Atti 4
3. L'arresto di Pietro e Giovanni; il loro interrogatorio ed il loro rilascio (Atti 4:1-22)

I sacerdoti.

I sacerdoti si dividevano in ventiquattro mute, ognuna delle quali, a turno, stava di servizio per una settimana nel tempio.
Il capo del tempio
è il capo della guardia del tempio. Cotesto capo di cui è menzione in 1Cronache 9:11; 2Cronache 31:13; Neemia 11:11, doveva esser sempre israelita e levita; il suo ufficio era quello di comandare la guardia dei leviti che stava al tempio. Egli metteva le sentinelle per la guardia di notte e manteneva l'ordine pubblico durante il giorno. Qui ei si fa innanzi appunto perché prevede che L'insegnamento degli apostoli e la folla raunatasi in seguito alla guarigione dello storpio finiranno col suscitare qualche tumulto. Ei si fa, innanzi, come diremmo oggi, "per motivi d'ordine pubblico".
I sadducei
Per quel che riguarda il partito dei sadducei in generale, rimando il lettore al Commentario del Dott. Stewart (Sette giudaiche: Sadducei). È da notarsi il fatto che, nella persecuzione contro Gesù, sono i farisei che occupano il posto principale; e ciò, perché erano stati da lui accusati d'"ipocriti" Matteo 23:13, di "guide cieche di ciechi" Luca 6:39 ecc., e queste accuse scemavano di molto la loro autorità fra il popolo; gli apostoli, invece, che hanno a testo costante della loro predicazione il fatto della risurrezione di Gesù e la dottrina della risurrezione in genere, si trovano attaccati specialmente dai sadducei, ai quali la dottrina della risurrezione non va punto a genio Matteo 22:23. Mentre nel caso di Gesù i farisei sono più accaniti dei sadducei, nel caso degli apostoli sono i sadducei i più furiosi. I farisei sono più tolleranti con gli apostoli Atti 5:34; 23:6; e l'odio loro non si scatena che quando sembra a cotesti legali fanatici che i nuovi predicatori attentino alla intangibilità della legge mosaica Atti 6:13; 8:3.

Essendo molto crucciosi.
I sacerdoti, perché non poteano sopportare che gli apostoli ammaestrassero il popolo senz'aver ottenuto legittima autorità di farlo da loro, che monopolizzavano la religione, appunto come fa oggi tra noi la gerarchia sacerdotale di Roma; il capo della guardia del, tempio, pel timore che avea di possibili disordini; i Sadducei, per ire dottrinali.
Annunziavano in Gesù la risurrezione dei morti.
In Gesù: εν τω Ιησου; vale a dire: annunziavano quella risurrezione dei morti, che ha in Cristo la sua prova ed il suo autore; perché il Cristo risorto la dimostra un fatto reale; e quelli che risuscitano, non risuscitano che per la potenza del Cristo 1Corinzi 15:22. Della risurrezione che gli apostoli annunziano, Cristo, insomma, è la prova e l'autore.

Perciocchè già era sera.
Il giorno israelitico finiva con la dodicesima ora; al momento del tramonto. Lo storpio era stato guarito verso le tre; altre tre ore erano scorse mentre avvenivano le cose narrate nel resto del capitolo terzo e in questi primi versetti del quarto. Adesso erano le sei, ed era l'ora delle preci e del sacrifizio; quindi, non conveniva convocare il sinedrio a cotest'ora. Gli scribi citavano a questo proposito Geremia 21:12.

Il numero degli uomini divenne intorno a cinquemila.
Si parla degli uomini; le donne non sono incluse nel numero di cinquemila. Più tardi vedremo che c'erano anche delle donne, e in buon numero, che il Signore aggiungeva alla Chiesa Atti 5:14. Alla Pentecoste, i convertiti furono tremila Atti 2:41; poi, è detto che ogni giorno il numero cresceva Atti 2:47; qui, dopo il discorso di Pietro, il numero totale dei convertiti uomini, sale a cinquemila.

I rettori, anziani e scribi.
Lo scrittore vuol qui accennare ad una riunione solenne del Sinedrio, o della Corte suprema, che dovea giudicare d'ogni causa religiosa o ecclesiastica. Ei vi accenna da straniero ch'egli è, e secondo il modo popolare; che, invece di rettori o magistrati, anziani e scribi, avrebbe dovuto dire, propriamente: sacerdoti, anziani e dottori. Il Sinedrio era composto dei rappresentanti dei tre ordini di cittadini: clero, laici e legisti: I sacerdoti rappresentavano il clero; gli anziani erano scelti fra il popolo, e rappresentavano il laicato; gli scribi si chiamavano così (scrittori) perché erano stati i primi a trascrivere la legge in copie esatte per uso della sinagoga; ed ai tempi di Gesù si comprendeano in cotesto appellativo tutti coloro che si davano in modo esclusivo allo studio della legge, e che spiegavano ai loro connazionali il modo di metterla in pratica.

Anna, sommo sacerdote.
Era stato sommo sacerdote; ma non lo era più adesso; adesso, il sommo sacerdote era il suo genero Caiafa Giovanni 18:13. Anna era stato nominato sommo sacerdote l'anno 7, ed era stato deposto il 14 (dopo Cristo) per capriccio di Valerio Grato, procuratore romano; malgrado la deposizione, tutti lo consideravano come il capo della giudaica aristocrazia sadducea. Era uomo astutissimo; nel fatto, guida politica del popolo, e tremendo avversario dei farisei.
Caiafa si chiamava Giuseppe; era un sadduceo come il suocero Anna: e come lui, astuto, di coscienza iniqua, e d'amor patrio molto sospetto. Aveva accettato la carica di sommo sacerdote con tutte le restrizioni e condizioni, che i romani gli aveano dettate.
Giovanni ed Alessandro ci sono completamente ignoti.
E tutti quelli che erano del legnaggio sacerdotale.
I membri ecclesiastici del Sinedrio erano scelti nelle famiglie più ragguardevoli della nazione. Forse si vuol qui parlare dei capi delle 24 classi dei leviti, istituite da Davide 1Cronache 24


Quivi in mezzo...
Il Sinedrio si componeva di settantun membri, che si disponevano, in seduta, a semicerchio. Gli accusati stavano ritti, nel centro del semicerchio, con la faccia volta verso il presidente

11 Esso è quella pietra...
La citazione è dai Salmi 118:22 e Gesù stesso l'aveva usata contro di loro nel tempio Marco 12:10.

12 In niun altro è la salute.
La salute, o meglio, salvezza o salvazione, in senso assoluto com'è usata in questo testo, significa la partecipazione al regno messianico, il godimento di tutti i privilegi tanto spirituali che esterni, a cui l'apostolo ha fatto accenno nell'altro suo discorso Atti 3:19; vale a dire: perdono, pace, refrigerio, santificazione.
Non v'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini.
Altro nome; non c'è altra persona, dalla cui mano, potenza o parola noi possiamo aspettarci salvazione. L'agli uomini non è traduzione esatta; bisogna dire fra gli uomini (εν ανθρωποις).

13 Avendo inteso che erano uomini senza lettere e idioti.
Essi s'erano accorti durante l'interrogatorio, o aveano saputo per altre vie, che gli apostoli erano uomini senza lettere (αγραμματοι); quindi la loro meraviglia nell'udirli citare e spiegare le Scritture, come facevano. Le lettere, per gli israeliti, si riducevano alla conoscenza ed alla interpretazione dei testi sacri; privilegio di quelli soli, che aveano ricevuto una istruzione regolare e lunga sui banchi della scuola. Idioti (ιδιωται). Idiota, non vale qui imbecille nel senso medico; vale non colto; uomo non istruito; del popolo; e sarebbe meglio tradurre, a scanso d'equivoci popolani.
Che erano stati con Gesù.
"Essere stati e star con Gesù" ecco la vera caratteristica d'ogni predicatore del Vangelo e, d'ogni credente.

17 Ma acciocchè questo non si spanda.
Quel questo non si riferisce alla fama del miracolo, che niun potere al mondo riusciva più a soffocare; ma si riferisce alla predicazione degli apostoli, a queste "idee nuove", che tanto urtavano le autorità giudaiche.

18 Che del tutto non parlassero e non insegnassero nel nome di Gesù.
In una parola: che il nome di Gesù non uscisse più dalle loro labbra.

19 Nel cospetto di Dio;
dinnanzi a Dio. E il gran principio regolatore della vita cristiana: Questo ch'io sto per fare piacerà egli a Dio? Se sì, facciamolo; se no, non lo facciamo.

20 Noi non possiamo non parlare...
Erano così convinti che Gesù era il Messia mandato da Dio; aveano ricevuto da Gesù un ordine così diretto e solenne di annunziare l'Evangelo Matteo 28:19-20; aveano già fatta, per l'azione dello Spirito, così intima e personale esperienza della bontà e della virtù trasformatrice delle verità evangeliche, che non poteano fare a meno di parlarne.

21 Per cagione del popolo.
"
Non trovando nulla da poterli castigare" senza correre il rischio di compromettere la loro autorità e di suscitare un tumulto popolare, "li lasciarono andare, dopo averli minacciati". Il Sinedrio subiva spesso l'influenza di questi timori Luca 20:6,19; e questo mostra quanto i suoi giudici dipendessero dal capriccio della folla.
Glorificavano Iddio:
lodavano Iddio per il miracolo di cui erano stati testimoni; il che implica:
1) ch'essi credevano alla genuinità del miracolo;
2) ch'essi erano grati a Dio del beneficio ch'Egli avea fatto allo storpio.

22 Di più di quarant'anni.
Questa noterella finale è intesa a stabilire la certezza e la grandezza del miracolo; impossibile negare la veracità e la grandezza del fatto, quando si trattava d'un uomo noto a tutti i frequentatori del tempio, e che per più di quarant'anni era stato storpio!

Riflessioni
1. Gli Apostoli erano andati al tempio per pregare Atti 3:1, ed eccoli che si trovano in prigione Atti 4:3. Così il Signore educa i suoi alla scuola del dolore; non a sbalzi; non per via di spaventevoli sorprese; gradualmente; qui, la prigione; poi, le minacce Atti 4:17,21; poi, di nuovo il carcere Atti 5:18; poi, i colpi di verga Atti 5:40; e questi eroi così educati a non temere il carcere, né le minacce, né i colpi, saranno pronti, se occorra, a subire il martirio per amore di Colui nel quale hanno creduto.
2. Pietro è chiamato a rispondere solennemente dinnanzi al concistoro, della sua fede e della missione che ha ricevuta. E nel momento supremo lo Spirito Santo gl'ispira una difesa, che diventa ella stessa una eloquente predicazione evangelica. Il Signore avea detto: "Quando vi metteranno nelle loro mani, non siate in sollecitudine circa il modo con cui parlerete, né circa quello che direte; quello che dovete dire vi sarà ispirato in quel momento, non siete voi che parlate; è lo Spirito del Padre vostro, che parla in voi" Matteo 10:19-20. E il Signore è fedele.
3. Atti 4:12 pone in evidenza, nel modo più chiaro che si possa immaginare, una delle verità fondamentali dell'Evangelo. Cristo è il Salvatore. Ma non basta; la parola di Pietro accentua un altro fatto, che si può così riassumere: Cristo è l'unico Salvatore. Tutti quanti ci chiamiamo "cristiani", evangelici o cattolici romani, abbiamo a comune la prima verità; tutti, cioè, crediamo che Cristo è il Salvatore; ma i cattolici romani credono essi veramente ch'Egli sia l'unico Salvatore?...
4. Atti 4:13 è prezioso per le lezioni che possiamo ricavarne.
1) Il più o meno buon successo della nostra testimonianza cristiana dipende dalla più o meno profonda convinzione che abbiamo delle cose di cui testimoniamo.
2) Se vogliamo essere nel mondo dei "testimoni" efficaci, dobbiamo essere stati, e stare con Gesù; dobbiamo, cioè, averlo conosciuto personalmente, e dobbiamo vivere in continua comunione con lui; dobbiamo seguirlo da vicino; essere animati dallo spirito di lui, e respirare a pieni polmoni la santa atmosfera in cui egli stesso vive.
3) La testimonianza cristiana sarà, senza dubbio, testimonianza ideale, se alla profondità della convinzione del cuore potrà aggiungere il divino ornamento della scienza e dell'arte; ma è un fatto, che la sua efficacia ed il suo buon successo non dipendono né dalla scienza, né dall'arte, ma unicamente dalla convinzione del cuore.
5. Il fatto che abbiamo studiato è il commento più chiaro che si possa dare di queste parole di San Paolo ai Corinti: "Iddio ha scelto le cose pazze del mondo, per isvergognare le savie; Egli ha scelto le cose deboli del mondo, per isvergognare le forti; Egli ha scelte le cose ignobili del mondo e le cose spregiate e le cose che non sono, per ridurre al niente quelle che sono, affinché niuno si glorii nel cospetto di Lui" 1Corinzi 1:27-29.
6. Ubbidire a Dio! ecco il gran motto della vita di colui, che vuol essere un cristiano a fatti e non a parole soltanto. Niuno ha il diritto di frapporsi tra la nostra coscienza e Dio. Gli apostoli rivendicano qui a sè stessi quella libertà di coscienza, che la tirannia giudaica cercava in ogni modo di conculcare. "Il nostro dovere, essi dicono, non è di non fare quel che dispiace a voi; è di fare quello che piace a Dio!" Quanto volte, sul punto di compiere un atto geloso, delicato, noi ci diciamo: - "Vediamo un po': questo, mi conviene, o no?..." "E che ne sarà della mia riputazione?..." "E che ne diranno i miei amici?..." "E la società che frequento, che ne penserà?..." "E i miei interessi privati non ne soffriranno essi forse?..." Un mondo di cose ci chiediamo; e spesso dimentichiamo la cosa più solenne, e la sola veramente importante: - "Quest'atto è egli o no secondo la volontà di Dio?" Beato colui, che dopo aver risposto: "Sì, Iddio lo vuole!" caccia in bando ogni altra considerazione, ed opra, pronto a subire da eroe tutte le conseguenze del suo cristiano operare!
7. C'è, nel mondo dello spirito, una vera e reale "forza irresistibile". Chi ha creduto per davvero, non può non parlare delle cose, che tanta gioia gli hanno recata all'anima. Sant'Agostino diceva: "Chi ama veramente non può nascondere il proprio amore".

23 4. Un'altra effusione dello Spirito Santo (4:23-31)

Ai loro;
ai fratelli in fede, in genere. Non si tratta degli apostoli soltanto, come qualcuno intende; e il luogo ove si recarono potrebbe benissimo essere stato la casa di Maria, madre di Marco Atti 12:12.
I principali sacerdoti sono quelli, che aveano in passato occupata la carica di sommo sacerdote, e che ora, benchè non fossero che dei semplici sacerdoti perché il sommo era, come abbiam visto, Caiafa, pur godevano di grande considerazione; e fra il comune dei sacerdoti, erano considerati i principali. L'ombra della passata autorità si proiettava ancora sulla loro presente condizione.

24 Ed essi alzarono... la voce a Dio e dissero
È la prima preghiera della Chiesa che noi conosciamo; ed ella merita tutta la nostra considerazione da un duplice punto di vista: dal punto di vista della forma, e da quello della sostanza. Della forma, dico. In qual modo alzarono essi tutti insieme, unanimemente, la voce a Dio? Il Bengel, ed altri con lui, pensano che Pietro pronunciasse le parole, e che l'assemblea le ripetesse. Il Baumgarten opina invece che tutta l'assemblea cantò prima il Salmo 2; e che Pietro poi l'applicò al caso presente con le parole ricordate da Luca. Il Meyer crede che si trattasse addirittura di una vera e propria preghiera liturgica, ripetuta assieme da tutti. I più dicono invece così: - "Pietro pronunciò la preghiera; e tutti i presenti s'unirono a lui; ora, tacitamente, in ispirito; ora, ad alta voce, quando Pietro citava le parole del Salmista. Io credo che abbiamo qui l'esempio più antico di quelle melodie sacre, che erano degli inni di rendimento di grazie e delle preci ad un tempo, le quali la Chiesa primitiva, composta di cristiani convertiti dal giudaismo, aveva eredate dalla Sinagoga. A chi sia vago di studiare questo soggetto più a fondo e voglia avere un'idea di quello che si è già scoperto e di quello che rimanga ancora a scoprirsi in questa regione così poco esplorata di cose antiche, io raccomando il libro del Prof. Federico Consolo: Cenni sull'origine e sul progresso della Musica liturgica (Firenze, Successori Le Monnier 1897). Tanto, per la forma. Quanto alla sostanza della preghiera, eccola tutta qui in questi tre punti:
1) la morte di Cristo è il compimento d'una profezia;
2) la morte di Cristo è la prova che il mondo è nemico di Dio;
3) la forza dei testimoni di Cristo è in quel soccorso spirituale, che Dio non nega a chi glielo chiede con sincerità e fervore.
Signore:
La parola originale qui è δεσποτα, despota, assoluto padrone. È parola che implica l'idea di autorità suprema, di potere assoluto. Non è modo frequente d'invocazione a Dio, nel N. T. 2Pietro 2:1, Giuda 4; Apocalisse 6:10. Che cotesto modo sia usato in questa circostanza non deve recar meraviglia a chi rifletta che erano le autorità del tempio che si erano scatenate contro la Chiesa. A proteggerla dalle ire di coteste autorità molto relative, la Chiesa invoca l'autorità assoluta di Dio.

25 Per la bocca di Davide.
Il Salmo 2, da cui è tratta la citazione, nell'originale è anonimo; ma qui è attribuito a Davide, perché allora (come fa anche oggi), l'uso comune e popolare attribuiva a cotesto re tutti quanti i Salmi.
Cose vane:
vani progetti.

26 Sono compariti:
sono insorti.
I principi:
meglio qui: i magistrati. Io credo che l'επι το αυτο debba esser tradotto così: e i magistrati si sono nel medesimo luogo stretti in lega (o raunati) contro al Signore ed al suo Cristo. E quest'idea del medesimo luogo era importante qui per gli apostoli; tant'è vero che al verso. 27 essi la spiegano e l'applicano con quell'in questa città, che i copisti e gli editori hanno poi a torto cancellato.
Contro il suo Cristo.
Contro il suo Unto. La parola del testo ebraico è Messia, che significa: Unto; la parola greca, che traduce L'ebraico Messia, è, Cristo. Un'idea è qui da tesoreggiare: opporsi al Messia, al Cristo, all'Unto di Dio, è lo stesso che opporsi a Dio. (Confr. Matteo 10:40; Giovanni 12:44-45; Luca 10:16). È necessario qui di mantenere non tradotta la parola Messia dell'ebraico e Cristo del greco e dire al suo Unto perché risulti l'enfasi voluta nella frase che Pietro usa nell'applicazione del Salmo (verso. 27... il quale tu hai unto...).

27 Al tuo santo Figliuolo.
Anche qui invece di Figliuolo (come in Atti 3:13,26) traduciamo Servitore.
Si sono raunati.
I codici migliori (A. B. D. E.) aggiungono: in questa città... ecc. L'apostolo applica il Salmo
1) Le genti o "i gentili", i soldati romani;
2) I popoli, i vari popoli dei Giudei;
3) I re della terra, Erode, Ponzio Pilato;
4) I principi, o meglio i magistrati (di cui Pietro non dà l'applicazione) sono i membri del Sinedrio.
Erode è Erode Antipa, uno dei figli di Erode il Grande. E l'Erode che uccise il Battista, che minacciò, schernì e consegnò Gesù a Ponzio Pilato Marco 6:14-29, 3:6; Luca 13:31; 23:6-11. Erode fu deposto e cacciato il 40 (D. C.)
Ponzio Pilato fu il sesto dei procuratori romani della Giudea e della Samaria. Ebbe il potere da Tiberio per influenza di Seiano. Salì al potere nel 26 e lo tenne fino al 36. Fu uomo rapace e crudele Luca 13:1-2.

30 Per lo nome del tuo Santo Figliuolo;
anche qui traduciamo: Per lo nome del tuo santo Servitore Gesù (Cfr. Atti 3:13, 26; 4:27).

31 E dopo che ebbero orato...
L'ultimo inciso del vers. 31: e parlavano la parola di Dio con franchezza debbono, a parer mio cominciare il vers. 32. Il testo ha un cangiamento di tempo, che va notato. Egli lascia il passato e torna all'imperfetto, ciò vuol dire ch'ei rientra in quelle generalità, che da per tutto gli servono di transizione fra un incidente e l'altro. II mio parere è basato sull'autorità del Reuss. È una seconda Pentecoste: ecco lo scotìo miracoloso dell'edificio, che è la manifestazione fisica della presenza di Dio Atti 2:2; 16:26; ecco la effusione dello Spirito Santo, che è la manifestazione dell'azione dello Spirito di Dio sugli spiriti dei credenti (alla Pentecoste, "il parlare in altre lingue"; qui, "il parlare con franchezza la parola di Dio). L'idea comune secondo la quale la effusione dello Spirito Santo del giorno di Pentecoste sarebbe stata la sola di quel genere, è idea dimostrata erronea dai fatti. (Cfr. Atti 8:17-18; 10:44,46).

Riflessioni
Quattro cose importanti dobbiamo considerare in questa preghiera, che è la prima preghiera della Chiesa cristiana che ci sia nota: l'occasione della preghiera; lo spirito, che la dettò; il suo contenuto; la risposta, che ebbe da Dio.
1. L'occasione. Questa preghiera nacque in tempo di afflizione e di pericolo; fu dunque, com'è stata ben definita, "un bel fiore nato appiè della croce".
2. Lo spirito che la dettò, è il puro e santo spirito di Cristo. In tutta la preghiera non c'è traccia né di desiderio di vendetta, né di zelo carnale, né di brama di veder confusi e distrutti i nemici. Per quanto ardente sia lo zelo che anima questi cristiani per la gran causa di Dio, tutto quello che questi credenti da Lui domandano si è, ch'Egli "riguardi alle loro minacce, e dia loro di parlar la sua parola con ogni franchezza". Questi apostoli e questi cristiani non sono animati dallo spirito d'Elia 1Re 18:40, ma dallo spirito di Cristo. Essi amano d'un fervido amore le anime, che possono esser salvate mediante la parola e l'opera dell'Evangelo; e sanno che quando Cristo sia predicato liberamente e con potenza, il suo trionfo è sicuro.
3. Il contenuto della preghiera, ossia le cose per cui essi pregano, sono tutte riassunte in queste tre:
a) coraggio di poter testimoniare del loro Signore;
b) nuove, guarigioni, fisiche e morali:
c) che Dio, il Creatore di tutte le cose li appoggi, manifestando la sua presenza.
4. La risposta a questa preghiera è pur degna di nota. Offerta in nome e nello spirito di Cristo, ella non poteva non essere esaudita Giovanni 15:7. E l'esaudimento è immediato, e supera di gran lunga quello che l'assemblea aveva chiesto e s'aspettava Efesini 3:20.
Sono queste le preghiere che elevano lo spirito, che fortificano e santificano l'anima, e che preparano i credenti a compiere cose grandi nel mondo.

32 5. La carità della Chiesa e l'ipocrisia di Anania e Saffira (Atti 4:32-5:11)

Aveva uno stesso cuore ed una stessa anima.
Erano un cuore ed un'anima sola, dice letteralmente il testo, a descrivere in un modo scultorio lo spirito fraterno dei primi cristiani.
Niuno diceva alcuna cosa di ciò ch'egli aveva esser sua.
Si parla degli abbienti; di quelli che possedevano qualcosa. Essi sentivano che tutto quello che avevano apparteneva non a loro esclusivamente, ma anche ai loro fratelli più poveri; e questo sentimento nasceva in loro dal fatto, di cui aveano piena coscienza, che di tutto quello che avevano e di tutto quello che li rendea così felici pel tempo e così sicuri per l'eternità, erano debitori a Dio ed a Cristo. Notisi bene: non era il povero che diceva al ricco: "quello che è tuo è mio!" era il ricco che diceva al povero, in uno slancio d'amor fraterno: "quello che è mio è tuo!"
Tutte le cose erano loro comuni.
Non bisogna leggere questa frase, come molti fanno, staccata dal contesto. Questo comunismo non era determinato da alcuna legge relativa alla divisione della proprietà, che la Chiesa avesse promulgata; ma era il risultato di quell'amor fraterno, per il quale i ricchi amavano sul serio, per davvero, i poveri, "come sè stessi" Matteo 22:39.

33 Rendean testimonianza.
La predicazione cristiana è spesso nel Nuovo Testamento chiamata una testimonianza; e tale ella dev'essere realmente: un attestare dinnanzi agli altri quello che della grandezza e della potenza delle verità cristiane sappiamo, abbiamo veduto nel corso della nostra vita, ed abbiamo toccato con le mani della nostra esperienza morale Giovanni 3:11; 1Giovanni 1:1-3.
Della risurrezione del Signor Gesù.
L'oggetto della testimonianza apostolica si riassume tutto nel fatto della risurrezione di Gesù, che è la base del cristianesimo 1Corinzi 15:14-19.
E gran grazia...
Non si tratta qui come in 47, del favor popolare; qui si tratta della grazia divina. La comunità cristiana si trovava in ogni senso prospera, ed aveva in cotesta prosperità un segno evidente della grazia di Dio.

35 Ai piedi degli apostoli.
Erano gli apostoli che distribuivano i soccorsi. Di questo incarico, più tardi, come vedremo, si esonereranno quando sarà istituita la diaconia Atti 6:2.
Secondo che egli aveva bisogno.
Allora, come del resto anche ai dì nostri, un giudeo che si convertiva al cristianesimo, perdeva ogni cosa Giovanni 9:22.

36 Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba (il che interpretato vuol dire: Figliuol di consolazione)
In ebraico, il termine figlio serve a significare gli attributi d'un soggetto, e soprattutto delle qualità morali. Figliuol di consolazione, o qui, meglio, di predicazione o di esortazione, vale colui al quale si riconosce un dono speciale di esortare o di predicare in pubblica adunanza. Barnaba occupa, nella storia apostolica, un posto importante. Ecco riassunta in breve dal Prof. Lindsay la sua biografia. Era nipote di Maria o Miriam, madre di Giovanni Marco Colossesi 4:9; Atti 12:12. Fu lui che presentò Saulo, convertito, agli apostoli, in Gerusalemme Atti 9:27; e questo è riferito in modo da lasciar supporre che ci fosse fra i due una qualche precedente conoscenza. V'ha chi osserva che la colonia giudaica di Cipro, alla quale Barnaba apparteneva, aveva intime relazioni coi giudei di Cilicia e di Tarso; onde chi sa che Barnaba non fosse stato mandato a scuola nella città che aveva dato i natali a Saulo. Egli seppe fin da principio acquistarsi una influente posizione nella chiesa in Gerusalemme. Quando i fedeli ciprioti e cirenei, fuggiti da Gerusalemme in seguito alla persecuzione che tenne dietro alla morte di Stefano, raccolsero dei convertiti fra i gentili d'Antiochia, Barnaba fu mandato a fare un'inchiesta Atti 11:19-26. Andò a Tarso e ne ricondusse Saulo a lavorar seco in Antiochia Atti 11:25-26: insieme con Saulo portò le contribuzioni dei cristiani antiocheni alla Chiesa di Gerusalemme colpita dalla fame Atti 11:28-30. Con Saulo ebbe lo speciale incarico di occuparsi dell'opera fra i pagani Atti 13:2; accompagnò Saulo nel primo viaggio missionario Atti 13-14 e con lui perorò la causa dei pagani alla conferenza di Gerusalemme Atti 15. Si separò da Paolo o Saulo al principio del terzo viaggio missionario e con Marco se ne andò a Cipro, sua isola nativa. La Scrittura non dice più nulla del rimanente della vita di lui. S'inferisce solo da 1Corinzi 9:5-6, ch'ei dovesse essere ammogliato. La tradizione dice ch'ei fu uno dei settanta Luca 10:1-24; che predicò a Milano ed a Roma, e che fu l'autore della così detta Epistola stola di Barnaba.
Levita.
Discendente da Levi, non da Aaron. I leviti nel giudaismo dei tempi del Nuovo Testamento erano tenuti in secondaria considerazione. Se mai venivano chiamati a qualche servizio nel Tempio, cotesto servizio non era che un servizio di polizia.
Cipriota.
Cipro, dai tempi dei Maccabei 1Maccabei 15:23, aveva una larga colonia di giudei Atti 11:19; 13:4; 15:39.