Giovanni 20
CAPO 20 - ANALISI
1. Le donne Galilee si recavo alla tomba di Gesù, la mattina del primo giorno della settimana. Notata la situazione della tomba del Signore in modo da poterla riconoscere, rimase loro abbastanza tempo, la sera della "preparazione", per comprare esse pure degli aromati ed altre sostanze necessarie alla completa imbalsamazione del corpo di Cristo. Quindi "si riposarono il sabato, secondo il comandamento", ed all'alba del primo giorno della settimana, "Domenica", partirono per recarsi alla tomba di Gesù. Molti degli eventi di quella importantissima mattina sono notati dal Sinottici, e Giovanni si limita a raccontare quello che accadde a Maria Maddalena. Ricorda che l'attenzione e i sospetti di questa donna furono svegliati quando s'accorse che la pietra era stata rotolata dall'apertura del sepolcro, e che in questo più non trovavasi il corpo di Gesù. Piena di ansietà, essa corse da Pietro e Giovanni, per riferire loro quel fatto sorprendente Giovanni 20:1-2.
2. Pietro e Giovanni al sepolcro. Quei due discepoli non si aspettavano niente più di Maria la realizzazione della promessa di Gesù, che egli risusciterebbe al terzo giorno. Allarmati dalle di lei parole, corsero al sepolcro e più non vi trovarono il corpo del Signore. La loro visita e quanto osservarono, così fuori del sepolcro come dentro, ci sono raccontati con minutissimi particolari, per provare non solo che Maria Maddalena aveva detto il vero, ma pure che la cura colla quale i panni funebri erano stati ripiegati e messi da parte, escludeva la possibilità di un trafugamento del corpo di Gesù. Ma quella visita all'interno del sepolcro ebbe oltre a ciò l'effetto di aprire alfine la mente di quei due discepoli, e di condurli a credere che Gesù era realmente risuscitato, dimodoché se ne tornarono a casa col cuore giulivo, per aspettare gli eventi Giovanni 20:3-10.
3. Maria Maddalena si ferma piangendo alla tomba; vi incontra due angeli, e poco dopo il Signore medesimo le appare. Pietro e Giovanni non si fermarono al sepolcro; Maria invece, tornatavi poco dopo loro, vi rimase nella speranza di vedere il giardiniere, e di saper da lui qualcosa intorno al corpo di Gesù. Curvatasi, per guardar nel sepolcro, vi scorse due angeli, uno dai piedi, l'altro dal capo della tomba, e questi le domandarono perché piangesse. Rispose, ripetendo il suo convincimento, che il corpo era stato derubato, e dichiarò che piangeva per non poterlo ritrovare. Fu forse allora che gli angeli dissero: "Egli non è qui, perciocché egli è risuscitato, come egli aveva detto; venite, vedete il luogo dove il Signore giaceva" Matteo 28:6. Ma, se pure le vennero rivolte, quelle parole non persuasero Maria Maddalena, poiché, incontrato poco dopo il Signore medesimo, e presolo per il giardiniere, gli fece istante preghiera per riavere il corpo del suo Signore. Con voce che risvegliò nel cuore di lei le più care memorie, il Signore pronunziò il suo nome: "Maria!" e subito essa mostrò di averlo riconosciuto, esclamando con gioia: "Rabboni!" Gesù, avendola in quel modo convinta della sua risurrezione, la manda a portarne la lieta notizia ai suoi "fratelli" per la loro consolazione Giovanni 20:11-18.
4. Gesù appare ai discepoli riuniti la sera del primo giorno della settimana. Questo fatto occorse subito dopo il ritorno dei due discepoli che erano a ridati in Emmaus, e che annunziarono di aver visto il Signore e di aver parlato con lui per la via. Per timore di venire arrestati dai fautori del Sinedrio, i discepoli tenevano chiusa la porta della sala in cui stavano riuniti; ma Gesù passò la soglia, come se la porta fosse stata aperta, e subito rassicurò i tremanti discepoli col saluto: "Pace a voi!" Quindi provò loro di non essere un fantasma, anzi di possedere un vero e proprio corpo, e quello stesso nel quale lo avevano conosciuto, mostrando loro i segni dei chiodi nelle sue mani e nel suoi piedi, nonché la ferita nel suo costato, sicché i discepoli, veduto il Signore, si rallegrarono. Segue, in brevissime parole, il loro mandato come apostoli, e soffiando su di essi, il Signore disse: "Ricevete lo Spirito Santo" Giovanni 20:19-23.
5. Il Signore riprende l'incredulità di Toma. Questo discepolo, o per dolore o per incredulità, non trovavasi cogli altri, quando Gesù si presentò a loro, e li convinse di esser veramente risuscitato. E quando, nella settimana, i suoi compagni gli annunziarono di aver visto il Signore, il suo carattere naturale, cioè il sospetto e la sfiducia, si manifestarono nel modo più offensivo pei suoi dieci colleghi, imperocché non solo rifiutò di credere alla loro testimonianza, ma dettò le condizioni alle quali sole egli avrebbe creduto alla risurrezione di Gesù, cioè: vedere e toccare. In questo infelice stato di mente, rimase tutta la settimana; non già per non esser disposto a rallegrarsi della risurrezione di Cristo, ma perché la riteneva siffattamente impossibile, che temeva di venire ingannato sopra un punto così vitale. Otto giorni dopo la sua risurrezione, Gesù si presentò nuovamente ai discepoli, essendo presente anche Toma cogli altri, e dopo il solito saluto, subito ordinò al discepolo incredulo di stendere la mano e di convincersi precisamente nel modo che egli aveva specificato, si da non esser "più incredulo, ma credente". Non ci volle tanto a convincere Toma: le parole di Gesù, la vista delle mani e dei piedi feriti del suo Maestro, lo condussero a professare immediatamente la sua piena ed intera fede in lui. Il Signore accettò questa sua professione di fede, pure accompagnando la sua accettazione da un rimprovero per non aver egli creduto se non ai suoi sensi, e proclamando felici in tutte le età quelli che avrebbero creduto, senza contemplarlo coi propri occhi, alle prove abbondanti della sua risurrezione e della gloria che seguì Giovanni 20:24-29.
6. Chiusa dell'Evangelo, nella quale Giovanni dichiara che Gesù aveva fatto, in presenza dei suoi discepoli, molti miracoli, oltre a quelli raccontati in questo Vangelo; ma che quelli che aveva riferiti bastavano allo scopo ch'egli si era proposto, scrivendo: "Acciocché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio; e acciocché, credendo, abbiate vita nel nome suo" Giovanni 20:30-31.

Giovanni 20:1-29. LA RISURREZIONE DEL SIGNORE E I FATTI CHE LA DIMOSTRANO

Le donne Galilee al sepolcro, la mattina del primo giorno della settimana, Giovanni 20:1-2; Matteo 28:1-8; Marco 16:1-8; Luca 24:1-10

1. Or il primo giorno della settimana, la mattina, essendo ancora scuro, Maria Maddalena venne al monumento, e vide che la pietra era stata rimossa dal monumento.
Di quanto accadde nella mattina del terzo giorno dalla crocifissione, Giovanni si limita a narrare quello di cui fu testimone Maria Maddalena. Sappiamo però dagli altri Vangeli che le altre donne Galilee fedeli andarono esse pure al sepolcro, e in particolare troviamo ricordati i nomi di Maria madre di Giacomo e di Jose, di Salome madre di Giacomo e di Giovanni, e di un'altra donna chiamata Giovanna. Maria Maddalena fa evidentemente allusione a quelle sue compagne, quando parla di "noi" in Giovanni 20:2. Tutte queste pie donne erano state presenti e forse assistenti ai preparativi fatti la sera del Venerdì per imbalsamare il corpo di Gesù, ed avean deciso di tornare a completar quell'opera d'amore, quando sarebbe passato il sabato. Intanto, approfittarono, del poco tempo che rimaneva prima della chiusura della "preparazione", per comprar tutto l'occorrente; quindi si riposarono devotamente, durante il sabato, secondo il comandamento di Dio. Tutti gli evangelisti ci dicono che partirono per il sepolcro la mattina per tempissimo, anzi, secondo Giovanni, mentre, era "ancora scuro". Benché non ne parli il nostro evangelista, è questo il luogo di ricordare quello che era accaduto al sepolcro fra la loro partenza e il loro ritorno. Guardia posta al sepolcro. A quanto pare, i sacerdoti ed i Farisei, stimandosi definitivamente vittoriosi quando seppero che il corpo di Gesù era stato deposto nel sepolcro, e stanchi dell'opera fatta nel giorno della "preparazione" non pensarono ad altro che a riposarsi; ma "il giorno d'appresso alla preparazione", cioè nel sabato, tornò loro in niente aver Gesù annunziato che risusciterebbe, al terzo giorno, e riflettendo che i suoi discepoli potrebbero facilmente farne scomparire il corpo, poiché il sepolcro era nelle loro mani, e non guardato da nessuno, corsero da Pilato, gli esposero i loro timori, e lo richiesero di mandare al più presto delle guardie al sepolcro, finché non fossero trascorsi i tre giorni. Pilato acconsentì; ma volle che essi stessi facessero quanto stimerebbero necessario per raggiungere il loro scopo. "sacerdoti misero dunque una guardia al sepolcro, e di più lo resero inviolabile, apponendovi il sigillo del Sinedrio, per la esposizione Vedi Note Matteo 27:62-66.

Degli angeli appariscono al sepolcro per annunziare la risurrezione del Signore. Andando al sepolcro, le donne si domandavano con ansietà chi toglierebbe per esse la gran pietra che ne chiudeva l'apertura; ma per via sentirono un forte terremoto, e giunte sul luogo, trovarono che la pietra già era stata rotolata da un angelo, il quale stava seduto su di essa, ed annunziò loro che il Signore era risuscitato. Per la esposizione Vedi Note Matteo 28:1-8.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:19,26; Atti 20:7; 1Corinzi 16:2; Apocalisse 1:10
Matteo 28:1-10; Marco 16:1-2,9; Luca 24:1-10
Matteo 27:60,64-66; 28:2; Marco 15:46; 16:3-4

2. Laonde ella se ne corse, e venne a Simon Pietro, e all'altro discepolo, il qual Gesù amava, e disse loro: Hanno tolto dal monumento il Signore, e noi non sappiamo ove l'abbiamo posto.
I Sinottici sembran dire che, insieme alla Maddalena, tornarono ad avvisare gli apostoli anche le altre donne; né ci pare che vi possa essere fra il loro racconto e quello di Giovanni discrepanza alcuna, ove si tenga in mente che Giovanni, pur limitandosi a riferire quanto accadde a Maria Maddalena, non mette minimamente in dubbio la presenza delle altre. Alcuni critici però sostengono che Maria non arrivò fino al sepolcro, ma che, accortasi da lontano che la pietra era stata rotolata, ne, concluse che anche il corpo di Gesù era stato rimosso, e subito tornò da Pietro e da Giovanni, mentre le altre, proseguendo la via fino al sepolcro, vi entrarono, contemplarono gli angeli, ebbero da essi l'annunzio della risurrezione di Gesù, quindi tornarono in città, per recare ai discepoli l'annunzio di quei fatti straordinari, insieme al messaggio col quale gli angeli, per parte del Signore, li invitavano ad incontrarlo, in Galilea. Questa spiegazione dei movimenti delle altre donne può essere adottata da chi crede che essa elucidi meglio il racconto; a noi pare che Maria, dicendo a Pietro ed a Giovanni: "Hanno tolto dal monumento il Signore, e noi non sappiamo ove l'abbiano posto, "parli, non in nome suo, ma in nome di tutte. Di più non ci par conforme al carattere di Maria Maddalena la parte che le vien qui attribuita, quella cioè di una persona che non investiga a fondo le cose: anziché andare ad esaminare il sepolcro, essa tornerebbe subito indietro per annunziare agli apostoli una cosa di cui non poteva essere certa, e che in fondo non era vera. Ben dice Farrar che i vari racconti di quanto accadde di prima mattina, in quel gran giorno, sono notizie frammentarie e generali, dalle quali non possiamo dedurre una esposizione consecutiva dei fatti, senza ricorrere a molte supposizioni arbitrarie. Sono stati fatti vari tentativi per armonizzare su questo punto i quattro Vangeli, ricavandone una narrazione continua e logica; ma nessuno di essi ci sembra appieno soddisfacente. Senza dubbio, se possedessimo tutti gli anelli minori di congiunzione che legano l'uno all'altro quei particolari, potremmo spiegarci molte cose che ora ci sembrano oscure, e armonizzare quelle che appaiono contraddittorie; ma, in mancanza di quelli, dobbiamo contentarci di quanto ci dice ogni scrittore sacro considerandolo come un frammento di un intero, di cui non possediamo tutte le parti, in modo da poterlo mettere assieme e così formarne un tutto completo e ben composto. Quei frammenti isolati bastano però, così quali sono, a darci delle prove indubitabili della realtà della risurrezione. "Non è questo carattere frammentario di ciascuno dei quattro racconti, precisamente ciò che avremmo potuto aspettarci se consideriamo il tempo e la maniera dei fatti che essi ci riferiscono? il crepuscolo mattutino, le donne che giungono al sepolcro in varie comitive e per diversi sentieri, la sorpresa, il terrore, il precipitoso ritorno in città, e tutto ciò in meno di un'ora o due di tempo?" (Hanna).

PASSI PARALLELI
Giovanni 13:23; 19:26; 21:7,20,24
Giovanni 20:9,13,15; Matteo 27:63-64

3. Pietro adunque, e l'altro discepolo uscirono fuori, e vennero al monumento. 4. Or correvano ambedue insieme; ma quell'altro discepolo corse innanzi più prestamente che Pietro, e venne il primo al monumento.
Luca 24:11 dice che le nuove recate dalle donne agli apostoli, "parvero loro un vaneggiare, e non credettero loro"; ma le parole di Maria produssero ben altro effetto sopra Pietro e Giovanni. Esse li scossero profondamente; forse i due apostoli adottarono la sua idea che il corpo di Gesù fosse stato tolto dal sepolcro; ad ogni modo decisero di recarvisi senza indugio, per investigare da sé medesimi la cosa. Nella sua vecchiaia Giovanni prende un piacere evidente a narrare i particolari di quella corsa, nella quale egli, essendo più giovane, la vinse sopra Pietro. A questo proposito Plummer domanda con ragione: "Avrebbe mai uno scrittore del secondo secolo pensato ad inventare un particolare come questo?"

PASSI PARALLELI
Luca 24:12
2Samuele 18:23; Levitico 13:30; 1Corinzi 9:24; 2Corinzi 8:12

5. E chinatosi vide le lenzuola che giacevano nel monumento; ma non vi entrò.
Gli bastò convincersi che, nel sepolcro, eranvi bensì ancora i panni funebri, ma non più il corpo del Signore. Lampe dà come ragione della ritrosia di Giovanni ad entrar nel monumento il suo timore di contaminarsi cerimonialmente; ma tenuto conto delle circostanze in cui egli si trovava, e dei motivi che lo avevano spinto al sepolcro, non ci par probabile che un tal pensiero pur si presentasse alla sua, mente, ed è più consentaneo al suo carattere il pensare che un profondo rispetto fu quello che lo trattenne all'entrata, quand'ebbe visto abbastanza per convincersi che qualcosa di grande era accaduto in quel luogo Giovanni 11:44; 19:40.

6. E Simon Pietro, che lo seguitava, venne, ed entrò nel monumento, e vide le lenzuola che giacevano, 7. E lo sciugatoio ch'era sopra il capo di Gesù, il qual non giaceva con, le lenzuola ma era involto da parte in un luogo.
Il maggior numero delle antiche tombe che si osservano nelle vicinanze di Gerusalemme, e nella Palestina in generale, sono scavate nella parete perpendicolare della roccia, l'entrata trovandosi a livello del terreno esterno. L'interno consiste di un vano quadrato, vuoto nel mezzo, mentre tutt'intorno sono disposte, per ricevere i cadaveri, nicchie simili alle cuccette a bordo dei bastimenti. In questa occasione Pietro manifesta nuovamente il ben noto suo carattere impetuoso, ed energico. Non appena giunto al sepolcro, vi entra senza esitanza, non si contenta come Giovanni di uno sguardo generale, esamina particolarmente ogni cosa, ed in questo modo scopre lo sciugatoio che era sfuggito al suo compagno. Il risultato di questo esame fu di convincere entrambi gli apostoli che il Signore era uscito tranquillamente e deliberatamente dalla sua tomba, come chi si sveglia alla mattina dal sonno della notte. L'ordinata disposizione dei panni funebri in due luoghi distinti non permetteva di supporre che il corpo fosse stato rapito da amici o da nemici, imperocché nessuno lo avrebbe spogliato prima di portarlo via, ma, nella fretta, lo avrebbe rapito così quale era. "È notevole", dice Ryle, "che sia Giovanni colui che ci dice di non essere entrato nel sepolcro. Qualunque sia stato il motivo che lo abbia fermato, egli generosamente dà al suo fratello Pietro il vanto di essere entrato primo nel sepolcro, e di averne investigato lo stato in ogni suo particolare".

PASSI PARALLELI
Giovanni 6:67-69; 18:17,25-27; 21:7,15-17; Matteo 16:15-16; Luca 22:31-32
Giovanni 11:44

8. Allora adunque l'altro discepolo ch'era venuto il primo al monumento, vi entrò anch'egli, e vide, e credette.
Possiamo figurarci Giovanni che, dall'entrata del sepolcro, ascolta la descrizione che Pietro gli fa dal di dentro dello stato delle cose, quindi entra per convincersi, mediante la testimonianza dei propri sensi, che il corpo del Signore più non si trova nella tomba. Ma per lui la cosa va più oltre: "la luce si leva nelle tenebre", ed egli stesso ce ne descrive il risultato, dicendo che "credette". Qual'è il valore di questa parola in tal momento? V'ha qui senza dubbio molto più che una semplice fede nell'asserzione di Maria Maddalena, che cioè il corpo del Signore più non era nella tomba, imperocché, ammesso che Giovanni mettesse ancora la cosa in dubbio quando partì da Gerusalemme, dovette bastargli uno sguardo nel sepolcro, per convincersi che Maria aveva detto il vero. Giovanni vuol dire evidentemente, che egli credette alfine alla grande verità della risurrezione del suo Signore, verità che l'incredulità e l'ignoranza avevano fino a quel momento nascosta agli occhi suoi. Non dice però che Pietro dividesse la sua fede, il che fa supporre che questi fosse più lento nel credere che il suo Signore era realmente risuscitato dai morti, confr. Luca 24:12. Questo versetto ci dice in modo indubitabile che Giovanni fu il primo fra i discepoli a credere alla risurrezione di Gesù.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:25,29; 1:50

9. Perciocché essi non aveano ancora conoscenza della scrittura: che conveniva ch'egli risuscitasse dai morti.
Queste parole sono una parentesi colla quale Giovanni intende spiegare il "vide e credette" del vers. precedente, confessando umilmente al tempo stesso la propria cecità spirituale e quella dei suoi fratelli, riguardo a quanto Cristo aveva loro detto della sua risurrezione. Giovanni credette alla risurrezione di Gesù, imprima per la testimonianza dei suoi sensi, e per quanto aveva osservato nel sepolcro, non già perché intendesse chiaramente le Scritture, poiché, fino a quel momento, né Pietro né lui avevano inteso quello che la profezia rivelava su questo punto Luca 24:26,45-46. Ma i fatti convinsero irresistibilmente le loro menti, e fornirono loro dipoi la chiave della profezia. Il candore degli evangelisti brilla nella sincera loro confessione, che, con tutto il loro amore per Gesù, gli apostoli non avevano inteso quello che l'odio dei sacerdoti aveva perfettamente capito e ricordato. Eziandio con tutte le spiegazioni date loro da Cristo, le profezie che concernevano la sua persona e la sua risurrezione erano rimaste un libro chiuso per essi. Molti passi dell'Antico Testamento si riferiscono alla morte ed alla susseguente esaltazione di Cristo; ma siccome Giovanni, quando parla della "scrittura", allude quasi sempre a qualche passo speciale Giovanni 2:22, molti credono che abbia qui in vista Salmi 16:10, tanto più che a, questo passo si appella dipoi Pietro, come ad una prova della risurrezione di Cristo Atti 2:27.

PASSI PARALLELI
Matteo 16:21-22; Marco 8:31-33; 9:9-10,31-32; Luca 9:45; 18:33-34; 24:26
Luca 24:44-46
Salmi 16:10; 22:15,22-31; Isaia 25:8; 26:19; 53:10-12; Osea 13:14
Atti 2:25-32; 13:29-37; 1Corinzi 15:4

10 10. I discepoli adunque se ne andarono di nuovo a casa loro.
Convinti che nessun nemico aveva rubato il corpo di Gesù benché non si trovassero del medesimo parere, riguardo a ciò che esso fosse divenuto, i due discepoli non avevano più motivo alcuno di rimanere vicino al sepolcro. Tornarono dunque in Gerusalemme per riflettere all'accaduto, per riferire ogni cosa agli altri apostoli, ed alla madre di Gesù, e per aspettare, Pietro, tuttora indeciso e confuso, altri schiarimenti, e Giovanni, già convinto della risurrezione del Signore, che egli si manifestasse loro secondo le sue promesse.

PASSI PARALLELI
Giovanni 7:53; 16:32

11 Maria Maddalena rimasta vicino al sepolcro, dopo la partenza dei due apostoli, è ricompensata colle parole di conforto degli angeli, e quindi coll'apparizione di Gesù medesimo e colle di lui parole, Giovanni 20:11-18; Matteo 28:9-10; Marco 16:9-11

11. Ma Maria se ne stava presso al monumento, piangendo di fuori e mentre piangeva, si chinò dentro al monumento
Maria Maddalena aveva seguito i due discepoli al sepolcro; ma quando essi, terminate le loro investigazioni, se ne tornarono a Gerusalemme, essa rimase in sul posto, piangente, ma troppo impaurita per ardire di entrar nel monumento. Il pensiero di una possibile risurrezione non si era neppure affacciato alla sua mente; essa continuava ad esser convinta che il corpo di Gesù era stato rimosso altrove; e s'indugiava vicino alla tomba, nella vaga speranza che sorgesse qualche incidente atto a spiegarle l'accaduto. Dopo un pò di tempo, si sentì tanto coraggio da curvarsi per guardar dentro al sepolcro, ed allora la sua pazienza ed il suo amore cominciarono ad avere il loro premio.

12 12. E vide due angeli, vestiti di bianco i quali sedevano, l'uno dal capo l'altro dai piedi dei luogo ove il corpo di Gesù era giaciuto
Può parere strano che, essendo Maria giunta fra le prime al sepolcro, non sembri aver visto ali angeli che ivi apparvero alle sue compagne. Questa apparente difficoltà sparisce, se supponiamo che le altre donne giunsero alquanto dopo di lei, e quando già essa era tornata verso Gerusalemme, per riferire a Pietro ed a Giovanni ciò che aveva veduto. "Non v'ha difficoltà per armonizzare la visione angelica qui riferita con quelle mentovate negli altri Vangeli, poiché, come bene osserva Olshausen, gli angeli possono, secondo i casi, rendersi visibili od invisibili; poterono dunque questi due esser visibili ad un dato momento, ed invisibili, subito dopo, osservati dagli uni, non dagli altri. Alcuni possono averne visto solo uno in piedi; altri invece due seduti" (Brown). I movimenti di questi angeli non ce li possiamo spiegare. Certo è che trovavansi alla tomba quando vi giunse la comitiva delle donne; non è meno certo che Pietro e Giovanni non ve li trovarono; eppure è indubitabile che quando Maria, dopo la partenza dei due discepoli, guardò nel sepolcro, vi osservò i due angeli e parlò con loro. Erano vestiti di bianco, immagine di quella perfetta purità che è il carattere distintivo degli abitanti del cielo. La posizione nella quale Maria li osservò, seduti, cioè uno alla testa, l'altro ai piedi del posto già occupato dal cadavere di Gesù, diceva che il corpo suo, mentre giaceva nel sepolcro, era rimasto sotto la custodia degli angeli.

PASSI PARALLELI
Matteo 28:3-5; Marco 16:5-6; Luca 24:3-7,22-23
2Cronache 5:12; Daniele 7:9; Matteo 17:2; Atti 1:10; Apocalisse 3:4; 7:14

13 13. Ed essi le dissero: Donna, perché piangi?
Marco ci dice che alla vista di un solo angelo, le altre donne "furono spaventate"; Luca, che furono "impaurite"; ma la Maddalena era siffattamente assorta nel suo dolore che non fece ad essi attenzione alcuna, né sembra aver pur pensato che stavano dinanzi a lei due messaggeri celesti. Essi le rivolsero una domanda tutta piena di simpatia e di bontà, e senza dubbio avrebbero continuato a confortarla, come già avevano confortato le sue compagne; ma essa non ne lasciò loro il tempo: espresse il suo cordoglio in parole quasi identiche a quelle colle quali lo aveva esposto ai due apostoli; poi si volse altrove, coll'impazienza del dolore, quasi non aspettando da essi conforto alcuno.
Ella disse loro: Perciocché hanno tolto il mio Signore, ed io non so ove l'abbiano posto.
Con due varianti significative, queste sono le parole stesse che Maria aveva rivolte a Pietro ed a Giovanni. Invece di: "il Signore", essa dice: "il mio Signore"; ed a "noi non sappiamo", sostituisce: "io non so". Essa considera cioè da un punto di vista più strettamente personale, così la sua relazione col Signore, come la perdita di esso. Esprime ora solo i propri sentimenti; il suo linguaggio diviene più tenero, ed alcuni scrittori ravvisano in ciò una graduale preparazione alla manifestazione di sé stesso che il Signore le concede poco dopo.

PASSI PARALLELI
Giovanni 2:4; 19:26
Giovanni 20:15; 14:27-28; 16:6-7,20-22; 1Samuele 1:8; Salmi 43:3-5; Ecclesiaste 3:4; Geremia 31:16
Luca 24:17; Atti 21:13
Giovanni 20:2

14 14. E detto questo, ella si rivolse indietro
Perfettamente certa che il corpo di Gesù non si trovava, più nella tomba, si volse a cercarlo altrove. Non è necessario supporre che così facesse per avere udito i passi di qualcuno che si avvicinava a lei, imperocché quanto segue mostra che quando Gesù le si presentò, essa non si aspettava punto a veder qualcuno.
e vide Gesù, che stava quivi in piè; ed ella non sapeva ch'egli fosse Gesù.
L'ignoranza di Maria non si spiega né colla semi oscurità della mattina, né col dire che essa aveva il viso rivolto altrove, o che non si aspettava a veder Gesù, benché anche ciò possa esser vero. La vera causa è che "gli occhi suoi eran rattenuti" Luca 24:16, non essendo essa ancora preparata a riconoscere il Signore in modo consentaneo al nuovo stadio di esistenza nel quale egli era entrato. La transizione dal precedente suo modo di vita all'attuale, senza distruggere l'identità del corpo di Gesù, aveva però prodotto un cambiamento grandissimo nel suo sembiante. Ce lo provano, oltre il caso di Maria Maddalena, il terrore dei discepoli la prima volta che egli si presentò a loro Luca 24:37, l'ignoranza in cui rimasero a lungo i due che andavano a Emmaus, di aver Gesù per compagno di viaggio Luca 24:16-31, il dubbio che rimase nella mente di alcuni, anche dopo che egli si fu presentato ai discepoli riuniti sul monte loro indicato in Galilea Matteo 28:17, e la difficoltà colla quale alcuni apostoli lo riconobbero, quando egli li chiamò dalla sponda del mar di Tiberiade Giovanni 21:4.

PASSI PARALLELI
Cantici 3:3-4; Matteo 28:9; Marco 16:9
Giovanni 8:59; 21:4; Marco 16:12; Luca 4:30; 24:16,31

15 15. Gesù le disse: Donna, perché piangi? chi cerchi?
Le prime parole tramandateci, come pronunziate da Gesù risorto, sono le stesse che già gli angeli avevano rivolte a Maria dall'interno del sepolcro, però con una importante aggiunta. Gesù interpreta parzialmente il dolore della Maddalena, col domandarle: "Chi cerchi?" indicando così che essa cercava una persona, e facendo evidente allusione alla propria.
Ella, pensando ch'egli fosse l'ortolano, gli disse: Signore, se tu l'hai portato via, dimmi ove tu l'hai posto, ed io lo torrò.
Maria non risponde alla domanda di Gesù. Il suo cuore è siffattamente pieno del pensiero di Colui che va cercando, da farle credere che chi le parla lo debba conoscere esso pure. Lo scambiò per l'ortolano o custode del terreno, o forse, come suppone Webster, per l'affittavolo, al quale non piacendo che nel terreno da lui affittato si fosse deposto il corpo di uno morto in sulla croce, lo aveva fatto trasportare altrove. La risposta di Maria è un'ansiosa domanda per sapere dove egli lo abbia rimosso, coll'intento di portarlo altrove, senza dubbio coll'aiuto dei discepoli, benché l'amor suo fosse capace di darle tanta forza da far da sé. "Un riposo sicuro per quel corpo sacro: ecco ciò che essa vuole; per questo né teme pericoli, né si avvede neppure che il compito è superiore alle proprie forze; ma, fidente nella forza dell'amor suo, esclama: 'Io lo torrò'" (Watkins). Il vestire di Gesù in questo momento deve essere stato umile assai, poiché Maria lo poté scambiare per un ortolano. Alla domanda spesso ripetuta: Come Gesù si procurò egli quei vestiti? rispondiamo che colui il quale nutrì miracolosamente delle folle nel deserto, con pochi pani e pesci, ben poteva provvedere le cose necessarie a sé stesso. "Se alcuno domanda, come curiosi interpreti talvolta fanno, donde Gesù ebbe quei panni, rispondiamo con Olshausen e Luthardt, da dove gli angeli ebbero i propri" (Brown).

PASSI PARALLELI
Giovanni 1:38; 18:4,7; Cantici 3:2; 6:1; Matteo 28:5; Marco 16:6; Luca 24:5
1Samuele 1:16; Matteo 12:34

16 16. Gesù le disse: Maria!
L'appellativo alquanto freddo, benché rispettoso, di "donna", col quale il Signore aveale prima rivolto la parola, non risvegliò eco alcuna nel cuore di Maria Maddalena; ma il proprio nome, pronunziato da quella voce e con quel tuono affettuoso che essa così ben conosceva, vi ridestò le più vivide e le più care memorie. "Gesù pronunziò una sola parola; ma com'è potente quella parola, quando è il proprio nome, e dice che Gesù la conosce, la ricerca, e si rallegra di trovarla, quanto essa lui! La nostra conversione non è completa, finché non udiamo, come in questo caso, Gesù che ci chiama per nome" (Jacobus).
Ed ella, rivoltasi, gli disse: Rabboni! che vuol dire: Maestro.
Le versioni siriaca e caldaica, nonché alcuni manoscritti antichi, fra "dire" e "Maestro", inseriscono le parole spiegatevi in lingua ebraica, "e Tischendorf, Lachmann, Tregelles ed altri critici credono che ci sia sufficiente autorità per ritenerle. "Rabboni" significa "mio gran Maestro", e lo troviamo solo un'altra volta sulle labbra di Bartimeo Marco 10:51. Udirsi chiamar per nome da quella voce fu per Maria una rivelazione della vivente presenza di Cristo; rivoltasi per guardarlo in faccia, esclama con giubilo: "Rabboni", come i discepoli lo chiamavano ordinariamente in segno di rispetto e di venerazione, non meno che di ubbidienza e di amore. E dimenticando le strane e novissime circostanze in mezzo alle quali essa lo ritrova, come se fossero tornati i tempi anteriori alla crocifissione, Maria si getta ai piedi di Gesù, e sta per abbracciarli con trasporto affettuoso; ma egli frena quel suo movimento istintivo.

PASSI PARALLELI
Giovanni 10:3; Genesi 22:1,11; Esodo 3:4; 33:17; 1Samuele 3:6,10; Isaia 43:1; Luca 10:41
Atti 9:4; 10:3
Genesi 45:12; Cantici 2:8-17; 3:4; 5:2; Matteo 14:27
Giovanni 20:28; 1:38,49; 3:2; 6:25; 11:28; 13:13; Matteo 23:8-10

17 17. Gesù le disse: Noia toccarmi, perciocché io non sono ancora salito al Padre mio;
Questo detto misterioso di Cristo ha sempre dato un gran da fare a quanti lo hanno voluto spiegare. Sceglieremo e metteremo innanzi al lettore quelle interpretazioni che ci sembrano esprimere meglio il pensiero del Signore. Sgombreremo imprima il terreno, osservando che la proibizione, "non toccarmi", non può voler dire che vi fosse alcunché di peccaminoso nell'atto di Maria, di voler cioè abbracciare e toccare i piedi di Gesù, poiché sappiamo da Matteo 28:9 che, poco dopo, le altre donne accostatesi a Gesù "gli presero i piedi, e l'adorarono", senza nessun divieto per parte sua. La medesima sera poi, il Signore mostrò ai discepoli le sue mani ed i suoi piedi, invitandoli a toccarli Luca 24:39, e otto giorni dopo offerse all'incredulo Toma di fare il simigliante Giovanni 20:27. Qual fu dunque la ragione del divieto qui opposto, a Maria? Secondo alcuni recenti e dottissimi lessicografi (Parker, Liddle e Scott), il verbo qui tradotto semplicemente "toccare" spesso significa "attaccarsi, avvinghiarsi a qualcuno". Adottando un tal senso in questo passo, vediamo subito che l'atto non concesso a Maria era alquanto diverso da quello permesso alle altre donne ed ai discepoli, e comprendiamo meglio le parole che seguono, Maria non aveva ancora capito la differenza che passava fra il Salvatore risuscitato, e quel "Maestro", col quale, nei giorni del suo ministero, tutti i suoi discepoli erano stati così famigliari, e nella gioia di ritrovarlo, gli si gettò ai piedi, e lo avrebbe stretto nelle sue braccia, in segno che non lo abbandonerebbe mai più. In altre parole, essa non cerca di toccarlo per persuadersi che sia proprio Gesù; ma vuole attaccarsi a lui, per non esserne mai più disgiunta. Se tale era la sua speranza, le parole di Gesù eran calcolate a disingannarla senza ritardo e per sempre; imperocché, come già il Signore aveva dichiarato a sua madre dall'alto della croce, i rapporti temporali che erano esistiti fra i suoi discepoli e lui, prima della risurrezione, non potevano continuare dopo la risurrezione, e dovevano, dar luogo a rapporti diversi, più alti, più gloriosi, quando egli sarebbe entrato nella sua gloria. Gesù dà il motivo del suo divieto nelle parole: "perciocché io non sono ancora salito al Padre mio". A queste parole sono stati dati i tre sensi seguenti:
(a) Secondo Calvino, lo stato di Gesù risorto non poteva esser completo e perfetto che quando egli si sarebbe seduto alla destra del Padre, prendendo possesso in quel modo dell'impero promessogli. Maria sbagliava nel contentarsi, per così dire, solo di una mezza risurrezione, e nel non desiderare nulla di meglio che la presenza di Gesù in sulla terra. Questa spiegazione è adottata pure da Westcott, Godet, Milligan, Jacobus ed altri non pochi. Maria credeva che la vittoria di Gesù consistesse unicamente nel ritorno alla vita di prima; ma Gesù le insegnò che restava ancora molto da fare, prima che il Salvatore e i suoi redenti si trovassero in quella relazione che sola sì poteva dire durevole. Quando sarà ritornato al Padre, potranno tutti i suoi discepoli avere con lui relazioni più conformi ai loro bisogni; tutti allora lo potranno abbracciare in realtà.
(b) Altro senso dato a queste parole è il seguente: "Non perdere tempo nell'abbracciarmi e trattenermi, in questo momento così importante. Avremo tempo dipoi per questo, poiché solo fra quaranta giorni salirò a mio Padre. Ora invece devi far qualcosa per me: levati e reca un mio messaggio ai miei fratelli. Questo è il senso dato a queste parole da Beza, Brentius, Hall, Barnes, Ryle ecc.
(c) Alcuni altri, come Melantone, credono che il Signore abbia qui in vista la sua seconda venuta, lo stabilimento del regno suo, quando tutti quelli che lo avranno conosciuto ed amato in terra, vivranno con lui in santa famigliarità, e non usciranno mai più dalla sua presenza. Ci sembra, essere una obbiezione fatale a questa teoria, che essa rimanda ad un tempo troppo distante la comunione spirituale di Gesù coi suoi, mentre egli la differisce sol di quaranta giorni, cioè fino al suo ritorno dal Padre. Scelga il lettore fra queste varie spiegazioni, ammenoché non preferisca, con noi, quella di Brown: "La famigliarità di prima deve ora dar luogo a relazioni più solenni, eppur più tenere; ma per queste il tempo non era ancora venuto".
ma va ai miei fratelli,
Siccome egli portava ancora la nostra umanità, l'apostolo ci dice che "egli non si vergogna di chiamarli fratelli" Ebrei 2:11. Non leggiamo che nessuno dei discepoli abbia mai dato quel nome di "fratello" a Gesù. Il vescovo Hall osserva che il Signore cominciò col chiamare i dodici servitori poi discepoli, quindi, poco prima della sua morte, amici, ed ora, dopo la sua risurrezione, fratelli.
e di' loro ch'io salgo al Padre mio, ed al Padre vostro; e all'Iddio mio, e all'Iddio vostro.
Questo messaggio di Gesù ai suoi discepoli fu la prima proclamazione della sua risurrezione, e Cirillo vuol che si noti l'onore conferito alla donna colla scelta fatta di Maria per portarlo. Gesù non manda a dire ai discepoli solamente che egli è uscito dalla tomba; vuol che sappiano che, mediante la sua risurrezione, egli li aveva innalzati al rango di fratelli suoi, e mediante la sua ascensione, li farebbe entrare col Padre in uno stato di comunione simile al proprio. Questa comunione sarebbe il carattere distintivo della nuova condizione nella quale stavano per entrare. Eppure importa notare la chiara distinzione che egli ripete qui, dopo averla fatta spesso durante il suo ministerio, fra la sua relazione essenziale col Padre, e quella adottiva dei discepoli. Egli non dice né qui, né mai "nostro Padre" o nostro Dio, "bensì" mio Padre e vostro Padre; per distinguere chiaramente fra il modo in cui egli è unito a Dio, e quello in cui lo sono i credenti. "I più profondi fra i Padri della Chiesa usavano chiamar l'attenzione su questo passo, come specialmente inteso a distinguere fra quello che Dio Padre è per Gesù, e quello che Egli è per noi: suo Padre per essenza, nostro per adozione; nostro Dio per essenza, suo Dio solo a motivo della sua relazione con noi; nostro Padre a motivo della nostra relazione con lui" (Brown).

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:27; 2Re 4:29; 7:9; Matteo 28:7,9; Luca 10:4
Salmi 22:22; Matteo 12:50; 25:40; 28:10; Romani 8:29; Ebrei 2:11-13
Giovanni 13:1,3; 14:2,6,28; 16:28; 17:5,11,25; Salmi 68:18; 89:26; Luca 24:49-51
Efesini 1:17-23; 4:8-10; 1Pietro 1:3
Giovanni 1:12-13; Romani 8:14-17; 2Corinzi 6:18; Galati 3:26; 4:6-7; 1Giovanni 3:2; Apocalisse 21:7
Genesi 17:7-8; Salmi 43:4; 48:14; Isaia 41:10; Geremia 31:33; 32:38; Ezechiele 36:28
Ezechiele 37:27; Zaccaria 13:7-9; Ebrei 8:10; 11:16; Apocalisse 21:3

18 18. Maria Maddalena venne, annunziando ai discepoli ch'ella avea veduto il Signore, e ch'egli le avea dette quelle cose.
Onorata di un messaggio così importante e consolatore, Maria non mise tempo in mezzo, e corse a riferirlo ai discepoli "i quali facevan cordoglio, e piangevano. Ed essi... nol credettero" Marco 16:10-11.

Altri fatti di quel giorno ricordati dai Sinottici.

(a) Il Signore appare alle altre donne, mentre esse recano agli apostoli il messaggio degli angeli, che cioè Gesù li precedeva in Galilea, Vedi Note Matteo 28:9-10.
(b) I sacerdoti dànno denari alle guardie del sepolcro, perché dicano che il corpo di Gesù era stato trafugato, mentre esse dormivano, Vedi Note Matteo 28:11-15.
(c) Gesù appare a due discepoli sulla via di Emmaus, ed a Pietro, Vedi Note Luca 24:13-35.

PASSI PARALLELI
Matteo 28:10; Marco 16:10-13; Luca 24:10

19 Giovanni 20:19-26 Gesù appare ai discepoli la sera della sua risurrezione, Toma ricusa di crederlo, Marco 16:14-18; Luca 24:36-49

19. Ora, quando fu sera, in quello stesso giorno ch'era il primo della settimana; ed essendo le porte del luogo, ove erano radunati i discepoli, serrate per tema dei Giudei, Gesù venne, e si presentò quivi in mezzo,
A sera inoltrata del medesimo giorno, essendo radunati gli undici, e quelli ch'erano con loro Luca 24:33, cioè tutti i discepoli che trovavansi in quei giorni in Gerusalemme, mentre stavano ascoltando i discepoli di Emmaus, che raccontavano il loro incontro con Gesù, e annunziavano loro in contraccambio che il Signore era pure apparito a Pietro "Gesù stesso comparve nel mezzo di loro", subitaneamente e silenziosamente, sicché, credendo di "vedere uno spirito", rimasero "smarriti ed impauriti" Luca 24:36-37. Questa subitanea e silenziosa apparizione li disturbò tanto maggiormente, in quanto era avvenuta benché le porte fossero sicuramente chiuse, per tema dei Giudei, tuttora molto eccitati contro i partigiani del Nazareno. A spiegare questo modo di apparizione del Signore, non è necessario supporre, con alcuni scrittori del secolo 17. che, senza che se ne avvedessero i discepoli, la porta era stata miracolosamente aperta e richiusa, per lasciar passare Gesù; né, con altri, che un corpo di carne ed ossa Luca 24:39 possa passare attraverso una porta di legno, senza lasciarvi traccia alcuna. Non temiamo che, coll'abbandono di tali teorie, venga compromessa la realtà del corpo risuscitato di Cristo. Non si appartiene a noi lo spiegare in qual modo il Signore sorpassò tutti gli ostacoli che gli opponeva una stanza accuratamente chiusa; ci basta constatare il fatto, perché asserito dall'Evangelista. Ma "il modo più naturale di considerarlo si è di credere che le leggi di un corpo risuscitato sono diverse da quelle di un corpo di carne e di sangue, e che in conformità con quelle, il Signore risuscitato si presentò ai discepoli, senza necessità alcuna di miracolo, ma in virtù di una facoltà del suo corpo risorto" (Brown). Il corpo del Signore risuscitato era pur sempre quello che aveva servito di strumento alla sua attività terrena, ma più non era soggetto alle condizioni ordinarie della vita umana. Watkins dice pure: "Il potere dello Spirito, il quale, prima della sua morte, avealo sostenuto quando camminò sui flutti del lago di Galilea Giovanni 6:19 lo rese indipendente, durante quei quaranta giorni, dalle leggi della gravitazione e della resistenza materiale, assomigliandolo maggiormente alla natura del corpo spirituale o glorificato" 1Corinzi 15:44. "Le proprietà della materia spiritualizzata e glorificata non ci sono note per esperienza nostra alcuna, né vengono qui illustrate, salvo in questo, che Gesù, nella sua umanità glorificata, poteva esser presente dovunque volesse, senza impedimento alcuno per parte di quelle leggi che governano i movimenti degli uomini" (Milligan).
e disse loro: Pace a voi!:
Era questo il saluto ordinario degli Orientali, e come tutti i saluti aveva quasi perduto coll'uso ogni significato. Ma il Signore ne fa qui uso con una forza speciale. Con queste parole: "Pace a voi", egli vuole prima di ogni cosa espellere il timore che i loro nemici potessero rompere le porte, per trascinarli in carcere e forse alla morte. Vuol quindi dissipare il terrore superstizioso che la subitaneità della sua apparizione aveva ingenerato nei loro cuori. Ma soprattutto egli le pronunzia come una conferma di quel dono della "pace", che già aveva fatto loro, quando essi erano afflitti per la imminente sua dipartenza Giovanni 14:27, e per accertarli che perdonava la loro timidità e il loro abbandono nel Ghetsemane. Esse suonano: "La mia pace, la pace con Dio, la pace della coscienza, la pace del perdono, sia con voi. Possedetela come il frutto della mia passione, e come il dono gratuito fattovi da Dio"

PASSI PARALLELI
Marco 16:14; Luca 24:36-49; 1Corinzi 15:5
Giovanni 20:26; Nehemia 6:10-11
Giovanni 14:19-23; 16:22; Matteo 18:20
Giovanni 20:21; 14:27; 16:33; Salmi 85:8-10; Isaia 57:18-19; Matteo 10:13; Luca 24:36
Romani 15:33; Efesini 2:14; 6:23; Filippesi 1:2; 2Tessalonicesi 3:16; Ebrei 7:2; Apocalisse 1:4

20 20. E detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato.
Concessa ai discepoli la grazia della pace, il Signore fornisce loro prove evidenti e tangibili che egli era veramente risuscitato e stava loro innanzi con un vivente corpo materiale. Essendo il nostro evangelista il solo che ci abbia ricordata la ferita inferta dalla lancia di un soldato romano nel fianco di Gesù, è naturale che confermi il fatto, ricordando che in questa circostanza il Signore mostrò pure quella ferita ai discepoli; e se non parla dei piedi, ciò non giustifica minimamente l'accusa di inaccuratezza portata contro a; Luca perché questi dice che Gesù mostrò ai discepoli non solo le mani, ma pure i piedi, invitandoli a "palpare ed a vedere" Luca 24:39. Lo scopo del Signore, nel mostrare ai discepoli le sue ferite, non fu solo di convincerli della realtà della sua risurrezione; ma pure di far sentire, così a loro come a noi, che la pace di cui aveva pure allora parlato, egli non la può dispensare agli uomini se non in virtù della sua risurrezione. Calvino riteneva che le stimmate di Cristo rimasero visibili solo per un tempo, cioè finché i discepoli non furono convinti della sua risurrezione, ma che quindi scomparvero dal suo corpo spirituale. Preferiamo la testimonianza del nostro evangelista, il quale ci dice, che perfino nella gloria celeste, il Cristo gli fu rivelato come "un agnello che pareva essere stato ucciso" Apocalisse 5:6.
I discepoli adunque, veduto il Signore, si rallegrarono.
Queste parole descrivono l'effetto che ebbe sui discepoli la manifestazione fatta loro da Gesù. È scomparso affatto tutto il dolore che avevano risentito per la morte di Cristo, e la loro tristizia è mutata in letizia, prodotta dalle prove indubitabili della sua identità corporale date loro dal Signore col mostrare le sue ferite. La loro prima impressione era stata che vedevano uno spirito e ne rimasero spaventati; ma la convinzione prodottasi dipoi nella loro mente che essi vedevano il Signore, riempì i loro cuori di coraggio e di allegrezza.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:27; Luca 24:39-40; 1Giovanni 1:1
Giovanni 16:22; Isaia 25:8-9; Matteo 28:8; Luca 24:41

21 21. E Gesù di nuovo disse loro: Pace a voi:
Con questa manifestazione di sé medesimo, il Signore ha condotto a compimento la, preparazione dei suoi apostoli. Dissipato ogni loro dubbio, proclama ora l'opera cui li destina. La prima "pace" Giovanni 20:19, era il ristabilimento della fiducia personale; la seconda è la preparazione per l'opera. La ripetizione di queste preziose parole significa forse pure che la pace non è solo il possesso fondamentale dei redenti; ma che essi devono fino da ora sentirla in cuore, e, goderne.
come il Padre mi ha mandato, così vi mando io.
Il Signore fa qui uso di due verbi, che Diodati traduce entrambi "mandare", cioè e Negli altri Vangeli, questi due verbi vengono usati indifferentemente così di Gesù come dei discepoli; ma qui hanno sensi diversi. La grande ed unica missione dal cielo è quella di Gesù. Egli è "l'Apostolo" Ebrei 3:1, il messaggero, l'ambasciatore del Padre, ed il verbo detto di lui, esprime la nozione di una commissione speciale, di una autorità delegata, laddove che è detto dei discepoli, esprime semplicemente la relazione che passa fra chi manda e chi è mandato. La loro missione è rinchiusa nella sua, e ne completa la realizzazione. Egli è l'Ambasciatore; essi sono i suoi araldi, i quali proclamano il suo messaggio fino all'estremità della terra: "Andate adunque, ed ammaestrate tutti i popoli ecc." Matteo 28:18-19. "Il risultato generale sembra essere che, con queste parole, il Signore presenta la sua come la grande e durevole missione ricevuta dal Padre, la quale egli compie per mezzo della sua Chiesa. I suoi discepoli non ricevono una nuova missione, ma adempiono quella di lui" (Westcott).

PASSI PARALLELI
Giovanni 14:27
Giovanni 13:20; 17:18-19; 21:15-17; Isaia 63:1-3; Matteo 10:16,40; 28:18-20
Marco 16:15-18; Luca 24:47-49; Atti 1:8; 2Timoteo 2:2; Ebrei 3:1

22 22. E detto questo, soffiò loro nel viso; e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo.
Nel versetto precedente, il Signore affidava ai discepoli la missione che essi dovevano compiere quaggiù; in questo, egli comunica loro un dono speciale che a tale missione doveva prepararli. Consistendo quella missione nel proclamare al mondo la risurrezione del Signore, e tutte le grazie che da essa derivano, ben si conveniva che egli li arricchisse di un tal dono, la prima volta che si trovarono insieme dopo la sua grande vittoria sulla morte, ed egli lo conferì loro soffiando su di essi e dicendo: "Ricevete lo Spirito Santo". Il verbo "soffiò", qui usato da Giovanni, non s'incontra altrove nel Nuovo Testamento, ma è il medesimo col quale i 62 traducono in Genesi 2:7, laddove è detto che dopo aver formato l'uomo colla polvere della terra, Iddio "gli alitò nelle nari un fiato vitale. "Gesù dunque, con questa parola, si mette al livello medesimo di Jeova. Quel dono non fu fatto ai soli apostoli, ma a tutti i discepoli presenti; esso non è pei soli ministri, bensì per l'intiera Chiesa. Di più, Gesù non fa qui una semplice promessa, non dà solo un segno di quanto doveva accadere alla Pentecoste; ma comunica realmente lo Spirito Santo, come caparra o primizia della maggiore e più gloriosa effusione, che doveva avvenire alla Pentecoste. A chi domanda qual relazione passi fra questa effusione dello Spirito e quella che avvenne alla Pentecoste, così rispondono Moulton e Milligan: "il dono presente si riferisce alla vita interna degli apostoli"; il dono futuro, alla loro preparazione più esterna per l'opera; ora il Signore vuol farli salire ad un grado superiore di vita spirituale, illuminando e vivificando le loro anime; alla Pentecoste li renderà atti a produrre un effetto sugli altri. "Solo il Signore poteva dire" ricevete, "parlando dello Spirito; ed egli non intese conferire agli apostoli, od ai loro successori qualsiasi potere di trasmettere lo Spirito mediante l'ordinazione e la imposizione delle, mani, imperocché il potere di impartire lo Spirito appartiene solo al Padre ed al Figliuolo, procedendo egli da entrambi. "Queste parole", dice Ryle, "mi sembrano fornire una prova fortissima, benché indiretta, che lo Spirito procede dal Figliuolo non meno che dal Padre. Mi sembra strano che quando il Signore poté dire con tanta autorità: 'Ricevete lo Spirito Santo', si sostenga che lo Spirito Santo non procede da lui. Eppure la Chiesa Greca non lo vuole ammettere".

PASSI PARALLELI
Genesi 2:7; Giobbe 33:4; Salmi 33:6; Ezechiele 37:9
Giovanni 14:16; 15:26; 16:7; Atti 2:4,38; 4:8; 8:15; 10:47; 19:2; Galati 3:2

23 23. A cui voi avrete rimessi i peccati saranno rimessi, e a cui li avrete ritenuti saranno ritenuti.
Vedi Note Matteo 16:19; Matteo 16:20; Matteo 18:17; Matteo 18:18.
Le parole degli Scribi e dei Farisei in Capernaum: "Chi può rimettere i peccati se non il solo Dio?" Marco 2:7, esprimono una verità che nessuno può mettere in dubbio Isaia 43:25. Ne segue che l'autorità di cui il Signore qui investe i suoi discepoli deve accuratamente distinguersi da quella incomunicabile prerogativa divina. Dal senso che il Signore dà a consimili parole, "legare, sciogliere" Matteo 18:18, applicandole alla disciplina nella sua Chiesa; nonché dal senso illimitato dei verbi "avrete rimessi", "avrete ritenuti", in questo versetto, è evidente che il privilegio qui annunziato, lungi dall'esser conferito ai soli apostoli, estendevasi a tutti i credenti lì presenti, anzi a tutta la Chiesa spirituale di Cristo. E innegabile che il Signore concesse agli apostoli certe prerogative esclusive, le quali erano necessarie all'esercizio del loro ministerio ma che essi non poterono trasmettere ad altri, come il dichiarar l'Evangelo con infallibile accuratezza, il confermare il loro insegnamento coi loro miracoli, lo scrivere sotto la diretta ispirazione dello Spirito Santo, il poter discernere gli spiriti 1Corinzi 12:10; 1Giovanni 4:1, di coloro coi quali conversavano, come lo si vede nei casi di Anania, di Saffira, di Simon Mago, e dell'incestuoso di Corinto Atti 5:3-9; 8:20; 1Corinzi 5:3-5. Ma l'assurda idea che il Signore intendesse con queste parole delegare agli apostoli, o a chiunque altra persona, il potere assoluto di perdonare, o di non perdonare il peccato, di assolvere o di non assolvere un'anima, devesi rigettare, perché antiscritturale e blasfematoria "Nessuno degli apostoli esercitò mai in modo letterale od autoritari o un tale potere. È evidente che essi non si sognarono mai di possederlo. Gesù lo diede solo in senso dichiarativo o ministeriale, come a quelli che dovevano essere gli interpreti autorizzati della sua parola; e la vera natura di quel potere si vede nella disciplina che i ministri devono esercitare nella Chiesa. I predicatori dell'Evangelo sono autorizzati a dichiarare perdonato, per il sangue di Cristo, chiunque crede in lui; e non perdonato, ossia rimanente tuttora sotto la condanna, chiunque ricusa di ricevere Cristo, offerto nell'Evangelo quale l'unica propiziazione del peccato. Gli Atti degli apostoli e le loro Epistole non ci presentano un solo esempio di un apostolo che si creda lecito di assolvere o di perdonare qualsiasi persona; essi sempre attribuiscono un tal potere a Cristo, Confr. Atti 10:43; 13:32,38; 16:31. Non c'è una sola parola, nelle Epistole pastorali di Paolo a Timoteo e a Tito, che mostri che considerasse l'assoluzione come un ufficio, del ministerio cristiano. Ed in vero è contrario ad ogni ragione il supporre che Dio, il quale conosce così bene la debolezza e la falsità del cuore umano le passioni che lo agitano, e l'impossibilità, anche per il ministro il più avveduto, di giudicar se siano veri o finti il pentimento e la fede di un uomo, abbia commesso ad uomini mortali un potere così assoluto come sarebbe quello di perdonare ai loro simili i loro peccati. L'esperienza della Chiesa Romana, i cui sacerdoti sono considerati come possedendo il diritto di assolvere i peccatori, e di chiudere il cielo, a quelli che non hanno ricevuto la loro assoluzione, ci dà la prova indiretta più concludente che le parole del Signore non potevano avere se non un senso dichiarativo. Non è possibile immaginare nulla di più nocivo, così per il clero come per il popolo, che i frutti del sistema romano di penitenza e di assoluzione. È un sistema che ha degradato il popolo, lo ha rivolto indietro da Cristo, e lo trattiene in uno stato di schiavitù e di tenebre spirituali" (Ryle).

PASSI PARALLELI
Matteo 16:19; 18:18; Marco 2:5-10; Atti 2:38; 10:43; 13:38-39; 1Corinzi 5:4
2Corinzi 2:6-10; Efesini 2:20; 1Timoteo 1:20

24 24. Or Toma, detto Didimo (il gemello), l'un dei dodici, non era con loro quando Gesù venne.
Poco sappiamo di costui, oltre al fatto che Gesù lo ordinò come apostolo Matteo 10:3. Giovanni ci riferisce due sue parole che ci rivelano il suo carattere, Vedi Note Giovanni 11:16; Giovanni 14:5. Nulla v'ha in quanto sappiamo di Toma che giustifichi il concetto di alcuni critici moderni secondo i quali egli sarebbe stato un uomo di libero pensare, di intelletto aperto, cui la risurrezione di Cristo parve una favola indegna di venir creduta. Neppur crediamo con altri che non si trovasse cogli altri apostoli per qualsiasi motivo poco onorevole. Toma amava il suo Signore, ed era pronto a morire per esso; ma era un uomo di carattere cupo e facile allo scoraggiamento, e la morte di Cristo aveva scosso la sua fede. Ben lo dipinge Ryle in queste parole: "Egli sembra essere stato uno di quei cristiani malinconici e paurosi, che vedono sempre il lato meno favorevole di ogni cosa. Essi seguono la strada che mena al cielo con vera fede e grazia; ma son così pieni di dubbi e di paure, che non possono godere la religione, e son di peso a sé medesimi, ed a tutti quelli che li circondano".

PASSI PARALLELI
Giovanni 11:16; 14:5; 21:2; Matteo 10:3
Giovanni 6:66-67; Matteo 18:20; Ebrei 10:25

25 25. Gli altri discepoli adunque gli dissero: Noi abbiam veduto il Signore.
Quando Andrea, Giovanni e Filippo trovarono per la prima volta in Gesù di Nazaret il sospirato Messia Giovanni 1:41-45, una gioia così grande riempì il loro cuore, che furono costretti a correre in cerca dei loro amici, per recare loro la fausta notizia. Così ora gli apostoli, non appena Gesù li ha lasciati, vanno in cerca del loro assente collega, per rallegrare il suo cuore colla lieta novella che l'avevano veduto il Signore; "ma egli non prestò fede alla loro parola.
Ma egli disse loro: Se io non veggo nelle sue mani il segnale dei chiodi, e se non metto il dito nel segnale dei chiodi, e la mano nel suo costato, io non lo crederò.
L'incredulità di Toma si manifesta altrettanto forte quanto sragionevole dal fatto che essa resiste a quanto il Signore aveva annunziato ai suoi discepoli, riguardo alla sua risurrezione al terzo giorno, ed alla unanime testimonianza degli apostoli suoi colleghi, della cui veracità egli non poteva però dubitare. La sola scusa che se ne possa dare si è che essa non proveniva da qualsiasi riluttanza ad accettare il fatto, bensì dal timore di uno sbaglio in un argomento di tanta importanza. Gesù non vide in Toma uno scettico freddo ed indifferente, altrimenti non gli avrebbe certo conceduto tutte quante le sue domande; egli lesse nel cuore del suo discepolo una incertezza e dei dubbi, la cui unica fonte era l'amor suo per il suo Maestro. La minutezza dei particolari sui quali Toma insiste per, dichiararsi convinto mostra quale impressione profonda avesse prodotto su di lui la crocifissione di Gesù, e tutti i tormenti che l'accompagnarono. Al tempo stesso tali sue esigenze sono perfettamente irragionevoli, poiché renderebbero impossibile il provare qualsiasi cosa per mezzo di testimoni. Abbiamo pure in questo fatto un nuovo esempio del candore degli evangelisti; essi non nascondono le difficoltà che perno degli apostoli ebbero ad accettare il fatto della risurrezione di Cristo. Nessuno scrittore non ispirato, e specialmente nessun impostore, avrebbe tramandato alla Chiesa la storia della incredulità di un apostolo.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:14-20; 1:41; 21:7; Marco 16:11; Luca 24:34-40; Atti 5:30-32; 10:40-41
1Corinzi 15:5-8
Giovanni 20:20; 6:30; Giobbe 9:16; Salmi 78:11-22,32; 95:8-10; 106:21-24; Matteo 16:1-4
Matteo 27:42; Luca 24:25,39-41; Ebrei 3:12,18-19; 4:1-2; 10:38-39

26 Gesù riprende Toma per la sua incredulità. Giovanni 20:26-29

26. E otto giorni appresso, i discepoli eran di nuovo dentro la casa, e Toma era con loro. E Gesù venne, essendo le porte serrate, e sì presentò quivi in mezzo, e disse: Pace a voi.
Le circostanze esterne di questa seconda apparizione di Gesù ai suoi discepoli poco differiscono da quelle della prima. Lo stesso il luogo, identiche le precauzioni per non venir disturbati; e questa volta pure Gesù comparve senza rumore alcuno in mezzo ai suoi, per dar loro la pace. Ma questa volta Toma era presente. t perfettamente legittima la supposizione che la Chiesa primitiva di Gerusalemme si riunisse tutte le sere in quel luogo; ma la menzione speciale che vien fatta delle due adunanze del "primo giorno della settimana", sembrano indicare che gli apostoli già consideravano quel giorno come quello che il loro Signore risuscitato benedirebbe in modo particolare, e l'apparizione del Signore in quelle due sere sembra un indizio che il primo giorno dovesse prendere il posto del settimo come giorno del riposo. Ad ogni modo è un primo passo per lo stabilimento del "giorno della Domenica "ossia giorno del Signore" Apocalisse 1:10, come festa settimanale dei cristiani, ed è storicamente innegabile che, sin dai primissimi tempi, i cristiani hanno osservato il primo giorno della settimana, come giorno di riposo.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:19; Matteo 17:1; Luca 9:28
Giovanni 20:24
Giovanni 20:19; Isaia 26:12; 27:5; 54:10

27 27. Poi disse a Toma: Porgi qua il dito, e vedi le mie mani; porgi anche la mano, e mettila nel mio costato; e non sii incredulo, anzi credente.
L'incontrare l'incredulo discepolo non fu forse il solo scopo di questa seconda apparizione di Gesù; ma fu certo il principale. Egli lo saluta al pari degli altri. Ad onta della sua ostinatezza nel non lasciarsi convincere, Gesù sa che Toma lo ama, e ne ha compassione, come essendo il solo fra i dodici a non godere la pace che vien dalla fede. Qualunque ne sia la causa. il Signore condanna la sua incredulità, come indegna di un suo discepolo. "La riproduzione pressoché letterale delle temerarie parole di quel discepolo ha per scopo di farlo arrossire di quello che vi era di grossolano e di carnale in una tale esigenza" (Godet). Durante la settimana trascorsa dalla prima apparizione, nessuno dei discepoli aveva visto il Signore, si da potergli riferire le parole di Toma. Or, appena entrato nella stanza questa seconda volta, e salutati i suoi discepoli, Gesù rivolge la parola a Toma, ripetendogli l'identica sua domanda. Era questa una prova evidente di quella onniscienza che Gesù solo possedeva; essa andò al cuore di Toma, e fece scomparire in un istante tutti i suoi dubbi riguardo alla risurrezione del suo Signore.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:25; Salmi 78:38; 103:13-14; Romani 5:20; 1Timoteo 1:14-16; 1Giovanni 1:1-2
1Giovanni 1:1
Matteo 17:17; Marco 9:19; Luca 9:41; 1Timoteo 1:14

28 28. E Toma rispose, e gli disse: Signor mio, e Iddio mio!
L'istantanea risposta di Toma, e le parole di Gesù: "perciocché hai veduto ecc." provano che l'incredulo discepolo non fece mai l'esperienza materiale che pure egli aveva richiesta. Dall'esitazione e dal dubbio, egli passa subitaneamente alla fede più esaltata. Egli è vinto dalla evidenza; la gloria di Cristo risuscitato gli si rivela collo splendore del sole meridiano, ed egli non sa trovare altre parole che la breve esclamazione: "Signor mio e Iddio mio". I Sociniani non scorgono in queste parole di Toma se non una profana esclamazione di sorpresa, per quello che vedeva; ma i Giudei avevano un rispetto troppo profondo per il santissimo nome di Geova per servirsene, come troppo spesso si fa ai nostri di, per esprimere la sorpresa o la maraviglia. Non è possibile attribuire una tal profanità ad un apostolo. È chiaro che, con queste parole, Toma professa la sua fede non solo nella risurrezione di Cristo, ma pure nella sua divinità. Per lui il Signore è pure il suo Dio. Gesù, per parte sua, accetta in quel senso medesimo le parole di Toma, poiché non le corregge, come non aveva corretto i Giudei che lo accusavano di farsi "uguale a Dio" Giovanni 5:18. Egli dunque approva e gradisce la confessione che fa qui Toma di credere nella sua divinità.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:16,31; 5:23; 9:35-38; Salmi 45:6,11; 102:24-28; 118:24-28; Isaia 7:14; 9:6
Isaia 25:9; 40:9-11; Geremia 23:5-6; Malachia 3:1; Matteo 14:33; Luca 24:52
Atti 7:59-60; 1Timoteo 3:16; Apocalisse 5:9-14

29 29. Gesù gli disse: Perciocché tu hai veduto, Toma, tu hai creduto; beati coloro che non hanno veduto, ed hanno creduto.
La prima parte della risposta di Gesù a Toma ammette la realtà della fede dell'apostolo, e la commenda in una certa misura. Al tempo stesso Gesù rimprovera a Toma la sua tardanza a credere, e la sragionevole sua reiezione di testimonianze sufficienti a convincerlo. Fra poche settimane il Signore sarebbe tornato in cielo, e se tutti quelli a cui la risurrezione sua verrà annunziata imiteranno l'esempio di Toma, esigendo di esserne convinti coll'evidenza dei propri sensi, come mai potranno gli apostoli adempiere la missione loro affidata? Nella seconda parte del versetto, Gesù oppone al rifiuto di Toma di credere ad altro che all'evidenza dei propri sensi, l'annunzio di un'era novella, nella quale la fede prenderà il posto della vista, e gli uomini si contenteranno della testimonianza degli apostoli, senza pretendere di controllarla coi propri occhi. Queste son parole preziosissime per la Chiesa di Cristo ai nostri dì. A noi, che molti secoli separano dal tempo in cui Gesù era presente in persona sulla terra, vien detto che, benché non l'abbiamo veduto, pur lo possiamo amare, e che credendo in lui, pur non veggendolo, Possiamo gioire "d'un'allegrezza ineffabile e gloriosa" 1Pietro 1:8. Nella prefazione a questo nostro trattato abbiam detto che il piano dell'Evangelista era di illustrare da un lato la crescenza dell'odio dei Giudei verso il Signore, e dall'altro la crescenza dell'amore e della fede dei discepoli. Nel primo capitolo egli dichiarò la propria fede, e dopo aver mostrato quanto abbia guadagnato la fede dei discepoli, mediante la loro intima comunione con Gesù, egli chiude ora il suo racconto con questa breve ma sublime confessione di Toma, che ci mostra quella fede giunta alla perfezione.

PASSI PARALLELI
Giovanni 20:8; 4:48; Luca 1:45; 2Corinzi 5:7; Ebrei 11:1,27,39; 1Pietro 1:8

30 Giovanni 20:30-31. CONCLUSIONE PRIMITIVA DELL'EVANGELO DI GIOVANNI

30. Or Gesù fece ancora, in presenza dei suoi discepoli, molti altri miracoli, i quali non sono scritti in questo libro. 31. Ma queste cose sono scritte, acciocché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figliuol di Dio; e acciocché, credendo, abbiate vita nel nome suo.
Giunto alla chiusa del suo lavoro, Giovanili lo riassume, dichiarando, in queste parole, di non aver voluto scrivere una storia completa di Cristo, ma solo raccontare di lui alcuni fatti atti a convincere i lettori esser egli il Cristo, il Figliuolo di Dio. Le parole: "Gesù fece ancora molti altri miracoli, "segni", indicano che quelli raccontati da Giovanni sono scelti fra molti altri consimili, tutti operati dal Signore durante il suo ministero terreno, e che egli avrebbe potuto raccontare come testimone oculare. Insieme alla propria testimonianza, egli dice di poter recare pure quella degli altri discepoli, imperocché Gesù sempre compì i suoi miracoli in presenza di tutti quelli che aveva scelti per esser fedeli testimoni delle opere sue, "in tutto il tempo che egli era andato e venuto fra loro" Atti 1:21. Lo scopo di Giovanni, non solo nel ricordare quei miracoli, ma in tutto il suo Vangelo, era di stabilire due verità importantissime:
1. che l'uomo Gesù era il CRISTO, il Messia, il liberatore d'Israele;
2. che questo Messia era il FIGLIUOL DI DIO.
L'Unto del Signore non è solamente vero uomo; egli è altresì vero Dio. Il primo di quei titoli era ufficiale, l'altro personale. Se non fosse stato Figliuolo di Dio, il Messia non avrebbe potuto far nulla per l'uomo perduto; d'altra parte, per poterci redimere, il Figliuolo di Dio doveva divenir Messia. I due fatti costituiscono "tutta la pienezza che è piaciuto al Padre che abitasse in lui" Colossesi 1:19. Oltre a ciò, lo scopo dell'Evangelista non è semplicemente di rivelar più pienamente Gesù come Cristo e come Figliuol di Dio; ma pure di condurre gli uomini alla vita eterna mediante la fede in lui. Milligan ci sembra restringere soverchiamente il senso della parola "credendo", quando dice non aver essa qui il senso di "condurre alla fede", poiché già la possedevano quelli per i quali Giovanni scriveva, bensì il senso di "fortificare nella fede", mediante una conoscenza sempre più completa del Signore, quelli che già hanno creduto in lui. Senza dubbio Giovanni scrisse a che, leggendo il suo Vangelo, i credenti potessero crescere "nella grazia e nella conoscenza del Signore" 2Pietro 3:18; ma nessuno ci farà mai credere che, al pari del suo Maestro, egli non avesse primieramente in vista gli inconvertiti, gli ignoranti, quelli di fuori. La conversione dei peccatori, non meno che l'edificazione dei credenti in fede, santità ed amore, ecco lo scopo nobilissimo che si propose il vecchio apostolo nello scrivere il suo Vangelo.

PASSI PARALLELI
Giovanni 21:25; Luca 1:3-4; Romani 15:4; 1Corinzi 10:11; 2Timoteo 3:15-17; 2Pietro 3:1-2
1Giovanni 1:3-4; 5:13
Giovanni 20:28; 1:49; 6:69-70; 9:35-38; Salmi 2:7,12; Matteo 16:16; 27:54; Luca 1:4
Atti 8:37; 9:20; Romani 1:3-4; 1Giovanni 4:15; 5:1,10,20; 2Giovanni 9; Apocalisse 2:18
Giovanni 3:15-16,18,36; 5:24,39-40; 6:40; 10:10; Marco 16:16; 1Pietro 1:9
1Giovanni 2:23-25; 5:10-13
Luca 24:47; Atti 3:16; 10:43; 13:38-39

RIFLESSIONI
1. Questo capitolo non si occupa d'altro che della risurrezione di Cristo dai morti, e dei fatti che la comprovano. I Sinottici dànno essi pure una importanza speciale a quel grande evento; ed è naturale, imperocché la risurrezione di Cristo è, insieme alla sua morte, il fatto più importante della storia del mondo. Il Cristianesimo tutto intero si fonda su queste due basi: Cristo morto pei nostri peccati; Cristo risuscitato al terzo giorno per la nostra giustificazione. Le prove che della risurrezione di Cristo ci fornisce l'Evangelo sono di varie specie: il sepolcro vuoto, coi panni funebri disposti in bell'ordine, quale lo videro Pietro, Giovanni e le donne Galilee che vi si erano recate all'alba del primo giorno della settimana, per imbalsamare il corpo di Gesù; l'apparizione di Cristo stesso a Maria Maddalena ed alle sue compagne, poi a Pietro, ai suoi discepoli sulla via di Emmaus, alla Chiesa tutta intera riunita nell'alto solaio, e specialmente, otto giorni dopo, all'incredulo Toma nello stesso luogo, quindi in Galilea a cinquecento discepoli riuniti 1Corinzi 15:6. A conferma di un tal fatto, la legge giudaica non richiedeva che due o tre testimoni, purché degni di fede; ma qui abbiamo gli undici apostoli, e dietro a loro tutti quanti i credenti della Chiesa di quei primi tempi, i quali tutti attestano con giubilo che "il Signore è veramente risuscitato". Sono dunque senza scusa alcuna gl'increduli e gli scettici dei tempi posteriori.
2. Giovanni non consacra meno di diciotto versetti di questo capitolo a raccontarci quello che avvenne a Maria Maddalena. Questa donna era stata dal Signore liberata da sette demoni Marco 16:9; Luca 8:2, e da quell'ora era divenuta una delle sue più riconoscenti ed affezionate seguaci. Le si è fatto un gran torto, confondendo colla donna peccatrice di Marco 14:3 Vedi Nota in loco Marco 14:3, del che la Scrittura non ci dà la minima prova. Fu cospicua fra le pie donne Galilee che ministrarono al Signore durante la sua carriera terrena, e nessuna sembra averlo amato al pari di essa. Quell'amore la condusse a stare appiè della croce finché non fosse spirato Gesù, ed a ritornare all'alba del primo giorno della settimana per rendere alla sua salma gli ultimi onori. Trovato vuoto il sepolcro, non se ne può dar pace, e rimane nelle vicinanze colla speranza di ritrovare quel corpo che supponeva essere stato trafugato. In breve, avendo molto ricevuto, essa ama molto, ed amando molto, opera molto, per provare la realtà dell'amor suo. Con un tanto esempio d'amore dinanzi agli occhi nostri, Ryle domanda: "Come va che molti, i quali pur si professano e si chiamano cristiani, fanno così poco per quel Salvatore del quale portano il nome? Come mai tanti, di cui la carità non ci permette di negare che abbiano ricevuto la fede e la grazia, lavorano così poco, dànno così poco, parlano così poco, si affaticano così poco, per promuovere la causa di Cristo e la gloria sua nel mondo? Questo fatto non può avere altra spiegazione che la poca importanza che tali persone dànno alle grazie ricevute dal Signore. Chi non si sente peccatore nulla fa; chi sente poco il suo peccato fa poco altresì. Chi invece è profondamente conscio del proprio peccato e della propria corruzione; chi sente che, senza il sangue e l'intercessione di Gesù, egli non avrebbe altra prospettiva che l'inferno quello altresì è l'uomo che darà i suoi averi e sé stesso per Cristo, e non crederà mai di aver fatto abbastanza per la sua gloria. Domandiamo ogni giorno al Signore di farci sentire quanto sia peccaminoso il peccato, e quanto sia meravigliosa la grazia di Cristo, ed allora cesseremo dall'esser freddi e tiepidi e noncuranti nel lavorare per Lui".
3. È probabile che nel primo eccesso della sua gioia, Maria Maddalena si gettò ai piedi di Gesù, decisa di attaccarsi sempre più fermamente a lui, nella persuasione che la presenza personale di Gesù fosse il gran baluardo contro ad ogni male; la sua assenza, il maggior pericolo. Quella dimostrazione di sentimento egoista provocò il dolce rimprovero: "Non toccarmi! Vi sarà tempo per questo, poiché non fo ancora ritorno al Padre mio. Ho un'opera di premura da confidarti: corri ai miei fratelli, che ancora non sanno nulla, e di' loro che io salgo al Padre mio e al Padre vostro; all'Iddio mio e all'Iddio vostro". Gesù preferisce vederci attivi al suo servizio, facendo del bene agli altri, anziché goderci da soli la sua presenza e la sua grazia.
4. Degli angeli sappiamo solo quel poco che ce ne dice la Scrittura. Sono i messaggeri di Geova, "possenti di forza, che fanno ciò ch'egli dice, ubbidendo alla voce della sua parola" Salmi 103:20. Sono "spiriti ministratori, mandati a servire, per amor di coloro che hanno ad ereditare la salute" Ebrei 1:14. Quelli che apparvero al sepolcro adempivano ad entrambi questi uffici. Un angelo, parlando a Giovanni, si chiamò "suo conservo, e dei suoi fratelli profeti" Apocalisse 22:9. Sono però esseri di natura affatto diversa dalla nostra, ed è cosa certa che la Scrittura, né qui né altrove, ci autorizza minimamente a pregare gli angeli, o a render loro qualsiasi specie di culto, come se fossero divini.
5. Le parole di Gesù in Giovanni 20:17 ci ricordano che, se il Signore non fosse asceso in cielo e non si fosse seduto alla destra di Dio, la sua risurrezione sarebbe stata di ben poco valore per noi. La sua entrata nel cielo, per comparire alla presenza di Dio per noi, è la gran sorgente della consolazione per il cristiano. Non è senza ragione che alla domanda: "Chi sarà quel che li condanni?" Paolo risponde: "Cristo è quel che è morto, ed oltre a ciò ancora è risuscitato; il quale eziandio è alla destra di Dio, il quale eziandio intercede per noi" Romani 8:34. La morte, la risurrezione, l'ascensione, la intercessione di Cristo sono quattro grandi fatti che non devono mai venir separati l'uno dall'altro.
6. Qualunque sia il senso, attribuito al versetto Giovanni 20:23 badiamo a non dare ai ministri di qualsiasi denominazione un posto, un potere, un privilegio che Cristo non si sognò mai di dar loro. Il dare ai ministri un posto che loro non si compete è stato la radice di superstizioni e di corruzioni infinite nella Chiesa di Cristo. Considerare i ministri come mediatori fra l'anima e Dio, confessar loro in privato le proprie colpe, e domandarne ad essi il perdono, è un sistema al quale la Scrittura non offre base alcuna, è una porta aperta ad ogni specie di male. È un sistema ugualmente dannoso ai ministri ed al popolo. Esso rovina l'Evangelo, e attenta all'ufficio sacerdotale di Cristo.
7. Brown così chiude il suo commento su questo capitolo: "È bello il nesso fra le ultime parole di Gesù a Toma, e Giovanni 20:30-31. Lo si può spiegare così: "il Signore ha proclamato beati quelli che non avranno veduto, eppure avranno creduto; ed egli è appunto per raggiungere questo scopo che questo Vangelo è stato scritto, affinché quelli che lo leggeranno possano credere in Gesù qual Messia e qual figliuol di Dio, e credendo aver vita nel nome suo benedetto".