Filippesi 3
Come poteva essere Paolo irreprensibile quanto alla giustizia che è nella legge (dell'Antico Testamento), quando in Romani 3:20 disse che nessuno è giustificato davanti a Dio mediante le opere della legge?
In Filippesi, la giustizia che è nella legge è quella che si ottiene osservando tutto quello che la legge richiede. Secondo Paolo, era possibile raggiungere questa giustizia. Anche il giovane ricco affermò di averla raggiunta (Lu 18:20-21). Ma questa giustizia non dà la salvezza (Gal 2:16-17; 3:21). È una propria giustizia, che viene da se stesso, e quindi un motivo di vanto (Fili 3:9,4). La giustizia che salva invece è la giustizia che viene da Dio, mediante la fede in Cristo (Fili 3:9). Solo per fede siamo giustificati davanti a Dio (Rom 3:21-24). Infatti anche se Paolo era irreprensibile per quanto riguardo le richieste della legge, non era senza colpa davanti a Dio. Oltre i peccati interiori (per esempio l'orgoglio) di cui la legge non parlava, Paolo era anche un persecutore della chiesa (Fili 3:6).

11 Paolo non era sicuro della risurrezione dei morti?
Paolo dice che il suo scopo era conoscere Cristo, per giungere in qualche modo alla risurrezione dei morti. Altre traduzioni potrebbero essere interpretate con ancora più dubbio da parte di Paolo, per esempio "se in qualche modo possa giungere alla risurrezione dei morti" (Nuova Diodati). Però, Paolo non sta esprimendo dubbio se sarà risorto o non. Invece esprime ignoranza sui passi prima di giungere alla risurrezione, e sulla modalità della sua risurrezione. In altre parole, sa che la sua risurrezione è sicura, siccome si trova in Cristo con la giustizia che viene da Dio, e ha comunione con la sofferenze di Gesù e la potenza della sua risurrezione (Fili 3:9-10). Ma non sa, come nessuno sa, quello che gli succederà nel resto della sua vita (e soprattutto come sarà il cammino di conoscere Cristo sempre più profondamente Fili 3:12-14), che lo porterà alla morte e alla risurrezione, né sa esattamente come Dio risusciterà tutti.