1 Ma qual necessità [e qual vantaggio] ha l'uomo di ricercar al disopra di sè, mentre ignora quel ch'è bene per lui nella sua vita, durante i giorni del suo pellegrinaggio, nel tempo che trascorre come un'ombra? E chi potrà far sapere all'uomo, quel che avverrà dopo di lui sotto il sole?
2 Meglio il buon nome che gli unguenti preziosi, e il dì della morte che quello della nascita.
Paradossi e massime di pratica saggezza.
3 Meglio andare alla casa del lutto, che alla casa del festino: perchè colà è rammentata la fine d'ogni uomo, e il vivente pensa al futuro.
4 Meglio la mestizia che il riso; perchè con la tristezza del volto si migliora il cuor del colpevole.
5 Il cuore de' savi è dove sta il lutto, e il cuor degli stolti, dove l'allegria.
6 Meglio esser rimproverati dal saggio, che ingannati dall'adulazione degli stolti.
7 Perchè come il crepitar de' pruni sotto il paiuolo, così è il riso degli stolti. E anche questo è vanità!
8 La calunnia conturba il saggio e abbatte la forza del suo cuore.
9 Meglio la fine d'un discorso, che il principio: meglio il paziente che l'arrogante.
10 Non esser facile ad adirarti, perchè l'ira riposa in seno dello stolto.
11 Non dire: «Chi sa mai perchè i tempi di prima eran migliori di questi?»; giacchè stolta è una tale domanda.
12 Migliore è la sapienza unita agli averi, e giova maggiormente a chi vede il sole.
13 Come infatti protegge la sapienza, così protegge il danaro; ma la dottrina e la sapienza han questo in più, che dàn vita a chi le possiede.
14 Considera le opere di Dio: come niuno possa raddrizzare ciò ch'Egli dispregiò [e torse].
15 Nel dì della prosperità goditi i beni, o premunisciti contro il giorno dell'avversità; perchè questo e quello ha fatto parimenti Iddio, onde non trovi l'uomo giusta querela contro di lui.
Relativa utilità della moderazione e della sapienza.
16 Anche questo vidi ne' giorni della mia vanità: c'è il giusto che perisce nella sua giustizia, e l'empio che a lungo vive [e prospera] nella sua malvagità.
17 Tu non esser troppo giusto, e non ti fare eccessivamente savio, perchè tu non abbia a perdere il senno [affatto].
18 Non agire troppo empiamente nè essere stolto, perchè tu non muoia prima del tempo.
19 È bene che tu sostenga il giusto, ma neppure da quell'altro non ritirar la tua mano; giacchè chi teme Iddio, nulla trascura.
20 La sapienza rende il saggio più forte di dieci capi [che sian] nella città.
21 Certo non v'ha giusto sulla terra, che faccia il bene e non pecchi [mai].
22 Non badare a tutto quello che si dice, che tu non abbia a udire il tuo servo sparlare di te!
23 Sa invero la tua coscienza, che spesso tu pure hai sparlato degli altri.
24 Tutto saggiai con la sapienza. Dissi: «Diventerò sapiente!»; ma quella s'allontanò da me,
25 più assai che prima non era. È grande la [sua] profondità: chi può scovarla?
26 Investigai ogni cosa con l'animo mio per sapere, e indagare e cercar la sapienza e la ragione [delle cose], e riconoscer l'empietà dello stolto e l'errore de' folli.
27 E più amara della morte trovai la donna, ch'è un laccio da cacciatori, e una rete è il suo cuore, e le sue mani catene. Chi è caro a Dio, ne scampa; ma il peccatore sarà accalappiato da lei.
28 Ecco quel ch'io trovai, - dice l'Ecclesiaste - [osservando le cose] ad una ad una per scoprir[ne] la ragione,
29 che l'anima mia ricerca ancora, e io non ho trovato! Un uomo su mille lo trovai, ma una donna tra tutte non la trovai.
30 Questo solo trovai, che Dio fece l'uomo retto, ma egli si perde dietro a infinite questioni. Chi è come il savio? e chi conosce la spiegazione delle cose?