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Ritorno di Davide a Gerusalemme

Allora andarono a dire a Ioab: “Ecco, il re piange e fa cordoglio a causa di Absalom”. E in quel giorno la vittoria si cambiò in lutto per tutto il popolo, perché il popolo sentì dire in quel giorno: “Il re è molto afflitto a causa di suo figlio”. Il popolo in quel giorno rientrò furtivamente in città, come avrebbe fatto gente coperta di vergogna per essere fuggita in battaglia. Il re si era coperto la faccia e ad alta voce gridava: “Absalom figlio mio! Absalom figlio mio, figlio mio!”. Allora Ioab entrò in casa dal re, e disse: “Tu oggi copri di rossore il volto di tutta la tua gente, che in questo giorno ha salvato la vita a te, ai tuoi figli e alle tue figlie, alle tue mogli e alle tue concubine, perché ami quelli che ti odiano e odi quelli che ti amano; infatti oggi tu fai vedere che capitani e soldati per te sono nulla; e ora io vedo bene che se Absalom fosse vivo e noi fossimo quest’oggi tutti morti, allora saresti contento. alzati, dunque, esci e parla al cuore della tua gente; perché io giuro per l’Eterno che, se non esci, neppure un uomo resterà con te questa notte: questa sarà per te una sventura maggiore di tutte quelle che ti sono cadute addosso dalla tua gioventù fino a oggi”. Allora il re si alzò e si mise a sedere alla porta; e fu dato l’annuncio a tutto il popolo, dicendo: “Ecco il re sta seduto alla porta”. Tutto il popolo venne in presenza del re. Gli Israeliti se ne erano fuggiti, ognuno nella sua tenda, e in tutte le tribù d’Israele tutto il popolo stava discutendo, e dicevano: “Il re ci ha liberati dalle mani dei nostri nemici e ci ha salvati dalle mani dei Filistei; e ora è dovuto fuggire dal paese a causa di Absalom; 10 e Absalom, che noi avevamo unto perché regnasse su noi, è morto in battaglia; perché dunque non cercate di far ritornare il re?”. 11 Il re Davide mandò a dire ai sacerdoti Sadoc e Abiatar: “Parlate agli anziani di Giuda, e dite loro: ‘Perché dovreste essere voi gli ultimi a ricondurre il re a casa sua? I discorsi che si tengono in tutto Israele sono giunti fino alla casa del re. 12 Voi siete miei fratelli, siete mie ossa e mia carne; perché dunque dovreste essere gli ultimi a far ritornare il re?’. 13 E dite ad Amasa: ‘Non sei tu mie ossa e mia carne? Iddio mi tratti con tutto il suo rigore, se tu non diventi per sempre capo dell’esercito, al posto di Ioab’”. 14 Così Davide inclinò il cuore di tutti gli uomini di Giuda, come se fosse stato il cuore di un solo uomo; ed essi mandarono a dire al re: “Ritorna tu con tutta la tua gente”. 15 Il re dunque tornò e giunse al Giordano; e quelli di Giuda vennero a Ghilgal per andare incontro al re e per fargli attraversare il Giordano.

 

Davide perdona Simei e Mefiboset

16 Simei, figlio di Ghera, Beniaminita, che era di Baurim, si affrettò a scendere con gli uomini di Giuda incontro al re Davide. 17 Egli aveva con sé mille uomini di Beniamino, Siba, servo della casa di Saul, con i suoi quindici figli e i suoi venti servi. Essi passarono il Giordano davanti al re. 18 La barca che doveva traghettare la famiglia del re e tenersi a sua disposizione, passò e Simei, figlio di Ghera, si prostrò davanti al re, nel momento in cui questi stava per passare il Giordano, 19 gli disse: “Il mio signore non tenga conto della mia iniquità e dimentichi la condotta perversa tenuta dal suo servo il giorno in cui il re mio signore usciva da Gerusalemme; non serbi il re risentimento! 20 Poiché il tuo servo riconosce che ha peccato; e per questo sono stato oggi il primo di tutta la casa di Giuseppe a scendere incontro al re mio signore”. 21 Ma Abisai, figlio di Seruia, prese a dire: “Nonostante questo, Simei non deve forse morire per aver maledetto l’unto dell’Eterno?”. 22 Davide disse: “Che ho io da fare con voi, o figli di Seruia, che vi mostrate oggi miei avversari? Si dovrebbe far morire qualcuno in Israele oggi? Non so io forse che oggi divento re d’Israele?”. 23 E il re disse a Simei: “Tu non morirai!”. E il re glielo giurò. 24 Mefiboset, nipote di Saul, scese anche egli incontro al re. Egli non si era pulito i piedi, né spuntato la barba, né lavate le vesti dal giorno in cui il re era partito fino a quello in cui tornava in pace. 25 E quando fu giunto da Gerusalemme per incontrare il re, il re gli disse: “Perché non sei venuto con me, Mefiboset?”. 26 Egli rispose: “O re, mio signore, il mio servo m’ingannò; perché il tuo servo, che è zoppo, aveva detto: ‘Io mi farò sellare l’asino, monterò e andrò con il re’. 27 Ed egli ha calunniato il tuo servo presso il re mio signore; ma il re mio signore è come un angelo di Dio; fa’ dunque ciò che ti piacerà. 28 Poiché tutti quelli della casa di mio padre non avrebbero meritato dal re mio signore altro che la morte; tuttavia, tu avevi posto il tuo servo fra quelli che mangiano alla tua mensa. E quale altro diritto posso avere? E perché dovrei continuare a supplicare il re?”. 29 E il re gli disse: “Non occorre che tu aggiunga altre parole. L’ho detto; tu e Siba dividetevi le terre”. 30 Mefiboset rispose al re: “Si prenda pure ogni cosa, poiché il re mio signore è tornato in pace a casa sua”.

 

Davide ricompensa Barzillai. Discussione fra gli uomini d’Israele e quelli di Giuda

31 Barzillai, il Galaadita, scese da Roghelim e passò il Giordano con il re per accompagnarlo di là dal Giordano. 32 Barzillai era molto vecchio; aveva ottant’anni e aveva fornito i viveri al re mentre questi si trovava a Maanaim; poiché era molto facoltoso. 33 Il re disse a Barzillai: “Vieni con me oltre il fiume; io provvederò al tuo sostentamento a casa mia a Gerusalemme”. 34 Ma Barzillai rispose al re: “Gli anni che mi restano da vivere sono troppo pochi perché io salga con il re a Gerusalemme. 35 Io ho adesso ottant’anni: posso ancora discernere ciò che è buono da ciò che è cattivo? Può il tuo servo gustare ancora ciò che mangia o ciò che beve? Posso io udire ancora la voce dei cantori e delle cantanti? E perché dunque il tuo servo dovrebbe essere di peso al re mio signore? 36 Il tuo servo andrebbe con il re, oltre il Giordano, soltanto per poco tempo; e perché il re vorrebbe ricompensarmi con un tale beneficio? 37 Ti prego, lascia che il tuo servo se ne ritorni indietro, che io possa morire nella mia città presso la tomba di mio padre e di mia madre! Ma ecco il tuo servo Chimam; passi lui con il re mio signore e fa’ per lui quello che ti piacerà”. 38 Il re rispose: “Chimam venga con me, e io farò per lui quello che a te piacerà; e farò per te tutto quello che desidererai da me”. 39 E quando tutto il popolo ebbe attraversato il Giordano e l’ebbe attraversato anche il re, il re baciò Barzillai e lo benedisse ed egli se ne tornò a casa sua. 40 Così il re passò oltre, andò a Ghilgal, e Chimam lo accompagnò. Tutto il popolo di Giuda e anche la metà del popolo d’Israele avevano fatto da scorta al re. 41 Allora tutti gli altri Israeliti vennero dal re e gli dissero: “Perché i nostri fratelli, gli uomini di Giuda, ti hanno portato via di nascosto e hanno fatto attraversare il Giordano al re, alla sua famiglia e a tutta la gente di Davide?”. 42 Tutti gli uomini di Giuda risposero agli uomini d’Israele: “Perché il re appartiene a noi più da vicino; e perché vi adirate per questo? Abbiamo mangiato a spese del re? O abbiamo ricevuto qualche regalo?”. 43 E gli uomini d’Israele risposero agli uomini di Giuda: “Il re appartiene a noi dieci volte più che a voi, e quindi Davide è più nostro che vostro; perché dunque ci avete disprezzati? Non siamo stati noi i primi a proporre di far tornare il nostro re?”. Ma il parlare degli uomini di Giuda fu più violento di quello degli uomini d’Israele.