Salmi 39La fragilità dell'uomo Sl 38 (Gb 14; Sl 90) 1 Al direttore del coro. Per Iedutun. Salmo di Davide. Io dicevo: «Vigilerò sulla mia condotta per non peccare con le mie parole; metterò un freno alla mia bocca, finché l'empio mi starà davanti». 2 Come un muto sono stato in silenzio, ho taciuto senz'averne bene; anzi, il mio dolore s'è inasprito. 3 Il mio cuore ardeva dentro di me; mentre meditavo, un fuoco s'è acceso; allora la mia lingua ha parlato. 4 O SIGNORE, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa' che io sappia quanto sono fragile. 5 Ecco, tu hai ridotto la mia esistenza alla lunghezza di qualche palmo, la mia durata è come nulla davanti a te; certo, ogni uomo, benché saldo in piedi, non è che vanità. [Pausa] 6 Certo, l'uomo va e viene come un'ombra; certo, s'affanna per quel ch'è vanità; egli accumula ricchezze, senza sapere chi le raccoglierà. 7 E ora, o Signore, che aspetto? La mia speranza è in te. 8 Liberami da tutti i miei peccati; non abbandonarmi agli scherni dello stolto. 9 Sto in silenzio, non aprirò bocca, perché sei tu che hai agito. 10 Allontana da me il tuo flagello! Io mi consumo sotto i colpi della tua mano. 11 Castigando la sua iniquità tu correggi l'uomo, distruggi come tarlo quel che ha di più caro; certo, ogni uomo non è che vanità. [Pausa] 12 O SIGNORE, ascolta la mia preghiera, porgi orecchio al mio grido; non essere insensibile alle mie lacrime; poiché io sono uno straniero davanti a te, un pellegrino, come tutti i miei padri. 13 Distogli il tuo sguardo, perché io respiri, prima di andarmene e scomparire.
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