Commentario abbreviato:Atti 211 Capitolo 21 Il viaggio di Paolo verso Gerusalemme At 21:1-7 Paolo a Cesarea. La profezia di Agabo, Paolo a Gerusalemme At 21:8-18 Viene convinto a partecipare alle cerimonie At 21:19-26 Essendo in pericolo a causa dei Giudei, viene salvato dai Romani At 21:27-40 Versetti 1-7 La Provvidenza va riconosciuta quando i nostri affari vanno bene. Ovunque Paolo arrivasse, si informava su quali discepoli ci fossero e li scopriva. Prevedendo i suoi problemi, per amore suo e per la Chiesa, pensavano, a torto, che sarebbe stato meglio per la gloria di Dio che egli continuasse a stare in libertà; ma il loro accanimento per dissuaderlo rende la sua pia risoluzione ancora più illustre. Ci ha insegnato con l'esempio, oltre che con la regola, a pregare sempre, a pregare senza sosta. Il loro ultimo addio fu addolcito dalla preghiera. 8 Versetti 8-18 Paolo era stato espressamente avvertito dei suoi problemi, affinché, quando sarebbero arrivati, non lo avessero sorpreso o terrorizzato. L'avviso generale che ci viene dato, che attraverso molte tribolazioni dobbiamo entrare nel regno di Dio, dovrebbe essere di pari utilità per noi. Il loro pianto cominciò a indebolire e ad allentare il suo proposito Il nostro Maestro non ci ha forse detto di prendere la nostra croce? Era un problema per lui che lo spingessero a fare ciò che non poteva soddisfare senza fare torto alla sua coscienza. Quando vediamo arrivare un problema, dobbiamo dire non solo: "La volontà del Signore deve essere fatta e non c'è rimedio", ma anche: "Sia fatta la volontà del Signore, perché la sua volontà è la sua saggezza ed egli fa tutto secondo il suo consiglio". Quando arriva un guaio, questo deve placare il nostro dolore, che la volontà del Signore è fatta; quando lo vediamo arrivare, questo deve far tacere i nostri timori, che la volontà del Signore sarà fatta; e dovremmo dire: Amen, che sia fatto. È onorevole essere un vecchio discepolo di Gesù Cristo, che per grazia di Dio è stato in grado di continuare a lungo nel suo cammino, saldo nella fede, sempre più esperto, fino a una buona vecchiaia. E con questi vecchi discepoli si sceglie di alloggiare, perché la moltitudine dei loro anni insegna la saggezza. Molti fratelli a Gerusalemme accolsero Paolo con gioia. Forse pensiamo che, se lo avessimo tra noi, lo accoglieremmo volentieri; ma non è così, se, avendo la sua dottrina, non la accogliamo volentieri. 19 Versetti 19-26 Paolo attribuisce tutto il suo successo a Dio, e a Dio danno la lode. Dio lo aveva onorato più di tutti gli apostoli, eppure essi non lo invidiavano, ma al contrario glorificavano il Signore. Non potevano fare di più per incoraggiare Paolo a proseguire allegramente nel suo lavoro. Giacomo e gli anziani della chiesa di Gerusalemme chiesero a Paolo di gratificare i Giudei credenti con qualche adempimento della legge cerimoniale. Pensavano che fosse prudente da parte sua conformarsi a questo punto. Era una grande debolezza essere così affezionati alle ombre, quando la sostanza era arrivata. La religione che Paolo predicava non tendeva a distruggere la legge, ma a realizzarla. Predicava Cristo, fine della legge per la giustizia, e il pentimento e la fede, in cui dobbiamo fare grande uso della legge. La debolezza e la malvagità del cuore umano appaiono con forza se consideriamo quanti, anche tra i discepoli di Cristo, non hanno tenuto in debito conto il ministro più eminente che sia mai esistito. Né l'eccellenza del suo carattere, né il successo con cui Dio aveva benedetto le sue opere, potevano guadagnarsi la loro stima e il loro affetto, visto che egli non portava lo stesso rispetto di loro alle mere osservanze cerimoniali. Quanto dobbiamo stare attenti ai pregiudizi! Gli apostoli non erano esenti da colpe in tutto ciò che facevano; e sarebbe difficile difendere Paolo dall'accusa di aver ceduto troppo in questa materia. È vano cercare di ottenere il favore degli zeloti o dei bigotti di un partito. Questo atteggiamento di Paolo non è stato corretto, perché la stessa cosa con cui sperava di pacificare i Giudei, li ha provocati e lo ha messo in difficoltà. Ma l'onnipotente Dio annullò sia il loro consiglio sia l'assecondamento di Paolo, per raggiungere uno scopo migliore di quello che si era prefissato. Era vano pensare di compiacere uomini che non avrebbero gradito altro che l'estirpazione del cristianesimo. L'integrità e la rettitudine avranno più probabilità di preservarci che non le accondiscendenze insincere. E dovrebbe metterci in guardia dal fare pressione sugli uomini affinché facciano ciò che è contrario al loro stesso giudizio per obbligarci. 27 Versetti 27-40 Nel tempio, dove Paolo avrebbe dovuto essere protetto come in un luogo di sicurezza, fu violentemente attaccato. Lo accusarono falsamente di cattiva dottrina e cattiva pratica contro le cerimonie mosaiche. Non è una cosa nuova per chi ha intenzioni oneste e agisce regolarmente, vedersi addebitare cose che non conosce e a cui non ha mai pensato. È frequente che i saggi e i buoni si vedano addebitare da persone malintenzionate ciò con cui pensavano di averli obbligati. Dio spesso protegge il suo popolo con persone che non hanno alcun affetto verso di loro, ma hanno solo compassione per chi soffre e attenzione per la pace pubblica. Ecco quali sono le idee false ed errate che molti si fanno della brava gente e dei buoni ministri. Ma Dio interviene tempestivamente per la sicurezza dei suoi servi, da uomini malvagi e irragionevoli, e dà loro l'opportunità di parlare in prima persona, di perorare la causa del Redentore e di diffondere il suo glorioso Vangelo. Commentario del Nuovo Testamento:Atti 211 7. A Cesarea per la via di Tiro (Atti 21:1-14) Coo. Meglio Cos. Una delle più piccole isole dell'Arcipelago, a circa 40 miglia da Mileto. Oggi si chiama Stanchio. Era celebre per la sua fertilità, ed in ispecie per il suo vino e per i bachi da seta. Lasciando l'isola di Cos, girarono il Capo Crio, e volgendo in direzione d'oriente giunsero a Rodi, isola celebre, all'ingresso del Mar Egeo. Il suo nome significa rosa Atti 12:13. L'ebbe ella per l'abbondanza delle rose che vi si trova, o l'ebbe quasi a voler dire ch'ella è la "rosa del Mediterraneo"? Non si sa; fatto si è che l'aria vi è così pura e tersa che non c'è giorno dell'anno (almeno così si dice) che non vi si vegga il sole. Qui era il famoso colosso, una delle sette meraviglie del mondo. I piedi del colosso, che era una statua metallica, poggiavano su due scogli alla bocca del porto, e le navi gli passavano fra le gambe. Fu cominciato da Carete di Lindo, e finito da Lachete; e ci vollero, in tutto, dodici anni a costruirlo (300-288 av. Cr.); e settant'anni dopo, fu abbattuto da un terremoto. Per 875 anni, le sue rovine rimasero intatte. Poi, i saraceni, che aveano presa l'isola, le vendettero ad un ebreo, il quale, a trasportarle, ebbe ad impiegare novecento cammelli. Patara era il porto della Licia, noto per il suo tempio dedicato ad Apollo. 2 Una nave (mercantile) che passava in Fenicia Vedi Atti 11:19. 3 Cipro Vedi Atti 4:36. Siria. Così si chiamava tutta la costa orientale del Mediterraneo, dalla Cilicia all'Egitto. Tiro, la più potente delle città fenicie Giosuè 19:29; 2Samuele 24:7; 1Re 9:12; Isaia 23:1; Osea 9:13. Costruita in vetta ad una roccia di 15 o 20 metri d'altezza e in una posizione militarmente fortissima, era la prima città commerciale e la più vasta città marittima del mondo antico. I suoi mercanti inventarono la moneta, e, per i primi, divisero in frazioni l'unità monetaria era celebre per il commercio dei metalli, dei tessuti e delle stoffe tinte di porpora; avea delle numerose colonie, ed era il mercato dei prodotti di Israele. Dopo molti secoli di prosperità, la cupidigia sconfinata trasse i tiri a comprare e vendere i prigionieri israeliti, caduti nelle mani d'altri popoli. Per questo s'attirarono l'ira dell'Eterno, che cominciò coll'avvertirli Amos 1:9; Gioele 2:4-8, e finì col colpirli. Nebucadnetsar cinse Tiro d'assedio per tredici anni, e la distrusse. 4 E trovati i discepoli Il lettore si ricorderà che Paolo era passato per cotesti luoghi, almeno già una volta prima dei fatti qui narrati Atti 15:3. L'opera missionaria in questa regione deve forse la sua origine ai lavori di Filippo, l'evangelista di Cesarea Atti 8:40; 21:8. Ed essi, per lo Spirito, dicevano a Paolo che non salisse in Gerusalemme Questi discepoli conoscevano, anche meglio di quelli d'Efeso, le disposizioni dei giudei palestinesi l'apostolo, e l'irritazione degli spiriti, nel centro della ortodossia tradizionale, a cagione delle predicazioni sovversive (così le giudicavano cotesti giudei) che l'apostolo avea fatte. Essi dunque lo avvertivano premurosamente; e siccome i fatti provarono poi che non aveano torto, Luca dice che essi parlavano per suggerimento dello Spirito; come dei profeti, insomma Atti 20:23. I loro consigli erano dettati dall'affetto personale ch'essi aveano per Paolo. La vita dell'apostolo stava loro molto a cuore. Paolo, dal canto suo, segue l'impulso del medesimo Spirito Atti 20:22, che gli addita la via del dovere. Lo Spirito è lo stesso in ambedue i lati; ma non sarebbe giusto il dire ch'ei si mette in contradizione con se stesso; sono i suoi organi, che apprezzano i fatti, da due punti di vista differenti. 5 E postici in ginocchioni in sul lito, facemmo orazione. Poi abbracciatici... I codici migliori hanno: e inginocchiatici sul lido, pregammo assieme e ci dicemmo addio; montammo quindi a bordo, ed i fratelli se ne tornarono a casa loro. 7 Ptolemaida Tolemaide, l'antica Acco, è a noi meglio nota col nome di San Giovanni d'Acri, era l'ultimo porto di qualche importanza verso il sud, sulla costa della Siria. Acco era nella tribù di Asher Giudici 1:31 e dovette il suo nome di Tolomaide a Tolomeo Sotero, re di Egitto, che la conquistò e la riedificò. I crociati la chiamarono Acri o San Giovanni di Acri, dalla magnifica chiesa che vi sorgeva, dedicata all'apostolo Giovanni. Oggi i turchi la chiamano Akka. È famosa, nella storia, per gli assedi onde fu cinta durante le crociate, ed anche per l'assedio che ebbe a subire ai tempi del Bonaparte. 8 Filippo l'evangelista Vedi Atti 6:5; 8:5,13,26-40. Era evangelista, vale a dire, percorreva il paese per evangelizzare le popolazioni dei dintorni. L'uno dei sette diaconi. Vedi Atti 6:5. 9 Avea quattro figliuole vergini Quattro figliuole non maritate. Le quali profetizzavano. Non vuol dire che predicessero esclusivamente l'avvenire, quasi fossero delle indovine di mestiere; noi sappiamo già che Profetessa è colei che predica, che annunzia l'evangelo, quando lo Spirito la spinga a farlo Atti 2:17; 13:1. L'idea del Martini che "Dio abbia voluto fino dai primi giorni della Chiesa nobilitare la professione della verginità con doni e grazie particolari" è così assurda, che non merita una parola di confutazione. Il lettore sa oramai troppo bene che coteste spiegazioni sono incompatibili con quello che sappiamo delle origini della Chiesa. Il fatto di queste quattro fanciulle che predicano l'evangelo, non deve sorprendere. Le relazioni fraterne che, univano tutti i membri di questi piccoli nuclei primitivi, faceano di cotesti nuclei tante famiglie, e le donne vi, poteano parlare come se si fosse trattato di adunanze domestiche. L'energia che il sentimento religioso aveva nei tempi dei quali parliamo, era tale, che dava a molte persone, le quali in circostanze ordinarie si sarebbero tenute nell'ombra, il coraggio e la forza di farsi avanti, e al tempo stesso i talenti necessari per contribuire alla comune edificazione. Quello che Paolo pensasse del parlare in pubblico di queste fanciulle, noi non sappiamo, perché non è detto. Sappiamo però che la saviezza pratica dell'apostolo, pur riconoscendo l'azione dello Spirito Santo dovunque si manifestasse, sapeva fare le sue riserve in nome della convenienza e della prudenza 1Corinzi 14:34; 1Timoteo 2:12, ponendo mente ai difetti della natura umana, che l'apostolo non ebbe mai l'abitudine di dimenticare per lasciarsi portar via da una pericolosa esaltazione. 10 Agabo Vedi Atti 11:28. 11 E presa la cintura di Paolo... L'atto di Agabo è uno di quegli atti simbolici frequentemente compititi dai profeti dell'Antico T. (Vedi 1Re 11:30; Isaia 20:3-4; Geremia 13:1-11; 18:4; 27:2-3; Ezechiele 4:12 ecc.) E lo metteranno nelle mani dei Gentili equivale a dire: e lo faranno morire. L'autorità romana sola aveva il diritto di vita e di morte; il jus gladii (il diritto della spada); l'esercizio dell'alta giustizia criminale. 12 Noi e quei del luogo lo pregavamo che non salisse in Gerusalemme Le previsioni di Agabo e le preghiere degli amici di Paolo erano ugualmente ispirate, perché le prime si avverarono e le seconde erano dettate da sentimenti nobili ed alti. 13 Ma Paolo potea ben dire: "S'io mi fermo alle porte di Gerusalemme col pretesto che la mia presenza non vi è necessaria e che non debbo espormi ad un pericolo imminente (il che sarebbe stato un ragionare prudente e legittimo), tanto vale ch'io rinunzi all'apostolato; che i medesimi pericoli mi minacciano dovunque; e, s'io cedo a delle considerazioni di cotesto genere, addio all'energia del mio coraggio! addio alla costanza di un'abnegazione che dev'essere al disopra d'ogni debolezza e d'ogni paura (Matteo 10:28,39 ecc.). 14 Gli amici capiscono la grandezza della risoluzione dell'apostolo; e sebbene lo facciano con angosciosa rassegnazione, pure esclamano: La volontà del signore sia fatta. Il macerandomi il cuore di Atti 21:13, è meglio reso per: spezzandomi il cuore; ed invece del ci acquetammo in Atti 21:14, è meglio dire: cessammo d'insistere. Riflessioni 1. Atti 21:5 è commovente; e la presenza di quei figliuoli nell'improvvisato oratorio sulla riva del mare m'è sì cara che mi suggerisce un pensiero. Si guardino i genitori dal condurre i loro figliuoli là dove possano contemplar delle scene che guastino loro la mente ed il cuore, o dove osano respirare un'atmosfera viziata che avveleni loro la vita. Li conducano là dove possano imparare a pregare, dove possano ricevere delle sante impressioni, che niuna malefica influenza riuscirà mai a cancellare dall'animo loro! 2. Filippo, il diacono della congregazione gerosolimitana, che avea dovuto, fuggire da Gerusalemme allorchè Saulo "desolava la Chiesa" Atti 8:3-5 è adesso l'ospite di Paolo e dei compagni di Paolo, che recano ai fratelli poveri della città santa un soccorso, che è la testimonianza dell'amore fraterno dei credenti usciti dal paganesimo. Quali santo conversazioni debbono essere state fatte in casa di Filippo! E quanti motivi aveano tutti quei fratelli di lodare ed esaltare la grandezza e la bontà della Provvidenza divina! 3. Non è sempre e soltanto contro le debolezze, gl'inganni ed i timori del proprio cuore, che il cristiano ha da lottare; qualche volta ei deve lottare con i più teneri e soavi affetti dei propri amici Atti 21:12. È la lotta non è senz'angoscia: "Che fate voi piangendo così e spezzandomi il cuore?" esclama apostolo Atti 21:13. Per uscir vittoriosi da cotesta lotta, non c'è che un mezzo; il mezzo che Paolo ci addita: tenerci sulla via del dovere; ubbidire al Signore, qualunque sia il prezzo che cotesta ubbidienza abbia a costarci Atti 21:13. 4. La volontà del Signore sia fatta! Atti 21:14 L'amore che i credenti hanno per il loro pastore, deve cedere all'amore che il loro pastore ha per Gesù Cristo! La virtù cristiana più bella e la sorgente d'ogni altra virtù è questa: in ogni frangente, in mezzo a tutte le circostanze, anche quando la nostra volontà non lo desideri, e ad ogni costo, fare la volontà di Dio. "Tempo verrà, diceva San Bernardo, che ci rallegreremo non tanto del conforto ricevuto in mezzo ai dolori, non tanto delle benedizioni materiali che ci sono state largite, quanto del fatto che la volontà di Dio sarà stata compiuta in noi e per mezzo di noi. Per questo diciamo nell'orazione domenicale: "La tua volontà sia fatta in terra, come in cielo". Oh com'è pura e serena la nostra vita, quando cotesta volontà soltanto ci dirige e quando non v'è traccia della nostra volontà che le strascichi dietro! Gli è in cotesto stato d'animo, che diventiamo simili a Dio". 15 PAOLO DA GERUSALEMME A ROMA (Atti 21:15-28:31) La quarta ed ultima parte del libro, che può essere intitolata: "Paolo da Gerusalemme a Roma" e che va da Atti 21:15-28:31, comprende quattro sezioni: 1. A GERUSALEMME (Atti 21:15-23:30); 2. A CESAREA. PRIGIONIA DI PAOLO (Atti 23:31-26:32); 3. IN VIA PER ROMA (Atti 27:1-28:10); 4. A ROMA (Atti 28:11-31). 1. A GERUSALEMME (Atti 21:15-23:30) La prima sezione ha cinque parti: 1. L'ORIZZONTE SI OSCURA (Atti 21:15-26); 2. LA SOMMOSSA POPOLARE E LA CATTURA DI PAOLO (Atti 21:27-36); 3. IL DISCORSO DI PAOLO ALLA FOLLA (Atti 21:37-22:29); 4. PAOLO DINNANZI AL SINEDRIO (Atti 22:30-23:11); 5. LA CONGIURA (Atti 23:12-30). 1. L'orizzonte si oscura (Atti 21:15-26) Ci mettemmo in ordine. Facemmo i nostri preparativi per la partenza; o: prendemmo la nostra roba, il nostro bagaglio. 16 Menando con loro un certo... Meglio: e ci condussero da un certo Mnasone. Mnasone è la forma greca del nome ebraico Manasse. Mnasone era un giudeo di Cipro come Barnaba Atti 4:36, che aveva una casa a Gerusalemme e poteva quindi offrire quivi ospitalità a Paolo ed ai suoi compagni durante la Pentecoste, quando la città era affollata. Antico discepolo e lo stesso che uno dei primi discepoli; uno dei primi convertiti. Primo per ordine di tempo. 18 Giacomo Vedi Atti 12:17; 15:13 ecc.; Galati 1:19; 2:9. Gli altri apostoli non erano presenti a questo solenne ed importante ricevimento. Vuol dire che, probabilmente, non erano in città. 20 Ed essi, uditele... Gli anziani, malgrado tutte le voci che corrono sul conto di Paolo Atti 21:21, sono convinti e guadagnati; ma la moltitudine, la folla dei credenti che penserà ella di tutto questo? Quante migliaia: letteralmente: quante miriadi. Zelanti della legge. C'erano dunque a Gerusalemme e nella Palestina delle migliaia e migliaia (delle miriadi) di persone che aveano sinceramente nel cuore le speranze cristiane e credevano nel Signor Gesù, ma che allo stesse tempo non voleano saperne di romperla del tutto con la legge di Mosè. Erano anzi dei partigiani zelanti della legge come si potrebbe anche tradurre la frase di Luca ( ζηλωται του νομου); aderivano fanaticamente alla legge e consideravano apostata chiunque avesse cercato di menomare in qualunque modo l'importanza delle istituzioni mosaiche. 21 Secondo i riti Secondo i riti di Mosè; secondo le istituzioni di Mosè. L'accusa era ella vera? Vediamo di farci un concetto esatto della cosa. 1. Prima di tutto non era vero, come si voleva insinuare, che Paolo predicasse la ribellione ai riti israelitici per odio a Mosè. Paolo non avea dichiarato la guerra a Mosè; predicava Cristo e Cristo crocifisso 1Corinzi 2:2. 2. Che Paolo dicesse ai giudei che si convertivano al cristianesimo: "Badate bene di non circoncidere i vostri figliuoli!...", non era vero. Non aveva egli stesso circonciso Timoteo? Atti 16:3 Non aveva egli nell'Acaia fatto voto di nazareato Atti 18:18? Non era egli venuto adesso a Gerusalemme per celebrare la Pentecoste? Non insegnava egli che ognuno, foss'egli circonciso o incirconciso, rimanesse nello stato in cui si trovava e tenesse ben conto degli obblighi relativi a cotesto stato? 1Corinzi 7:18-20 3. Nondimeno è chiaro che Paolo, il continuatore dell'opera di Stefano, insegnava anche questo; che la circoncisione, segno e suggello di un patto che tramontava all'apparire del patto nuovo che Cristo proclamava, non aveva più effetto di sorta sulle relazioni tra l'uomo e Dio Efesini 2:14; 1Corinzi 7:19; Galati 5:6; 6:15; e i giudei zelanti, fanatici partigiani della legge, intuivano bene a che cosa si sarebbe giunti con le idee di Paolo. 22 Del tutto conviene che la moltitudine si raduni ecc. Questo modo di tradurre non rende esattamente il pensiero del testo. Diciamo, invece, così: Che s'ha da fare? È chiaro che una folla enorme si radunerà poichè si saprà la tua venuta. Fai dunque così come ti diciamo noi. Ecco il ragionamento di questi consiglieri di Paolo: "Un terribile sospetto pesa su di te: or la tua presenza accenderà gli animi e finirà col condurre ad una tempesta, che bisogna in ogni modo scongiurare. E come? Ecco come. È necessario far qualcosa che calmi questa effervescenza; è necessario che tu dia delle garanzie materiali della tua adesione alla fede ed alla Chiesa dei nostri padri; è necessario che tu faccia una dimostrazione eminentemente giudaica, una pubblica professione di fede; ma le parole non bastano; ci vuole un fatto". È gli porgono l'occasione di cotesto fatto e gli propongono la forma di cotesta dimostrazione. 23 Che hanno un voto sopra loro Che hanno fatto un voto; che si sono impegnati con un voto. Era un voto di nazareato Numeri 6:1-21; uno di quei voti personali e spontanei, con i quali i giudei manifestavano i loro particolari sentimenti di età e di divozione, si tratta del medesimo voto, Su cui abbiamo parlato in Atti 18:18. 24 Purificati con loro Quei quattro individui di cui si parla in Atti 21:23, aveano già cominciato il periodo del loro nazareato. Questo purificati con loro vuol dire: Prendi anche tu il voto del nazareato, per il rimanente del tempo che rimane loro a compiere il voto a cui si sono obbligati; fai con loro le divozioni di rito; imponiti anche tu le astinenze richieste... ecc. Chi faceva voto di nazareato si sottoponeva a certe astinenze, che finivano con un sacrificio solenne; dopo di che, colui che s'era imposto il voto, si facea tagliare i capelli; e, questo era il segno che volea dire: "I miei obblighi ascetici sono finiti". (Vedi Numeri 6:1-21). Per amor di chiarezza, questo: Prendili teco e purificati con loro ecc. si potrebbe tradurre così: Vatti ad unire a loro per i riti di consacrazione, e paga tu le spese di tutti, perché giungano a tagliarsi i capelli. Fa' la spesa con loro è traduzione erronea; bisogna dire: Paga tu le spese di tutti; le spese comuni, s'intende, relative al voto. A capire questa frase, bisogna sapere che quando uno, come nel caso di Paolo, non avea disponibile tutto il tempo richiesto dalle cerimonie del voto, se trovava dei compagni che avessero fatto cotesto voto di nazareato e fossero già innanzi nel periodo votivo, poteva (col loro consenso, si capisce) unirsi a quei compagni. Gli era concesso di far così; ad un patto, però; ch'ei pagasse le spese di tutta quanta la comitiva. S'ei consentiva a pagar coteste spese, finiva il periodo votivo con gli altri, ed era come se fosse stato con loro fin da principio. Le spese da pagarsi erano queste: spese per i sacrifici Numeri 6 e spese per tagliare i capelli ad ogni nazareo. I leviti, probabilmente, li tagliavano a tariffa fissa.. Acciocchè si tondano il capo. Quando colui che aveva fatto il voto di nazareato si tagliava i capelli, voleva dire che aveva finito il suo periodo votivo, e che ogni parte delle cerimonie relative al voto era compiuto. Questa frase dunque equivale a quest'altra: e paga tu le spese comuni, affinché possano essere sciolti dal loro voto. E tutti conoscano che non è nulla ecc. Meglio: E in questo modo tutti conosceranno che quello che si è detto di te non è punto vero, e che tu pure pratichi la legge e l'osservi. 25 Ma quant'è ai gentili ecc. Quant'è ai pagani che son divenuti credenti, noi abbiamo deciso (e glielo abbiamo fatto dire), che debbano astenersi dalle carni offerte in sacrificio agli dèi, dal sangue, dagli animali morti per soffocamento, e dalla impudicità. L'inciso: non osservino alcuna cosa tale; ma solo... dev'esser cancellato per testimonianza dei codici migliori. La decisione della Conferenza di Gerusalemme, deve dunque, a mente di Giacomo e degli anziani, rimanere intatta ed immutata Atti 15:20. 26 Allora Paolo... Questo passo, che nella diodatina è pressochè indecifrabile, va tradotto così. Allora Paolo si mise nella compagnia di cotesti uomini; e sottoponendosi ai riti della consecrazione fino dall'indomani, si recò al tempio per indicare anticipatamente il giorno nel quale si sarebbe sciolto il voto, ed il sacrificio sarebbe offerto per ciascuno di loro. Paolo, insomma, accetta il consiglio che gli è dato; si unisce ai quattro uomini, che gli sono proposti Atti 21:23; fino dall'indomani si sottopone ai riti relativi al voto; e, come rappresentante di cotesta comitiva, perché paga per tutti, dice al sacerdote in carica nel tempio, che anch'egli ha fatto voto di nazareato; che il giorno dello scioglimento del voto sarà il tale e tale, e che in quel giorno, secondo le consuetudini, si offrirà il legale sacrificio per ogni membro della comitiva. Riflessioni 1. Il nodo gordiano di questa pagina dei Fatti è tutto nel voto di nazareato, del quale ho spiegato il dettaglio nel commento. Che concetto dobbiam noi farci della condotta di Paolo in questa circostanza? La risposta a questa domanda non è facile. Parecchi commentatori, per non compromettersi, girano con disinvoltura intorno allo scoglio, e lasciano il lettore, come quello. Cotesto sistema non mi piace; il lettore ha per lo meno diritto di chiedere al commentatore i materiali coi quali ei possa giungere a formarsi un giudizio proprio. Tutto considerato e tutto ben vagliato, le spiegazioni che si sono date di questo voto, sono tre, ch'io mi permetto di chiamare: a) la spiegazione radicale; b) la spiegazione in dipendente; c) la spiegazione conservatrice. a) La spiegazione radicale è quella dello Zeller, per esempio, che nega l'attendibilità storica di tutto il passo; perché, se il passo fosse genuino ed attendibile, egli dice, bisognerebbe ammettere che Paolo si rese colpevole di un atto d'orrenda ipocrisia, e questo non si può né si deve credere. (Zeller, Apgsch., pag. 277 e seg.). b) La spiegazione indipendente è quella del Prof. Reuss, il quale non soltanto ammette la storicità del fatto, ma dice che "è quasi impossibile il non vedere nel narratore del fatto stesso, un testimone oculare". Ecco l'idea del Prof. Reuss. "Bisogna convenire che l'apostolo è stato qui sotto la pressione delle circostanze e sopra tutto di un ambiente a cui non era abituato; e che s'è lasciato andare ad un moto di debolezza, di cui non l'avremmo mai creduto capace. Difatti si può dire che l'accusa che gli si moveva era vera, almeno in quello ch'essa aveva d'essenziale. Che, se Paolo non predicava ai giudei l'apostasia e non impediva loro direttamente di circoncidere i figliuoli, ei ripeteva loro per lo meno che la circoncisione non aveva alcun valore religioso e ch'ella era oramai una forma superflua della fede. Ed è più che verosimile che molte famiglie israelite, affiliate alle chiese paoline, non circoncidessero più i loro figliuoli. Le lettere scritte di corto ai galati ed ai romani giustificano pienamente i sospetti dei cristiani di Gerusalemme, le cui teorie erano positivamente opposte a quelle di Paolo. Questi, messo al punto di spiegarsi in modo chiaro circa la posizione che ha presa di fronte al mosaismo, invece di rendere un omaggio sincero alla verità com'egli, l'intende, elude la necessità di rispondere e s'accomoda alle circostanze... Egli sarà sempre con gran dispiacere che uno si deciderà a riconoscere quello che c'è d'insolito e d'inaspettato nella condotta di Paolo; ma questa non è una ragione per tacciare lo storico d'infedeltà. C'è anzi nella sua narrazione un elemento, che dimostra che i fatti non sono punto stati alterati. Giacomo insiste gl'impegni presi, e presi, lo sappiamo, con qualche scrupolo e con qualche esitazione. Egli vuole restar fedele a quello che si è già combinato Atti 15 cioè: libertà relativamente ai pagani ma, per converso, fermi gli obblighi legali per i giudei. Giacomo ed i suoi amici non rifiuteranno ai primi quello che è stato loro concesso; Paolo, dal canto suo, non invaliderà le decisioni che si son prese per i secondi. È sopra tutto ponendosi su questo terreno che Giacomo poteva dire a Paolo: "Io son disposto ad ammettere che tu non hai violato gl'impegni che abbiam presi d'accordo; ma bisogna che tu lo provi coi fatti". Così quello che Paolo fa, non è un semplice accomodamento di forma; è una vera e propria dichiarazione di principi; ei deve, dimostrare che, quant'è a lui, egli è ancora giudeo; un giudeo che si sa e si mostra astretto alla legge. Il suo atto dunque o era una professione di giudaismo, o era una commedia, com'egli stesso chiama tutto quello che non e in armonia con le convinzioni individuali Galati 2:13. E doveva egli andar proprio tant'oltre?" (Reuss. La Bible. Actes des Ap. pag. 208 e 209). c) La spiegazione conservatrice pone specialmente in rilievo questi tre fatti: 1) che per quel che riguardava gli atti di divozione individuale, nelle loro forme giudaiche, l'apostolo si considerava perfettamente libero di compierli o no; a lui piacevano, ne faceva sovente (Atti 18:18,21; 20:6,16; 1Corinzi 9:20 ecc.), e niuno potea dargli torto; 2) che sottomettendosi qui a questo voto, ei non intendeva né di elevarlo alla dignità di una condizione alla salvezza, né di attribuirgli alcun valore meritorio. Se l'avesse fatto, allora sì che avrebbe agito contrariamente alle sue convinzioni religiose; 3) che se si sottopone a cotest'atto, egli è soltanto perch'ei non vuol predicar Cristo né per invidia né con ispirito di contenzione Filippesi 1:15-18; è l'amore per le anime che lo spinge a rispettare le coscienziose convinzioni degli altri 1Corinzi 9:19-23 con un atto, che, essendo egli giudeo, non potea compromettere minimamente la libertà dei Gentili. Ecco quello che dice il Lechler: "L'atto col quale Paolo vuol dare una dimostrazione visibile ch'ei non è infedele alla legge e che non predica l'apostasia dalla legge, è egli proprio la negazione delle sacre convinzioni dell'apostolo... S'egli avesse, col suo voto, dichiarato che un cristiano, nato sotto la legge, era obbligato ad osservare le leggi levitiche per assicurarsi la salvazione e per esser giustificato dinnanzi a Dio, oh allora si, che avrebbe rinnegato le sue più sante convinzioni, e si sarebbe reso colpevole d'un tale atto d'ipocrisia, che lo avrebbe giustamente esposto a severa censura. Ma qui, di tutt'altra cosa si tratta. Egli è soltanto per amore ch'ei si decide, in questa occasione, a sottomettersi alla legge; e lo fa per dileguare dalle menti dei giudeo-cristiani un pregiudizio, che li ha tratti a scandalizzarsi di lui. È ciò facendo, l'apostolo è in perfetta armonia con quello che dice di se stesso: "Sono stato coi giudei come un giudeo, per guadagnare i giudei; con quelli che sono sotto, la legge, come se fossi stato sotto la legge (benchè personalmente io non sia sotto la legge), per guadagnare quelli che sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, come se fossi stato senza legge (benchè io non sia senza la legge di Dio, essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli che sono senza legge" 1Corinzi 9:19-22. Queste le spiegazioni principali del fatto. Delle bizzarrie degli interpreti che accusano l'apostolo d'ipocrisia ed affermano che i malanni che gli capitaron dopo e furono la punizione divina di cotesta colpa, io non mi occupo. Quasi che le prove che poi toccarono all'apostolo, non gli fossero state più volte preannunziate molto prima ch'ei facesse il voto di nazareato! Ripeto; non vale la pena di parlarne. Le spiegazioni principali e più importanti del fatto, le ho esposte. Il lettore giudichi e scelga a suo talento. 27 2. La sommossa popolare e la cattura di Paolo (Atti 21:27-36) Come i sette giorni erano presso che compiuti I sette giorni stavano per finire... e quali giorni? A questa domanda si risponde variamente. Chi vede in quei sette giorni la durata intera del periodo votivo; ma non può essere, perché un intero periodo votivo non durava mai meno di trenta giorni. Chi li riferisce alla durata della festa della Pentecoste; ma neppur questo può stare, perché la festa della Pentecoste, ai tempi dei quali ci occupiamo, non durava che un giorno. Il Wieseler ha tentato un'altra spiegazione, riferendo quei sette giorni ad un periodo speciale di purificazione, che avrebbe preceduto la Pentecoste. Ma, oltre che cotesta settimana di preparazione alle grandi solennità israelitiche non si può storicamente affermare in modo certo, è anche da notare il fatto che, nel contesto, da Atti 20:16 in là, della Pentecoste non si fa più parola. Ci sono due modi più semplici, e più naturali d'intender quei sette giorni. Il primo e di riferirli alla parte del periodo votivo, che Paolo passò coi quattro uomini di Atti 21:23. Paolo si sarebbe messo in compagnia di cotesti uomini allorchè mancava loro una settimana a finire il periodo votivo per cui s'erano impegnati. La settimana era per spirare, quand'ecco i fatti che Luca sta per narrarci. Il secondo è di riferirli ai sette giorni di speciale purificazione, che doveano sempre precedere la fine del periodo votivo. Durante quei sette giorni, quelli che avean fatto voto di nazareato, vivevano addirittura nel tempio, in certe camerette a cotesto scopo destinate. I Giudei dell'Asia. I giudei ch'eran venuti alla festa di Pentecoste: che aveano udito l'apostolo predicare in Efeso Atti 21:28, o in qualche altra città dell'Asia proconsolare; che l'aveano perseguitato a casa loro, e che adesso aveano messo su i giudei di Gerusalemme contro di lui, prima ch'ei giungesse Atti 21:21. Nel tempio. La parola tempio, designa tutto l'immenso recinto del luogo santo, con i suoi cortili e con tutti i fabbricati annessi al tempio propriamente detto. Qui si tratta probabilmente del "cortile delle donne"; del cortile, cioè, al di là del quale le donne non potevano andare. Questo cortile era separato dal "cortile dei Gentili" per mezzo di una parete che avea delle grandi porte; le quali porte sono appunto quelle che i leviti chiudono, quando la folla trascina Paolo fuori Atti 21:30. 28 Che insegna... (Vedi Atti 6:13-14; Marco 14:58). Contro al popolo. Si può intendere in due modi. O, in quanto predicando che la circoncisione non era più d'alcun valore, induceva i giudei a non circoncidere più i loro figliuoli e trascinava così il popolo di Dio nel fango del paganesimo (secondo il concetto ch'essi avevano della circoncisione: Genesi 17:11), ovvero, accennando all'attività missionaria di Paolo fra i pagani, esclamano: "Vedete? ei cerca d'aizzare i pagani contro di noi, che siamo "il popolo di Dio!" Contro alla legge: alludono all'insegnamento di Paolo relativamente alla circoncisione. Contro a questo luogo. Contro al tempio. In senso generico, ogni insegnamento contrario alla legge, era un insegnamento contrario al tempio, che rappresentava la religione e la pietà d'Israele. In senso specifico, non e impossibile, dati i concetti svolti dall'apostolo nell'Areopago d'Atene Atti 17:24-25, che, nella predicazione di lui, ci fosse l'eco della parola di Stefano Atti 6:13-14. Ed oltre a ciò... Quest'accusa era una maliziosa invenzione, o una illusione delle loro fantasie riscaldate. Dei Greci. Greci è qui in senso generale per pagani; come nelle frasi: giudeo e greco (Romani 1:16 e simili). Noti il lettore l'esagerazione: dei greci!... e, se mai, si tratta d'uno soltanto; di Trofimo! Dentro al tempio ed ha contaminato... Per i pagani c'era il "cortile dei Gentili"; il più esterno dei cortili; e nient'altro; tutto il resto del sacro recinto era per il popolo di Dio ed a niun pagano era lecito porvi il piede. "Un pagano nel tempio" era tal cosa, che facea rabbrividire l'israelita. È quest'accusa mossa contro Paolo, bastava a metter la vita dell'apostolo in balìa del popolo, accecato dal fanatismo religioso. In certe escavazioni fatte per cura della "Società per l'esplorazione in Palestina" fu trovata anni sono una lastra con una iscrizione, la quale illustra a meraviglia il senso d'orrore, che negli israeliti destavano queste "profanazioni" del tempio. L'iscrizione, trovata e decifrata dal signor Clermont Ganneau, dice così: "Niuno, d'altra razza, oltrepassi la balaustrata e la cinta del tempio. Chi fosse colto nell'atto di farlo, sappia che la pena di morte che gli tocca, non è colpa d'altri che di se stesso." (Relazione della Società, Anno 1871, pag. 132). 29 Perciocchè dinanzi avean veduto Trofimo... Questa noterella dello storico è intesa ad attestare la falsità dell'accusa che, si moveva contro Paolo. Per Trofimo, vedi Atti 20:4. Perciocchè dinanzi aveano veduto ecc. Meglio: Perciocchè prima d'allora aveano veduto ecc. 30 Lo trassero fuori del tempio L'intenzione della folla è chiara: ella vuole uccidere l'apostolo; e lo trascina fuori del tempio, perché l'uccisione d'un uomo in uno dei cortili del tempio, sarebbe stata una profanazione. E subito le porte... La polizia levitica chiude le porte perché, il culto non sia turbato. 31 Al capitano della schiera. Più propriamente: al tribuno della coorte. Per la coorte, vedi Atti 10:1. Il tribuno della coorte (greco: chiliarco che vuol dire comandante d'un migliaio di uomini) comandava ad una coorte, che era la sesta parte d'una legione; la qual legione si componeva di seimila uomini. Questo tribuno si chiamava Claudio Lisia Atti 23:26. 32 E dei centurioni Vedi Atti 10:1. 33 Di due catene come un delinquente di cui il popolo volea fare giustizia sommaria (Vedi Atti 12:6). E gli uni gridavano ecc. Confr. con Atti 19:32. 34 Nella rocca Altri traduce: nella caserma; altri nella fortezza; meglio è forse dire: nella cittadella. Si tratta della arx Antonia, che era un forte costruito all'angolo nord-ovest della collina del tempio e che dominava il tempio stesso. Serviva di caserma (castra) alla coorte che formava la "guarnigione" di Gerusalemme. Di lì l'autorità militare era sempre in grado di sorvegliare i moti popolari, che, a Gerusalemme, per ragioni religiose e di località, non potevano prepararsi e scoppiare che nei vasti cortili del luogo santo. Questo spiega come un picchetto di soldati, comandati dal capo della coorte in persona, potesse trovarsi in un attimo sul luogo del tumulto e salvare la vita di Paolo. E corse ai giudei, dice la diodatina in Atti 21:32. Più esattamente bisogna dire: e scese correndo verso i giudei. il tribuno non avea da far altro che da scendere la scala che dalla cittadella Antonia conduceva direttamente nel cortile dei Gentili, che era il gran cortile del tempio. Ed è d'in sui gradini di cotesta scala, che Paolo arringa la folla Atti 21:40. (Vedi Giuseppe Flavio Guerre Giudaiche V. 5: § 8). È notevole il modo accurato con cui la posizione topografica della cittadella è descritta: Atti 21:31 (salì): Atti 21:32 (scese correndo); Atti 21:35,40; 22:30; 23:10,15,20. L'arx Antonia o cittadella Antonia fu costruita da Erode il Grande e chiamata così in onore dell'amico suo, il triumviro Marc'Antonio. 35 Sopra i gradi Meglio: sui gradini della scala, di cui ho parlato adesso; la scala che dalla cittadella menava nel cortile dei Gentili. Per lo sforzo della moltitudine. Meglio: a cagione della violenza o, meglio ancora: della calca, della folla. 36 Toglilo! L'originale ( αιρε da αιρω) qui vuol dire toglier via con violenza, toglier di mezzo (e medio tollere)) e quindi, uccidere. Quel toglilo! in italiano non vuol dir nulla; a rendere esattamente e chiaramente il pensiero del testo, bisogna dire: Levalo di mezzo! Finiscilo! O, meglio ancora: Abbasso! o; Morte! E il grido con cui la folla, sitibonda di sangue, domandò a Pilato la crocifissione del Salvatore Luca 23:18; Giovanni 19:15. Riflessioni 1. Paolo, assalito come Gesù dalla folla accecata dal fanatismo; colpito dalle medesime false accuse con le quali Gesù fu colpito Marco 14:58; trattato nello stesso modo con cui Gesù fu trattato, e minacciato con le stesse grida, di morte con le quali Gesù fu minacciato Luca 23:18; Giovanni 19:15, dovette, in questo momento solenne della sua vita, aver più profonda e più chiara che mala coscienza della sua vocazione al discepolato ed all'apostolato cristiano. La "grazia di Dio" o che Dio fa, non consiste soltanto nel "credere in Cristo"; consiste anche nel "soffrire per Cristo" Filippesi 1:29. Quando tutto ci sorride d'intorno, quando ogni cosa va a vele gonfie e tutta la nostra vita individuale, di famiglia e sociale è un idillio continuo, un dolce profumo di rose, il dubbio ci può venire che forse non siamo dei veri discepoli di Cristo; ma, quando soffriamo per Cristo e sopra tutto quando soffriamo nel medesimo modo che Cristo ha sofferto, cotesto dubbio non ha più ragione di sussistere Matteo 10:24-25; Luca 6:40; Giovanni 13:16; 15:20. 2. Questa folla, che non si fa scrupolo d'assassinare un uomo, si fa scrupolo di profanare il tempio! Atti 21:30 Strane anomalie di coscienze ebbre e corrotte! Nel caso di Gesù si verificò lo stesso fenomeno Giovanni 18:28. È sempre la stessa folla che "cola la zanzara ed inghiottisce il cammello" Matteo 23:24. 3. L'intervento provvidenziale del tribuno della coorte Atti 21:31-32 è una prova di più della fedeltà di colui che ha detto: "Andate! Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo" Matteo 28:19-20. 37 3. Il discorso di Paolo alla folla (Atti 21:37-22:29) Dentro alla rocca. Vedi Atti 21:34. Dentro la cittadella. Sai tu greco? La diodatina non dà il vero senso della frase greca. Bisogna dire: Tu conosci il greco? È una espressione di meraviglia. Paolo parla al tribuno in greco; e il tribuno, che s'immaginava d'aver messo le mani addosso all'egizio di Atti 21:38 s'accorge d'aver preso un granchio a secco. Il tribuno, che credeva Paolo un disperato ebreo d'Egitto Atti 21:38, ignorante del greco, si trova invece ad aver che fare con un uomo colto. 38 Non sei tu quell'egizio Meglio: Dunque tu non sei quell'egizio... ecc. Segue l'espressione di meraviglia: Dunque non è vero che tu sia ecc. com'io credevo!... Non era molto tempo che un falso profeta egizio (Giuseppe Flavio Antich. 20:8: Guerre Giudaiche 2:13) era riuscito ad ingannare una immensa quantità di gente ed avea condotto le sue masnade sul monte degli Ulivi, promettendo loro che, ad un cenno ch'egli avrebbe dato, vedrebbero le mura di Gerusalemme cadere. Il procuratore Felice li mise tutti in fuga. Ora il tribuno s'immagina che Paolo sia per l'appunto quel falso profeta egizio che riuscì a fuggire dalle unghie di Felice. Ai dì passati. Meglio: ultimamente; or non è molto. Si trattava di un fatto recente. Suscitò... fece insorgere. E menò nel deserto. Esattamente come dice Giuseppe Flavio: "Egli li condusse di qua e di là, dal deserto al monte che si chiamava il monte degli Ulivi, ed era pronto ad irrompere con violenza contro Gerusalemme, da cotesto luogo" (Giuseppe Flavio luogo cit.). Il deserto è la regione ondulata ed incolta ad oriente di Gerusalemme; fra Gerusalemme e il Giordano Matteo 3:1. Quei quattromila ladroni. Giuseppe Flavio dice nientemeno che erano invece trentamila! Ma, alle cifre di Giuseppe Flavio, bisogna far sempre un bel po' di tara. Ladroni. Letteralm. sicari ( σικαριος, latino: sicarius). Così chiamati dalla sica che portavano, e che era uno spadino, un coltello curvo, una specie di pugnale, di stiletto, che potea facilmente esser nascosto sotto gli abiti. Insomma, dei briganti; degli assassini. È da notare che, con questa parola di briganti, sicari, si designavano sempre ufficialmente tutti gli aderenti ad un partito politico avverso al governo costituito. Ogni classe d'insorti era una classe di briganti e d'assassini. Or è possibile che, nelle zuffe che ne avvenivano, lo stiletto, come succede sempre, ci avesse la sua buona parte; ma non si può dir per questo che ogni ribelle all'autorità straniera, che ogni insorto, fosse addirittura un assassino. Gli zeloti per esempio (Vedi Comment. del Dott. R. W. Stewart, Matteo, Introduz. pag. LII, LIII [Sette Giudaiche]) erano anch'essi chiamati sicari; eppure, non tutti quanti erano dei ladri e dei briganti Luca 6:15. 39 Cittadino di quella non ignobile città di Cilicia Per Tarso, vedi Atti 9:11. Il vanto di Paolo è legittimo. Oltre la fama di città colta, oltre essere come la chiama Senofonte nell'Anabasi "una città grande e fiorente", oltre essere come dice Giuseppe Flavio (Antich. 1:6: § 6) "la più rinomata delle città cilicie", ella potea portare, inciso nelle sue monete, queste due gloriose parole: Metrópolis-auténomos: metropoli indipendente! Sopra i gradi. Meglio: sopra i gradini, come in Atti 21:35. I gradini della solita scala Atti 21:34-35, che dalla cittadella conducea direttamente nel "cortile dei Gentili". 40 In lingua ebrea In lingua ebraica, e, propriamente, nel dialetto aramaico della Palestina, che era capito da tutto quanto il popolo. Osservi il lettore con quanto poco giudizio sia fatta qui la divisione in capitoli! 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