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Fragilità della vita dell'uomo

[Al maestro del coro. Per Jeduthun. Salmo di Davide.] Io dicevo: «Veglierò sulla mia condotta, per non peccare con la mia lingua; metterò un freno alla mia bocca mentre l'empio mi sta davanti». Sono rimasto muto e calmo, mi sono addirittura trattenuto dal bene, e il mio dolore si è inasprito. Il mio cuore ardeva dentro di me; mentre meditavo, un fuoco si è acceso; allora ho parlato con la mia lingua: «O Eterno, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni; fa' che io sappia quanto sono fragile. Ecco, tu hai ridotto i miei giorni alla lunghezza di un palmo, e la durata della mia vita è come niente davanti a te; sì, ogni uomo nel suo stato migliore non è che vapore. (Sela) Sì, l'uomo va attorno come un'ombra; sì, invano si affaticano tutti e accumulano beni senza sapere chi li raccoglierà! Ma ora, o Signore, che aspetto? La mia speranza è in te. Liberami da tutte le mie colpe; non farmi essere l'oggetto di scherno dello stolto. Sto in silenzio, non aprirò bocca, perché sei tu che operi. 10 Allontana da me il tuo flagello; io vengo meno sotto i colpi della tua mano. 11 Tu correggi l'uomo castigando il suo peccato e consumi come un tarlo ciò che gli è prezioso. Sì, ogni uomo non è che vanità. (Sela) 12 O Eterno, ascolta la mia preghiera e porgi l'orecchio al mio grido; non essere sordo alle mie lacrime, poiché davanti a te io sono un forestiero e un pellegrino, come tutti i miei padri. 13 Distogli il tuo sguardo da me, perché io possa riprendere forza prima che me ne vada e non sia più».