Apocalisse 7
PARTE TERZA

LE TROMBE CHE ANNUNZIANO I GIUDIZI DI DIO


Apocalisse 7-9

Coll'apertura del sesto sigillo siamo giunti sulla soglia del gran giorno della Venuta di Cristo; i segni tremendi che lo annunziano prossimo si sono prodotti ed hanno riempito di spavento i nemici Apocalisse 6:5-17. Si aspetta l'apertura del settimo suggello che sarà il segnale della fine. Ma qui ha luogo una pausa nelle visioni ed assistiamo, in Apocalisse 7, a una duplice scena che si potrebbe chiamare il preludio di quelle che dovranno seguire; e quando è aperto il 7o sigillo, si verifica un fenomeno non infrequente nelle rivelazioni profetiche. Quel che si presentava all'occhio del veggente come un quadro unico, veduto più da vicino si suddivide in parecchi quadri paralleli o successivi: le vette che da lontano formavano un unico panorama, appaiono distinte e separate da larghe valli a misura che il viaggiatore ne fa l'ascensione e che dinanzi a lui si aprono prospettive nuove, prima non sospettate. Così è che, aperto il settimo suggello, si vedono sette angeli incaricati di annunziare colle lor trombe sette giudici diversi di Dio e quando, dopo altri episodi o pause, la fine par giunta colla settima tromba, si apre un nuovo ciclo di visioni. Dividiamo questa parte in cinque sezioni. La prima Apocalisse 7:1-8 descrive la visione degli eletti segnati in fronte col sigillo divino. La seconda Apocalisse 7:9-17 narra la visione dei fedeli vittoriosi nella gloria. La terza Apocalisse 8 riferisce l'apertura del 7o suggello e il segnale delle quattro prime trombe. La quarta Apocalisse 9:1-12 risponde al sonar della quinta tromba che segna il primo guaio. La quinta parla della sesta tromba che corrisponde al secondo guaio Apocalisse 9:13-21.

Sezione Prima. Apocalisse 7:1-8. I SERVITORI DI DIO SEGNATI COL SIGILLO DIVINO

Dopo questo, io vidi quattro angeli che stavano in piè ai quattro canti della terra, ritenendo i quattro venti della terra, affinchè non soffiasse vento alcuno sulla terra, nè sopra il mare, nè sopra alcun albero.

Si dilegua la scena del 6o suggello e il veggente si trova dinanzi ad una scena nuova: gli sta davanti, come una pianura immensa, la terra, e ai quattro canti di essa, che sono i quattro punti cardinali da cui soffiano i venti, vede quattro angeli che hanno l'incarico di scatenare i venti quando ne ricevano l'ordine; per ora li trattengono, ma sono nell'atteggiamento di chi aspetta solo un cenno per lanciare sulla terra la forza devastatrice che rappresenta i giudizi di Dio. Nella profezia di Geremia contro la Persia si legge: 'Farò venire contro gli Elamiti i quattro venti dalle quattro estremità del cielo e li disperderò' (Geremia 49:36; Cfr. 1Re 19:11; Ezechiele 1:4; Daniele 7:2; Zaccaria 6:5). I giudizi devastatori saranno scatenati Apocalisse 8 al segnale delle trombe. Che Dio si serva degli angeli per controllar le forze della natura, risulta anche da Apocalisse 14:18 (angelo che ha potestà sul fuoco); Apocalisse 16:5 (l'angelo delle acque). Il veder nel mare, nella terra, negli alberi degli emblemi di continenti, o di collettività umane coi loro capi, è un abbandonarsi all'immaginazione.

E vidi un altro angelo che saliva dal sol levante,

punto di partenza della luce benefica, simbolo della grazia divina. L'angelo ha una missione salutare.

il quale aveva il suggello dell'Iddio vivente,

dell'Iddio ch'è potente da custodire efficacemente coloro sui quali è impresso il suo suggello.

ed egli gridò con gran voce ai quattro angeli ai quali era dato di danneggiare la terra e il mare, dicendo:

Non danneggiate la terra, nè il mare, nè gli alberi, finchè abbiam segnato in fronte col suggello (lett. sigillato sulle loro fronti) i servitori dell'Iddio nostro.

Adoperando il plurale l'angelo mostra che non sarà solo nel compier l'opera, e col dire: 'l'Iddio nostro' da a vedere chiaramente d'essere un semplice servitore, un angelo vero e proprio e non già, come alcuni han creduto, il Cristo o lo Spirito Santo. Si parla spesso dell'Apocalisse d'imprimere su di una persona un segno od un sigillo. Oltre al nostro passo, si legge in Apocalisse 9:4 che le locuste dovevano danneggiar soltanto gli uomini che non avevano il suggello di Dio in fronte'; in Apocalisse 14:1 si parla di «centoquarantaquattromila persone aventi il nome dell'Agnello e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti» (Cfr. Apocalisse 3:12); e in Apocalisse 22:4 si dice dei servitori di Dio che 'vedranno la sua faccia e avranno in fronte il suo nome'. Altrove si legge di un 'marchio sulla mano destra o sulla fronte' degli adoratori della Bestia Apocalisse 13:16; 14:9; 16:2; 19:20; 20:4. Nel paganesimo, gl'individui specialmente addetti al servizio d'un tempio o d'una divinità eran segnati col nome della divinità impresso con ferro rovente sulla pelle, come si praticava spesso cogli schiavi e coi soldati; segnandoli col nome del loro padrone o del loro capo.. Nell'Antico Testamento abbiamo in Ezechiele 9:4-6 un passo analogo al nostro: Un angelo riceve l'ordine di passare in mezzo a Gerusalemme condannata a perire e di fare un segno sulla fronte degli uomini che gemono sulle abominazioni che si commettono nella città, onde i distruttori non li tocchino. Cfr. Esodo 12:13. Il sigillo infatti impresso su di una persona, serviva a designarla e a farla riconoscere come proprietà di chi l'aveva segnata col suo nome o con un segno equivalente. Le era così assicurata la protezione del proprio padrone contro ogni nemico che tentasse nuocerle. Il sigillo divino non garantirà i fedeli contro le sofferenze; i venti saranno scatenati ed essi dovranno passare per 'la gran tribolazione' prima di giungere alla gloria Apocalisse 6:14; ma in quell'ora saranno custoditi in modo da poter sostenere la prova e uscirne vincitori (Apocalisse 3:12; Cfr. Matteo 24:22,24; Marco 13:13). Il Charles sostiene che il segno divino esenterà i credenti dai 'guai demoniaci' cioè dagli assalti sovrumani che caratterizzeranno il regno dell'anticristo. Quanto al significato del simbolo, è da escludere l'opinione di chi vede nel sigillo il battesimo il quale può essere il segno d'appartenenza alla chiesa visibile, ma non è quello che garantisce l'appartenere alla chiesa invisibile degli eletti. S. Paolo ci da il senso spirituale quando scrive agli Efesini ch'essi, dopo aver udito la verità ed aver creduto in Cristo, avevano «ricevuto il suggello dello Spirito Santo, che è il pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio s'è acquistato...» Efesini 1:13-14; o quando scrive ai Corinzi: «Or Colui che con voi ci rende fermi in Cristo e che ci ha unti, è Dio, il quale ci ha pur segnati col proprio sigillo e ci ha data la caparra dello Spirito nei nostri cuori» 2Corinzi 1:21-22. L'opera dello Spirito che accresce nei fedeli le grazie e le virtù cristiane, che li rende saldi nella fede, invincibili di fronte agli avversari, è il vero, il santo sigillo che l'Iddio vivente imprime su di loro. Anche Gesù ha promesso ai suoi, chiamati dinanzi ai tribunali nemici, una speciale assistenza dello Spirito Matteo 10:19-20. Prima che i venti siano scatenati, Dio provvede a 'fortificar la vita spirituale dei credenti genuini. Il vento spazzerà via la pula, ma il grano resterà sull'aia e sarà raccolto nel granaio. L'interpretazione storica che vede nel suggello divino, la testimonianza resa da Agostino nel IV Secolo alla salvazione per grazia, è manifestamente errata.

E udii il numero dei segnati: centoquarantaquattro mila segnati di tutte le tribù dei figliuoli d'Israele: della tribù di Giuda dodicimila segnati, della tribù di Ruben dodicimila, ...della tribù di Beniamino dodicimila segnati.

Per consenso di quasi tutti gli espositori, il numero dei segnati col sigillo divino, non ha da prendersi alla lettera come se si trattasse di statistica; è un numero simbolico che racchiude due idee: Dio conosce tutti quelli che sono suoi, senza eccettuarne neppur uno: e tutti senza eccezione sono da lui custoditi e condotti a salvezza. Una parte degli interpreti vede, nei centoquarantaquattromila segnati, dei membri del popolo d'Israele, inteso in senso materiale, come distinto dagli altri popoli; rappresenterebbero gli Israeliti credenti nel Cristo, i Giudeo-cristiani, per opposizione ai cristiani etnici. Si fa valere il fatto che il testo dice esplicitamente: di tutte le tribù dei figliuoli d'Israele ed enumera nominativamente le dodici tribù. Inoltre si osserva che sembra esserci un contrasto voluto tra i segnati d'Israele che son numerati e la 'gran folla che nessuno poteva noverare di tutte le nazioni e tribù...', folla che Giovanni vede, nella scena seguente Apocalisse 7:9-17, davanti a Dio nella gloria. Si tratta, però, di due visioni diverse e ci pare preponderante il peso degli argomenti in favore dell'opinione secondo la quale i centoquarantaquattromila segnati formano l'Israele spirituale, ch'è quanto dire la Chiesa di Cristo senza distinzione di nazionalità. Se si prende in senso letterale la designazione 'figliuoli d'Israele', si dovrà per coerenza prendere anche in senso letterale la cifra totale dei segnati e la ripartizione di essa in dodici parti esattamente uguali fra le dodici tribù; ma con questo si va incontro a difficoltà insormontabili. Di fronte alla promessa della futura conversione del popolo d'Israele, come limitare a centoquarantaquattromila il numero dei suoi segnati? Di fronte al fatto palese della quasi completa sparizione di una parte delle tribù, come spiegare la cifra uguale di segnati attribuita a ciascuna? Perchè mai sarebbero soltanto i Giudeo-cristiani ad esser suggellati per essere preservati dall'apostasia, mentre il numero dei credenti di altra origine è di gran lunga superiore e in Cristo non c'è più nè Giudeo nè greco? Si aggiunga che nell'Apocalisse i veri Giudei sono i membri dell'Israele spirituale Apocalisse 2:9; 3:9 mentre i Giudei increduli sono 'una sinagoga di Satana'. La città celeste ch'è la dimora di tutti i redenti è chiamata, 'la nuova Gerusalemme che scende dal cielo...' 'la santa città' con dodici porte sulle quali sono scritti i nomi delle dodici tribù d'Israele, mentre sui fondamenti si leggono i nomi dei dodici apostoli dell'Agnello Apocalisse 21. Parimente vi si parla di tabernacolo, di tempio, di cortili, di altare, di profumo, di arca del patto, di sette lampade, di sacerdoti ecc., ma tutto questo va inteso spiritualmente, non in senso materiale. Il concetto che il popolo dei credenti sotto il nuovo patto è l'erede spirituale dell'antico popolo di Dio si trova espresso in più luoghi del Nuovo Testamento. Gesù promette ai suoi apostoli che nella 'nuova creazione' essi sederanno su dodici troni a giudicar 'le dodici tribù d'Israele' Matteo 19:28. Paolo chiama il popolo dei rigenerati 'l'Israele di Dio' e dice esplicitamente ai cristiani della Galazia: 'Se siete di Cristo, siete dunque progenie d'Abramo, eredi secondo la promessa' (Galati 3:29; 6:16; Cfr. Giovanni 8:30 e segg.; Romani 2:29; 4:1-25; Filippesi 3:3). I profeti antichi avevano annunziato che nei tempi messianici, i credenti di tutte le nazioni formerebbero un unico popolo con i credenti israeliti (Isaia 2; 56:6-7; 60:1-22; ecc.). D'altronde, i centoquarantaquattromila segnati son designati in Apocalisse 7:3 col termine generico di 'servitori di Dio' e sono rappresentati come sparsi per tutta la terra giacchè i venti trattenuti per cagion loro son quelli che vengon dai quattro canti della terra; il flagello delle locuste da cui son preservati Apocalisse 9:4 è scatenato 'sulla terra' e colpisce gli uomini in genere. Tutto questo induce a credere che la visione di Apocalisse 7:1-8 è destinata a infonder coraggio all'intero popolo di Dio col dargli la certezza che il Signore non l'abbandona in balia dell'odio del mondo e degli assalti di Satana, ma ne conosce e ne protegge ogni membro, moltiplicandogli le grazie necessarie a misura che crescon gli sforzi nemici. Nessuna creatura per quanto potente, nessun evento per quanto avverso, li 'potrà separare dall'amor di Dio in Cristo Gesù' Romani 8:38-39.

L'ordine in cui sono enumerate le tribù non pare dettato da un criterio speciale relativo sia all'età rispettiva dei figli di Giacobbe, sia alle madri da cui erano nati. Giuda è nominato il primo perchè era la tribù regale, la tribù del Messia, la più numerosa ai tempi apostolici; Ruben viene dopo come primogenito; Giuseppe e Beniamino sono insieme come figli di Rachele. Giuseppe occupa il posto di Efraim, mentre Manasse, l'altro suo figlio, è mentovato a parte. Levi è posto accanto agli altri perchè, abolita la legge rituale, egli non ha più alcun privilegio. Dan non figura, forse perchè la tribù si riteneva dagli Ebrei estinta, salvo una sola famiglia, ovvero perchè impeciata d'idolatria più di altre. Non c'è ragione di dare importanza a una tradizione giudaica secondo la quale da quella tribù dovrebbe nascere l'anticristo, tradizione fondata su Genesi 49:17 ove Dan è paragonata ad un serpente sul sentiero. I dodici nomi, colla cifra rispettiva dei loro segnati, servono a dare forma scultoria a due verità: cioè che il popolo di Dio è formato dai credenti d'ogni tribù e d'ogni popolo, e che ogni nazione sotto il cielo darà ad esso il suo contributo, giacchè l'evangelo ha da essere annunziato ad ogni creatura. L'essere il popolo dei credenti chiamato 'Israele' fino alla fine dei tempi, è atto a ricordare ai credenti la parte gloriosa che l'antico popolo eletto è destinato ad avere ancora, secondo Romani 11, nello stabilimento del regno di Dio. Convertito al Messia, sarà ancora luce alle genti.

AMMAESTRAMENTI

1. Giovanni sta per descrivere le calamità che hanno da venir sul mondo e le lotte che aspettano la Chiesa di Cristo prima della fine. E mentre da una parte, nelle lettere, si fa udire insistente la voce che esorta i credenti ad esser vigilanti, ad esser fedeli fino alla morte, dall'altra giunge qui la voce che li conforta a non temere, ad entrar nella battaglia con coraggio, nella certezza d'esser sostenuti e protetti dal Dio vivente di cui sono i servitori ed al quale appartengono. Non saranno esentati da sofferenze e può darsi che debbano incontrar la morte per la causa del loro Redentore; ma Dio, col suo Spirito, li riempirà della forza necessaria per vincere. Nessuna potenza avversa è capace di annullare il sigillo divino impresso sulla loro fronte. Se son gettati nella fornace, come Daniele, anche là Dio è con loro per serbarli incolumi e trarli a salvamento.
Dinanzi ad ogni cristiano stanno lotte, dolori morali, sofferenze fisiche e da ultimo la morte che ripugna alla carne; ma se sono servitori di Dio e se Egli li riconosce per suoi, li renderà più che vincitori. Coltivino, con la buona coscienza, la preziosa certezza ch'essi appartengono a Dio.

2. 'Con qual facilità potrebbe Iddio scatenar su noi le potenti forze ch'Egli solo può trattenere! Alle sue compassioni dobbiamo di non essere distrutti. Ora è il tempo della sua pazienza; ma ci aspettan fiere tempeste. Dio però conosce quelli che sono suoi. Gli eventi della natura e della storia hanno da servire al loro perfezionamento ed alla loro finale beatitudine. Segnami, o Dio, col tuo suggello, per il giorno della finale redenzione!' (Chalmers).

Sezione Seconda. Apocalisse 7:9-17. LA VISIONE DEI FEDELI VITTORIOSI, NELLA GLORIA

La visione di Apocalisse 7:9-17 è il complemento della visione precedente. Il sigillo è garanzia della protezione divina assicurata ai fedeli nelle lotte e nelle sofferenze che li attendono; ma dove li conduce Iddio? Qual è la sorte a loro riservata? La visione anticipata della gloria e della felicità dei fedeli usciti vittoriosi dalla gran tribolazione, risponde a questa domanda e mira anch'essa ad infonder loro nuovo coraggio. Mentre la prima si riferisce alla chiesa militante, la seconda descrive la chiesa trionfante.

Dopo, queste cose vidi, ed ecco, una gran folla che nessun uomo (lett. nessuno) poteva noverare, di tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue che stava in piè davanti al trono e davanti all'Agnello;

Dell'Israele spirituale Giovanni aveva udito il numero; ma era numero non aritmetico, bensì simbolico, inteso ad insegnare che Dio conosce e conta i suoi uno per uno come il pastore le sue pecore, ch'egli li trae da tutte le famiglie dell'umanità e tutti li protegge come sua proprietà. Nella seconda visione si vede che i centoquarantaquattromila sono, in realtà, una folla che nessuno - e s'intende nessun uomo - può contare, sebbene la visione si riferisca particolarmente ai soli credenti degli ultimi tempi. Cfr. Isaia 60:8-9. Le dodici tribù d'Israele diventano qui 'nazioni e tribù e popoli e lingue', giacchè la salvazione è destinata a tutti gli uomini senza distinzione e l'evangelo ha da essere annunziato ad ogni creatura. I discendenti d'Abramo sono una delle nazioni da cui verranno i riscattati del Signore e da essa Dio trarrà ancora schiere di apostoli; ma i credenti d'ogni provenienza formeranno un sol gregge, una sola famiglia. Giovanni li vede arrivati alla presenza immediata del Padre che hanno servito, dell'Agnello che li ha riscattati, del Cristo che hanno amato senza vederlo. Essi hanno raggiunto la sospirata meta.

eran vestiti di vesti bianche

emblema di purezza e di gloria, Cfr. Apocalisse 6:11; 3:4-5.

e aveano delle palme in mano

emblema questo di festa e di trionfal vittoria. Agli atleti vittoriosi eran date delle palme, Nel 1Maccabei 13:51 si legge di Simone Maccabeo che, dopo aver preso la cittadella di Gerusalemme, egli entrò nella città 'con rami di palme', al suon degli strumenti musicali, 'cantando salmi e cantici perchè un gran nemico d'Israele era stato vinto'. Cfr. Giovanni 12:13; Levitico 23:40. I fedeli entrano nel cielo dopo aver vinto i nemici loro e di Cristo. Non v'è ragione di credere che si tratti qui soltanto dei martiri.

10 E gridavano con gran voce dicendo: La salvezza appartiene all'Iddio nostro il quale siede sul trono ed all'Agnello.

Il loro cuore è pieno di adorazione e di riconoscenza verso l'Iddio al quale devono la loro compiuta salvezza, verso l'Agnello che si è immolato per loro e che dalla celeste gloria non li ha mai abbandonati a se stessi. La loro salvezza dal principio alla fine è opera di Dio.

11 E tutti gli angeli stavano in piè attorno al trono e agli anziani e alle quattro creature viventi,

come formanti la cerchia esterna degli adoratori,

e si prostrarono sulle lor faccie davanti al trono e adorarono Iddio dicendo: Amen!

cioè confermando la lode espressa dai riscattati. 'Tutti quelli che amano Dio, tutti quelli che lo lodano, formano una santa comunità, una sola chiesa, una sola famiglia' (Bonnet).

12 E gli angeli che, nella salvazione degli uomini, hanno contemplato con adorazione le perfezioni di Dio, aggiungono per proprio conto:

All'Iddio nostro la benedizione e la gloria e la sapienza e le azioni di grazie e l'onore e la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen.

A Lui appartengono e a Lui devono essere attribuite per tutta l'eternità. È probabilmente intenzionale il numero sette di queste lodi divine. Cfr. altri canti angelici Apocalisse 5:11-12. Altre dossologie si leggono: Apocalisse 4:11; 5:13; 15:3-4; ecc.

13 E uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: Questi che son vestiti di vesti bianche chi son dessi e donde son venuti?

Chi soddisfa il desiderio di conoscere che appare. dagli occhi del veggente, è uno degli anziani, cioè dei rappresentanti della chiesa trionfante, il quale interroga per meglio istruire, circa l'essere e la provenienza di quella folla di gente salvata e santificata.

14 Io gli risposi: Signor mio, tu lo sai.

Signor mio implica semplice rispetto verso l'essere che gli è superiore in conoscenza. Colossesi dire: tu lo sai, Giovanni vuol significare che una qualche conoscenza circa quella moltitudine, egli la deduce dalle vesti che porta e dal cantico che intona, ma l'anziano sa molto più e meglio di lui.

Ed egli mi disse: Essi son quelli che vengono dalla gran tribolazione.

Il presente vengono non implica, come si è supposto, ch'essi seguitano ad arrivare, ma indica che il loro venire è cosa recente, giacchè la visione ci porta al tempo in cui sarà terminata la tribolazione di cui è questione e ch'è chiamata la grande perchè supererà, se non in durata, in intensità ed in estensione, tutte le precedenti. Non si tratta dunque dei dolori e delle penose fatiche a cui l'umanità è stata sottoposta a cagion del peccato, e neanche di tutte le tribolazioni dei cristiani di ogni tempo, considerate come un tutto; ma «la grande tribolazione» accenna alla più terribile di tutte, a quella che si estenderà ai credenti del mondo intero ed in cui Satana si servirà dei suoi più potenti strumenti e metterà in opera i mezzi più efficaci per abbattere il regno di Cristo e distruggere i suoi seguaci. Questi strumenti e questi mezzi Giovanni li vedrà sorgere sulla scena della storia nelle visioni di Apocalisse 12-17. Si tratta sopratutto dell'opera dell'anticristo in cui si concentreranno tutto l'odio, tutta l'astuzia e la potenza di Satana. Parlando dei giorni che precederanno il suo Ritorno, Gesù avea detto: «Allora vi sarà una grande tribolazione (o afflizione), tale che non v'è stata l'uguale dal principio del mondo fino ad ora, nè mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero stati abbreviati nessuno scamperebbe; ma a cagion degli eletti quei giorni saranno abbreviati» (Matteo 24:21-22; cfr. Marco 13:19-20). Da questo terribile cimento vengono i redenti che stanno davanti al trono; hanno lottato, hanno sofferto, molti sono stati uccisi; ma sono usciti vittoriosi mercè l'aiuto di Dio.

e hanno lavato, le loro vesti e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello.

E implicata nell'hanno lavato, l'affermazione che le vesti erano sudice, cioè ch'essi erano peccatori. Se essi ora possono comparire in vesti bianche alla presenza del Dio santo, ciò non è dovuto ad alcun merito loro, ma alla virtù espiatrice e purificatrice del sangue di Cristo, virtù ch'essi nella lor vita terrestre si sono appropriata per fede, ottenendo il perdono divino e la forza di liberarsi dal male gradatamente. Di fronte al senso chiaro del testo, è strano che i commentatori cattolici medievali abbiano sostenuto che il 'sangue dell'Agnello' è il sangue del proprio martirio col quale i fedeli si sono acquistata la gloria celeste. L'immagine del lavare, dell'imbiancare, per significare il perdono e la santificazione è frequente nelle Scritture; ma è divinamente ardita l'espressione imbiancate nel sangue, la quale però risponde ad una profonda realtà spirituale. Cfr. Apocalisse 1:5; 1Giovanni 1:7: «il sangue di Gesù, suo Figliuolo, ci purifica da ogni peccato»; Atti 15:9; Efesini 5:25-27. Anche se si traduca, come vuole il Charles: 'imbiancate mediante il sangue dell'Agnello' questa frase non si concilia coll'opinione di quel critico secondo la quale le bianche vesti significano il corpo spirituale ch'è concesso, prima che agli altri credenti, ai martiri di cui si comporrebbe esclusivamente la 'grande folla' della visione.

15 Perciò son davanti al trono di Dio e gli servono giorno e notte nel suo tempio

Perciò, perchè han lavate le loro vesti, perchè han lottato e sono usciti vittoriosi dalla gran tribolazione. Il giungere alla presenza immediata di Dio, il conoscerlo come siamo stati da lui conosciuti, il vivere in comunione intima con lui, il lodarlo e ringraziarlo, il compiere quel servizio celeste ch'egli assegna a ciascuno, è l'aspirazione dell'anima che quaggiù conosce confusamente 1Corinzi 13:12 serve imperfettamente e non gode ininterrotta comunione con Dio ch'è fonte d'ogni felicità. Gesù chiede, per quelli che il Padre gli ha dati, che dove egli è siano anch'essi e vedano la sua gloria (Giovanni 17:24; cfr. 1Giovanni 3:2; Filippesi 1:23). In Apocalisse 22:3-4 si legge che nella città celeste sarà il trono di Dio e dell'Agnello, i suoi servitori (che sono tutti sacerdoti) gli serviranno 'ed essi vedranno la sua faccia ed avranno in fronte il suo nome'. Giorno e notte vale: del continuo, giacchè nel cielo non v'è più notte Apocalisse 21:25. Il tempio è l'emblema del cielo.

e Colui che siede sul trono spiegherà su loro la sua tenda.

Immagine tolta dall'antico tabernacolo ed il cui senso è: Dio abiterà con loro e li proteggerà. In Apocalisse 21:3-4 si legge a proposito della nuova Gerusalemme «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini: ed Egli abiterà con loro, ed essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà loro Dio e asciugherà ogni lagrima...».

16 Non avranno più fame e non avranno più sete, non li colpirà più il sole nè alcuna arsura

Le sofferenze cagionate dai bisogni insoddisfatti del corpo e dell'anima avranno fine, e, in modo generale, tutte le dolorose conseguenze del peccato che ha fatto della terra un suolo maledetto e del lavoro umano una dura fatica. Il lavorare o viaggiare sotto la sferza del sole o l'afa dello scirocco, è, nei paesi caldi, particolarmente penoso.

17 Spariranno le sofferenze accennate,

perchè l'Agnello ch'è in mezzo al trono,

che siede col Padre nella parte centrale del trono divino (ανα μεσον, cfr. Apocalisse 3:21)

li pasturerà e li guiderà alle sorgenti delle acque della vita.

L'Agnello, ch'è il mediatore tra Dio e gli uomini, sarà il pastore dei riscattati e darà soddisfazione a tutti i loro bisogni, appagherà ogni loro aspirazione. L'immagine del Pastore richiama alla mente il Salmi 23. 'L'Eterno è il mio pastore, nulla mi mancherà...', coi passi analoghi dell'Antico Testamento, e sopratutto la parabola del Buon Pastore Giovanni 10, coi passi analoghi del Nuovo Testamento 1Pietro 2:25; 5:4. La figura delle acque della vita ricorda la. conversazione di Gesù al pozzo di Sicar intorno all'acqua viva Giovanni 4:7-15. Le sorgenti della vita piena e felice, fisica e spirituale, sono in Dio che solo può appagar pienamente i bisogni della sua creatura Salmi 36:9.

e Iddio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro.

Non son passati attraverso la gran tribolazione senza versar molte lagrime, ma Dio stesso, colla tenerezza di una madre che consola il proprio figlio, asciugherà le lagrime e le muterà in allegrezza. Nel passo parallelo Apocalisse 21:4 si aggiunge: «e la morte non sarà più; nè ci saran più cordoglio nè grido, nè dolore, poichè le cose di prima son passate». Le promesse di Apocalisse 7:16,17 sono tolte da Isaia 49:10; 25:8 che si riferiscono all'Israele glorificato. Son tradotte direttamente dall'ebraico.

AMMAESTRAMENTI

1. Nella visione di Apocalisse 7:9-17 tutto insegna l'universalismo cristiano. Quantunque il posto della visione nel libro e le informazioni di Apocalisse 7:14 inducano a credere ch'essa si riferisce principalmente ai riscattati degli ultimi tempi, essi appaiono al veggente come una gran moltitudine che nessuno potrà annoverare; ed essi provengono da tutte le nazioni e tribù e popoli e lingue. Il sacrificio di Cristo non è stato vano; dall'alto della croce egli ha tratto tutti a se; egli vede il frutto del tormento dell'anima sua e n'è saziato Isaia 53:11. Nè vana è stata l'opera dei banditori del Vangelo della salvezza, nè senza risposta la preghiera dei fedeli: Il tuo regno venga! Nessuno che abbia consacrato dei beni o dei figli o delle fatiche per far annunziare la Buona Novella in tutte le lingue umane, avrà da rimpiangere il sacrificio fatto.

2. Le lor vesti erano sozze, erano schiavi del peccato, servivano alle loro passioni, erano alieni da Dio, erano infelici. Ed ora le lor vesti son bianche, portano in mano le palme della vittoria, sono alla presenza di Dio, celebrano le sue lodi, lo servono e son felici. Come mai è avvenuto un tanto miracolo? Lo dice il loro cantico: La lor salvezza viene da Dio che ha avuto pietà di loro e dall'Agnello ch'è stato immolato per i lor peccati. Essi hanno accolto con fede l'opera del Salvatore ed «han lavato; imbiancato le lor vesti nel sangue dell'Agnello». Han lottato e vinto, ma in grazia della forza fornita dal Dio che li avea suggellati come suoi. Perciò danno ogni lode a Dio. La via che li ha condotti al cielo è la sola via che meni a salvamento un peccatore qualsiasi.

3. Gli elementi della felicità dei redenti sono molti: Son finiti per sempre i travagli del corpo e i dolori dell'anima; han ricevuto da Dio il perdono completo delle loro trasgressioni e sono giunti, mercè l'opera dello Spirito, alla perfezione morale, nè hanno più da temere assalti di nemici; conoscono Dio quanto lo possa conoscere la creatura umana e vivono in comunione perfetta e costante con lui; compiono con animo giulivo e grato l'opera celeste loro assegnata; godono appieno della comunione dei santi e degli angeli. Ognuno di questi elementi risponde ai sospiri più profondi della creatura colpevole ed infelice in cui non è spenta la nostalgia dell'esule per la sua vera patria.

4. «Questa è una delle pagine più belle del Nuovo Testamento... Essa fa presagire le gloriose descrizioni di Apocalisse 21-22. Ha ispirato mirabili opere d'arte e rimane una di quelle che il cristiano non si stanca mai di rileggere e meditare, in mezzo alle pene ed alle ansietà di quaggiù» (Allo). «La visione anticipata del proprio trionfo deve infondere alla Chiesa il coraggio di affrontare le formidabili crisi che ancor la separano dal termine sperato» (F. Godet). «Una tal veduta è data appunto per la consolazione e per l'incoraggiamento di quelli che ancora soffrono e lottano quaggiù. Qual è il credente che nel lutto, sull'orlo d'una tomba, non abbia sperimentata la potenza divina di consolazione e di speranza racchiusa in quella sublime e santa descrizione?!» (Bonnet). «Quali orizzonti celesti! Che magnifiche prospettive! Prepariamoci a prendere il nostro posto in quella moltitudine di beati! E poichè abbiamo di tali promesse, studiamoci di compier la nostra santificazione e di purificarci d'ogni contaminazione di corpo e di spirito» 2Corinzi 7:1. (De Perrot).