Giosuè 17
Capitolo 17

La sorte di Manasse Gios 17:1-6
I confini di Manasse, I Cananei non scacciati Gios 17:7-13
Giuseppe desidera una porzione più grande Gios 17:14-18

Versetti 1-6
Manasse non era che la metà della tribù di Giuseppe, eppure era divisa in due parti. Le figlie di Selofead raccolsero ora i frutti del loro pio zelo e della loro prudente previsione. Coloro che nel deserto di questo mondo si preoccupano di assicurarsi un posto nell'eredità dei santi nella luce, ne avranno il conforto nell'altro mondo; mentre coloro che lo trascurano ora, lo perderanno per sempre. Signore, insegnaci qui a credere e a obbedire, e donaci un'eredità tra i tuoi santi, nella gloria eterna.

Versetti 7-13
C'era una grande comunicazione tra Manasse ed Efraim. Sebbene ogni tribù avesse la sua eredità, dovevano mescolarsi tra loro, per fare del bene l'uno all'altro, come si addiceva a coloro che, pur appartenendo a tribù diverse, erano un unico Israele e dovevano amarsi come fratelli. Ma essi permisero ai Cananei di vivere in mezzo a loro, contro il comando di Dio, per servire i propri scopi.

14 Versetti 14-18
Giosuè, in quanto persona pubblica, non aveva più riguardo per la sua tribù che per qualsiasi altra, ma governava senza favori o affetti; in questo modo ha lasciato un buon esempio a tutti coloro che ricoprono incarichi pubblici. Giosuè dice loro che ciò che era toccato loro in sorte sarebbe stato sufficiente per loro, se avessero lavorato e combattuto. Gli uomini si giustificano dal lavoro con qualsiasi pretesa; e niente serve allo scopo meglio che avere parenti ricchi e potenti, in grado di provvedere a loro; e sono inclini a desiderare una disposizione parziale e infedele di ciò che è affidato a coloro che ritengono in grado di dare tale aiuto. Ma c'è più gentilezza nell'indicare i vantaggi a portata di mano e nell'incoraggiare gli uomini a sfruttarli al meglio, che nel concedere indulgenze all'accidia e alla stravaganza. La vera religione non dà spazio a questi mali. La regola è: "Non mangeranno coloro che non lavoreranno"; e molti dei nostri "cannotti" sono solo il linguaggio dell'ozio, che ingigantisce ogni difficoltà e pericolo. Questo è il caso soprattutto del nostro lavoro e della nostra guerra spirituale. Senza Cristo non possiamo fare nulla, ma siamo inclini a stare fermi e a non tentare nulla. Se apparteniamo a Lui, ci stimolerà a fare i nostri migliori sforzi e a gridare a Lui per ottenere aiuto. Allora le nostre coste si allargheranno, 1Cron 14:9-10, e le lamentele taceranno, o meglio, si trasformeranno in gioiosi ringraziamenti.