Atti 12
6. LA PERSECUZIONE SOTTO ERODE AGRIPPA I. - Atti 12:1-25:

La sesta sezione ha quattro parti:
1. IL MARTIRIO DI GIACOMO (Atti 12:1-2);
2. LA CATTURA E LA MIRA COLOSA LIBERAZIONE DI PIETRO (Atti 12:3-11);
3. UN SANTUARIO DOMESTICO DEL SECOLO APOSTOLICO (Atti 12:12-19);
4. LA MORTE DI ERODE AGRIPPA I (Atti 12:20-25).

1. Il martirio di Giacomo (Atti 12:1-2)

Il re Erode.

Erode il grande, di cui è fatta menzione in Luca 1:5; Matteo 2:1, ebbe per lo meno dieci mogli. Una di queste mogli, che si chiamò Mariamna I (perché ce ne fu una seconda), gli dette due figli; l'uno dei quali fu Aristobulo, il padre dell'Erode del nostro testo. Un'altra moglie, una samaritana per nome Maltace, gli dette Erode Antipa, che fu l'Erode della Storia del Battista, e di cui è parlato in Luca 3:1; 8:3; Matteo 14:1 e seg.; Luca 3:19; Atti 13:1. Cosicchè l'Erode del nostro testo ebbe a zio l'assassino del Battista ed a nonno il persecutore di Gesù. Il nostro Erode si chiamava veramente Agrippa ed avea passato la sua gioventù a Roma, dov'era stato compagno d'orgia del principe Caio (Caligola). Questi, salito al trono nel 37, regalò ad Agrippa il principato della Batanea (Basan dell'Antico T.) che era appunto rimasto vacante per la morte di un altro zio di Agrippa stesso di Filippo il tetrarca, cioè, che Erode il grande aveva avuto da un'altra delle dieci mogli, chiamata Cleopatra. Due anni dopo, Agrippa, allorchè il tetrarca Antipa (cioè, lo zio Erode, assassino di Giovanni) fu cacciato in esilio, Agrippa, dico, fu investito del principato della Galilea. Agrippa se ne stava a Roma e vi dilapidava le entrate dei suoi due principati. Quando pero Claudio succedette a Caio, il nuovo imperatore, in ricompensa dei servigi resigli dal principe giudeo nel tempo della successione al trono, gli dette il titolo di re e tutte le terre che il nonno di lui, Erode il grande, avea possedute; vale a dire, la Giudea propriamente detta, la Samaria e l'Idumea (Vedi Gius. Flavio. Antichità libro 19, cap. 5, § 1). Questo avveniva nel 41. Da quel tempo, Agrippa si stabilì in Palestina: e con una savia politica di conciliazione seppe guadagnarsi l'affetto dei giudei, che erano stanchi dei loro sottoprefetti superbi ed assetati di danaro. Morì nel 44, dopo tre soli anni di regno; e, morto lui, la Giudea fu di nuovo amministrata da procuratori romani. Questo Agrippa lascio tre figli; un maschio e due femmine, che vedremo tutti e tre comparire sulla scena della nostra istoria: Agrippa II Atti 25-26; Drusilla, moglie del procuratore Felice Atti 24:24 e Berenice celebre per le sue avventure e nota per aver tenute le chiavi del cuor di Vespasiano (Tacito, Hist. 2:81) e del figliuolo Tito (Svetonio, Titus, 7).

Fece morir con la spada
Se Giacomo fosse stato processato dal sinedrio per bestemmia ed eresia, egli avrebbe finito con la lapidazione. La decapitazione, qui, come nel caso del Battista Marco 6:21, 28, mostrava che la sentenza era pronunciata dall'autorità civile ed applicata al modo romano.
Giacomo fratel di Giovanni.
Matteo 4:21; 10:2 ecc. È così fu compiuta la predizione del Maestro Matteo 20:23. Il martirio di Giacomo, figlio di Zebedeo, dev'essere cronologicamente posto in uno degli ultimi anni del regno d'Agrippa. Comunemente si crede che fosse l'anno 44:

Riflessioni


1. Il martirio di Stefano lo storico ci raccontò con ricchezza di particolari; il martirio di Giacomo ci è ricordato in poche parole ed alla sfuggita. Eppure, non era egli uno dei dodici? uno dei tre intimi fra gli amici di Cristo? la primizia del martirologio apostolico?... Chiniamo il capo dinnanzi a questa santa sobrietà dello storico ispirato. Così volle Iddio... e basta. A questa sobrietà dei documenti ispirati non corrispondono i ricordi dei posteriori martirologi. Eusebio infatti conserva una tradizione (Hist. 11:9), che dice venuta da Clemente d'Alessandria, secondo la quale l'accusatore di Giacomo si sarebbe convertito al vedere la fede e la perseveranza dell'apostolo; avrebbe confessate le sue nuove convinzioni e sarebbe stato decapitato con Giacomo, che, nel solenne momento della dipartenza, gli avrebbe esclamato: "Pace sia teco!"
2. Com'è melanconica, triste, a vista umana, la morte di Giacomo!
a) È una morte crudele; ei cade per la spada.
b) È una morte prematura, che gl'impedisce di compiere la grand'opera alla quale, come apostolo, era stato chiamato.
c) È una morte oscura; egli muore senza che il mondo l'onori e senza che neppur la Parola di Dio l'esalti o lo lodi.
Ma com'è bella, quando la si consideri alla luce delle cose eterne!
a) Egli muore fedele alla propria missione. Agli occhi di Dio non importa il tempo che ci è dato di servirlo; importa il come noi lo serviamo.
b) Egli muore sulla breccia; e se la tradizione citata da Eusebio ha fondamento storico, la morte di Giacomo è un trionfo con ricco trofeo per la gloria di Cristo.
c) Egli è il primo tra i suoi colleghi che riceva la corona del martirio ed a cui sia dato di sedersi alla destra di Cristo. Era il desiderio che Giacomo avea fortemente provato ai giorni dei suoi giovanili entusiasmi Marco 10:37: il suo desiderio... ecco adesso esaudito!

2. La cattura e la miracolosa liberazione di Pietro (Atti 12:3-11)

Vedendo che ciò era grato ai Giudei

Era la politica della casa d'Erode; ed anche questa persecuzione non nacque da zelo fanatico che Erode avesse contro la fede, ma ebbe soltanto ragione e fini politici.
Erano i giorni degli azzimi;
vale a dire, dei pani senza lievito; ossia, della Pasqua. Vedi Esodo 12:15,18. Folle enormi di giudei ellenisti e d'altri giudei convenivano a Gerusalemme per la festa pasquale; era quindi una bella occasione per Erode d'accaparrarsi il favor popolare.

Quattro mute di soldati...
Erode non avea dei soldati romani al suo servizio; ma i regolamenti militari del suo esercito erano, naturalmente, copiati dai romani. Così, la notte era divisa in quattro vigile; e, per ogni luogo da badare, si metteano quattro uomini di guardia. Quattro; perché due, ai quali il prigioniero era legato, stavano dentro la cella; e due stavano all'uscio Atti 12:6. Così, l'intero "picchetto" per un carcerato soltanto, e per una notte, era di sedici sentinelle, divise in quattro squadre di quattro uomini ciascuna, che si davano la muta ad ogni vigilia.
Dopo la Pasqua.
Secondo le idee giudaiche non era lecito di eseguire condanne capitali durante le feste religiose.
Uno spettacolo al popolo.
Non è esatto: il greco αναγαγειν αυτον τω λαω vuol dire esattamente: trarre dinnanzi al popolo qualcuno che è in carcere, per giudicarlo.

Continue orazioni.
La stessa parola in 1Pietro 4:8 è tradotta per fervente; e qualcuno traduce così il termine greco anche in questo luogo. È difficile scegliere, perché la preghiera della Chiesa per Pietro era fervente e continua ad un tempo.

Un pubblico spettacolo
Esattamente: Quando Erode volle farlo comparire (dinnanzi al popolo), in quella medesima notte... Ossia. La notte stessa che precedette il giorno in cui Eirode avea fissato di farlo comparire dinnanzi al popolo...
Legato di due catene.
Pietro era incatenato a due soldati; uno a destra e l'altro a sinistra.

Nella casa
s'intende: nella prigione.

Cingiti
Prima di mettersi a dormire, l'apostolo s'era tolta la cintura con cui fermava la tunica attorno alla vita; s'era levato i sandali, ed avea posato da parte il mantello.

10 La prima e la seconda guardia
Pietro era messo bene al sicuro! Per uscire, doveva attraversare, a quel che sembra dal testo, un paio di cortili.
La porta di ferro è la porta esterna del carcere.
Passarono una strada;
o meglio: S'inoltrarono in una strada.

11 Riflessioni

1. E vedendo che ciò era grato ai giudei..." Atti 12:3. Agrippa non ha che uno scopo: rendersi popolare. La popolarità è l'ambizione della sua vita; e sull'altare di quest'idolo egli sacrifica la verità e la giustizia. Egli ha avuto il principato dall'imperatore di Roma e il dominio straniero è inviso ai giudei; per assicurarsi quindi la pace nel regno, per prevenire tumulti, insurrezioni, Agrippa fa la corte ai giudei; li seconda nei loro desideri, si fa partecipe dei loro pregiudizi e delle loro aberrazioni, e getta Pietro nel fondo di un carcere per ucciderlo poi, come ha già fatto di Giacomo. Quanti ce ne sono, anche oggi, che, pur non andando fino a cotesti eccessi, idolatrano la loro propria popolarità e sull'altare dell'idolo immolano e legge, e verità, e giustizia!
2. "Erano i giorni degli azzimi". Era la Pasqua Atti 12:3. Era il tempo che ricordava a Pietro il Getsemane, il tradimento, l'arresto, il processo, il martirio, il rinnegamento, la croce e la gloria della risurrezione. È in mezzo a tutti quei ricordi, una parola del Maestro che parve un enigma quando fu pronunziata, oggi, in questa stessa Gerusalemme, ha il suo compimento. "Signore, dove vai?" avea chiesto Pietro a Gesù. E Gesù: "Là dove io vò, tu non puoi seguitarmi ora; ma mi seguiterai poi più tardi" Giovanni 13:36. L'ora di quel più tardi, ecco, è sonata per l'apostolo.
3. Pietro è custodito in prigione, ma continue e ferventi preghiere son fatte dalla Chiesa per lui Atti 12:5. Quel ma è importante. La fede cristiana è la preoccupazione dei due partiti. Erode ed i giudei la vogliono distrutta con le armi della carne, la Chiesa la difende con le armi dello Spirito. Iddio deciderà la cosa. Ma Iddio, dice il Crisostomo, "non può negar cosa alcuna ad una congregazione che prega" e la preghiera della Chiesa, paralizzerà il braccio d'Erode; e farà di più, o Agrippa, che non alla roccia della giustizia e della verità t'appoggi ma alla canna rotta del favor popolare della preghiera della Chiesa ti manderà in frantumi lo scettro.
4. Pietro dormiva in mezzo ai due soldati, incatenato! Atti 12:6. È la fede, che nel buio della prigione e fra i terrori della morte, riposa tranquilla sul seno di Dio.
5. Qual risposta alla preghiera della Chiesa! Atti 12:6-7. E noti il lettore il momento in cui la preghiera è esaudita: "la notte precedente al giorno, in cui Pietro doveva esser tratto dinnanzi al popolo". Il tempo delle grandi e benefiche liberazioni di Dio è quando il mondo dice che le cose sono all'estremo e disperate.
6. "Pietro pensava che si trattasse di una visione" Atti 12:9. Iddio può fare e fa per i suoi figliuoli, "infinitamente al di là di ciò ch'essi chiedano o pensino" Efesini 3:20; ed è quell'infinitamente che ci sbigottisce quando l'abbondanza della grazia di Dio viene a rispondere alla preghiera della nostra misera fede. (Vedi Salmi 126:1).
7. Usciti di prigione ed inoltratisi in una strada "l'angelo ad un fratto si diparte da Pietro" Atti 12:10. Pietro avea bisogno d'una guida miracolosa per uscire dal carcere; ora che l'apostolo è libero l'angelo ha finita la sua missione. Iddio non fa sciupio dei suoi miracoli; ed è inutile che ci aspettiamo dei miracoli quando possiamo far uso dei mezzi ordinari che sono a nostra disposizione.

12 3. Un santuario domestico del secolo apostolico (Atti 12:12-19)

Maria madre di Giovanni soprannominato Marco

Giovanni Marco, nominato qui per la prima, volta, è un discepolo che troveremo ricordato più tardi Atti 12:25; 15:39 e che è pur menzionato nelle lettere apostoliche 2Timoteo 4:11. A lui la tradizione attribuisce la redazione del secondo Evangelo. Pare essere stato originario di Gerusalemme ove sua madre Maria possedeva una delle case ove i discepoli si radunavano. Era cugino di Barnaba Colossesi 4:9; e Pietro era così intimo della famiglia, che (se pure il Marco della prima di Pietro è lo stesso del nostro) lo chiamava Marco "suo figliuolo" 1Pietro 5:13.

13 L'antiporto
è il vestibolo. Pietro bussò alla porta del vestibolo, ossia all'ingresso principale della casa.
Rode,
in greco, vuol dire rosa. Gli ebrei usavano porre dei nomi di fiori o di piante alle loro figliuole. Susanna, per esempio, vuol dire giglio; Tamar, palma; Ester, mirto ecc.,
Si accostò chetamente per sottascoltare:
letteralmente: si accostò per ascoltare.

15 Egli è il suo angelo
Era credenza popolare fra i giudei, che ogni vero israelita avesse un angelo custode specialmente assegnatogli al momento della nascita, il quale, quando appariva in forma umana, prendea le fattezze di colui che custodiva. È chiaro che si tratta di tradizioni giudaiche popolari, che non fanno regola. E andrebbe davvero troppo in là chi, come fanno i cattolici romani, fondasse su questa tradizione una dottrina qualunque relativa agli "angeli custodi". Il Martini dice: "Questo è uno di quei luoghi della Scrittura, sopra i quali è fondata l'antica opinione, adottata poi dalla Chiesa, che Dio abbia dato a ciascun uomo un Angelo per custode o difensore. Vedi S. Matteo 18:10."

17 A Giacomo
Questo Giacomo, che evidentemente non può essere il fratello di Giovanni Atti 12:2, deve fin d'allora essere stato il capo ufficiale della chiesa di Gerusalemme, come si vedrà più chiaramente ancora nei capitoli Atti 15:13; 21:18, e come si può vedere nella lettera ai galati Galati 2. È Giacomo, che il Nuovo T. designa col nome di "fratello del Signore" Galati 1:19.
Andò in un altro luogo.
Dove? I cattolici romani rispondono: - "A Roma, dove fondò la chiesa e poi tornò in tempo per la conferenza di Gerusalemme" Atti 15. Molti dei commentatori protestanti rispondono invece:- "Ad Antiochia!" Galati 2:12. Siccome troveremo l'apostolo fra poco di nuovo a Gerusalemme, non è probabile che la frase del testo voglia alludere ad un viaggio lontano. Ed è, quasi certo che l'autore non ha voluto dir altro che questo: "Uscì dalla casa di Maria e si cercò altrove un rifugio più sicuro per meglio sfuggire alle ricerche della polizia". Qualunque altro rifugio, in Gerusalemme stessa, o nei dintorni, o a, Lidda, o a Ioppe, o in qualche altro luogo vicino, risponde meglio all'idea del testo; perché due cose son chiare qui:
1) che il luogo in cui Pietro si rifugiò non aveva importanza, dal momento che Luca non si dà neppur la pena di nominarlo; e
2) che nel suo nuovo rifugio Pietro non fece opera alcuna rilevante; che, se ve l'avesse fatta, Luca, senza dubbio, l'avrebbe ricordata.

19 Al supplicio
La pena capitale aspettava quasi sempre chi, si fosse lasciato sfuggire un prigioniero. A Filippi, quando il carceriere crede che i suoi detenuti abbiano preso il largo, pensa a quel che l'aspetta, e preferisce l'ammazzarsi da sè al farsi ammazzare dagli altri Atti 16:27.
Cesarea. Vedi Atti 8:40; 9:30; 10:1 e note relative.

Riflessioni

1. Questa parte del racconto che abbiamo studiata, è un vero gioiello. I discepoli, spaventati dalla persecuzione, sono raccolti in preghiera in casa di Maria, aspettano con angosciosa ansietà lo spuntar dell'alba, che annunzierà forse l'ultimo giorno di Pietro. Pregano; ma forse pregano invano, poichè anche Giacomo fu messo a morte. A un tratto, s'ode bussare alla porta del vestibolo; immaginarsi il terrore!... la serva s'accosta alla porta per ascoltare; riconosco la voce; non apre, dalla gioia, ma torna correndo ad avvisare i fratelli. È pazza?... È l'angelo di Pietro che ha bussato?... È Pietro seguita a bussare. Finalmente gli s'apre ed egli entra. Che accoglienza dev'esser quella che gli è fatta! Tutti parlano ad un tempo. Pietro chiede un po' di silenzio; narra i fatti; dà alcune istruzioni, e si cerca un rifugio più sicuro di quello che gli offre la casa di Maria. Ha ragione il Reuss. "Questo racconto può dar luogo a tutta una serie di osservazioni archeologiche; ma discuterne il fondo per ridurlo a proporzioni che escludano il sovrannaturale, non è ragionevole. Non c'è un elemento solo in tutto il racconto che serva d'appoggio ad una critica di cotesto genere... Non c'è via di mezzo; o prendere il testo com'è, o buttarlo tutto quanto da parte; menomarlo, non si può".
2. Il nostro brano è importante perché ci dà le prime tracce storiche di quelle assemblee notturne dei cristiani, di cui è sovente parlato nei primi secoli. Sembrano, da principio, essere sorte per effetto della paura della persecuzione: più tardi divennero un'abitudine religiosa e contribuirono non poco a dar credito ai pregiudizi popolari ed alle ingiuriose calunnie sparse a carico dei fedeli. La Chiesa ha poi finito per interdire ella stessa coteste riunioni; e l'ha fatto quand'elleno divennero realmente sorgente di abusi diversi.
3. "Tu farnetichi!..." Atti 12:15. "E sbigottirono" Atti 12:16. Talvolta ci è arduo il credere quello per cui tanto abbiamo sospirato, e che ci è finalmente concesso. È l'esperienza continua dei figliuoli di Dio che son figliuoli di preghiera. Ma anche nella loro preghiera c'è sempre un certo lievito d'incredulità; quindi, oh quanto è sempre opportuno il grido: "Signore, io credo! sovvieni alla mia incredulità!" Marco 9:24.
4. "Vi fu non piccol turbamento fra i soldati" Atti 12:18. Quando il mondo si rallegra, i discepoli di Cristo sono in duolo; ma quando i discepoli gioiscono, i loro nemici sono turbati.
5. Agrippa somiglia pur troppo al nonno. Erode il grande, che non potè trovar Gesù, scannò i bambini di Bethlehem Matteo 2:16; Agrippa, che non può aver Pietro, scanna le guardie Atti 12:19.

20 4. La morte di Erode Agrippa 1 (Atti 12:20-25)

Ed avea, nell'animo di far loro la guerra.

È traduzione sbagliata. Il testo dice letteralmente: "Erode facea la guerra (in cuore, s'intende) ai Tirii ed ai Sidonii". Vale a dire: nutriva dei sentimenti ostili contro a loro; era esasperato contro a loro. I Tirii erano dei soggetti dell'imperatore; dei soggetti immediati e non dei vassalli com'era Agrippa. Agrippa quindi se avesse loro fatto la guerra, in senso vero e proprio, avrebbe nientemeno che fatta, nei Tirii, la guerra all'impero romano! Il che sarebbe stato una pazzia; e, ad ogni modo, una ruina. Or Luca non vuol dire cotesto; vuol dire invece, che fra i Tiri, i Sidonii ed Erode ci erano state delle quistioni d'interessi, che non conosciamo, e che avean prodotta una forte irritazione nell'animo d'Erode. A quello che ad ogni piè sospinto succede fra vicini.
Di pari consentimento.
Gli mandarono un'ambasciata comune; un'ambasciata di rappresentanti dei Tirii e dei Sidonii.
Persuaso Blasto.
Blasto è nome romano. Egli era probabilmente un romano che Erode Agrippa avea ritenuto, quando la Giudea e la Samaria gli furon donate. La persuasione, si sa, in questi casi, non consiste in parole soltanto; ma in parole ed in danaro.
Cameriere;
diciamo meglio: ciambellano del re.
Chiedevano pace, perché il paese era nudrito di quei dei re.
Chiedevano pace; diciamo anche qui meglio: sollecitavano un accomodamento, perché Erode potea far loro passare dei brutti quarti d'ora. Poteva ridurli a corto di viveri, impedendo la circolazione o la libera esportazione dei grani e delle altre derrate alimentari ch'essi si procuravano dalla Palestina, e gravando di forti diritti d'entrata tutto quello che venia in Palestina dalle parti loro. Per un popolo commerciale, cotesta era davvero una guerra atroce. E gli è così che, per iscongiurare il pericolo e per revocare le misure fiscali Erode o per prevenirle, si accaparrarono il favore di Blasto, ch'era uno degli ufficiali superiori del palazzo; e per la sua intromissione, si accomodarono col re.

21 E in un certo giorno assegnato
Erode in questa occasione, e secondo gli usi, dette una pubblica udienza nell'anfiteatro, ove si celebravano appunto dei giochi in onore dell'imperatore (Giuseppe Flavio Antich. XIX, 8, 2).
Tribunale.
Il βημα dell'originale era un luogo elevato, un rialto, un luogo d'onde si arringava. la folla e d'onde si poteano veder bene i giuochi e tutto quello che si faceva nell'anfiteatro. Era anche il seggio del giudice, e quindi il tribunale; qui si può dire più esattamente: il trono.

22 Il popolo gli fece delle acclamazioni
In questa udienza Erode pronunziò un'arringa in cui senza dubbio non lasciava nell'ombra la propria generosità; ed il popolo, vale a dire gli abitanti greci e sirii (non i giudei) l'acclamarono con delle formule che erano di moda da Alessandro in poi, e nelle quali i titoli divini erano largamente prodigati ai sovrani. - "Voce d'un dio, e non di un uomo!"

24 Perché non avea data gloria a Dio
Il delitto di accettare omaggi divini era più che mai orrendo per Agrippa, che era giudeo e dovea conoscere il vero Dio ed i guai dell'idolatria.
Roso dai vermi.
Questa stessa morte avea colpito Antioco Epifane 2Maccabei 9:5 ed Erode il Grande (Giuseppe Flavio Antich. XVII, 6, § 5). Giuseppe Flavio narra anch'egli che Erode Agrippa fu colto improvvisamente, durante i giuochi, da un morbo che lo trasse al sepolcro in cinque giorni. Sembra che la frase esser roso da vermi si adoperasse ad indicare le malattie intestinali (2Maccabei 9:5 e segg.). Giuseppe Flavio (Antich. XIX, 8, 2) dice che Agrippa, dopo cinque giorni di angosciosi spasimi negl'intestini (τω της γαστρυς αλγηματι διεργασθεις) morì nel suo cinquantesimoquarto anno d'età. L'opinione comune era ch'ei morì avvelenato.

25 Compiuto il servigio
meglio: compiuta la loro missione.
Le parole in Antiochia mancano nel greco.

Riflessioni


1. Gli angeli sono "spiriti ministri" di quella santa e giusta Provvidenza dell'onnipotente Iddio, che governa il mondo. Ora sono apportatori di liberazione e di vita Atti 12:7; Ebrei 1:14 ora sono tremendi esecutori dei giudici dell'Eterno, ed apportatori di morte Atti 12:23. Gli angeli sono degli amici o dei nemici, secondo che hanno dinnanzi a sè degli amici o dei nemici di Dio. La Parola ci fa intravedere, come per un lampo, che cos'avvenga e di chi Dio si serva nel mondo misterioso del suo governo provvidenziale; ma è un lampo; il lembo del velo che ci nasconde il luogo santissimo s'è alzato per un attimo nel capitolo Atti 12; ma eccolo tosto ricaduto, ed a noi non resta che inchinarci ed adorare in silenzio.
2, Erode è sul trono Atti 12:21. Oh quanti come Erode s'immaginano di salire sopra un trono, quando in realtà non fanno altro che salire sul proprio patibolo! 1Samuele 4:18. Ed è sul trono, in mezzo alle empie acclamazioni d'un popolo inebriato, che Erode riceve la sua retribuzione dal giusto Giudice! Qual contrasto fra la gloria che lo circonda sul trono e lo spettacolo ch'egli offre quand'è colpito dall'angelo!
3. "Voce d'un dio, e non voce d'un uomo!" esclama la folla; e Agrippa si pavoneggia, avvolto in quel manto regale ch'ei si pensa d'avere strappato dalle spalle di Dio. Ma "Colui che siede nei cieli ride, ed il Signore si fa beffe di loro" Salmi 2:4.
4. "Or la Parola di Dio cresceva" dice Atti 12:24; ed io tradurrei più fedelmente: "Ma la Parola di Dio cresceva". Quel ma del testo è un tesoro; è tutto un sermone; è un'antitesi divina; e nei due versetti Atti 12:24-25, letti alla luce del capo 12: tutta quanta la storia della Chiesa, a volo d'uccello. I martiri come Giacomo Atti 12:2 fecondano col proprio sangue la vita della Chiesa; i nemici, come Erode ed i giudei, le apprestano il crogiuolo ove la sua fede si purifica e s'afforza; Iddio veglia, e, nei momenti più critici e più solenni, interviene col miracolo Atti 12:7; gli angeli si muovono sulla Chiesa, apportatori a lei di libertà e di vita Atti 12:10,23; e mentre i servitori di Dio, come Barnaba e Saulo, vanno da Antiochia a Gerusalemme, apportatori di cristiana simpatia e tornano da Gerusalemme in Antiochia con la coscienza d'aver compiuta una santa missione Atti 12:25, la Parola di Dio si spande ed il numero dei credenti diviene legione.