Commentario abbreviato:

Apocalisse 22

1 Capitolo 22

Descrizione dello stato celeste, con le figure dell'acqua e dell'albero della vita, del trono di Dio e dell'Agnello Ap 22:1-5

La verità e l'adempimento certo di tutte le visioni profetiche, lo Spirito Santo e la sposa, la chiesa, invitano e dicono: "Vieni" Ap 22:6-19

La benedizione conclusiva Ap 22:20-21

Versetti 1-5

Tutti i ruscelli di conforto terreni sono fangosi, ma questi sono limpidi e rinfrescanti. Danno vita e mantengono la vita a coloro che ne bevono, e così scorreranno in eterno. Esse indicano le influenze vivificanti e santificanti dello Spirito Santo, date ai peccatori per mezzo di Cristo. Lo Spirito Santo, procedendo dal Padre e dal Figlio, applica questa salvezza alle nostre anime con il suo amore e la sua potenza creatrice. Gli alberi della vita sono alimentati dalle acque pure del fiume che proviene dal trono di Dio. La presenza di Dio in cielo è la salute e la felicità dei santi. Quest'albero era un emblema di Cristo e di tutte le benedizioni della sua salvezza; e le foglie per la guarigione delle nazioni significano che il suo favore e la sua presenza forniscono ogni bene agli abitanti di quel mondo benedetto. Il diavolo non ha alcun potere lì; non può distogliere i santi dal servire Dio, né può disturbarli nel servizio di Dio. Dio e l'Agnello sono qui indicati come una cosa sola. Il servizio lì non sarà solo libertà, ma anche onore e dominio. Non ci sarà notte, né afflizione o sconforto, né pausa nel servizio o nel godimento: non ci saranno distrazioni o piaceri o invenzioni dell'uomo. Quanto è diverso tutto questo dalle visioni grossolane e meramente umane della felicità celeste, anche quelle che si riferiscono ai piaceri della mente!

6 Versetti 6-19

Il Signore Gesù ha parlato per mezzo dell'angelo, confermando solennemente il contenuto di questo libro, in particolare di quest'ultima visione. Egli è il Signore Dio fedele e veritiero. Anche per mezzo dei suoi messaggeri; i santi angeli li hanno mostrati ai santi uomini di Dio. Sono cose che devono essere fatte a breve; Cristo verrà presto e metterà ogni cosa in dubbio. E dall'integrità di quell'angelo che era stato l'interprete dell'apostolo. Egli rifiutò di accettare il culto religioso da Giovanni e lo rimproverò per averlo offerto. Questa è un'altra testimonianza contro il culto idolatrico dei santi e degli angeli. Dio chiama tutti a testimoniare le dichiarazioni qui fatte. Questo libro, così tenuto aperto, avrà effetto sugli uomini; gli immondi e gli ingiusti lo saranno di più, ma confermerà, rafforzerà e santificherà ulteriormente coloro che sono retti con Dio. Non dobbiamo mai pensare che una fede morta o disobbediente ci salverà, perché il Primo e l'Ultimo ha dichiarato che sono benedetti solo coloro che osservano i suoi comandamenti. È un libro che esclude dal cielo tutti i malvagi e gli ingiusti, in particolare coloro che amano e creano menzogne, quindi non può essere esso stesso una menzogna. Non c'è luogo o condizione intermedia. Gesù, che è lo Spirito di profezia, ha dato alle sue chiese questa luce mattutina di profezia, per assicurare loro la luce del giorno perfetto che si avvicina. Il tutto è confermato da un invito aperto e generale all'umanità, a venire e a partecipare liberamente alle promesse e ai privilegi del Vangelo. Lo Spirito, attraverso la sacra parola, le convinzioni e l'influenza nella coscienza del peccatore, dice: "Vieni a Cristo per la salvezza"; e la sposa, o l'intera chiesa, in terra e in cielo, dice: "Vieni a condividere la nostra felicità". Per evitare che qualcuno esiti, si aggiunge: "Chiunque voglia o sia disposto, venga e prenda liberamente l'acqua della vita". Che chiunque ascolti o legga queste parole possa desiderare subito di accettare il grazioso invito. Sono condannati tutti coloro che osano corrompere o cambiare la Parola di Dio, aggiungendovi o togliendovi.

20 Versetti 20-21

Dopo aver rivelato queste cose al suo popolo sulla terra, Cristo sembra congedarsi da loro e tornare in cielo; ma assicura che non passerà molto tempo prima che torni. E mentre siamo occupati nei doveri delle nostre diverse stazioni di vita; qualsiasi fatica ci possa mettere alla prova, qualsiasi difficoltà ci possa circondare, qualsiasi dolore ci possa schiacciare, ascoltiamo con piacere il nostro Signore che proclama: "Ecco, io vengo presto; vengo a porre fine alle fatiche e alle sofferenze dei miei servi. Vengo, e la mia ricompensa di grazia è con me, per ricompensare, con regale bontà, ogni opera di fede e lavoro d'amore. Vengo per accogliere a me il mio popolo fedele e perseverante, per abitare per sempre in quel mondo beato. Amen, anche così, vieni, Signore Gesù. Una benedizione chiude il tutto. Per la grazia di Cristo dobbiamo essere tenuti in gioiosa attesa della sua gloria, preparati e preservati per essa; e la sua apparizione gloriosa sarà gioiosa per coloro che partecipano alla sua grazia e al suo favore qui. Aggiungiamo tutti: "Amen". Cerchiamo ardentemente di aumentare le influenze benefiche del benedetto Gesù nelle nostre anime e la sua presenza benevola con noi, finché la gloria non avrà reso perfetta la sua grazia verso di noi. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, è ora e sarà sempre, senza fine. Amen.

Commentario del Nuovo Testamento:

Apocalisse 22

1 Poi mi mostrò il fiume dell'acqua della vita, limpido come cristallo, che procedeva dal trono di Dio e dell'Agnello.

Del paradiso terrestre, narra la Genesi che un fiume uscito dall'Eden per adacquare il giardino di cui assicurava così la fertilità e la freschezza. Nel mezzo del giardino era l'albero della vita. Nella visione di Ezechiele 47 si legge che delle acque uscivano di sotto la soglia della casa (di Dio) dal lato d'oriente, le quali poi dovevan scendere a mezzogiorno e, ingrossate, andare a risanare il Mar Morto. Sulle due rive del torrente crescevano degli alberi d'ogni specie, sempre verdi, 'il cui frutto, dice l'angelo, non verrà mai meno: ogni mese faranno dei frutti nuovi... e quel loro frutto servirà di cibo, e quelle loro foglie di medicamento'. Zaccaria a sua volta vede spaccarsi il monte degli Ulivi e delle acque vive uscir da Gerusalemme, metà delle quali volgerà verso il mare orientale e metà verso il mare occidentale' Zaccaria 14:8. La visione apocalittica, è più completa, più ricca di particolari e di senso di quelle dei profeti antichi. Il fiume è chiamato 'il fiume dell'acqua della vita' (cfr. Apocalisse 22:17; Giovanni 7:37-38); esce direttamente dal trono di Dio e dell'Agnello, perchè la vita spirituale fluisce da Dio nell'uomo per mezzo di Cristo; lungo le due rive del fiume che attraversa la piazza e la via principale, cresce l'albero della vita che dà dodici raccolti e le cui foglie stesse hanno virtù medicinali. C'è in abbondanza tutto quel che serve a mantenere la vita dei redenti, a darle sempre nuovo vigore, freschezza ed accrescimento.

2 In mezzo alla piazza della città e d'ambo i lati del fiume stava l'albero della vita che dà dodici raccolti e porta il suo frutto ogni mese; e le foglie dell'albero son per la guarigione delle nazioni.

In Ezechiele si dice che il frutto dell'albero 'servirà di cibo' e in Apocalisse 2:7 leggiamo: 'A chi vince io darò a mangiare dell'albero della vita'. La varietà e l'abbondanza dei frutti danno risalto all'idea che la pienezza della vita è assicurata per sempre da Dio che n'è la fonte. In quanto è detto delle foglie non è implicita l'idea che vi siano ancora nella nuova terra delle nazioni pagane, giacchè le ultime nazioni ribelli sono state distrutte alla fine del millennio Apocalisse 20:9; e non v'è neppure l'idea che vi siano ancora delle nazioni consumate dalla malattia del peccato. Quando è detto che 'Dio asciugherà ogni lagrima dagli occhi loro' Apocalisse 21:4, ciò non significa che vi debbano essere ancora delle lagrime nella Gerusalemme celeste. Come le lagrime versate per i dolori terreni sono asciugate da Dio, così è guarita ogni malattia di cui han sofferto nella vita terrena i pagani credenti ora accolti nella città di Dio. Se prima ebbero fame e sete ora son saziati; se prima furon ciechi e deboli e miseri ora partecipano della luce e della beatitudine della vita eterna. Tutt'al più si può vedervi accennato il concetto che la vita dei salvati non raggiunge subito e d'un tratto tutta la sua pienezza; è quindi suscettibile di uno sviluppo, di un accrescimento che ne elimina gradualmente le imperfezioni o meglio le minori perfezioni. «Quando la perfezione sarà venuta, dice S. Paolo, quello che è solo in parte sarà abolito» come avviene nello sviluppo del fanciullo in via di diventare uomo 1Corinzi 13:8-13. Prima che un ex pagano, per es., abbia raggiunto la perfetta statura del Cristo glorioso, c'è luogo ad una evoluzione di cui non possiamo fissare il termine.

3 E non ci sarà più alcuna cosa maledetta,

perchè sarà escluso il peccato che aveva tratto sull'uomo e sulla terra la maledizione divina.

e in essa sarà il trono di Dio e dell'Agnello

ch'è un trono unico.

e i suoi servitori gli serviranno,

nell'adorazione e nell'ubbidienza, compiendo l'opera che vorrà loro affidare;

4 ed essi vedranno la sua faccia

1Giovanni 3:2; Matteo 5:8 saranno in comunione piena ed immediata ed intima con lui,

e avranno in fronte il suo nome

perchè saranno suoi per diritto di creazione e di redenzione;

5 E non ci sarà più notte; ed essi non avranno bisogno di luce di lampada, nè di luce di sole, perchè li illuminerà il Signore Iddio.

Cfr. Apocalisse 21:23

ed essi regneranno nei secoli dei secoli.

L'ultima visione dell'Apocalisse si chiude con una nota di trionfo che apre dinanzi ai fedeli la prospettiva di un'attività gloriosa e benefica prolungantesi all'infinito nell'eternità.

AMMAESTRAMENTI

1. La nuova Gerusalemme rappresenta la Chiesa di Dio, la sposa di Cristo, giunta alla perfezione; possiamo quindi dalla descrizione di essa imparare quali siano i caratteri della chiesa ideale, quale dev'essere secondo la mente di Dio, quale dobbiamo sforzarci di renderla per quanto sta in noi. Essa è una: non v'è che una città di Dio: quella ove regna l'unico Dio, in un con l'Agnello che fu immolato e ora vive e comunica la vita per mezzo dell'unico Spirito. Essa è apostolica perchè fondata sulla dottrina proclamata a voce e per iscritto dagli apostoli del Signore. Essa è universale perchè abbraccia le dodici tribù dell'Israele di Dio cioè i credenti di tutte le età, di tutte le nazioni e lingue della terra. Le sue porte sono aperte da tutti i lati dell'orizzonte. Essa è santa: tutto vi è luce, purezza, limpidezza; nulla vi è d'immondo, di abominevole, di falso. I suoi membri son servitori di Dio, gli appartengono, vivono nella sua comunione.

2. Delle cose che Dio ha preparate per coloro che l'amano, Paolo dice ch'esse non son salite in cuor d'uomo, che occhio non le ha vedute e orecchio non le ha udite; egli afferma che quando fu rapito in paradiso, udì parole ineffabili 1Corinzi 2; 2Corinzi 12. Giovanni scrive: 'non è ancora reso manifesto quel che saremo'. Le rappresentazioni che l'Apocalisse ci dà dello stato perfetto son destinate a darcene una qualche idea, ma si sente che le immagini terrene, per quanto dipinte coi colori più vivi e più ricchi, sono solo un pallido riflesso della realtà. Nella contemplazione di quella città illuminata dalla gloria di Dio che vi abita con gli uomini; le cui proporzioni sono immense perchè deve accogliere i santi di tutti i tempi e di tutti i luoghi, unendo in comunione fraterna tutti i figli di Dio con tutto quel che di grande., di nobile, di virtuoso, di magnifico v'è stato e v'è più che mai in ciascuno di loro; nella contemplazione abbagliante della città tutta oro e pietre preziose, tutta luce, tutta ricchezza, tutta santità, tutta vita sana, piena, felice, in cui tutte le aspirazioni sono soddisfatte, in cui la comunione con Dio è perfetta e l'attività gloriosa è perpetua, vien fatto di esclamar col poeta: mentre contemplo i tuoi splendori, o città di Dio, il mio cuore vien meno, e muta rimane la mia voce'. 'Quando verrò e comparirò al cospetto di Dio?' Ma subito ritornano alla mente le esortazioni apostoliche: 'Cercate le cose di sopra dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate l'animo alle cose di sopra, non a quelle che son sulla terra...' Colossesi 3:1-2. '...aspettando queste cose, studiatevi d'esser trovati, agli occhi suoi, immacolati e irreprensibili nella pace' 2Pietro 3:14. 'Chiunque ha questa speranza in lui, ai purifica, com'esso è puro' 1Giovanni 3:3. 'Dio è amore; e chi dimora nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui'. 'La gloria, scrive il Kelly, è rivelata a quelli che non vi sono ancora giunti, affinchè le loro anime siano fin d'ora ricolme di gioia; e di questa allegrezza deve scorgere gli effetti anche il mondo che si fa beffe dei credenti'.

3. 'L'idea che nulla d'immondo si troverà più nella città di Dio, che tutto vi sarà puro e perfetto, torna spesso nell'Apocalisse, a motivo di quel ch'essa contiene di consolante; ma anche perch'essa racchiude un avvertimento molto serio rivolto alla coscienza di ognuno' (Bonnet).

4. 'Mirabile ordinamento del piano di Dio rivelato nelle sante Scritture! La Bibbia che s'apre con la creazione dell'uomo e con la descrizione della sua prima dimora, che lo segue nella sua caduta e in tutte le fasi del suo sviluppo sotto le misericordiose dispensazioni di Dio, si chiude con la restaurazione di tutte le cose, con la descrizione della dimora eterna dell'umanità riscattata. La fine si riannoda al principio. Tutti i misteri sono spiegati, tutti i mali riparati, l'uomo è reso al suo destino, alla pienezza della vita, ch'è Dio stesso. Tale è l'epopea divina che viene svolgendosi dal principio della Genesi alla fine dell'Apocalisse' (Bonnet).

6 Sezione Terza. Apocalisse 22:6-21. AMMONIMENTI E PROMESSE FINALI

L'ultima pagina dell'Apocalisse Apocalisse 22:6-21 ne costituisce l'epilogo o la conclusione, e fa riscontro al principio del libro Apocalisse 1:1-8. Non descrive più alcuna visione, ma contiene una serie di brevi dichiarazioni, di ordini, di ammonimenti relativi all'insieme delle rivelazioni registrate da Giovanni. Si possono raggruppare sotto tre capi: Apocalisse 22:6-9: L'Apocalisse è una rivelazione divina verace fatta all'apostolo Giovanni; Apocalisse 22:10-17: L'Apocalisse ha da esser divulgata per avvertire tutti dell'approssimarsi del giudizio di Dio; Apocalisse 22:18-21: L'Apocalisse non dev'essere alterata in alcuna guisa.

Apocalisse 22:6-9. L'Apocalisse è una rivelazione divina verace, fatta all'apostolo Giovanni

Poi mi disse: Queste parole sono fedeli e veraci; e il Signore, l'Iddio degli spiriti dei profeti, ha mandato il suo angelo per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve.

Chi parla è l'angelo che proclama fedeli, cioè degne di fede piena, e veraci le parole relative anzitutto alla città di Dio da lui mostrata al veggente, ma, come risalta dal contesto, anche le rivelazioni antecedenti: cioè in breve, tutta l'Apocalisse. Cfr. Apocalisse 19:9; 21:5. Infatti, l'Autore primo della rivelazione è il Signore stesso, l'Iddio che agisce sugli spiriti dei profeti, li illumina, li desta, li innalza, li fa capaci di contemplar le visioni rivelanti l'avvenire e di comprenderle. Cfr. 1Corinzi 14:32. Per comunicare a Giovanni e per mezzo di lui ai credenti tutti, servitori di Dio, le cose che debbono avvenire in breve, Dio si è servito di visioni concesse al veggente nell'estasi e per lo più spiegate da un angelo. L'espressione il suo angelo abbraccia i varii messaggeri celesti di cui il Signore si è servito. Questo vers. risponde quasi letteralmente a Apocalisse 1:1.

7 Ecco, io vengo tosto. Beato chi serba le parole della profezia di questo libro.

Le parole: io vengo tosto sono indubbiamente di Cristo. L'angelo, dicono gli uni, parla qui in nome di Cristo. L'angelo, dicono altri, ricorda una parola di Cristo ch'è come l'idea dominante dell'Apocalisse Apocalisse 2:16; 3:11; 16:15. Può darsi; ma sembra che in questa conclusione dell'Apocalisse siano riunite tutte le voci celesti e terrestri udite nel corso delle rivelazioni: la voce dell'angelo, la voce di Cristo, quella del veggente, forse anche quella del Padre, la voce dello Spirito, e quella della Chiesa: e il trapasso dall'una altra non è sempre indicato, talchè non è da stupire se viene variamente fissato dagli interpreti. Però, se vi è in questa forma drammatica e concisa qualche difficoltà, la sostanza delle idee non muta. Le cose predette devono avvenire in breve perchè Cristo, la cui venuta gloriosa deve chiuder l'era presente, viene tosto. Vedi su questo le note di Apocalisse 1:1. La beatitudine qui pronunziata da Cristo su chi serba le parole della profezia, cioè su chi le tien preziose, le medita, ne alimenta la sua fede, la sua vigilanza, la sua speranza, è analoga a quella che si legge al principio del libro: Apocalisse 1:3.

8 E io, Giovanni, son quello che udii e vidi queste cose.

Come al principio Apocalisse 1:4,9, così alla fine del libro Giovanni scrive il proprio nome per autenticare esplicitamente dinanzi alle chiese il contenuto di esso. Egli era abbastanza conosciuto nell'Asia proconsolare perchè bastasse il suo semplice nome a dare autorità allo scritto. Si tratta di cose udite e vedute da lui, in visione, non di cose ch'egli abbia immaginate o inventate o messe assieme faticosamente. Cfr. per analoghe attestazioni: Giovanni 1:14; 19:35; 21:24; 1Giovanni 1:1. «Queste parole di Giovanni, osserva Allo, insieme con quelle dei Giovanni 1:18-19, dovrebbero ispirare qualche ritegno nella ricerca delle 'fonti'».

E quando le ebbi udite e vedute, mi prostrai per adorare ai piedi dell'angelo che mi avea mostrate queste cose.

Mosso dagli stessi sentimenti che in un'altra circostanza l'avevano trascinato oltre il segno Apocalisse 19:10, Giovanni si getta ai piedi del messaggero divino e ne riceve la stessa correzione:

9 Ma egli mi disse: Guardati dal farlo; io sono tuo conservo e dei tuoi fratelli, i profeti,

ed aggiunge qui, accennando ai cristiani in genere:

e di quelli che serbano le parole di questo libro: Adora Iddio.

Vedi Apocalisse 19:10.

10 Apocalisse 22:10-17. L'Apocalisse ha da esser divulgata per avvertire tutti dell'approssimarsi del giudizio di Dio

Poi mi disse: Non suggellare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino.

S'intende il tempo del loro adempimento. Più è vicino il tempo delle prove e più hanno bisogno le chiese d'essere avvertite e confortate. Il non suggellare equivale al non tener segrete, quindi al pubblicare, al diffondere, al far conoscere queste visioni coi loro lati or tetri e or luminosi. Daniele aveva ricevuto, per una parte delle rivelazioni concessegli, l'ordine opposto: 'Tieni segreta la visione, perchè si riferisce a un tempo lontano' Daniele 9:26; 12:4.

11 Chi è ingiusto sia ingiusto ancora,

cioè seguiti a mostrarsi tale nella sua condotta, faccia ancora quel ch'è ingiusto;

chi è contaminato,

internamente impuro,

si contamini ancora; e chi è giusto pratichi ancora la giustizia, e chi è santo si santifichi ancora;

Si è interpretato questo verso come se vi fosse sottintesa l'idea che ormai la sorte d'ognuno è fissata; e non c'è più tempo da mutare strada; quindi seguiti ognuno fino alla fine la via, per la quale s'è messo. L'idea sarebbe in contradizione con le esortazioni alle chiese: Apocalisse 2:5,16,21; 3:3,19-20: 'Ravvediti, se no verrò tosto a te...'. Piuttosto, è da veder qui espresso il concetto che, di fronte agli avvertimenti divini, ognuno rimane libero di fare quel che gli piace giacchè Dio non costringe alcuno; libero, ma responsabile della propria condotta che presto gli farà trovar la sorte che si merita. Libero l'ingiusto e l'impuro di seguitar a peccare; ma non credano di poter smuover le basi eterne del governo di Dio. Esse sono immutabili e ciò deve confortare chi è sulla via della giustizia e della santità a perseverare in essa, nonostante le difficoltà da superare. C'è infondo a questa evocazione della libertà e della responsabilità umana, un appello alla coscienza individuale del peccatore, un incitamento a ravvedersi mentre è ancor tempo. Ma riguardo al mondo in genere, c'è fors'anche la prospettiva ch'esso andrà maturando per il giudizio, mentre la schiera dei credenti andrà crescendo verso la perfezione. Cfr. Isaia 6.

12 Ecco, io vengo tosto, e il mio premio è meco per rendere a ciascuno secondo che sarà l'opera sua.

È chiaro che qui chi parla è Cristo, e siccome in Apocalisse 22:16 si legge: 'Io Gesù ho mandato...', sembra più semplice il considerare tutto il brano in Apocalisse 22:10-16 come pronunziato da Cristo. Vero è che in Apocalisse 22:8-9 si parlava ancora dell'angelo e che le prime parole di Apocalisse 22:10: E mi dice: paiono riferirsi a lui; ma chi ha notato la facilità con cui Giovanni passa da un soggetto all'altro nella sua prima Epistola, non avrà difficoltà ad ammettere che, in questa pagina drammatica, si passi dall'angelo a Cristo, quando è evidente ch'egli è colui che parla nel v. 12 e nei segg. Cristo verrà qual giudice per 'dare il loro premio ai suoi servitori... e distrugger quelli che distruggon la terra' Apocalisse 11:18. La dichiarazione ricorda quelle di Isaia 62:11; 40:10; Apocalisse 20:12.

13 Io son l'Alfa e l'Omega, il primo e l'ultimo, il principio e la fine.

In due altri luoghi dell'Apocalisse (Apocalisse 1:17; 2:8) Cristo si proclama 'il primo e l'ultimo', mostrando in tal modo di possedere gli attributi della natura divina. Cfr. Apocalisse 1:8; Colossesi 1:16. Egli è il creatore dell'umanità, la segue attraverso la sua storia e la conduce al fine assegnatole nel suo piano eterno. Quel che promette è in grado di mantenerlo; quel che principia lo trae a compimento.

14 Beati coloro che lavano le loro vesti per aver diritto all'albero della vita

Apocalisse 22:2,

e per entrare per le porte

di cui si parla in Apocalisse 21:12-13,21,25-27,

nella città!

descritta in Apocalisse 21:9-22:5, la città di Dio. Una variante accettata nel testo ordinario e poggiante sul cod. B2 del X sec. e su minusc., porta: 'Beati coloro che mettono in pratica i suoi comandamenti'. Il testo emendato accettato dalla generalità dei critici poggia sui codici più antichi (Aless., Sinait, Vulg. del cod. Amiatino, siriaca ecc.). La Vulgata reca un'aggiunta che manca nei manoscr., ma che contiene un'interpretazione giusta, tolta da Apocalisse 7:14, del lavar le vesti: essa dice; 'nel sangue dell'Agnello'. Infatti, è per la fede nell'espiazione compiuta da Cristo, che il peccatore ottiene la remissione dei peccati e il rinnovamento del cuore.

15 Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori gli omicidi, gli idolatri, e chiunque ama e pratica la menzogna.

Si potrebbe tradurre, come fanno alcuni: 'fuori sono i cani'; ma è più energico il senso imperativo e risponde meglio all'esclamazione: 'Beati coloro che...': Come in Apocalisse 21:6-8 Dio promette a chi ha sete, a chi vince, ogni benedizione, mentre la morte seconda è riservata ai peccatori impenitenti, così qui l'entrata nella città di Dio col godimento dei beni di essa, è promesso a chi cerca in Cristo perdono e vita nuova, mentre è negata a chi persevera volontariamente nel male sotto le svariate sue forme. Cfr. Apocalisse 21:27. Per cani s'intendono gl'individui impuri, profani, spregevoli Filippesi 3:2; Matteo 7:6.

16 Io Gesù, ho mandato il mio angelo per attestarvi queste cose in seno alle chiese.

Cfr. Apocalisse 1:1. Con queste parole Gesù autentica in modo solenne la rivelazione fatta alla Chiesa per mezzo di Giovanni. Nella prima visione, riferita in Apocalisse 1, egli aveva dato al suo apostolo quest'ordine: 'Quel che tu vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese' Apocalisse 1:11,19. La Chiesa ha bisogno del faro della profezia che proietta i suoi raggi sul mare ov'ella deve navigare, ne rivela i pericoli mostrando in pari tempo ove si trova il porto sicuro. La profezia che traccia a grandi linee lo svolgersi del regno di Dio nel mondo, è come il foglio di via della Chiesa, la bussola che serve ad orientare i fedeli e a mantenerli nella buona via in mezzo alle oscurità del presente. Cristo ch'è il re stabilito da Dio sul suo popolo, è il solo che sia in grado di fare queste importanti rivelazioni sulle vicende dolorose e sul compimento del regno di Dio:

Io son la radice e la progenie di Davide, la lucente stella mattutina.

La parola tradotta qui radice ( ριζα) è la stessa che ricorre in Apocalisse 5:5 ov'è tradotta 'rampollo' di Davide, e in Isaia 11:10 ove si parla della 'radice di Iesse'. Il senso è: Io sono il Messia, il re perfetto, ed eterno profetato come dovendo nascere dalla famiglia di Davide. Cfr. Isaia 11:1; Luca 1:32,69 e le note di Apocalisse 5:5. L'apparizione di Cristo qual re glorioso segnerà l'alba del giorno eterno, la fine delle tenebre, il regno della luce; perciò egli si chiama la lucente stella mattutina che annunzia ed introduce il giorno. Cfr. Apocalisse 2:28 ove l'immagine ha senso un po' diverso.

17 E lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni. E chi ode dica: Vieni.

E questa la risposta alla proclamazione del Signor Gesù: 'Ecco, io vengo tosto', completata dalla dichiarazione della sua dignità regale e dalla consolante promessa implicita nell'immagine della stella mattutina. Lo Spirito che dimora nei fedeli e che forma in essi dei sospiri ineffabili Romani 8:26 insegna loro a pregare con fede: venga il tuo regno. La sposa o fidanzata ( νυμφη) è la chiesa che, in mezzo alle sue tribolazioni, implora la venuta del suo celeste sposo che la liberi e la prenda con se per sempre. Ogni credente che ode l'annunzio della prossima venuta del suo Salvatore deve, per proprio conto, unire la sua preghiera a quella della Chiesa. Così aspetterà, non solo, ma affretterà la venuta del giorno di Dio e mostrerà di amare l'apparizione di Cristo 2Pietro 3:12; 2Timoteo 4:8.

E chi ha sete venga; chi vuole, prenda in dono della vita.

Non tutti sono in condizione da poter dire a Cristo: Vieni. Per poterlo fare bisogna prima esser venuti a lui. Da ciò l'invito rivolto da Giovanni a chi non è ancora credente, ma soffre internamente perchè le sue aspirazioni alla pace con Dio, alla santità, alla felicità non sono soddisfatte: ha sete. L'apostolo non fa che ripetere l'invito rivolto da Dio ai peccatori che sentono la lor miseria. Cfr. Isaia 55:1: 'O voi tutti che siete assetati, venite alle acque' Giovanni 4:14; 7:37; Apocalisse 21:6. Se lo vogliono sinceramente, essi trovano in Cristo il soddisfacimento dei loro bisogni spirituali, ottengono gratuitamente la vita che principia fin d'ora e sarà perfetta nel cielo.

18 Apocalisse 22:18-21. L'Apocalisse non dev'essere alterata in alcun snodo

Io lo dichiaro (lett. Io attesto ) ad ognuno che ode le parole della profezia di questo libro: Se alcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali le piaghe descritte (lett. scritte ) in questo libro;

19 e se alcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Iddio gli torrà la sua parte dell'albero della vita e della città santa, descritti in questo libro.

Una parte degli interpreti considera questa dichiarazione come fatta da Cristo stesso; designato in Apocalisse 22:20 come 'Colui che attesta queste cose'. Ma siccome tra le parole di Gesù di Apocalisse 22:16 e quelle di Apocalisse 22:18 c'è stata un'interruzione dell'apostolo, la maggior parte attribuisce la dichiarazione all'autore del libico. Si citano casi analoghi di scrittori antichi che raccomandano ai copisti di non alterare i loro scritti. Qui però le gravi minaccie rivolte a chi aggiunge o toglie non si possono considerare applicabili ai copisti se non nel caso ch'essi volontariamente ardissero manipolare a loro arbitrio le profezie contenute nel libro. Ma gli errori degli amanuensi sono ordinariamente imputabili a cause involontarie: distrazione, stanchezza, imperfezione del manoscritto che riproducono, rassomiglianza di parole, diversità di pronunzia e di ortografia; influenza di passi paralleli, ecc. Se, per siffatti errori veniali, dovessero i trascrittori perdere la salvezza, nessun di loro scamperebbe, giacchè il testo da loro trasmessoci abbonda di varianti più di altri libri del Nuovo Testamento. Le gravi minacce riguardano coloro che osassero alterate volontariamente con aggiunte di testa loro o con soppressioni di parti non gradite, il tenore stesso della rivelazione divina destinata alle chiese. Chi aggiunge sarà colpito dalle piaghe del giudicio di Dio; chi toglie perderà i beni celesti di cui parla l'Apocalisse Chi attenta all'integrità della Parola di Dio, mostra, con l'alterare la verità salutare, di volersi opporre temerariamente al piano di Dio e incorre nell'anatema di Paolo contro chi sostituisce all'evangelo apostolico 'un vangelo diverso' Galati 1:8. Certo, questo ammonimento rivela l'alta importanza che Giovanni attribuiva alla rivelazione ricevuta è la piena coscienza che egli aveva dell'origine e dell'autorità divina di essa. Perciò, fin dal principio, son proclamati beati 'coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa' Apocalisse 1:3. L'essere l'avvertimento finale rivolto 'ad ognuno che ode le parole...' mostra ch'esso è destinato a tutti i membri delle chiese che udranno la lettura pubblica del libro. L'aggiungere e il togliere, osserva Alford, più che la trascrizione materiale, contempla il ricevere col cuore e l'applicare alla vita la rivelazione. 'C'è in questo, ad ogni modo, un solenne avvertimento tanto a chi disprezza e trascura questo libro, quanto a chi vi aggiunge con interpretazioni senza sugo nè valore'.

20 Colui che attenta queste cose, dice: Sì, vengo tosto!

Attestazione finale di Cristo relativa alla verità della rivelazione apocalittica e in ispecie dell'annunzio centrale di essa: la venuta del Signore. La parola Sì vengo esprime l'essenza della storia dal momento della visione fino a quello dell'apparizione di Cristo' (Godet). A questa promessa risponde l'amen della fede e la preghiera dell'amore procedenti dal cuore dell'apostolo:

Amen! Vieni, Signor Gesù!

'Giovanni concentra in quest'ultima implorazione tutto il suo fervore; le sue visioni l'hanno innalzato al più sereno entusiasmo' (Allo).

21 Dopo ciò, poichè l'Apocalisse ha la forma di una epistola mandata alle chiese d'Asia, egli chiude il suo scritto con una formula epistolare simile a quelle delle lettere di Paolo:

La grazia del Signor Gesù sia con tutti.

È questo il testo del cod. alessandrino (A) e dell'amiatino della Volgata, accettato da molti critici. Il sinait. porta: coi santi, che, per il senso, non fa differenza, giacchè il tutti s'intende necessariamente di tutti i santi: di quelli che fanno parte delle chiese d'Asia, poi di tutti quelli ai quali giungerà il libro della Rivelazione di G. C. «La grazia! Ecco la fonte a cui tornano sempre gli uomini di Dio. Siano essi stati rapiti fino al terzo cielo, od abbiano contemplato nelle loro sublimi visioni tutti gli splendori della santa città, essi si richiamano sempre alla grazia, non vogliono esser salvati se non per grazia, nè vivere che della grazia» (Bonnet).

AMMAESTRAMENTI

1. Dal punto di vista dottrinale, l'ultima pagina dell'Apocalisse, contiene nella sua concisione, tutte le dottrine essenziali del Vangelo. V'è la dottrina del Dio uno e trino, solo degno dell'adorazione delle creature. Il Padre è chiamato l'Iddio degli spiriti dei profeti; il Figlio è, al pari del Padre l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo; egli si è incarnato nella persona di Gesù per la salvezza degli uomini; lo Spirito ispira i profeti, abita nei credenti e forma in loro i sospiri verso la perfetta comunione con Dio. V'è la dottrina del peccato umano che assume forme svariate e fa dell'uomo un essere colpevole e contaminato. V'è la dottrina della redenzione per mezzo di Cristo, il Messia promesso, l'agente della rivelazione, l'Agnello nel cui sangue i peccatori posson lavar le loro vesti, il Re che verrà a giudicare il mondo e a coronar di gloria i credenti che l'aspettano. V'è la dottrina della gratuità della salvezza che si ottiene mediante la fede che viene a Cristo e riceve in dono la vita eterna; ma di fronte alla grazia offerta è posta in piena luce la responsabilità dell'uomo. V'è la dottrina della rivelazione che Dio fa dei suoi disegni mediante i profeti, ai quali scopre anche, per l'istruzione della Chiesa, le grandi linee dello svolgimento del suo regno.

2. 'Il Signor Gesù dice e ripete: Io vengo tosto; lo Spirito di Dio nel cuor dei fedeli e la Chiesa tutta del Salvatore, rispondono anelando dietro l'apparizione di lui. Vieni! E Giovanni esorta chiunque ode il Salvatore ad unir la propria voce alla supplicazione ardente della Chiesa. Infatti, l'essere o il non essere in grado di far salire a Gesù quel grido del cuore è il segno certo che uno è o non è in comunione con lui. Per l'anima rigenerata, la venuta del suo Salvatore è argomento supremo di gioia; per il mondo è cagione di terrore' (Bonnet).

3. Due ordini espliciti sono dati riguardo al libro dell'Apocalisse in Apocalisse 22:10,18-19: Non suggellarlo e non alterarlo. 'Si suggella il libro in molti modi: lo si copre d'un velo di fantastiche interpretazioni e di sistemi preconcetti, se ne volatilizza il contenuto con una scienza critica e razionalista, oppure lo si lascia completamente da parte e se ne sconsiglia la lettura. E tempo per tutti d'aprire questo libro divino' (De Perrot). Il domenicano Allo nota con ragione che nel 'non suggellare' 'v'è un incoraggiamento per tutti i fedeli futuri a leggere l'Apocalisse e ad investigarne il senso'. L'osservazione giusta colpisce in pieno la proibizione fatta dalla chiesa romana al popolo di legger le Sacre Scritture le quali, in genere, sono meno difficili dell'Apocalisse. Se il libro doveva esser divulgato perchè, fin dal primo secolo, il tempo era 'vicino', quanto più oggi quando siamo assai più vicini della fine.

L'ordine di non alterare nè con aggiunte nè con soppressioni il libro, c'insegna con quale rispetto religioso ne dobbiam studiar tutte le parti è ritenere tutti gli insegnamenti. Esso, contiene rivelazioni divine. Giovanni attesta la realtà delle visioni contemplate sotto l'azione dello Spirito; l'angelo afferma fedeli e veraci le parole della profezia; Gesù stesso ne conferma solennemente la verità: Le rivelazioni mirano al bene delle chiese. Come non sarebbe colpevole chi osasse attentare alla loro integrità? L'ordine dato qui riguardo all'Apocalisse, si applica a tutte le parti della Sacra Scrittura, la quale racchiude i documenti autentici della rivelazione divina. Siano questi, nella loro integrità e senza aggiunta di umane tradizioni, la nostra guida suprema!

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