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Continuò pertanto Eliu a dire: «Ti sembra forse retto il tuo pensiero di dire: - Io sono più giusto di Dio?- Tu infatti hai affermato: - A te, [o Dio], non piace ciò ch'è retto - ovvero: - Che cosa ti giova, se io pecco? - Io quindi risponderò ai tuoi discorsi, e agli amici tuoi teco. Considera il cielo e guarda, e osserva il firmamento quant'è più alto di te! Se tu pecchi, che danno arrechi a Lui? e se moltiplichi i tuoi delitti, che fai contro di Lui? Se poi agisci rettamente, che cosa gli doni? ovver che cosa riceve egli dalla tua mano? All'uomo, qual sei tu, nuocerà la tua empietà, e al figlio dell'uomo gioverà la tua giustizia. Per la moltitudine di oppressori s'alzano grida, si geme sotto la violenza dei tiranni. 10 Ma non si esclama: - Ov'è Dio che mi ha fatto, che concede accenti di giubilo nella notte [di sventura]; 11 che ci rende più avveduti delle bestie della terra, e più degli uccelli del cielo ci rende sapienti?- 12 In tal caso si grida, senza ch'ei risponda, di fronte all'orgoglio dei malvagi. 13 Non invano dunque ascolta Dio, e l'Onnipotente riguarda la causa di ciascuno; 14 anche se tu dici: - Egli non ci bada! -subisci il tuo giudizio avanti a lui, e spera in lui: 15 perchè egli adesso non esercita il suo furore, nè prende gran vendetta del delitto. 16 Dunque Giobbe invano apre la sua bocca, e senza cognizione moltiplica le parole.»