch'esso raffigurato da una bestia perchè i suoi istinti sono terreni, carnali, e perchè l'opera sua è opera di distruzione. Satana mira ad associare, ad unire contro i seguaci di Cristo la forza del potere politico che domina i corpi e quella del potere spirituale che domina le menti e i cuori. «Se gli spiriti non si lasciassero guadagnare e per così dire affascinare, la forza compressiva avrebbe presto esaurito le sue risorse» (Reuss). Ma quando la forza materiale è sostenuta dalla potenza spirituale delle idee, della cultura, dell'insegnamento anticristiano, viene per la Chiesa di Dio l'ora del supremo cimento.
Poi vidi un'altra bestia che saliva dalla terra.
Quelli che vedono nel mare da cui saliva la prima bestia un accenno all'occidente ov'era la sede dell'impero romano vedono nella terra un accenno all'Asia ove si trovava Giovanni. Coloro invece che nel mare scorgono le moltitudini umane agitate, vedono nella 'terra' più stabile, coltivata ed abbellita, l'immagine dell'umanità incivilita e colta da cui sorgerà la seconda bestia.
ed avea due corna come quelle d'un agnello, ma parlava come un dragone.
Sebbene manchino gli articoli davanti alle parole 'agnello' e 'dragone' dando così alla frase un senso generale, è evidente dal contesto che si allude all'Agnello e al dragone di cui è parola in Apocalisse 13:8,2; 12:1-18. La seconda bestia ha una rassomiglianza esterna con l'Agnello, si presenta mite, inoffensiva, si professa cristiana, ma in realtà, nei sentimenti e nelle parole, è simile al dragone di cui ha l'astuzia, lo spirito di menzogna, l'orgoglio, e l'inimicizia contro Dio. Gesù aveva detto «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono a voi in vesti da pecore, ma dentro son lupi rapaci» Matteo 7:15. La bestia veduta da Giovanni viene, infatti, chiamata ripetutamente 'il falso profeta' (Apocalisse 16:13; 19:20 ov'è ricordata l'opera di seduzione compiuta; Apocalisse 20:10). Coloro che nella prima bestia non vedono altro che l'impero romano pagano e persecutore rappresentato dal Nero redivinus, sono costretti a non vedere altro nella seconda bestia che il sacerdozio pagano che usa la sua autorità, le sue arti magiche, la sua mantica per sostenere l'autocrazia imperiale ed estendere il culto del Cesare romano. Tutt'al più vi scorgono il tipo dello spirito mondano sempre pronto a mettersi al servizio della potenza dominante, o accennano, come il P. Allo, alle «religioni locali sincretiste», alle «filosofie mistiche future», giacchè la profezia concerne anche gli ultimi giorni. Ma non si vede come il sacerdozio pagano possa esser raffigurato con «corna come d'agnello» ed esser designato come «falso profeta» il che suppone la pretesa d'una missione divina; nè si vede quali sarebbero i prodigi compiuti dai sacerdoti pagani per estendere il culto dell'imperatore già quasi generale ai tempi di Domiziano. Coloro che nella bestia del mare vedon raffigurato il papato, scorgon nella seconda bestia che s'adopera al servizio della prima, il clero romano col suo insegnamento errato, la sua autorità usurpata, i suoi pretesi miracoli di reliquie e di madonne, il suo fanatismo persecutore; e chi nella prima bestia ravvisa il Sacro impero romano, ravvisa nella seconda il papismo che ne sostiene il potere. Per chi crede, come noi, che la prima bestia rappresenti la potestà politica antidivina culminante alla fine nell'anticristo, la seconda bestia non può rappresentare se non «una influenza religiosa che si mette al servizio del potere politico dell'anticristo» (Godet), «una potenza di natura intellettuale e religiosa» chiamata da De Perrot «la sapienza anticristiana che viene in appoggio della forza anticristiana».
È nella natura dei quadri profetici della Bibbia di realizzarsi gradualmente in modo sempre più completo, finchè raggiungano il loro adempimento perfetto. Si hanno così degli adempimenti parziali che ne fanno presagire e ne preparano altri più completi. Così è delle profezie relative al popolo d'Israele, così è della profezia messianica e non può esser diversamente quando trattasi delle profezie relative all'anticristo. La potestà mondana nelle sue principali incarnazioni è stata sempre, ora più ora meno, uno strumento di Satana contro al popolo di Dio; lo è stata in modo più feroce e più prolungato dopo l'avvento del Messia, quando il cristianesimo si è sparso nel mondo pagano facendo cadere gl'idoli. Vero è che sotto l'influenza del cristianesimo l'impero romano, indebolito anche da altre cause, ha perduto molto del suo carattere antidivino e brutale; ma a misura che i popoli suoi eredi, abbandonano il cristianesimo genuino, la potestà secolare sta riprendendo la sua tendenza beluina, finchè l'anticristo, concentrando nelle sue mani il potere assoluto più vasto che sia mai esistito, scatenerà contro i credenti la più diabolica persecuzione che il popolo di Dio abbia mai sofferta. A sì funesto risultato non si arriverà che lentamente e per opera principalmente della bestia dalle corna d'agnello, ossia del falso profeta: figura questa che, ai tempi dell'anticristo politico, potrà trovare la sua completa realizzazione in un individuo, ma che personifica gli strumenti varii di cui Satana si serve, nel corso dei secoli, per adulterare la verità evangelica, per scalzarne le basi, per vuotarla del suo contenuto salutare. Il falso profeta riassume in se predicatori, insegnanti, scrittori, sacerdoti, ministri, filosofi, scienziati, consessi, collettività ecclesiastiche od altre, chiunque semina errori anticristiani, chiunque dicendosi o no ispirato, coprendosi del manto della tradizione, della scienza, del progresso, ecc. giunge a negare la rivelazione contenuta nelle Scritture, a negare la divinità del Figlio abbassandolo al livello d'un semplice uomo e distruggendo il valore del suo sacrificio espiatorio, chiunque nega il Padre identificandolo panteisticamente con la natura e deificando l'uomo; in una parola, chiunque in un modo o nell'altro contribuisce all'apostasia della cristianità ed all'avvento dell'anticristianesimo.
12 Ed esercitava tutta la potestà della prima bestia, alla sua presenza
cioè sotto i suoi occhi e con la sua approvazione e protezione. La potestà più reale non è quella della forza, ma quella che si esercita sugli spiriti.
e facea si che la terra e quelli che abitano in essa adorassero la prima bestia la cui piaga mortale era stata sanata.
Già in Apocalisse 13:3 la guarigione della testa ferita che qui è una stessa cosa con la bestia, provoca l'ammirazione delle folle umane sempre pronte a prostrarsi dinanzi al successo ottenuto dagli audaci. Il falso profeta si vale dell'influenza che esercita in seno alle masse con le sue sembianze cristiane e col suo insegnamento per piegarle al materialismo, all'ateismo, all'anticristianesimo. Nè si vale soltanto della parola per raggiungere il suo scopo.
13 E operava (lett: opera) grandi segni fino a far scendere del fuoco dal cielo sulla terra in presenza degli uomini.
I miracoli son destinati a dimostrare la sua autorità ed esso imita perciò quelli operati dai profeti autentici quali un Elia che fece scendere il fuoco dal cielo con la sua preghiera 1Re 18:36-38; 2Re 1:10-12. Gesù avea predetto che sorgerebbero falsi cristi e falsi profeti che farebbero 'gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti' Matteo 24:24; e Paolo parlando dell'uomo del peccato annunzia che 'la venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi e con ogni sorta d'inganno d'iniquità...' 2Tessalonicesi 2:9. I magi egiziani riuscirono ad imitare per ben tre volte i miracoli di Mosè Esodo 7:11,22; 8:7. Non è facile dire fino a che punto i miracoli del falso profeta saranno dovuti ad inganno o all'uso scientifico di forze occulte, ovvero all'azione demoniaca. I trucchi dei taumaturgi antichi e quelli del clero romano offrono dei deboli saggi di quel che sarà lo spiegamento dell'attività demoniaca nei giorni della lotta decisiva.
14 E seduceva (lett. e seduce) quelli che abitavano sulla terra coi segni che le era dato di fare in presenza della bestia, dicendo agli abitanti della terra di fare un'immagine della bestia che aveva ricevuta (lett. che ha) la ferita della spada ed era tornata in vita
(lett. e visse). Il greco porta: 'seduceva... a cagione dei segni...', ma il senso è quello dato nella versione. Paolo, in 2Tessalonicesi 2, nota che sono facile preda delle seduzioni diaboliche coloro 'che non hanno aperto il cuore all'amor della verità per esser salvati'.
15 E le fu concesso di dare uno spirito all'immagine della bestia onde l'immagine della bestia parlasse e facesse si che tutti quelli che non adorassero l'immagine della bestia fossero uccisi.
Non pare che quanto è detto dell'immagine della bestia in Apocalisse 13:14-15 sia da intendere in senso simbolico. Piuttosto vien fatto di pensare alla statua che l'orgoglio di Nebucadnezar fece erigere nella pianura di Dura e dinanzi alla quale tutti dovevano prostrarsi sotto pena di morte Daniele 3. Vien fatto di ricordare l'empia pratica di erigere statue degl'imperatori romani da collocarsi nei templi e da adorarsi. Nella sua lettera a Traiano, Plinio confessa d'aver condannato a morte i cristiani di Bitinia che rifiutavano d'offrir incenso e libazioni all'immagine dell'imperatore. Nota il P. Allo che «la superstizione delle statue parlanti e semoventi era allora sparsa assai; era un fenomeno di ventriloquio ovvero era nascosto un uomo nell'interno». Secondo le Recognitiones Clementinae (2o sec.), Simon Mago si sarebbe vantato 'd'aver fatto sì che le statue si movessero e che le cose inanimate si animassero'. In tempi posteriori non sono mancate le statue che movevano gli occhi o la testa, che lacrimavano od operavano guarigioni ecc. In che modo abbia da realizzarsi nell'avvenire il fenomeno qui accennato, se per via d'inganno o d'invenzione scientifica o d'intervento satanico, non possiamo saperlo. Fatto sta che le ultime parole mostrano come il falso profeta, non pago dei mezzi di seduzione accennati, ricorrerà alla violenza facendo uccidere o privando dei mezzi di sussistenza Apocalisse 13:17 coloro che non vorranno piegarsi ai suoi voleri.
16 E faceva sì,
s'intende: la seconda bestia,
che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte;
Si solevan segnare con ferro rovente gli schiavi appartenenti ad un padrone; segnar con un tatuaggio i soldati militanti sotto un capo o i devoti di talune divinità. Gli eletti di Dio portano in fronte il sigillo divino Apocalisse 7:3; 9:4. Il falso profeta esige che tutti, senza distinzione, portino 'il marchio cioè il nome della bestia o il numero del suo nome'. Questo segno palese, ben visibile a tutti, d'appartenenza alla prima bestia, non è impresso per forza poichè lo si può ricevere Apocalisse 14:9,11; 19:20; 20:4 o rifiutare; ma non si può restar neutri o nascosti; ognuno deve decidersi e prendere il proprio posto nella gran battaglia.
17 L'ausiliare dell'anticristo vuole il marchio palese onde nessun seguace di Cristo sfugga al boicottaggio ed alla morte:
e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome.
Il boicottaggio economico dei cristiani non si verificò sotto gl'imperatori pagani; solo Diocleziano tentò qualcosa di simile. Il papismo lo ha adoperato largamente contro i dissidenti di Roma. Abbondano i decreti di concilii, di papi, o di autorità civili sottoposte al clero romano che vietano di ricevere in casa gli eretici, di dar loro cibo, di serbarli sulle proprie terre, di trafficare con loro, perfino di discorrere con loro. Gli eretici erano posti fuor della legge e privi dei diritti del cittadino. Chiunque li poteva uccidere impunemente. Valga per tutti l'esempio dei Valdesi non potuti sterminare nel corso dei secoli nè cacciare dalle loro Valli delle Alpi Cozie, ma confinati fino al 1848 in angusto territorio con divieto di alloggiare, di commerciare, di comprare terre fuori dei limiti; ammessi al servizio militare ma senza poter raggiungere il grado di ufficiale, costretti a pagar tasse superiori a quelle degli altri cittadini, ma esclusi dalle università e dall'esercizio delle professioni liberali. Quel che il romanesimo ha escogitato contro gli eretici, il bolscevismo russo del tempo attuale, che rappresenta la tendenza delle masse comuniste o socialiste antireligiose, lo ha praticato, almeno in parte, contro chiunque non portava il suo marchio. Questi saggi parziali, dello spirito di violenza anticristiana, possono farci intravedere la gravità estrema della prova che attende i credenti, allorchè l'anticristo assumerà il potere assoluto universale, ed il falso profetismo spiegherà appieno tutti i suoi mezzi di seduzione e di costrizione.
18 Qui sta la sapienza. Chi ha intendimento conti il numero della bestia, poiché è numero d'uomo; e il suo numero è 666.
Il marchio, ha detto in Apocalisse 13:7, consisterà nel nome della bestia., scritto chiaramente in lettere, o nel numero del suo none, cioè in un numero che rappresenti la somma del valore aritmetico delle lettere componenti il nome. Le lettere dell'alfabeto greco, dell'ebraico, del latino, servivano di cifre fino all'invenzione delle cifre arabe. L'alfa valeva 1, il bèta 2, il chi (χ) 600, lo xi (ξ) 60, lo sigma (ς) 6, ecc. L'indicare un nome con un numero era un modo alquanto misterioso e occulto che esigeva intendimento e abilità speciale nello scoprir le lettere che, insieme addizionate, davano il nome cercato. Il metodo era però in uso presso gli Ebrei e presso i greci sotto il nome di ghematria. Se ne son trovati esempi nei graffiti di Pompei. Un innamorato scrive: 'Amo colei il cui numero è 545' (φμε). Un altro dice: 'Amerimnos serba un buon ricordo della sua diletta Armonia (nome convenzionale), 45 è il numero del suo bel nome'. Giovanni ha avvertito i cristiani che il falso profeta esigerà da tutti ch'essi portino il nome della bestia o il suo numero come segno di ateismo anticristiano; li eccita perciò a tener desta la mente ai segni dei tempi onde capire quale sarà il numero della bestia. La cosa non sarà facile, ma neppure impossibile poichè si tratta di un numero d'uomo, cioè non del numero d'un individuo speciale, ma d'un numero umano, umanamente calcolabile (cfr. Apocalisse 21:17: a misura d'uomo).
Si contano a centinaia i tentativi fatti dagli interpreti fin dal secondo secolo dell'era cristiana per scoprire il nome nascosto sotto al numero 666 e sarebbe inutile il farne l'elenco. Quello che ha trovato maggior favore presso buona parte dei moderni consiste nel ricorrere all'alfabeto ebraico per cavarne il nome di Nerone che rappresenterebbe la ferocia persecutrice dell'impero romano. Infatti, addizionando il valore numerico delle lettere ebraiche nelle parole Neron kesar si arriva alla somma 666. Appare però strano che Giovanni, scrivendo in greco a chiese greche ignare della lingua ebraica, si sia servito di questa lingua per indicare il numero della bestia, senza far cenno della cosa. Egli cita altrove, sì, dei nomi ebraici, ma ha cura di avvertirne i lettori Apocalisse 9:11; 16:16. E vero ancora che le chiese d'Asia dovevano contare elementi giudeo-cristiani e che l'apostolo ha potuto affidare oralmente la chiave del mistero a chi dovea recapitar la lettera; ma in quel caso non si spiega che la chiave si sia smarrita del tutto e che gli scrittori del secondo secolo, anche quelli che, come Ireneo, venivano dall'Asia proconsolare, non fossero in grado di spiegare il 666. Si nota inoltre che, per ottener questo numero col nome di Nerone, è necessario scrivere il 'Kesar' con tre consonanti ebraiche invece di quattro, come risulta da iscrizioni e da monete del I secolo che si soleva scrivere. Ristabilendo il iod soppresso si avrebbe 676. Questa soluzione implica d'altronde parecchie cose inammissibili: implica che le teste della bestia siano degli imperatori anzichè degli imperi; implica che Giovanni prestasse fede alla voce popolare del ritorno di Nerone, anzi alla sua risurrezione; implica che Nerone rappresentasse agli occhi di Giovanni il futuro anticristo mentre poteva tutt'al più dare un'idea della malvagità e della ferocia dell'uomo del peccato, ma non certo dell'odio dell'apostata contro a Cristo, nè della sua audacia bestemmiatrice, nè dell'astuzia satanica dell'ultimo gran nemico.
Ireneo, dopo menzionate altre soluzioni, dichiara molto verosimile quella che spiega il 666 con la parola greca lateinos intesa come designazione dell'impero romano o latino. «Infatti, scrive egli, sono i latini che regnano attualmente». Giungono al medesimo risultato quelli che propongono le parole 'Cesare dei Romani' o 'Cesare di Roma' scritte in ebraico. La soluzione è appoggiata dagli interpreti che vedono nella bestia l'impero romano cristianizzato o il papato. Essi osservano come il latino sia fino ad oggi la lingua del culto romano, della versione biblica ufficiale, delle encicliche, dei concilii ecc. e come l'impero latino abbia esercitato, attraverso le sue successive trasformazioni, una influenza preponderante sulle sorti dell'Europa e del mondo.
Altri hanno scorto un valore simbolico nella forma greca stessa del numero 666 (χξς) perchè la prima e la terza lettera-cifra sono l'abbreviazione solita di Christos e la lettera di mezzo somiglia ad un serpente. Nella sua forma esterna il numero sarebbe l'emblema del dragone che tenta distrugger Cristo. Quella sarebbe la caratteristica della bestia.
Rinunziamo a recare altri esempi di soluzioni proposte, perchè nessuna di quelle che ci son passate dinanzi, ha creato in noi una convinzione sicura. E non siamo soli a preferire l'atteggiamento di chi aspetta maggior, luce dagli eventi. 'Resta, osserva il Charles, un elemento ipotetico in ogni soluzione offerta'. 'Forse, nota Allo, il mistero non è ancora del tutto chiarito'. Se risaliamo all'antichità cristiana troviamo che Andrea di Cesarea (6o sec.), nel suo commento dice, parlando del nome della bestia: 'il tempo lo rivelerà'. Non diversamente fanno Origene (III sec.) e Ireneo (II sec.). Quest'ultimo dice esplicitamente: «Noi adunque non ci arrischiamo ad affermare nulla di sicuro intorno al nome dell'anticristo. Se infatti il nome di lui avesse dovuto essere apertamente proclamato nel tempo presente, sarebbe stato detto da colui stesso che ha contemplato la Rivelazione; giacchè non è da tanto tempo ch'essa è stata contemplata; ma quasi nella nostra stessa generazione, verso la fine del regno di Domiziano». Quando sarà utile che la Chiesa di Cristo conosca il nome del nemico che cercherà di sommergerla, Dio le darà la sapienza necessaria per scorgerlo sicuramente ond'ella si prepari alle supreme lotte.
AMMAESTRAMENTI
1. Crediamo utile tradurre o riassumere qui una pagina di Auberlen: 'Chiunque abbia occhi per vedere deve riconoscere che la profezia ora studiata ha di già ricevuto un principio - e più che un principio di adempimento. Quando, nei primi secoli dell'era nostra, la Chiesa vide penetrar nel suo seno un numero sempre maggiore di pagani inconvertiti, il risultato di quella mescolanza fu il cattolicismo. Quando la Riforma venne a rimettere in luce il puro Evangelo, il paganesimo si mostrò più crudo e si pose a combattere la verità cristiana con un ardore nuovo. La vernice di cristianesimo che ricopriva il mondo moderno cadde e sta cadendo sempre più. Lo spirito del falso profeta sfrutta il mondo dandosi libero corso sotto i nomi di filosofia, di progresso, di cultura, sistemi seduttori che solleticano l'orgoglio umano, ma rodono come gangrena. Razionalismo, materialismo, deismo, panteismo, ateismo (ed altri ismi) sono della stessa famiglia, sono errori procedenti dalla medesima tendenza a lasciar da parte l'Iddio vivente e santo per glorificar la creatura. S'è cominciato col far scender la Parola di Dio dal posto suo d'onore facendone un libro come un altro. Poi s'è fatto del Figliuol di Dio un uomo ordinario. Da ultimo s'è abbassato Dio al livello della natura e l'uomo a quello degli animali... Quanti sono oggi tenuti lontani dal Vangelo dal prestigio della scienza! Si ha paura di passar per ignorante se si crede. E son pochi quelli che comprendono tutta l'estensione e la profondità del male... Ove sono le anime che misurano tutta la perversità, la follia, la degradazione d'un secolo che considera il panteismo come suprema sapienza...? Quanti errori, nei campi più svariati, sono eretti ad assiomi!... I sistemi filosofici e scientifici degli uomini hanno quasi ovunque soppiantato, nella pubblica opinione, il magnifico sistema del mondo contenuto nella Parola di Dio. Quel che ci fa sopratutto difetto è il timor di Dio. Il senso morale ha perduto la sua forza... Viviamo tutti in un'atmosfera avvelenata, giacchè una intera generazione può benissimo esser colpita da cecità... Se dunque per resistere alla prima bestia, occorre costanza e fede, per resistere alla seconda conviene armarsi di sapienza'.
2. Il brano relativo alla seconda bestia, dice a tutti i discepoli del Cristo: 'Guardatevi dai falsi profeti'. Non vi lasciate ingannar dalle apparenze innocue, dalla veste religiosa, anzi cristiana, sotto cui posson presentarsi i falsi dottori; guardate alla sostanza del loro insegnamento. Non vi lasciate sedurre dalla falsa scienza nè da prodigi veri o bugiardi; anche il diavolo fa dei miracoli e la scienza in troppi casi è al suo servizio. 'Provate gli spiriti per saper se son da Dio... Molti seduttori sono usciti per il mondo i quali non confessano Gesù Cristo esser venuto in carne. Quello è il seduttore e l'anticristo' 1Giovanni 4:1-6; 2Giovanni 7. Coltivate in voi stessi una buona coscienza ubbidendo alla verità conosciuta; sia la vostra vita spirituale sana e abbondate di frutti. Sarà questo il mezzo migliore per immunizzarvi contro le infezioni degli errori anticristiani e per darvi la forza di resistere alle imposizioni della violenza.