Matteo 13
12 Dio è ingiusto quando dà a quelli che hanno invece di dare a quelli che non hanno?
Dio è giusto e non mostra favoritismo (Gen 18:25; Rom 2:11). Ma quando Gesù disse, "A chiunque ha sarà dato, e sarà nell'abbondanza; ma a chiunque non ha sarà tolto anche quello che ha", non era un principio universale dell'operato di Dio. Invece era nel contesto della spiegazione del motivo per cui parlava in parabole. Quelli che avevano erano quelli che ascoltavano Gesù e volevano accettare la parola del regno (il seme della parabola che lui stava spiegando) nel modo giusto, come buon terreno, e loro ricevevano ulteriore insegnamento sul regno, perché solo loro potevano capire le parabole. Quelli che non avevano erano gli increduli; non credendo in Gesù, non potevano capire quello che diceva. Per questo motivo l'operato di Dio in questo caso è giusto, non ingiusto; dà a tutti quelli che vogliono ricevere. Vedi il commento su Matteo 13:13-15.

13 Perché Gesù parlava in parabole, se era per non essere compreso?
Quando i discepoli chiesero a Gesù perché parlasse in parabole, rispose che era affinché i discepoli capissero ma non gli altri (Mt 13:11). Infatti Gesù spiegava le parabole ai discepoli (per esempio Mt 13:18,36; e il brano parallelo Mc 4:34), ma non agli altri. Questo potrebbe essere un comportamento diverso da quello che ci aspetteremmo di Gesù. Ma la citazione di Is 6:9-10 in Mt 13:14-15 ne dà la spiegazione. Come nei giorni di Isaia, quando i Giudei sentivano la Parola di Dio ma non ubbidivano (vedi il commento su Isaia 6:9-10), ai giorni di Gesù i Giudei lo sentivano ma non credevano in lui. In questo i Giudei al tempo di Gesù erano molto privilegiati in confronto addirittura ai profeti (Mt 13:17). Siccome il loro cuore era insensibile, come parte della loro punizione, Gesù non permise loro di capire il suo insegnamento, affinché non si convertissero (Mt 13:15). Questo è il principio di Mt 13:12: chi rifiuta Gesù perde altre possibilità di conoscerlo, mentre a chi lo cerca, anche senza capire bene chi è (come i discepoli in quel momento), è dato la possibilità di conoscerlo meglio. Non è che Gesù decidesse di impedire loro di credere, ma confermò la loro decisione di respingerlo. Non è un caso che questa spiegazione del motivo per cui Gesù parlava in parabole fu data fra il racconto della parabole del seminatore (Mt 13:3-9) e la sua spiegazione (Mt 13:18-23). Quello che è importante non è sentire la Parola - tutti e quattro i terreni ricevono lo stesso seme - ma essere una "buona terra" per il seme, che sente e comprende la Parola, e porta del frutto.

32 Il granello di senape non è il più piccolo di tutti i semi.
Gesù disse in una parabole che il granello di senape è il più piccolo di tutti i semi, ma che quando cresce diventa il più grande dei legumi. Però, in realtà non è il più piccolo dei semi, e mentre l'albero è grande (circa 3 metri) non è enorme. Ci sono due osservazioni da fare:
a) Gesù non disse che era il seme più piccolo in assoluto, ma che era il più piccolo che i Giudei seminavano allora (Mt 13:31; è ancora più chiaro nel brano parallelo Marco 4:31).
b) era un'affermazione proverbiale, e la dobbiamo leggere come il tipo di letteratura che è, senza insistere che tutte le affermazione siano scientificamente corrette. Infatti fra i Giudei e in generale nel mondo antico il seme di senape era rinominato per la sua piccolezza (Mt 17:20; Mishnah Niddah 5.2; Mishnah Tohorot 8.8; Antigono di Caristo 91; Diodoro Siculo 1.35.2). Anche tanto grande "che gli uccelli del cielo vengono a ripararsi tra i suoi rami" non va interpretata alla lettera, perché è un modo di dire che vuol dire "molto grande" (Sal 104:12,16-17; Dan 4:12,21; Ez 17:23; 31:6).

58 Perché Gesù poté fare solo pochi miracoli a Nazaret?
Vedi il commento su Marco 6:5.