Apocalisse 9
Sezione Quarta. Apocalisse 9:1-12. LA QUINTA TROMBA O IL PRIMO GUAIO

Il flagello di cui la quinta tromba dà il segnale è stato preannunziato dall'aquila volante come più grave dei precedenti ed è perciò chiamato 'il primo guaio' Apocalisse 9:12. Esso è uno dei più misteriosi trai molti di cui è fatta menzione nell'Apocalisse.

Poi sonò il quinto angelo e io vidi una stella caduta dal cielo sulla terra e ad essa fu data la chiave del pozzo dell'abisso.

La stella caduta dal cielo è un angelo poichè ad esso è data una chiave colla quale egli apre un pozzo. In Apocalisse 1:16-20 gli angeli ossia i conduttori delle sette chiese sono rappresentati come delle stelle (nel greco: astri). In Isaia 14:12 le ombre del soggiorno dei morti dicono al re di Babilonia: «Come mai sei caduto dal cielo, o astro mattutino, figliuol dell'aurora?» Angeli ed astri nell'Antico Testamento formano ugualmente gli 'eserciti di Jahveh'. Dal fatto che quest'angelo è 'caduto', non disceso, dal cielo, come pure dall'opera che compie, si deduce che si tratta di un angelo ribelle al quale Dio permette di scatenare il flagello delle locuste infernali. Forse non erra chi lo identifica addirittura con Satana di cui si legge in Luca 10:18: «Io mirava Satana cader dal cielo a guisa di folgore» e di cui si dirà nell'Apocalisse 12:9 che, vinto nel cielo, «fu gettato giù, fu gettato sulla terra e con lui furon gettati gli angeli suoi». In questo caso, sarebbe lo stesso che in Apocalisse 9:11 è chiamato 'l'angelo dell'abisso', il cui nome è: Distruttore. L'abisso è il nome dato alla prigione sotterranea dei demoni per es. in Luca 8:31 ove gli spiriti che si sono impadroniti dell'indemoniato di Gadara chiedono a Gesù di non esser 'mandati nell'abisso'. Cfr. 2Pietro 2:4. In Apocalisse 20:1-3 un angelo scende dal cielo, afferra il diavolo stesso, lo lega e lo getta nell'abisso che chiude e suggella sopra di lui per lo spazio di mille anni. In Apocalisse 11:7; 17:8 si dice della Bestia che deve 'salir dall'abisso' considerato come fucina di ogni arma da opporre al regno di Cristo. E una prigione provvisoria che da corpo all'idea di sofferenza cui sono fin d'ora sottoposti gli spiriti ribelli, all'idea che la loro libertà di nuocere è limitata dalla volontà sovrana di Dio. La loro sorte finale è l'esser «gettati nello stagno di fuoco e di zolfo» Apocalisse 20:10,14-15. L'abisso è rappresentato qui come un immenso antro sotterraneo ove arde del fuoco, e che comunica colla superficie terrestre mediante un pozzo chiuso a chiave da un coperchio, al modo delle cisterne e dei pozzi orientali! La chiave nelle mani di Dio (cfr. Apocalisse 1:18; 20:1) ed è data all'angelo caduto, a significare che Dio permette, entro certi limiti, agli angeli ribelli di spiegare la loro malefica attività a danno degli uomini, infliggendo loro anche dei flagelli dolorosi. Così Dio permise a Satana di colpir di lebbra il pio Giobbe, e così permise, al tempo dell'incarnazione del Figliuol di Dio, il moltiplicarsi delle possessioni demoniache.

Ed egli aprì il pozzo dell'abisso; e dal pozzo salì un fumo simile al fumo d'una gran fornace e,

tanto era denso ed abbondante quel fumo,

il sole e l'aria furono oscurati dal fumo del pozzo. E dal fumo uscirono sulla terra delle locuste.

Non sono queste che formano il fumo ed oscurano il sole come nella descrizione di Gioele 2:10, ma le locuste escono dall'oscurità del fumo per spargersi sulla terra.

Le locuste furon l'ottava piaga che colpì l'Egitto Esodo 10:12-20 e in così gran numero che 'il paese ne rimase oscurato' e spoglio di ogni verdura. Cfr. Gioele 1-2.

E fu dato loro un potere pari al potere che hanno gli scorpioni della terra.

Le locuste che vengon dall'abisso non sono cosa della terra, e differiscono, infatti, sotto molti aspetti, dalle locuste naturali. Mentre il potere di queste sta nelle mandibole colle quali divorano la vegetazione, il potere delle locuste infernali sta nelle loro code armate di pungiglione Apocalisse 9:10 come quelle degli scorpioni terrestri ben noti nella Palestina e nell'Asia Minore, ed associati spesso ai serpenti a motivo del loro veleno. 'Lo scorpione, nota Allo, è, insieme col serpente, uno degli animali nocivi all'uomo, che simboleggiano le forze del male spirituale in azione nel mondo'. In Luca 10:19 Gesù dice ai suoi discepoli: 'Ecco io v'ho dato podestà di calcar serpenti e scorpioni e tutta la potenza del nemico'.

E fu loro detto di non danneggiare l'erba della terra, nè alcuna verdura, nè albero alcuno,

che son le cose solite ad esser divorate o danneggiate dalle locuste ordinarie,

ma soltanto gli uomini che non aveano il suggello di Dio in fronte.

Si allude con questo a quanto si legge al principio in Apocalisse 7 ove gli angeli dei quattro venti ricevon l'ordine di trattenerli onde non danneggino nè la terra, nè il mare, nè gli alberi, finchè siano segnati in fronte i servitori di Dio. Colle prime quattro trombe sono stati di poi scatenati i flagelli che han colpito una terza parte della terra, del mare, dei fiumi e della luce degli astri. All'epoca della quinta tromba tutto è tornato normale nella natura e il flagello delle locuste tartaree non colpisce i mezzi di sussistenza, ma, in modo diretto, la persona degli uomini restati sordi finora agli appelli divini e che Dio non riconosce per suoi. Però, è posto un limite al potere malefico delle locuste: possono tormentare ma non uccidere, giacchè Dio vuole ancora dar luogo al ravvedimento.

E fu loro dato,

cioè concesso,

non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi;

I cinque mesi sono stati intesi in molti modi:150 anni dando ad un giorno il valore di un anno, ovvero: un periodo incompleto, od ancora: il tempo necessario per compier l'opera loro, essendo 5 mesi il tempo normale della durata di un'invasione di cavallette (Maggio a Settembre).

e il tormento che cagionavano (lett. il loro tormento) era come quello prodotto dallo scorpione quando ferisce un uomo.

La puntura dello scorpione è raramente mortale, ma cagiona forti dolori.

E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte e non la troveranno, e brameranno morire e la morte fuggirà da loro.

Sarà tale la smania prodotta da quel tormento che gli uomini preferiranno la morte alla vita. 'Perchè, esclama Giobbe nella sua disperazione, dar la luce all'infelice, e la vita a chi ha l'anima nell'amarezza, i quali aspettano la morte che non viene, e la ricercano più che i tesori nascosti...? Io sospiro... Non trovo posa, nè requie, nè pace, il tormento è continuo!' (Giobbe 3:20-25; Cfr. Geremia 8:3). Sarà il tormento prodotto dal flagello demoniaco puramente fisico? Molti ne dubitano, considerando che gli agenti sono qui di natura spirituale; e alcuni credono, anzi, che si tratti di pene di natura puramente morale, di tristezze, di cupa malinconia, di disperazione. Il testo sembra implicare che la disperazione morale nasce da un tormento fisico, che, però, non è mortale.

E nella forma le locuste erano simili a cavalli pronti alla guerra

Anche Gioele parlando dell'invasione delle locuste dice: 'A vederle, paiono cavalli e si slanciano come cavalieri' Gioele 2:4.

e sulle teste aveano come delle corone simili ad oro

Nulla di simile trovasi nella locusta narale. Vi si è veduta un'allusione ai turbanti degli Arabi; ma questi non somigliano all'oro.

e le loro facce eran come facce d'uomini, e aveano dei capelli come capelli di donne e i denti eran come denti di leoni

(Cfr. Gioele 1:6) ad indicar forza e voracità. Le facce d'uomini possono indicar intelligenza e i capelli di donna le attrattive seducenti; ma il senso di questi tratti resta misterioso.

E aveano degli usberghi come usberghi di ferro,

allusione alla durezza del corsaletto delle locuste ordinarie

e il rumore delle loro ali era come il rumore di carri tirati da molti cavalli (lett. carri di molti cavalli) correnti alla battaglia.

Analoga similitudine in Gioele 2:4-5.

10 E aveano delle code come quelle degli scorpioni e degli aculei; e nelle code stava il loro potere di danneggiare gli uomini per cinque mesi

nel modo indicato in Apocalisse 9:5-6.

11 E aveano come re sopra loro l'angelo dell'abisso il cui nome in ebraico e Abbandon, e in greco Apollion.

Nei Proverbi 30:27 si dice delle locuste ordinarie che «non hanno re, e procedon tutte, divise per schiere». Le locuste infernali, invece, hanno per re l'angelo dell'abisso ossia l'angelo ch'è il capo degli spiriti rinchiusi nell'abisso. Il nome di cotesto angelo è dato in ebraico con parola che vale distruzione, e in greco con parola che vuol dire: Distruttore o 'Colui che perde'. Il nome induce a credere che si tratti di Satana stesso intento a perdere gli uomini, corpo e anima Giovanni 8:44; 10:10; 1Pietro 5:8.
L'interpretazione storica più in voga del quinto flagello vede nella stella caduta Maometto che discendeva da nobile famiglia araba; vede nelle locuste gli eserciti di Arabi convertiti all'islamismo e marcianti alla conquista del mondo romano; nei cinque medi i 150 anni decorrenti dal principio della predicazione di Maometto, 612, al 762 in cui la sede dei califfi fu trasferita a Bagdad; nel tormento inflitto, le umiliazioni e l'oppressione inflitte dai Saraceni alla cristianità infedele. Si obietta che non è possibile trovare nella storia del maomettismo una rispondenza non forzata al quadro datoci delle locuste e della loro azione. Maometto non era una stella caduta dal cielo, non ha aperto il pozzo dell'abisso, i suoi seguaci non hanno risparmiato i cristiani genuini ed hanno ucciso a centinaia di migliaia gli uomini; anzi il Corano prescrive di 'tagliar la testa agli increduli facendone una grande strage'. Le invasioni dei Saraceni son durate parecchi secoli. Altri han veduto nelle cavallette le orde dei Barbari.
L'interpretazione allegorica ha scorto nel flagello l'azione delle sette eretiche le quali oscurano la verità e tormentano le anime fedeli; ma il flagello doveva risparmiare i credenti sinceri. Secondo l'opinione di altri si tratterebbe del papa e delle legioni dei monaci che colle loro privazioni e torture volontarie cercano in certo modo la morte; ovvero delle superstizioni e del fanatismo che piombano l'anima in cupa tristezza.
Gl'interpreti che non lasciano la briglia sciolta all'immaginazione, preferiscono veder qui l'annunzio di un flagello misterioso determinato da uno spiegamento insolito dell'attività dei demoni, attività permessa da Dio a castigo dell'umanità ribelle, e diretta a tormentare i corpi e le anime con mezzi che non sappiamo definire. Il Godet chiama questo 'una possessione in grande' avente analogia coi fenomeni, isolati ma pur frequenti, di cui ci parlano i Vangeli. «Senza dubbio, osserva Alford, i particolari misteriosi della visione diventeranno chiari agli occhi della Chiesa di Dio quando sarà giunto il tempo del compimento». Per ora è più savio sospendere il nostro giudizio.

12 Il primo guaio è passato: ecco, vengono ancora due guai dopo queste cose.

L'osservazione finale è dell'apostolo.

AMMAESTRAMENTI

1. L'umanità, finchè dura la pazienza di Dio, non è abbandonata interamente alla malvagità di Satana e dei suoi numerosi angeli che sono come isolati nella prigione dell'abisso. Ma è necessario ricordare che «l'ira del Signore ha in serbo delle armi diverse da quelle che gli uomini finora conoscono, armi che sono atte ad abbatter la loro tracotanza e a far loro sentire quel che si merita la loro empietà» (Schiattar).

2. E consolante il pensiero che Dio custodisce coloro che riconosce per suoi e non permette alle infinite schiere infernali di nuocer loro. Anche verso quelli che sono ancor nemici, la libertà di Satana è limitata sia riguardo ai mali che può infliggere, sia riguardo al tempo della loro durata. E quel che l'angelo dell'abisso fa coll'intento di perdere gli uomini, Dio lo permette per farlo volgere al ravvedimento ed alla salvezza delle sue creature.

13 Sezione Quinta. Apocalisse 9:13-21. LA SESTA TROMBA O IL SECONDO GUAIO

La sesta tromba dà il segnale d'un flagello più grave del precedente sull'umanità peccatrice. Le locuste tormentavano, la cavalleria del secondo guaio uccide, ma uccide soltanto un terzo degli uomini per dar luogo al pentimento. Invece, il mondo idolatra e corrotto non si ravvede.

Poi il sesto angelo sonò e io udii una voce dalle quattro corna dell'altare d'oro che era davanti a Dio,

La voce parte da quello stesso altar d'oro sul quale erano stati arsi i profumi uniti alle preghiere dei santi (cfr. Apocalisse 6:10; 8:3-4). Il sesto flagello è presentato come un esaudimento delle preghiere imploranti l'avvento del regno di Dio, esaudimento non preveduto in quella maniera dai fedeli, ma diretto allo scopo cui essi miravano. Anche nella visione di Apocalisse 16:7 l'altare è personificato e parla.

14 la quale diceva al sesto angelo che aveva la tromba: Sciogli i quattro angeli che son legati sul gran fiume Eufrate.

Sembra che il sesto angelo sia invitato ad agire personalmente, oltrechè coi suoi segnali, onde sciogliere i quattro angeli legati. Questi non sono necessariamente gli stessi che quelli di Apocalisse 7:1. L'esser essi legati non basta a farli considerare come spiriti cattivi; possono essere angeli esecutori dei giudizi di Dio come quello che colpiva i primogeniti in Egitto, ma legati, cioè impediti dall'eseguir la loro missione; fino al momento preciso determinato da Dio. 'Quel che lega gli angeli, dice Bossuet, sono gli ordini superiori di Dio'. L'Eufrate era il limite settentrionale del paese assegnato da Dio ad Israele, come l'Egitto n'era il limite meridionale. Dal Nord vennero sulla Palestina le più terribili invasioni gli Assiri di Salmanazar, di Sennacherib, e i Caldei di Nebucadnezar. Al tempo di Giovanni, l'Eufrate era il limite orientale dell'impero romano, al di là del quale abitavano i Parti, nemici temibili anche per Roma. In modo generico, l'Eufrate segna il confine tra l'occidente ed il lontano oriente asiatico. In Apocalisse 16:12 si legge che 'il sesto angelo versò la sua coppa sul gran fiume Eufrate e l'acqua ne fu asciugata affinchè fosse preparata la via ai re che vengono dal levante'.

15 E furono sciolti i quattro angeli che erano stati preparati per quell'ora, per quel giorno e mese e anno

fissati da Dio,

per uccidere la terza parte degli uomini.

I flagelli delle quattro prime trombe avevan colpito la terza parte della terra, del mare, dei fiumi e degli astri. In armonia con quanto è detto in Apocalisse 9:4 si intende che si tratta degli uomini alieni da Dio. Il mezzo di cui si servono gli angeli è indicato in Apocalisse 9:16: essi eseguono il giudizio divino ponendosi alla testa di sterminati eserciti.

16 E il numero degli eserciti della cavalleria era di venti, migliaia di decine di migliaia; io udii il loro numero.

Non si parla di fanti ma unicamente di cavalleria; anzi più dei cavalli che dei cavalieri. Il numero stragrande che Giovanni ode equivale a duecento milioni. In Apocalisse 5:11 ov'è questione di angeli si dice che 'il numero loro era di miriadi di miriadi e di migliaia di migliaia'. Cfr. Daniele 7:10; Salmi 68:17. Perciò si crede da parecchi interpreti che anche qui si tratti di angeli caduti ossia di un esercito di demoni. Però in Numeri 10:36 ove si parla del popolo d'Israele, si legge: 'Torna [o Eterno] alle miriadi delle migliaia d'Israele', e si osserva da altri espositori che il numero enorme potrebbe accennare a grandi eserciti invasori rinnovantisi nel corso di un periodo più o meno lungo. C'è chi assegna più di 200 anni a queste invasioni. Ovvero, il numero può essere simbolico più che aritmerico (cfr. i centoquarantaquattromila di Apocalisse 7), e indicare una forza immensa, soverchiante.

17 Ed ecco come mi apparvero (lett. e in questo modo vidi io) nella visione i cavalli e quelli che li cavalcavano: avevano degli usberghi o corazze di fuoco, di giacinto e di zolfo;

s'intende del color rosso del fuoco, del giacinto cioè violetto scuro o color del fumo, e dello zolfo ossia giallo chiaro. La seconda parte del verso mostra. che non si tratta, quando si parla degli usberghi dei cavalieri e dei cavalli, della sostanza ma solo del colore di quelli. Il colore delle corazze è quello stesso delle sostanze nocive colle quali essi uccidono gli uomini.

e le teste dei cavalli erano come teste di leoni; e dalle loro bocche usciva fuoco e fumo e zolfo,

ossia esalazioni sulfuree asfissianti.

18 Da queste tre piaghe: dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che usciva dalle loro bocche fu uccisa la terza parte degli uomini; perchè il potere dei cavalli era nella loro bocca e nelle loro code, poiché le loro code eran simili a serpenti e avevano delle teste, e con esse danneggiavano.

cioè coi loro morsi velenosi. Come nella descrizione delle locuste (quinta tromba), così in quella dei cavalli della sesta tromba vi sono dei tratti di cui non riusciamo a ben comprendere il senso e sui quali solo l'avvenire getterà luce piena. Ogni sistema d'interpretazione li spiega come può, cercandovi la conferma delle proprie vedute.
Alcuni espositori hanno veduto l'adempimento del sesto flagello nelle guerre sanguinose dei maomettani contro i popoli cristiani degeneri, nei secoli settimo ed ottavo; altri in maggior numero le invasioni dei Turchi chiamati dai califfi in loro aiuto, e che durarono dall'XI fino al XV secolo, allorchè Costantinopoli cadde in poter loro (1453). E si fa notare come facessero largo uso di cavalleria, e come nell'assedio di Costantinopoli si servissero di bocche da fuoco: cannoni e archibugi. Perfino quel che il testo dice delle code dei cavalli si mette in relazione, quanto mai forzata, col fatto che presso i Turchi la gerarchia dei pascià viene indicata dal numero delle code di cavallo: pascià da due, da tre code. I duecento milioni si ottengono addizionando gli eserciti successivi di quei conquistatori.
L'interpretazione simbolica vede nella cavalleria misteriosa rappresentato il numero infinito delle varie eresie dottrinali e morali che, nel corso dei secoli, ha turbato la cristianità e cagionato la morte spirituale di gran numero di persone non radicate nella verità. Altri, cercando analogie nelle mitologie pagane e in certe tradizioni giudaiche, crede che Giovanni abbia voluto descrivere un esercito di demoni scatenato a castigare l'umanità idolatra e i cristiani infedeli. Si tratta, secondo Allo, d'angeli dell'abisso, non di cavalleria umana. E l'inferno intero scatenato per eccitare fra gli uomini guerre sanguinose. D'Allioli invece, seguito dal Reuss, non vi scorge altro che il samoum infocato e soffocante del deserto che oscura l'atmosfera e lascia dietro di sè desolazione e morte.
Fra tante e così diverse opinioni, propendiamo a ritenere come meglio rispondente al testo quella che vede qui annunziata una immensa e micidiale invasione di popoli orientali, ripetizione in grande di quelle dei Turchi del Medio Evo. A questo siamo condotti dal fatto che la visione descrive un grande esercito, che questo esercito uccide la terza parte degli uomini, ch'esso viene d'oltre Eufrate e che il flagello della sesta tromba offre analogie con quello della sesta coppa che parla dei re del levante che passano l'Eufrate. I mezzi micidiali di cui si serve questo esercito sono un po' misteriosi; ma chi serve questo prevedere i mezzi guerreschi offensivi che saranno usati di qui a cento o due cent'anni? Chi avesse, all'epoca di Giovanni, voluto raffigurar le varie armi terrestri, aeree, marittime adoprate nell'ultima grande guerra non sarebbe stato compreso. Che cosa ci riserva l'avvenire in materia di mezzi chimici, elettrici o d'altro genere? Nessuno è in grado di dirlo.

20 E il resto degli uomini che non furono uccisi da queste piaghe, non si ravvidero delle opere delle loro mani sì da non adorar più i demoni e gl'idoli d'oro e d'argento e di rame e di pietra e di legno, i quali non possono nè vedere, nè udire, nè camminare;

Le piaghe a cui si allude sono quelle indicate in Apocalisse 9:18, 'ultimi appelli della santità divina alla coscienza umana'. Si potrebbe estendere il senso a quelle delle trombe precedenti, ma quelle non eran destinate ad uccidere gli uomini. 'L'Apocalisse, osserva qui il Godet, non conosce una conversione (in grande) del mondo pagano tra i tempi della chiesa primitiva e quelli della Parusia (venuta di Cristo). Essa vede prolungarsi fino alla fine le abominazioni dell'idolatria'. Altri aggiunge che in seno alla cristianità infedele, il culto delle immagini e delle creature ha richiamato in vita, sotto vernice cristiana, l'idolatria pagana. Le opere delle mani sono un'espressione frequente nell'Antico Testamento per indicar l'intera condotta religiosa e morale degli uomini, com'è qui descritta nei versi 20 e 21. Non si ravvidero: non riconobbero i loro traviamenti per deplorarli e per abbandonarli. Più d'una volta l'Antico Testamento considera come rivolto in realtà ai demoni il culto idolatra. Cfr. Deuteronomio 32:17; Salmi 106:37. Non altrimenti fa San Paolo nella 1Corinzi 10:20: '...le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio'. Cfr. 1Timoteo 4:1. Circa la follia dell'adorazione d'idoli materiali, opera dell'uomo, abbondano i passi dell'Antico Testamento Salmi 115:2-8; 135:15-18; Isaia 44:8-20; Daniele 5:23, ecc.

21 e non si ravvidero dei loro omicidi, nè delle loro malie, nè della loro fornicazione, nè dei loro furti.

Mentre l'adorazione dei demoni e degli idoli è la violazione della prima tavola della legge di Dio, i peccati qui nominati costituiscono violazioni dei comandamenti della seconda tavola. Non fa eccezione la menzione delle malie o stregonerie che sono altrettante forme di menzogna per ingannare e sfruttare il prossimo. 'L'immoralità sotto le sue svariate forme era [ed è] la conseguenza naturale del culto dei demoni e dell'idolatria' (Charles).

AMMAESTRAMENTI

1. L'altare da cui è salito il profumo colle preghiere dei santi, parla e fa muover gli angeli. Così l'Apocalisse ci ricorda un'altra volta ancora che «molto può la preghiera del giusto fatta con efficacia» Giacomo 5:16. La preghiera è stata chiamata la leva che mette in moto il braccio dell'Onnipotente. Anche se non ottiene una risposta immediata, essa non è mai perduta. L'esaudimento può esser diverso da quello aspettato; non è perciò meno reale.

2. I flagelli giungono nella forma e nel tempo determinato da Dio, e son destinati e scuoter la coscienza umana, a ricordarle i diritti del Dio di santità e a trarre a ravvedimento i trasgressori. Ma quanto è raro il caso che raggiungano lo scopo! L'ultima grande guerra, col colossale sterminio di vite umane, parve per un tempo dover ricondurre le nazioni a Dio e ad un tenor di vita più cristiano; ma si trattava di una rugiada mattutina ben presto dileguata. Il male ha ripreso il sopravvento e la vita è più che mai pagana. «Dio mio, esclamava un pio credente di fronte ad una simile esperienza, possa io con molti altri in questo mio paese, esser condotto dalla tua Parola e dalla tua Provvidenza ad un pentimento profondo, duraturo, efficace, così da poter sussistere ed essere accolto in grazia quando il Signore verrà».

3. La Scrittura è agli antipodi del latitudinarismo che proclama tutte le religioni buone. Essa denunzia la follia e l'empietà dell'idolatria; essa insegna l'intimo nesso, esistente tra la religione e la vita morale. Basti ricordare il quadro del paganesimo tracciato da Paolo in Romani 1. Nulla di più tristamente falso che le descrizioni della pretesa vita idilliaca delle popolazioni pagane. Chi vive in mezzo ad esse e parla di quel che sa, reca una testimonianza ben diversa su quel mondo che perisce nelle sue tenebre religiose e nella sua corruzione morale.