Marco 16
CAPO 16 - ANALISI
1. La risurrezione di Cristo annunziata da un angelo alle donne galilee, al sepolcro. Come Marta credette nella risurrezione di suo fratello Lazaro, soltanto nell'ultimo giorno, così è evidente che queste pie donne di Galilea aveano rimandato a quell'epoca le loro speranze della risurrezione. del Signore. Nonostante tutto il loro dolore e la fatica del giorno di preparazione, nel quale eran stato fedeli testimonii della passione di Cristo, non lasciarono che finisse quel giorno, senza prima essersi provvedute di aromi preziosi con cui ungere il corpo del Maestro amato, pel lungo suo riposo nella tomba, e quindi, appena cominciò ad albeggiare nel primo giorno della settimana, si condussero al sepolcro per eseguire il loro pio divisamento. Marco non menziona che due delle Marie e Salome madre di Giacomo e Giovanni; ma Luca, mentre indica un'altra, Giovanna per nome, aggiunge che erano anche presenti altre donne, dal che possiamo concludere con sicurezza che trovavansi presenti tutte quelle che erano allora in Gerusalemme fra le donne che avean seguito costantemente il Signore nel suo ministerio in Galilea. Ignorando, a quanto pare, che soldati romani custodivano il sepolcro e non le avrebber lasciate avvicinarsi, non si davano pensiero se non del come avrebber fatto a rotolare la pietra che era stata posta all'ingresso del sepolcro. Giunte sul luogo, trovarono che l'ostacolo temuto già era stato tolto, un terremoto avendo rotolata la pietra; ma non trovarono l'oggetto delle loro ricerche, e furono prese da grande spavento alla vista di un angelo che sedeva presso la vuota nicchia, ove era giaciuto il corpo del Signore. Dall'angelo ricevettero l'annunzio della risurrezione del Signore dai morti; e mentre, impaurite e trepidanti, preparavansi a fuggire, l'angelo ingiunse loro, di portare a Pietro e agli altri discepoli la lieta notizia ch'egli avea loro comunicata, annunziando loro, in pari tempo, che il Signore verrebbe loro incontro in Galilea, secondo la sua promessa Marco 16:1-8.
2. Apparizioni di Cristo dopo la sua risurrezione. Il nostro Evangelista ne ricorda solamente tre: quella a Maria Maddalena nell'orto in cui era il sepolcro; quella ai due discepoli che erano in cammino andando ad Emmaus (quantunque li descriva come semplicemente "andando ai campi"); e la prima apparizione agli undici nell'alto solaio a Gerusalemme. Non c'è una parola però nella narrazione di Marco che possa autorizzare a concludere che queste tre fossero le sole apparizioni di Gesù ai suoi discepoli; per lo contrario, coll'omettere ogni menzione dell'incontro in Galilea, ove secondo la sua stessa testimonianza, l'angelo invitò al ritrovo tutti i discepoli, dimostra chiaramente che di molti esempi ne addusse alcuni soli, per porre in sodo la risurrezione del Signore, e quindi non c'è motivo ragionevole di asserire che gli Evangelisti siano tra loro in contraddizione. La spiegazione della sua scelta e dell'ordine in cui espone i fatti ha da cercarsi nello specifico intendimento dello scrittore, il quale si propose di additarci per quali gradi successivi l'incredulità degli Apostoli fosse alfine vinta, e fossero gli animi loro preparati a ricevere ed eseguire la loro grande commissione Marco 16:9-14.
3. Commissione data agli Apostoli. Sebbene, per amor di brevità, Marco associi questa commissione con l'apparizione agli undici nell'alto solaio, la sostanza del discorso del Signore non lascia alcun dubbio che si riferisca al ritrovo in Galilea, sul quale Matteo dà più ampii dettagli. Quella commissione fu la più nobile e la più onorevole che mai fosse data ad uomo mortale, fu cioè di andare e predicare l'evangelo della grazia di Dio ad ogni creatura sotto il cielo; di proclamare che il muro di separazione tra il Giudeo e il Gentile era ora abbattuto, e che chiunque crede in Gesù, qual Salvatore - Dio nella nostra natura, facente l'espiazione pei peccati - sarà certamente salvato. Nostro Signore aggiunse la promessa di doni miracolosi in conferma del loro messaggio Marco 16:15-18.
4. Ascensione del Signore in gloria e primi trionfi del vangelo. Marco, solo di tutti gli Evangelisti, proclama la gloria in cui entrò Gesù, con la sua ascensione in cielo, testimoniando che, dopo di aver dato ai suoi discepoli il comando di predicare il suo vangelo, egli "sedette alla destra di Dio", posto di gloria e potenza, intorno al quale, il suo Padre gli avea parlato nell'antica profezia, dicendo: "Siedi alla mia destra, infino a tanto che io abbia posti i tuoi nemici per iscannello de' tuoi piedi" Salmi 110:1. Il nostro Evangelista naturalmente connette con questo sedersi al posto d'onore e di potenza, il successo che accompagnò e seguì la predicazione del vangelo; imperocché l'effusione dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste, in cui ebber principio le conquiste del vangelo, è nella Scrittura, connessa inseparabilmente con "l'ascensione di Cristo nei luoghi altissimi, e col suo ricevere doni per gli uomini, financo pei ribelli" Marco 16:17-20.

Marco 16:1-8. APPARIZIONE DELL'ANGELO AL SEPOLCRO, PER ANNUNZIARE ALLE DONNE LA RISURREZIONE DEL SIGNORE Matteo 28:1-7; Luca 24:1-8; Giovanni 20:1

Per l'esposizione vedi Matteo 28:1-7.

Marco 16:9-11. APPARIZIONE DI GESÙ A MARIA MADDALENA Matteo 28:9-10; Giovanni 20:14-18

Per l'esposizione vedi Matteo 28:9-10.

Maria, dopo aver accompagnato le altre donne una parte della via, per andare ad annunziare ai discepoli la risurrezione, pare che tornasse indietro al giardino, e si fu in questa occasione che, essendo ivi sola, le comparve Gesù. A una donna fu dato l'onore d'esser la prima a vedere il risorto Redentore, e QUELLA DONNA NON FU SUA MADRE! [Tutti i versetti di questo capitolo, dal principio del non, fino alla fine, sono dal Griesbach, dal Tischendorfe dal Tregellio considerati spurii, perché mancano nel Codice Vaticano, nel Codice Sinaitico, nonché nelle versioni più antiche finora conosciute, in una copia dell'antica Bibbia Latina, e in alcune copie della versione Armena, e perché Eusebio e Girolamo, nel quarto secolo, si pronunziano contro di essi. Ma questi non sono sufficienti a controbilanciare l'evidenza che rimane in favore della loro autencità. Tutti gli Unciali ossia MSS. Greci primitivi, eccetto soltanto i due Codici menzionati, li contengono, e tra gli altri il Codice Alessandrino, posteriore soltanto di 50 anni ai due più antichi, e non meno autorevole di essi. In uno o due MSS. in cui non si ritrovano, è lasciato uno spazio in bianco, il che dimostra che manca una qualche parte del testo. Similmente si trovano in tutti i MSS. corsivi ossia Greci posteriori, e in tutto le versioni più antiche. Sono pure citati da Ireneo nel secondo secolo, da un Padre nel terzo, e da tre o quattro nel quarto. In aggiunta a questo, è incredibile che una narrazione, condotta con tanta diligenza com'è questo Vangelo, abbia a terminare ex abrupto colle parole del vers. 8: perciocché avean paura]. (Vedi l'Introduzione agli Evangeli, a MARCO).

12 Marco 16:12-14. APPARIZIONE DI GESÙ AI DUE DISCEPOLI NEI CAMPI Luca 24:13-49; Giovanni 20:19-23

Per l'esposizione vedi Luca 20:13-49.

15 Marco 16:15-18. INCONTRO DI CRISTO COI SUOI DISCEPOLI IN GALILEA Matteo 28:16-20

Per l'esposizione principale vedi Matteo 28:16-20.

15. Ed egli disse loro: Andate per tutto il mondo, e predicate l'evangelo ad ogni creatura (a tutta la creazione).
Le parole di nostro Signore, ricordate in questo versetto e nei seguenti, non lascian luogo a dubitare che Marco si riferisce al convegno in Galilea, in cui Gesù diede ai suoi discepoli la loro commissione di predicare il vangelo, sebbene per la estrema brevità e rapidità della parte concludente la sua narrazione, condensi, in un solo abboccamento, la sostanza di quanto fu detto nei diversi che ebbero luogo dopo la risurrezione. È ovvio che il suo disegno in questo capitolo non è già di accogliere dei dettagli molto particolareggiati, bensì di collegare insieme i successivi avvenimenti per cui gli Apostoli furono preparati, a grado, all'incarico che il Signore stava per affidare ad essi, quello cioè di diffondere il vangelo fino agli estremi confini della terra (Vedi Analisi 2, Marco 16:1). Siccome il consiglio di Dio per la salute degli uomini, per mezzo della morte espiatoria di Gesù, corrisponde al più profondo bisogno dei più grandi peccatori, così Cristo comandò che fosse predicato a tutta quanta l'umana razza, sicché tutti potessero avere l'offerta del perdono e della vita. Nessun uomo ha il diritto di limitare questa offerta ad alcune classe d'uomini. Il muro di divisione che, insino allora, avea separato il mondo gentile dai benefizi spirituali della dispensazione giudaica, fu allora atterrato per sempre, e la salute per mezzo di Cristo doveva essere d'allora in poi il tesoro prezioso di chiunque ascoltasse la parola predicata e credesse. Dio comanda ai suoi servitori di offrir la salute a tutti gli uomini; se alcuno la respinge, lo fa a suo rischio e pericolo. Per le parole di questo versetto, l'opera delle missioni (spesso chiamata sprezzantemente: "fare la propaganda") è impasta alla Chiesa in tutte le età, fino a che ogni parte della terra non sarà stata evangelizzata. Oggidì, come ai tempi antichi, gli uomini son disposti a considerare la predicazione del vangelo, come la più spregievole follia, soprattutto se da essa si aspetta la rigenerazione del mondo. E tale sarebbe veramente, con la inimicizia di Satana, del mondo, e del cuore umano non convertito, tutti schierati contro di essa, se non fosse altro che invenzione dell'uomo. Ma l'arma che il Signore del regno ha messa nelle mani dei suoi servitori è "la spada dello Spirito che è la parola di Dio". Ella è stata scelta eziandio espressamente per dimostrare quanto infinitamente quel che i beffardi derisori chiamano "stoltezza di Dio, sorpassi la saggezza degli uomini", e, la debolezza di Dio, la forza degli uomini. Il lettore studi attentamente quel che dice Paolo su questo argomento 1Corinzi 1:18-31.

PASSI PARALLELI
Matteo 10:5-6; 28:19; Luca 14:21-23; 24:47-48; Giovanni 15:16; 20:21
1Giovanni 4:14
Marco 13:10; Salmi 22:27; 67:1-2; 96:3; 98:3; Isaia 42:10-12; 45:22; 49:6; 52:10
Isaia 60:1-3; Luca 2:10-11,31-32; Atti 1:8; Romani 10:18; 16:26; Efesini 2:17
Colossesi 1:6,23; Apocalisse 14:6

16 16. Chi avrà creduto, e sarà stato battezzato, sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato.
Nella porzione corrispondente del Vangelo di Matteo, è ricordata l'istituzione del Battesimo, da amministrarsi a tutti quelli che sono stati "ammaestrati" nella verità, quale ordinanza perpetua nella Chiesa cristiana; e sebbene Marco non dica se non pochissimo di quella istituzione, pure l'associa intimamente anch'esso col credere nel vangelo. Leggendo il primo inciso di questo vers., si presenta tosto la domanda: il battesimo è egli indispensabile alla salute? Uno che abbracci di cuore Cristo può egli raggiungere la vita eterna se non è stato battezzato? Il versetto stesso contiene una risposta soddisfacente, poiché nell'inciso seguente, "la condannazione" è presentata, in antitesi, quale risultato della sola incredulità, e non si fa menzione della mancanza del battesimo, omissione questa che nostro Signore non avrebbe mai potuto fare se tali tremende conseguenze ne venissero, anche solo contingentemente, dalla privazione del sacramento iniziativo del Nuovo Testamento. Non può mai proclamarsi troppo altamente né imprimersi mai troppo profondamente nel cuore di ogni lettore, che il Signore Gesù Cristo medesimo ha dichiarato solennemente che tutto quanto è necessario a salute è di credere con tutto il cuore in lui, come unico sacrifizio espiatorio pel peccato, come "la giustizia di Dio" in luogo del peccatore, come "la risurrezione e la vita", e che l'unica cagione della eterna perdizione del peccatore consiste nel rifiuto volontario e deliberato della offerta del Salvatore. "Voi non volete venire a me, acciocché abbiate vita" Giovanni 5:40. Ma il sacramento del Battesimo non si ha da trascurare. Esso è posto qui come il segno esteriore della fede interna del cuore, appunto come "la confessione colla bocca", è posta ad indicarla nella Epistola ai Romani 10:10. Cristo richiede dal suo popolo l'osservanza di questa ordinanza esteriore, perché vuole avere una Chiesa visibile nel mondo che testimonii per la verità, ed è col sottomettersi a questa ordinanza che ogni discepolo fa aperta professione della sua fede e della sua adesione a quella Chiesa. Se i convertiti giudei avessero tenuta nascosta la loro adesione, per timore di esser "espulsi dalle sinagoghe", e i convertiti gentili avessero continuato ad uniformarsi esteriormente ai riti abbominevoli del paganesimo, per timore del martirio, la Chiesa di Cristo non avrebbe mai potuto mostrarsi agli occhi degli uomini come "la luce del mondo". Ed è perciò che il Signore congiunge la professione esteriore con la fede interiore. Una franca e decisiva professione di fede è un soggetto ben degno di essere meditato con preghiera da quelli che sono convinti della superstizione della Chiesa romana; ma pure, per timore di persecuzioni e di perdite temporali, son troppo proclivi ad uniformarsi tuttora ad un sistema che nel loro cuore condannano e disprezzano. Questa è ipocrisia e indegnissimo disdoro al Signore che li ha comprati col proprio sangue prezioso. È importante anche di notare l'ordine che il Signore assegna alla fede e al battesimo. Prima vien la fede salvatrice ovvero un fiducioso abbracciamento di Cristo come nostra salute. È quello il gran fondamento di tutti i privilegi spirituali, e il solo mezzo della nostra introduzione nell'alleanza di grazia. Il battesimo tiene il secondo luogo, imperocché, essendo soltanto il segno e il suggello di quell'alleanza, non può precedere alla nostra introduzione in essa, ma deve sempre seguirla. Un esame accurato dei Fatti degli Apostoli dimostra che gli Apostoli, nell'ammettere i primi convertiti nella Chiesa, ancor nella sua infanzia, seguirono fermamente quest'ordine stabilito dal loro divino Maestro. Soltanto nei casi che i genitori avean già creduto ed erano stati battezzati, le loro famiglie erano ammesse agli stessi privilegi, come nel caso del carceriere di Filippi Atti 16:33. Quindi la rigenerazione battesimale della Chiesa di Roma e di alcune altre Chiese semi-riformate, cioè la rigenerazione di un infante od adulto per mezzo dell'amministrazione del battesimo fatta da un prete, è una delusione e un laccio; è un mettere il segno esterno in luogo della cosa significata; è una contraddizione diretta dell'insegnamento solenne del Signore. La qual cosa così essendo, il battesimo di pagani non istruiti nel cristianesimo, qual fu praticato su larga scala dai missionari gesuiti, e il battesimo di neonati o di bambini nati a mezzo, amministrato dai medici e dalle levatrici; come pure l'escludere dalla sepoltura cristiana tutti quelli che non hanno ricevuto il battesimo nella Chiesa di Roma, sono abbominevoli superstizioni e crudeli indegnità, che non trovano verun fondamento negli insegnamenti di nostro Signore e dei suoi Apostoli. La mancanza di battesimo laddove non possa aversi accesso ad una congregazione di credenti visibilmente costituita (in presenza di cui si ha da amministrarlo), non pone a repentaglio la eterna salute di chi siasi rifugiato per fede in Cristo e sia stato lavato nel suo sangue. Quegli poi che deliberatamente ricusasse di sottomettersi al battesimo, laddove si può riceverlo, mostrerebbe, con tale rifiuto, di non avere ancora "imparato a conoscere Cristo" (Vedi Nota Matteo 12:31-32).

PASSI PARALLELI
Marco 1:15; Luca 8:12; Giovanni 1:12-13; 3:15-16,18,36; 5:24; 6:29,35,40; 7:37-38
Giovanni 11:25-26; 12:46; 20:31; Atti 10:43; 13:39; 16:30-32; Romani 3:6
Romani 4:24; 10:9; Ebrei 10:38-39; 1Pietro 1:21; 3:21; 1Giovanni 5:10-13
Matteo 28:19; Atti 2:38,41; 8:36-39; 22:16; Romani 10:9-14; 1Pietro 3:21
Giovanni 3:18-19,36; 8:24; 12:47-48; Atti 13:46; 2Tessalonicesi 1:8; 2:12; Apocalisse 20:15
Apocalisse 21:8

17 17. or questi segni accompagneranno coloro ch'avran creduto:
La promessa contenuta in questi versetti, quantunque fatta in termini generali, si riferisce soltanto all'impianto e alla diffusione della Chiesa nei primi secoli della sua esistenza. Chi ponga mente dall'un canto all'umile condizione, alla debolezza e rozzezza degli Apostoli e dei primi predicatori del Cristianesimo, e dall'altro alla opposizione universale contro cui dovean contendere, opposizione da parte dei Giudei e dei Gentili, da parte dei principi e dei sacerdoti, con Satana alla testa, vedrà essere stata una disposizione misericordiosa e necessaria del loro Maestro, il fornirli di doni miracolosi, che si cattivassero tostamente l'attenzione e facessero fede della loro missione divina. Senonché coteste doti miracolose furono un dono soltanto temporaneo, come lo ha dimostrato ampiamente l'esperienza successiva della Chiesa, e quantunque non possa precisarsi con certezza il tempo in cui cessarono interamente, è più che probabile ciò fosse gradatamente, con la morte di coloro che avean ricevuto il dono dei miracoli dalle mani degli Apostoli.
Cacceranno i demoni nel mio nome;
invocando cioè il nome e l'autorità di Cristo, e usando il potere ch'egli avrebbe usato se fosse stato presente (Vedi Atti 8:6-7; 16:18; 19:13). I miracoli degli Apostoli differirono essenzialmente da quelli di Gesù, in quanto al modo in cui erano operati. Egli li faceva in suo proprio nome, e per la propria potenza, laddove essi non erano che gli strumenti per mezzo dei quali Iddio facea palese l'onnipotenza del suo braccio a salvare.
parleranno nuovi linguaggi;
cioè linguaggi prima ignoti ai parlatori di essi. (Si confronti Atti 2:4-12; 10:46; con 1Corinzi 13:1,8; 12:10; 14:5-6,18,22,29.)

PASSI PARALLELI
Giovanni 14:12
Luca 10:17; Atti 5:16; 8:7; 16:18; 19:12-16
Atti 2:4-11,33; 10:46; 19:6; 1Corinzi 12:10,28,30; 14:5-26

18 18. Torran via i serpenti;
Piuttosto, raccogliere o alzare colla mano e portare. Prendendo la parola greca nel senso che le è dato dal Diodati, alcuni interpreti la spiegano come significante l'espulsione degli animali nocivi da certi luoghi, come, secondo la tradizione, Paolo li cacciò da Malta e San Patrizio dall'Irlanda; ma il senso chiaro e semplice delle parole di nostro Signore si è questo, che maneggerebbero i rettili velenosi e mortiferi, senza riportarne alcun danno, profezia della quale vediamo l'adempimento nel caso di Paolo a Melita Atti 28:5. Nei frequenti loro viaggi, dormendo bene spesso la notte nelle foreste e nelle caverne, o ricoverandovisi di giorno, non piccolo favore fu questo che il benedetto Maestro concesso ai suoi discepoli.
e, avvegnaché abbiano bevuta alcuna cosa mortifera, quella non farà loro alcun nocimento;
Non è registrato nella storia sacra alcun fatto particolare in adempimento di questa promessa. C'è una leggenda posteriore, secondo la quale, Giovanni avrebbe bevuto veleno senza che questo gli facesse alcun male; ma è probabile che fosse inventata collo scopo di confermare questa promessa. Il non averne caso alcuno specificato nella Scrittura non è tuttavia una prova che questa promessa realmente non siasi adempita; imperocché la storia delle fatiche apostoliche si limita quasi esclusivamente agli avvenimenti più notevoli nella vita degli Apostoli della circoncisione e dei gentili.
metteranno le mani sopra gl'infermi, ed essi staranno bene.
(Vedi Marco 6:13; Atti 3:6; 5:15; 19:12; Giacomo 5:14-15.)

PASSI PARALLELI
Genesi 3:15; Salmi 91:13; Luca 10:19; Atti 28:3-6; Romani 16:20
2Re 4:39-41
Atti 3:6-8,12,16; 4:10,22,30; 5:15-16; 9:17-18,34,40-42; 19:12
Atti 28:8-9; 1Corinzi 12:9; Giacomo 5:14-15

19 Marco 16:19-20 ASCENSIONE DEL SIGNORE, E PROCLAMAZIONE TRIONFALE DEL VANGELO Luca 24:50-53; Atti 1:9-11

19. il Signore adunque,
Questo titolo non è dato da Marco a Gesù in niun altro luogo che in questo vers. e nel seguente, in cui descrive l'ascensione di Cristo in cielo, e i frutti benedetti risultanti da essa.
dopo ch'ebbe lor parlato,
Abbiamo qui un altro esempio di quella maniera compressa o condensata che Marco impiegò nell'ultima parte del suo Vangelo; imperocché, oltre al passare sotto silenzio abboccamenti di Gesù coi discepoli, ricordati negli altri Vangeli, non fa menzione del fatto importante, ricordato da Luca nel principio di Atti 1:3, che cioè durante i quaranta giorni che precedettero la sua ascensione, Gesù passò molto tempo in compagnia dei suoi undici discepoli, "ragionando delle cose appartenenti al regno di Dio". Le parole "ebbe parlato" si riferiscono non già solo alla commissione data nei versetti precedenti, ma a tutto quanto i discepoli udirono durante quei quaranta giorni.
fu raccolto nel cielo,
Cielo significa quì non solo il firmamento sidereo, ma quella parte dell'universo ove Iddio manifesta permanentemente la sua presenza ai suoi angeli e ai suoi santi.
e sedette alla destra di Dio.
La destra denota il posto d'onore e di podestà delegata, che fu promesso al Figliuol di Dio, nel patto eterno della redenzione, quale ricompensa per la sua umiliazione e le sue sofferenze come Dio-Uomo, Mediatore del nuovo patto. C'è qui un'allusione al Salmi 110:1, che è profetico del Messia. La frase, nel suo complesso, denota l'aver Cristo assunto la podestà e la gloria mediatoriale che gli era stata promessa in ricompensa della sua obbedienza e dei suoi patimenti fino alla morte Isaia 53:11-12; Filippesi 2:9-11. Marco solo fra gli Evangelisti ci presenta questa gloriosa verità come un fatto compiuto. Nella attitudine eccelsa che è quì descritta, Gesù apparve a Stefano nel suo martirio, ed a Saulo nell'avvicinarsi a Damasco, e indi in poi si fa riferenza costantemente ad essa come alla condizione propria di lui nella gloria.

PASSI PARALLELI
Matteo 28:18-20; Luca 24:44-50; Giovanni 21:15,22; Atti 1:2-3
Luca 9:51; 24:50-51; Giovanni 13:1; 16:28; 17:4-5,13; Atti 1:10-11; 2:33; 3:21
Efesini 1:20-22; 4:8-11; Ebrei 1:3; 4:14; 6:20; 7:26; 8:1; 9:24
Ebrei 10:12-13,19-22; 12:2; 1Pietro 3:22; Apocalisse 3:21
Salmi 110:1; Atti 7:55-56; 1Corinzi 15:24-25; 1Pietro 3:22; Apocalisse 3:20

20 20. Ed essi, essendo usciti,
Queste parole van riferite non già all'alto solaio (ove alcuni pretendono che fosse pronunziato tutto questo discorso, e avesse luogo l'ascensione!), ma a Gerusalemme, dalla quale partirono dopo l'effusione dello Spirito Santo, e alla dispersione della Chiesa madre, come è ricordata nei Fatti degli Apostoli.
predicarono in ogni luogo,
Con queste brevi parole, Marco indica quanto era già stato diffuso il vangelo al tempo in cui egli scriveva.
operando insieme il Signore, e confermando la parola per i segni che seguivano
Questa espressione, usata anche da Paolo 2Corinzi 12:12, denota l'uso che fa Iddio, nella sua grazia, di Strumenti umani, per adempiere ai piani suoi divini, e serve ad illustrare la promessa di Cristo non solo di fondare, ma pure di edificare la Chiesa. Abbiamo in questo ultimo versetto del Vangelo di Marco un importantissimo anello di congiunzione coi Fatti degli Apostoli, dove Colui che diresse tutti i movimenti della Chiesa nascente è chiamato costantemente: IL SIGNORE.

PASSI PARALLELI
Atti 2:1-28:31
Atti 4:30; 5:12; 8:4-6; 14:3,8-10; Romani 15:19; 1Corinzi 2:4-5; 3:6-9
2Corinzi 6:1; Ebrei 2:4

RIFLESSIONI
1. Da queste parole impariamo l'importanza del battesimo. Senza dubbio si contano a migliaia i battezzati che non ricevono il minimo benefizio dal loro battesimo; a migliaia ce ne sono che son lavati nell'acqua sacramentate, senza esserlo mai nel sangue di Cristo. Ma non segue da ciò che si debba, sprezzare o trascurare il battesimo. È un sacramento istituito da Cristo medesimo, e quando sia ricevuto con riverenza, con intendimento, e con preghiera, è accompagnato da speciali benedizioni. L'acqua battesimale, di per sé stessa, non conferisce alcuna grazia. Ben più in là dell'elemento esteriore, dobbiamo guardare a Colui il quale ha istituito questo rito, affinché ei lo suggelli con la sua benedizione. Ma la confessione pubblica di Cristo, la quale è implicata nell'uso di quell'acqua, è un atto comandato dal nostro Maestro medesimo, e noi possiamo trascurarlo senza incorrere in peccato.
2. Impariamo, dalle labbra medesime di nostro Signore, l'assoluta necessità della fede, ossia la necessità di confidarci individualmente in Cristo come nostro Salvatore e nostra giustizia dinanzi a Dio. È questa "l'una cosa di cui fa bisogno". A meno che non sentiamo i nostri peccati, e sentendoli non ci rifuggiamo in Cristo per la fede e ci stringiamo a lui, troveremo alla fine che meglio sarebbe stato per noi se non fossimo mai nati.
3. Impariamo, inoltre, la certezza dei giudizii di Dio su coloro che muoiono nell'impenitenza. "Chi non crede sarà condannato". Come suonano tremende queste parole! come è terribile il pensiero che furono pronunziate dalle labbra di Colui, che disse: "Le mie parole non passeranno!" Niuno c'inganni con discorsi vani. C'è un inferno eterno per tutti coloro che persistono nella lor malvagità, e che partono da questo mondo senza fede in Cristo. Quanto è più grande la misericordia che ci è gratuitamente offerta nel vangelo, tanto più grande sarà la colpa di coloro che ostinatamente ricusano di credere. Colui che morì sulla croce per noi ce ne avvertì chiaramente! "Oh fossero pur savii, e intendessero queste cose, e considerassero il lor fine" Deuteronomio 32:29.
4. L'età dei miracoli è passata da lungo tempo, né dovea protrarsi oltre il primo impianto della Chiesa; ma quantunque sia passata l'età dei miracoli fisici, possiamo consolarci nel pensiero che alla Chiesa di Cristo non verrà meno giammai l'aiuto speciale di Cristo nei tempi di speciale bisogno. Il gran Capo in cielo non abbandonerà mai i membri suoi credenti; l'occhio suo è rivolto del continuo su di loro, ed egli, nella sua saggezza, manderà sempre il suo aiuto al tempo opportuno, e verrà in loro soccorso nel giorno che ne hanno bisogno. "Quando il nemico verrà a guisa di fiume, lo Spirito del Signore leverà lo stendardo contro a lui" Isaia 59:19.