Commentario abbreviato:

Apocalisse 11

1 Capitolo 11

Lo stato della chiesa è rappresentato sotto la figura di un tempio misurato Ap 11:1-2

Due testimoni profetizzano vestiti di sacco Ap 11:3-6

Vengono uccisi, dopodiché risorgono e salgono in cielo Ap 11:7-13

Sotto la settima tromba, tutte le potenze anticristiane saranno distrutte e ci sarà uno stato glorioso del regno di Cristo sulla terra Ap 11:14-19

Versetti 1-2

Questo passo profetico sulla misurazione del tempio sembra riferirsi alla visione di Ezechiele. Il disegno di questa misurazione sembra essere la conservazione della Chiesa in tempi di pericolo pubblico, o per la sua prova, o per la sua riforma. I fedeli devono essere misurati: se fanno della gloria di Dio il loro fine e della sua parola la loro regola, in tutti i loro atti di culto. Quelli che si trovano nel cortile esterno, adorano in modo falso o con cuore dissimulatore, e saranno trovati tra i suoi nemici. Dio avrà un tempio e un altare nel mondo, fino alla fine dei tempi. Egli guarda rigorosamente al suo tempio. La città santa, la chiesa visibile, è calpestata; è piena di idolatri, infedeli e ipocriti. Ma le desolazioni della Chiesa sono limitate ed essa sarà liberata da tutti i suoi problemi.

3 Versetti 3-13

Nel tempo della distruzione, Dio ha conservato i suoi testimoni fedeli per attestare la verità della sua parola e del suo culto, e l'eccellenza delle sue vie. Essi profetizzano in saccoccia. Ciò dimostra la loro condizione di afflizione, di persecuzione e di profondo dolore per le abominazioni contro cui protestavano. Vengono sostenuti durante il loro grande e duro lavoro, fino al suo compimento. Quando avranno profetizzato in saccoccia la maggior parte dei 1260 anni, l'anticristo, il grande strumento del diavolo, guerreggerà contro di loro, con forza e violenza per un certo periodo. I ribelli decisi contro la luce si rallegrano, come per un evento felice, quando possono mettere a tacere, allontanare o distruggere i fedeli servitori di Cristo, la cui dottrina e condotta li tormenta. Non sembra che il termine sia ancora scaduto e i testimoni non sono attualmente esposti a sopportare sofferenze esteriori così terribili come nei tempi passati; ma queste cose potrebbero accadere di nuovo e ci sono molti motivi per profetizzare in saccoccia, a causa dello stato della religione. Lo stato di depressione del vero cristianesimo può riguardare solo la chiesa occidentale. Lo Spirito di vita di Dio risveglia le anime morte e risveglierà i corpi morti del suo popolo e il suo interesse morente nel mondo. Il risveglio dell'opera e dei testimoni di Dio incuterà terrore nelle anime dei suoi nemici. Dove c'è colpa, c'è paura; e uno spirito persecutore, sebbene crudele, è uno spirito codardo. Non sarà una piccola parte della punizione dei persecutori, sia in questo mondo che nel grande giorno, vedere i fedeli servitori di Dio onorati e avanzati. I testimoni del Signore non devono essere stanchi di soffrire e di servire, né afferrare frettolosamente la ricompensa, ma devono rimanere finché il loro Maestro non li chiamerà. La conseguenza della loro esaltazione fu una forte scossa e convulsione nell'impero anticristiano. Solo gli eventi possono mostrarne il significato. Ma ogni volta che l'opera e i testimoni di Dio si rianimano, l'opera e i testimoni del diavolo cadono davanti a lui. E che l'uccisione dei testimoni sia futura, appare probabile.

14 Versetti 14-19

Prima del suono della settima e ultima tromba, c'è la consueta richiesta di attenzione. I santi e gli angeli del cielo conoscono il diritto del nostro Dio e Salvatore di governare su tutto il mondo. Ma le nazioni hanno risposto all'ira di Dio con la loro stessa ira. Era un tempo in cui egli cominciava a ricompensare i servizi fedeli e le sofferenze del suo popolo; i loro nemici si accanirono contro Dio, aumentando così la loro colpa e accelerando la loro distruzione. L'apertura del tempio di Dio in cielo potrebbe significare che c'era una comunicazione più libera tra il cielo e la terra; la preghiera e le lodi salivano più liberamente e frequentemente, le grazie e le benedizioni scendevano copiose. Ma sembra piuttosto riferirsi alla Chiesa di Dio sulla terra. Nel regno dell'anticristo, la legge di Dio è stata messa da parte e resa nulla da tradizioni e decreti; le Scritture sono state tenute nascoste al popolo, ma ora sono portate alla vista di tutti. Questo, come l'arca, è un segno della presenza di Dio tornata al suo popolo e del suo favore verso di esso in Gesù Cristo, come propiziazione per i loro peccati. La grande benedizione della Riforma è stata accompagnata da provvidenze molto terribili; con cose terribili nella giustizia Dio ha risposto alle preghiere presentate nel suo santo tempio ora aperto.

Commentario del Nuovo Testamento:

Apocalisse 11

1 Sezione Seconda. Apocalisse 11:1-14. VISIONE SUCCINTA DELLE SORTI DELLA CHIESA NEGLI ULTIMI TEMPI

Nella visione descritta in questa sezione e costituente con Apocalisse 10 l'intermezzo tra la sesta e la settima tromba, Giovanni ebbe come un saggio del dolce e dell'amaro contenuto nel libretto da lui divorato. Gl'interpreti riconoscono generalmente che il passo offre serie difficoltà e v'è chi lo ha chiamato una crux interpretum. Il titolo che diamo alla sezione esprime in poche parole il risultato dello studio che ne abbiamo fatto e che ci ha condotto a scartare l'interpretazione letterale che vede qui tracciata, poco prima del 70, la sorte imminente di Gerusalemme. Secondo l'ultima trovata d'un critico di quella scuola, accolta premurosamente da altri, Apocalisse 11:1-2 sarebbero stati tolti da una fonte giudaica e conterrebbero la predizione fatta da un profeta dei fanatici zeloti rifugiatisi nel tempio durante l'assedio, che il santuario non cadrebbe in mano dei soldati romani, i quali tutt'al più s'impadronirebbero dei cortili esterni e della città. Di origine giudaica e relativi a Gerusalemme sarebbero pure Apocalisse 11:3-13, che Giovanni avrebbe incorporati con modificazioni nel suo libro. Lasciando stare queste elucubrazioni critiche campate in aria, sta di fatto che la visione, intesa a quel modo, è in contradizione con quanto aveva predetto Gesù sulla sorte di Gerusalemme e sarebbe smentita dai fatti. Invero il tempio non fu risparmiato dai Romani, ma fu incendiato; nè furono risparmiati quelli che vi si eran rifugiati; Gerusalemme non fu parzialmente distrutta da un terremoto Apocalisse 11:13 ma fu saccheggiata e arsa; non perirono soltanto settemila persone, ma centinaia di migliaia, e i sopravvissuti non dettero gloria a Dio ma furon dispersi ai quattro venti. Una simile profezia, se fatta prima del 70, avrebbe ricevuto il colpo di grazia in quell'anno; e se fatta nel 95, quando Gerusalemme era distrutta e non esisteva più il tempio, deve di necessità avere un senso diverso dal letterale. Perciò altri vedon qui, sotto la figura del tempio e dei cortili, rappresentata la nazione giudaica ricostituita, di cui una parte resta fedele al suo Dio, mentre l'altra si abbandona allo spirito d'apostasia dei Gentili. Dio susciterà due predicatori di ravvedimento che prepareranno la conversione nazionale d'Israele di cui parla Paolo Romani 11:15,25-26 e che sarebbe qui accennata in Apocalisse 11:13. L'esegesi mostrerà che la portata della visione include senza dubbio Israele ma è più vasta assai. L'interpretazione detta storica vede raffigurati nella visione eventi dell'epoca della Riforma: l'organizzazione delle chiese secondo la regola della Parola di Dio, la rievocazione e la continuazione della testimonianza evangelica resa da pochi nei tempi tenebrosi dell'apostasia papale, l'influenza politica degli Stati protestanti ecc.; ma per leggere tutto questo nel testo, è giocoforza fargli violenza in troppi modi. Siamo pertanto condotti a veder qui raffigurate, sotto diversi simboli tolti dal culto e dalla storia d'Israele, le sorti liete o tristi della Chiesa visibile del Nuovo Patto. Abbiam notato qualcosa di simile di già nella prima parte di Apocalisse 7 e ne troveremo altri esempi in Apocalisse 14 e nelle visioni finali relative alla Nuova Gerusalemme. Nè questo deve stupirci, poichè l'antica economia era per eccellenza quella dei simboli, e la storia d'Israele è un tipo fin troppo fedele di quella della Chiesa: del suo primo amore e dei suoi eroismi, della sua decadenza, religiosa e morale, delle sue divisioni, delle sue alleanze col mondo nemico di Dio ed anche dei giudizi che la colpiscono. Tuttavia, anche nei periodi di maggior corruzione della Chiesa, Dio si riserva un nucleo di servitori fedeli come i settemila al tempo di Acab, e suscita dei testimoni della verità, simili agli antichi profeti per chiamare a ravvedimento i traviati. E se può parere a un dato momento, che il male trionfi, il suo trionfo è breve ed è seguito dalla vittoria gloriosa ed eterna di Dio.

Poi mi fu data una canna simile a una verga

o ad un bastone, quindi non molto più lunga di un metro,

e mi fu detto; Lèvati e misura il tempio di Dio e l'altare e novera quelli che vi adorano;

Non è nominato colui che dà quest'ordine, ma da Apocalisse 11:3 (ai miei due testimoni) sembra sia Cristo stesso. Lèvati è il modo usuale ebraico di chiamare uno ad una data attività. Il tempio che sta dinanzi al Veggente è simile a quello distrutto da Tito, composto cioè di un edificio ch'è il tempio propriamente detto (greco: ναος) e dei cortili che lo circondavano. L'insieme dei recinti sacri compreso l'edificio vien detto nel greco: il 'luogo sacro' ( ἱερον tradotto di solito con la stessa parola: tempio). Nel santuario israelitico c'eran due altari: quello d'oro pei profumi, nel Luogo Santo, e quello di rame assai più grande per gli olocausti, situato nel cortile davanti all'edificio. Qui si parla di un solo altare che sarebbe il primo secondo gli uni, il secondo a mente di altri. Le probabilità sono per l'altar dei profumi, perchè Giovanni deve tralasciare «il cortile ch'è fuori dell'edificio del tempio». Deve anche 'misurare' (lett.), cioè annoverare quelli che adorano nel tempio. Secondo la legge antica, nel Luogo santo non entravano che i sacerdoti, mentre il popolo non poteva neanche stare nel primo cortile. Il tempio contemplato da Giovanni è un tempio ideale o meglio spirituale in cui i vari adoratori sono tutti sacerdoti e offrono a Dio le loro preghiere per mezzo del loro unico Mediatore celeste Gesù Cristo 1Pietro 2:5; 1Corinzi 3:16. Questi adoratori che si accostano a Dio in comunione vivente e personale rappresentano il vero Israele di Dio, la Chiesa invisibile degli eletti; sono le pietre vive dell'edificio spirituale fondato sopra Cristo e che non può esser distrutto. Il misurare può avere in vista scopi diversi: si misura quando si vuol avere o dare una idea esatta di una costruzione Ezechiele 40. Si misura quando si tratta di edificare, si misura quando si vuol determinare quel che ha da essere demolita o distrutto Amos 7:7 e si misura pure per fissare i limiti di ciò che ha da esser conservato. E questo lo scopo del misurare ordinato al veggente giacchè quel ch'è lasciato fuori è abbandonato alle genti.

2 ma tralascia

(lett. getta fuori s'intende: escludi dalla tua misura, ma l'espressione fa pensare alla 'reiezione' che colpisce coloro che son qui raffigurati)

il cortile ch'è fuori del tempio, e non lo misurare, perchè esso è dato ai Gentili, e questi calpesteranno la santa città per quarantadue mesi.

Il cortile esterno è considerato come profano ed è l'emblema dell'Israele carnale, della Chiesa visibile invasa e corrotta dal mondo nella gran maggioranza dei suoi membri, i quali non adorano Dio in spirito e verità, non sono più il popolo santo che serve il Signore, non sono più 'la santa città' ove Dio è glorificato; ma sono la città calpestata dai Gentili, la Chiesa mondanizzata. Trascinati dallo spirito d'apostasia e di empietà questi falsi cristiani giungeranno a perseguitare i veri credenti e a farli morire. Ma Dio li ha contati e segnati col suo suggello; essi formano il tempio spirituale che Dio proclama sua santa proprietà e ch'Egli proteggerà contro tutti gli assalti nemici. E se, per un tempo, potrà sembrare che le forze avverse abbiano il sopravvento, quel tempo sarà breve e sarà seguito dal trionfo del regno di Dio. Parlando della Gerusalemme israelitica e del popolo di cui era la capitale, Gesù avea detto: «cadranno sotto il taglio della spada e saran menati in cattività fra tutte le genti; e Gerusalemme sarà calpestata dai Gentili finchè i tempi dei Gentili siano compiti» Luca 21:24. Quello ch'è avvenuto materialmente della Gerusalemme palestinese avviene spiritualmente in senso più vasto, della Chiesa visibile: nel corso dei secoli essa è stata invasa e dominata dal mondo. Quel che Gesù aveva chiamato «i tempi dei Gentili» è qui rappresentato con la cifra di 42 mesi, cifra che gli uni intendono alla lettera, altri interpretano contando un anno per ogni giorno, ma fissando in modo molto diverso il punto di partenza dei 1260 anni; mentre altri ricordano su questo proposito che siccome 7 è simbolo di perfezione, 3 1/2 è simbolo di imperfezione, di un ciclo interrotto, abbreviato. Va notato che questa designazione cronologica sotto la forma: «un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo» s'incontra di già nelle profezie di Daniele 7:25 ove indica la durata dell'oppressione crudele di Antioco Epifane, e in Daniele 12:7. Sotto quella forma la ritroviamo in Apocalisse 12:14 ad indicar la durata del soggiorno della Chiesa 'nel deserto', è questo stesso periodo è menzionato sotto la forma '1260 giorni' in Apocalisse 12:6 e anche in Apocalisse 11:3 ove designa la durata della predicazione dei due testimoni. In Apocalisse 13:5 i quarantadue mesi, che equivalgono ai 1260 giorni ed ai tre anni e mezzo, sono il periodo in cui è dato alla 'Bestia' di spiegare tutta la sua empia e anticristiana attività. Se si tratta di un identico periodo (il che non è certo) esso sarà caratterizzato dalla generale invasione dei principi e della morale del mondo nella Chiesa visibile, dalla fedele testimonianza resa alla verità da uomini suscitati da Dio, dalla feroce attività delle potenze avverse al regno di Dio e dalla fedele protezione che il Signore eserciterà sul piccol gregge dei fedeli odiati e perseguitati, ma alla fine glorificati. Del resto, dobbiamo riconoscere con l'Alford che finora non esiste alcuna spiegazione pienamente soddisfacente di queste varie espressioni numeriche; esse sono fra le cose che restano ignote alla Chiesa e che aspettano luce dagli eventi.

3 E io darò ai miei due testimoni di profetare ed essi profeteranno per milleduecentosessanta giorni vestiti di cilicio:

Anche nei tempi di maggior decadenza religiosa, Cristo suscita degli uomini ripieni del suo Spirito di forza e d'amore, ai quali da la missione d'essere in mezzo alla cristianità infedele dei testimoni di lui e della salvezza per mezzo di lui. Essi sono incaricati di profetare cioè di mostrare al popolo i suoi traviamenti chiamandolo a ravvedersi e di annunziare i giudizi di Dio sui ribelli. Il loro vestito, Simile a quello degli antichi profeti (cfr. 2Re 1:8) e di Giovanni Battista, denota ad un tempo il dolore che provano di fronte alla morte spirituale che li circonda e l'austerità della loro vita e della loro predicazione. Il loro numero, due, s'intende alla lettera di due persone da coloro che interpretano alla lettera i 1260 giorni e che vedono nei due testimoni i rappresentanti antichi della Legge e dei Profeti, Mosè ed Elia, richiamati sulla terra a nuova attività in seno alla lor nazione ricostituita. Altri osservano che siccome due o tre era il numero prescritto per render sufficiente e valida la testimonianza Deuteronomio 19:15, l'idea adombrata qui potrebbe essere che, per tutta la durata del periodo indicato, Cristo provvederà un numero sufficiente di testimoni del suo Vangelo. C'è infine chi riguarda i testimoni come personificazioni di comunità religiose o addirittura della Chiesa nella sua esterna attività (Allo).

4 Questi sono i due ulivi e i due candelabri che stanno nel cospetto del Signor della terra.

Le due immagini con cui son caratterizzati i testimoni sono tolte da Zaccaria 4 ma con notevoli modificazioni. Zaccaria contempla un candelabro con sette lampade fornito d'olio da due ulivi che stanno a destra e a sinistra del candelabro. I due «figli dell'olio» rappresentano Zorobabele e il sommo sacerdote Iehoshua i quali, con la potenza dello Spirito di Dio, giungeranno a restaurare il tempio e la nazione. Qui i due testimoni sono assomigliati a due ulivi perchè nelle loro vene spirituali circola l'olio dello Spirito e, sotto l'azione dello Spirito, essi faranno brillare davanti agli uomini la luce della verità secondo la missione ricevuta dal Signore di cui sono i servitori. La capacità e il coraggio di compiere la loro opera in mezzo alle circostanze più avverse e ai nemici più accaniti non verrà dall'uomo ma da Dio.

5 E se alcuno li vuole offendere, esce dalla lor bocca un fuoco che divora i loro nemici; e se alcuno li vuole offendere bisogna ch'ei sia ucciso in questa maniera.

La parola severa dei testimoni di Cristo provoca l'odio ed i propositi micidiali dei nemici della verità; cfr. la storia di Geremia e di Giovanni Battista; perciò Dio li protegge finchè sia compiuto il loro ministerio. Il fuoco che esce dalla bocca di questi predicatori e divora i nemici ricorda quel che si narra di Elia in 2Re 1. Due capitani mandati da Achazia per dare ordini all'uomo di Dio sono successivamente fulminati coi loro cinquanta uomini in seguito ad una parola pronunziata dal profeta. Cfr. Geremia 5:14. Il testo può significare semplicemente che Dio, esaudendo le preghiere dei suoi servitori che implorano aiuto, ridurrà all'impotenza i nemici e li punirà. Gesù aveva fatto una promessa analoga quando avea detto ai suoi inviati: «Ecco io v'ho dato la potestà di calcar serpenti e scorpioni e tutta la potenza del nemico; e nulla potrà farvi del male» Luca 10:19; Marco 16:18. L'interpretazione meramente spirituale che vede qui simboleggiata la potenza della predicazione che tien testa alle forze morali dell'avversario e le fa cadere, appare ad ogni modo insufficiente.

6 Essi hanno il potere di chiudere il cielo, onde non cada pioggia durante i giorni dello loro profezia,

cioè del loro ministerio profetico. Ad autenticare l'origine divina della loro missione e a prestarle efficace appoggio, i testimoni son muniti di poteri miracolosi che ricordano quelli di cui furon rivestiti, in epoche di crisi decisive per Israele, Mosè ed Elia. In 1Re 17:1 Elia dice ad Acab: «Com'è vero che vive l'Eterno... di cui sono servo, non vi sarà nè rugiada nè pioggia in questi anni, se non alla mia parola». Cfr. 1Re 18:41-46; Giacomo 5:17-18.

e hanno potestà sulle acque di convertirle in sangue,

come fece Mosè in Egitto Esodo 7:17-20

e potestà di percuotere la terra di qualunque piaga, quante volte vorranno.

L'espressione generale ricorda le varie piaghe di cui Mosè ricevette l'ordine di percuotere l'Egitto ed il suo popolo affinchè lasciasse andare Israele. Le allusioni alla storia dei due grandi profeti che apparvero pure sul monte della Trasfigurazione, hanno indotto parecchi espositori ad ammettere che Mosè ed Elia in persona siano per essere i due testimoni di cui parla il testo. Ora è vero che nel profeta Malachia è detto che l'Eterno «manderà ad Israele il profeta Elia prima che venga il grande e tremendo giorno dell'Eterno» Malachia 4:5; ma è pur vero che, secondo la dichiarazione di Gesù, Elia è venuto nella persona di Giovanni Battista Matteo 17:10-13 ch'era animato dello spirito e della virtù d'Elia. La parola del Cristo porta quindi ad aspettare, non che tornino sulla terra, per soffrirvi ed esservi uccisi, dei servi che Dio ha accolti presso di se, ma che siano suscitati degli uomini ripieni di Spirito e di potenza come quei grandi antichi, affin di proclamare altamente la verità in mezzo all'apostasia generale.

7 E quando avranno compiuta la loro testimonianza,

cioè sul finire del periodo di tempo assegnato al loro ministerio e durante il quale sono stati protetti da Dio,

la bestia che sale dall'abisso moverà loro guerra e li vincerà e li ucciderà.

Le espressioni usate qui: «muover guerra, vincere, uccidere» fanno pensare a un numero rilevante di testimoni di Cristo piuttosto che a due soli individui. Della 'bestia' non è stata fatta fin qui menzione alcuna; essa è introdotta come se fosse conosciuta, sia perchè se ne parlerà più a lungo in Apocalisse 13 e seguenti, sia perchè era figura nota dalla profezia di Daniele ove i successivi imperi del mondo sono rappresentati da bestie feroci. Qui si nota soltanto la sua provenienza dall'abisso (cfr. Apocalisse 17:8), in quanto che essa è animata dallo spirito di Satana, il re infernale, di cui è lo strumento per combattere sulla terra il regno di Cristo. E Dio permette che le potenze del male giungano al punto di spegnere, per un tempo, nel mondo la testimonianza cristiana, come avea lasciato che Antioco Epifane facesse per tre anni e mezzo cessare il culto dell'Eterno nella Gerusalemme antica (168-165 A.C.).

8 E i loro corpi morti giaceranno sulla piazza della gran città che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche il Signor loro è stato crocifisso.

Anche presso i pagani, il lasciare una persona senza sepoltura era considerato come l'estremo oltraggio. E qui il segno dell'odio profondo del mondo anticristiano contro i testimoni della verità e un modo insolente e macabro di proclamar la vittoria, ritenuta definitiva, sul cristianesimo. D'altronde, come notò il Bonnet, «tutto in questo quadro è simbolico: i testimoni, la bestia che li uccide, i loro corpi senza sepoltura sopra una piazza, la loro risurrezione, la loro ascensione al cielo, come non lo sarebbe il luogo della scena?» Egli ritiene, infatti, con molti interpreti, che la gran città designata sia Gerusalemme, ma Gerusalemme come tipo, spiritualmente simile a Sodoma e all'Egitto. «Dovunque la corruzione è estrema come in Sodoma, dovunque si resiste agli ordini di Dio come in Egitto, dovunque si crocifigge di nuovo il Signore dei testimoni come a Gerusalemme, ivi, si cerca di soffocare la testimonianza». Vero è che Gerusalemme non è mai chiamata 'la gran città' nell'Apocalisse e in realtà non è mai stata geograficamente una grande città. Nei capitoli seguenti quell'appellativo designa Roma (Apocalisse 17:18, ecc.). Vero è ancora che Gerusalemme non è mai chiamata 'Egitto' nei profeti e neppure 'Sodoma', ma in Ezechiele 16:48 Sodoma è chiamata 'sua sorella', e in Isaia 1:10 i capi d'Israele sono apostrofati come 'capi di Sodoma'. Cfr. Isaia 3:9. Però come spiegare che gli «uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni» vedranno per tre giorni e mezzo i corpi morti di due predicatori giacenti sulla piazza di una città di Giudea? E come spiegare il giubilo degli «abitanti della terra» per l'uccisione dei due profeti se la loro opera si fosse limitata a una città? Il fare degli 'abitanti della terra' gli abitanti della sola Palestina è un espediente inaccettabile, come lo è il cercar gli «uomini dei varii popoli...» fra i soldati di Tito o fra i seguaci non Giudei di un anticristo giudeo. Non v'è dubbio che Gerusalemme sembra designata esplicitamente nelle parole: 'dove anche il Signor loro è stato crocifisso', parole che sembrano, a prima vista, dover troncar ogni questione. Ma le difficoltà ora enumerate inducono a dare alla Gerusalemme in cui impera la bestia un senso largo. E la 'santa città' divenuta la 'gran città' del mondo nemico di Dio, in altre parole: la Chiesa di Dio divenuta mondana, apostata e persecutrice dei testimoni di Cristo. La Gerusalemme giudaica ha crocifisso materialmente, con l'aiuto del pagano Pilato, il Messia; la chiesa apostata 'crocifigge di nuovo per conto suo il Figliuol di Dio esponendolo ad infamia' Ebrei 6:6: lo crocifigge col rinnegarlo e col perseguitare i suoi testimoni per mano della potenza mondana anticristiana.

9 E gli uomini dei vari popoli e tribù e lingue e nazioni vedranno i loro corpi morti per tre giorni e mezzo, e non lasceranno che i loro corpi morti siano posti in un sepolcro.

Il soggetto del verbo ch'è un presente descrittivo non essendo espresso, si potrebbe tradurre: 'e gente dei vari popoli... vede...', s'intende che non costata solamente il fatto, ma lo vede con soddisfazione perchè è all'unisono coi sentimenti di odio che hanno portato all'uccisione dei profeti. I tre giorni e mezzo servono ad indicar la brevità del trionfo dei nemici. Come i capi Giudei poteron credere per quasi tre giorni d'aver spento il Cristo, così per breve tempo le forze anticristiane crederanno d'aver schiacciato il cristianesimo per sempre.

10 e gli abitanti della terra,

estranei alla vita spirituale e trascinati dalla 'bestia',

si rallegreranno di loro e faranno festa e si manderanno regali gli uni agli altri

in segno di mutua felicitazione; cfr. Neemia 8:10,12; Ester 9:22.

perchè questi due profeti avranno tormentato gli abitanti della terra.

Li avranno tormentati con lo scuoter le loro coscienze mettendo a nudo il peccato, ed anche con le piaghe di cui sono stati colpiti per la loro resistenza all'appello divino. Da Apocalisse 11:10 risulta che il campo d'azione dei testimoni è vasto assai e interessa il mondo intero. La 'città' si allarga a tutta la terra. Notevole il passaggio dei verbi da un tempo all'altro, cosa che non sorprende in uno scrittore abituato all'ebraico od all'aramaico: si rallegrano... fanno festa... si manderanno regali... i profeti tormentarono... (aor.).

11 E in capo ai tre giorni e mezzo uno spirito di vita procedente da Dio entrò in loro ed essi si drizzarono in piè e grande spavento cadde su quelli che li videro.

Breve è il tempo dell'apparente disfatta della causa di Dio e i testimoni dopo aver sofferto come Cristo e per lui, sono associati alla sua gloria. La scena della loro risurrezione è drammatica. Dio ch'è la fonte di ogni vita richiama in vita i suoi servitori, annienta l'opera dei loro nemici e mette il suo potente suggello su quella dei suoi ambasciatori; all'obbrobrio in cui giacevano sostituisce la gloria di cui li riveste, mentre al breve tripudio degli empi succede uno spavento grande.

12 Ed essi udirono

(il cod. vatic. Q del 10o secolo con alc uni minuscoli legge io udii)

una gran voce dal cielo che diceva loro: Salite qua. Ed essi salirono al cielo nella nuvola, e i loro nemici li videro.

Alla risurrezione tien dietro l'ascensione dei testimoni martirizzati, com'era succeduto al loro Maestro. La loro ascensione completa la loro glorificazione e avviene nel modo più solenne, dietro il potente invito venuto loro dal cielo, alla vista dei loro nemici che li contemplano (θεωρεω ) con stupore mentre salgono, come il loro Signore, avvolti e portati dalla nuvola.

13 E in quell'ora si fece un gran terremoto, e la decima parte della città cadde e settemila persone (lett. nomi d'uomini) furono uccise nel terremoto;

Nell'ora stessa in cui son glorificati i martiri, i loro persecutori son colpiti d'un grave giudizio divino. Della Gerusalemme materiale al tempo della visione di Patmo non esistevano che le rovine e non erano l'effetto d'un terremoto avvenuto. Il giudizio colpisce la città santa calpestata dai Gentili, diventata una stessa cosa con la gran città del mondo nemico di Dio; colpisce in altre parole la cristianità divenuta apostata e persecutrice dei servi di Dio. Il terremoto può intendersi di un fenomeno fisico come quelli che accompagnarono la morte e la risurrezione di Cristo o può simboleggiare dei rivolgimenti sociali e politici che colpiranno negli averi e nella vita una parte notevole della società colpevole. La proporzione degli uccisi sembra calcolata sulla popolazione normale di Gerusalemme prima della sua distruzione e corrisponderebbe all'incirca al decimo, il che rappresenta una punizione relativamente lieve in confronto di altre menzionate nell'Apocalisse. L'interpretazione storica ha veduto nella caduta della decima parte della città, la perdita, fatta dal papismo, dell'Inghilterra, uno dei dieci regni dominati dal papa, e che nel XVI sec. passò alla Riforma. Nei 7000 uccisi ha scorto le sette Provincie Unite d'Olanda perdute per Roma: esegesi quanto mai fantastica.

e il rimanente fu spaventato e dette gloria all'Iddio del cielo.

Il duplice ordine di fenomeni straordinari di cui le masse del popolo ammaliate dalla Bestia, son testimoni, li mette in presenza del Dio vivente, giusto ed onnipotente, che accoglie nella gloria i suoi servi e punisce i suoi nemici; i loro occhi si aprono, le lor coscienze si destano e mentre riconoscono le loro colpe danno gloria al Dio del cielo, che regge l'universo colla sua potenza e lo governa secondo verità e giustizia. Coloro che nella Gerusalemme della visione vedono rappresentata la nazione israelitica vedono qui predetta la conversione degli Ebrei al cristianesimo, sebbene le espressioni siano generiche. Per quanto un tale evento sia di capitale importanza (cfr. Romani 11) nello svolgimento avvenire del regno di Dio, il punto di vista adottato nell'esposizione di questa visione, mentre ci porta a scorgere nel terremoto e nei suoi effetti dei giudizi divini che colpiscono l'intera cristianità infedele, ci porta del pari a scorgere nella resipiscenza della massa risparmiata, la promessa implicita del trionfo del regno di Dio in seno all'umanità. Apocalisse 20 ci parla di un lungo periodo di tempo in cui, ridotto Satana all'impotenza e sbaragliati coloro ch'erano stati i suoi strumenti, i servitori ch'erano stati fedeli a Dio fino alla morte, risuscitano e regnano con Cristo sul mondo. Con questa veduta generale delle sorti della Chiesa, specialmente negli ultimi tempi, resta chiuso l'intermezzo tra la sesta e la settima tromba e si apre il ciclo delle visioni finali di cui la settima tromba dà il segnale.

14 Il secondo guaio è passato; ed ecco, il terzo guaio verrà tosto.

AMMAESTRAMENTI

1. Come c'è sempre stato, nell'antico Israele, il nucleo dei veri credenti, fiduciosi nelle promesse di Dio, ubbidienti alla sua legge, consci dell'alta vocazione del popolo eletto, mentre la massa della nazione era carnale, incredula, spesso idolatra e moralmente corrotta, così la Scrittura e la storia ci mostrano che nella Chiesa visibile coesistono sempre, in proporzioni variabili secondo i tempi e i luoghi, quegli stessi due elementi che Gesù paragonò al buon grane e alla zizzania. Ci sono i cristiani di professione e di apparenza, la cui religione consiste in riti e formule, ma in cui non pulsa alcuna vita spirituale, i cui principi e la cui condotta sono mondani, avversi alla vera pietà: son dei pagani che calpestano la santa città e formano la massa della cosidetta cristianità. Ma ci sono pure i cristiani sinceri che sono stati rigenerati a vita nuova e formano la minoranza numerica del popolo cristiano, pur essendone il nucleo vitale e indistruttibile, il seme santo.

La visione li descrive come dei sacerdoti che si accostano a Dio nell'intimo santuario, mediante la fede personale, l'adorazione, la consacrazione, la preghiera, l'ubbidienza; il cui motto è: 'Più presso a te, Signor'. Essi sono moralmente separati dal mondo, sono il tempio spirituale di Dio, protetto contro l'invasione del male.

2. «Anche nei secoli di apostasia, Gesù Cristo avrà sempre più d'un testimone. I precursori della Riforma ed i Riformatori stessi hanno reso una potente testimonianza. Le lor parole hanno condannato il mondo e sollevato una violenta contraddizione. Spesso furon miracolosamente protetti, spesso pure messi a morte; e furono perfino violate le loro sepolture. Ma quando sparivano dalla terra, si vedevan sorgere dei nuovi testimoni... In seno ad ogni chiesa mondanizzata c'è sempre un piccol numero di testimoni fedeli che possono esercitar una grande influenza» (De Perrot).

I testimoni nel senso più alto sono dei 'profeti', in quanto che sono da Dio chiamati a comunicare al popolo la Parola di Dio, non la loro filosofia o la loro sapienza; sono degli ulivi spirituali ripieni dello Spirito, onde far risplender davanti al mondo ed alla Chiesa la luce della verità, la luce della legge santa che sfolgora il peccato e la luce della grazia che perdona e purifica: essi sono i testimoni di Cristo Salvatore. Finchè sia compiuta l'opera loro, sono invulnerabili ed immortali. Chi nuoce a quegli ambasciatori del Signore trae su di sè dei giudizi divini di generi diversi. Sono talvolta chiamati a suggellar col sangue la lor testimonianza che diventa allora martirio nel pieno senso della parola.

La cristianità attuale ha bisogno di testimoni siffatti che ne sentan con dolore profondo tutte le magagne e, con la potenza della parola e l'austerità della vita, la chiamino a ravvedimento riconducendola a Cristo. 'Signor della messe, spingi di tali operai nella tua messe!'. D'altronde nessun cristiano dimentichi che, nella sfera sua d'azione e secondo le capacità ricevute, egli è chiamato ad essere un testimone di Cristo.

3. Dio rispetta la libertà della sua creatura fino a permettere che il male abbia il suo pieno svolgimento, che la cristianità diventi apostata, che l'odio per Cristo ed il suo regno raggiunga il suo apice nella persona dell'anticristo e dei suoi seguaci; che i nemici spengano nel sangue la voce dei testimoni di Cristo e tripudino per il trionfo riportato. 'Ma colui che siede nei cieli ne, riderà... Eppure, dirà, io ho stabilito il mio Re sopra Sion' Salmi 2. Il trionfo anticristiano per quanto rumoroso e insolente è di breve durata; i vinti risorgono e son glorificati nel mondo e nel cielo, mentre i tripudiatori o periscono sotto i giudizi di Dio o si prostran pentiti dinanzi a Lui. A chi è fedele fino alla morte è promessa la corona della vita e la testimonianza dei servi di Cristo prima o poi porta i suoi frutti. La Chiesa di Dio ha dinanzi a sè la prospettiva della gran tribolazione, ma oltre a quelle nubi oscure splende la gran luce del regno beato ed eterno di Dio su di una umanità rinnovata.

15 Sezione Terza. Apocalisse 11:15-19. IL CIELO SALUTA L'AVVENTO PROSSIMO DEL REGNO DI DIO

In Apocalisse 10:5-7 l'angelo che recava il libretto aperto al Veggente ha giurato in modo solenne che «nei giorni della voce del settimo angelo, quand'egli suonerebbe, si compirebbe il mistero di Dio». Siamo ora giunti a quei giorni decisivi del compimento del piano divino riguardo all'umanità. Il quadro degli eventi finali occupa il resto dell'Apocalisse. Esso comprenderà la punizione dei nemici di Dio, uomini od angeli, dei quali però le visioni descriveranno ancora gli estremi sforzi contro il regno di Cristo; comprenderà pure la glorificazione dei sudditi del regno di cui sarà posta in luce la fedeltà al loro Signore. Per misurare la grandezza della vittoria finale, è necessario infatti aver dinanzi agli occhi la lotta suprema che si combatte tra i figli della luce ed i figli delle tenebre, tra la Chiesa di Dio fedele e coloro che sono divenuti strumenti di Satana nella sua guerra contro a Cristo. Il quadro della suprema lotta è preceduto dai canti celesti che, al sonar della settima tromba, celebrano anticipatamente la vittoria del regno di Dio. E questo il contenuto di Apocalisse 11:15-19.

Ed il settimo angelo suonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: Il regno del mondo è venuto ad esser del Signor nostro e del suo Cristo; ed egli regnerà nei secoli dei secoli.

Di chi siano le voci celesti non è detto; probabilmente degli «angeli che stanno attorno al trono ed agli anziani» nella scena di Apocalisse 7:11, analoga a quella di Apocalisse 5:11. Il regno del mondo viene a dire la sovranità effettiva, l'imperio sul mondo, attualmente usurpato da Satana. Gli eserciti celesti celebrano come avvenuto quello che sta per avverarsi, perchè dietro alla dichiarazione solenne fattane in Apocalisse 10:7, essi sono perfettamente sicuri che il sospiro secolare dei credenti: 'Venga il tuo regno', sta per essere tradotto in fatti. Le parole 'del Signor nostro e del suo Cristo' sono tolte dal Salmi 2:2 ove si parla della congiura delle nazioni e dei principi «contro l'Eterno e contro il suo Unto». Dio regna nella persona del Cristo, talchè il regno di Cristo è una stessa cosa col regno di Dio che non avrà mai fine.

16 E i ventiquattro anziani seduti nel cospetto di Dio sui loro troni, si gettaron giù sulle loro facce e adorarono Iddio,

Meglio ancora che agli angeli, il ringraziamento e la lode si addicono agli anziani che sono i rappresentanti del popolo di Dio dell'antico e del nuovo Patto. Più è gloriosa la manifestazione della potenza sovrana di Dio, e più è profonda l'adorazione dei fedeli: gli anziani si gettano sulle lor facce.

17 dicendo: Noi ti ringraziamo, o Signore Iddio onnipotente che sei e che eri,

non aggiungono più e che hai da venire, perchè quando ha assunto il regno Egli è venuto. Ringraziano Dio perchè compie le sue promesse, rovescia i nemici che han recato la rovina al mondo e ricompensa i fedeli che han faticato e sofferto per la causa di Cristo.

perchè hai preso in mano il tuo gran potere ed hai assunto il regno.

lett. ed hai regnato cioè 'ti sei messo a regnare'. Il potere appartiene di diritto a Dio che possiede per essenza l'onnipotenza; ma per rispettar la libertà delle creature morali, Dio ha rinunziato temporaneamente ad esercitar la pienezza della sua potenza. Egli si è mostrato lento all'ira e paziente, ha differito il giudicio per dar tempo ai colpevoli di ravvedersi; li ha castigati con misura per farli rientrare in se stessi; li ha invitati per mezzo dei suoi araldi a non respinger la salvezza offerta a chi si pente. Ma contro gli ostinati ribelli è venuto ora il tempo di 'prendere in mano la sua gran potenza' e di esercitare appieno il potere regale.

18 Le nazioni s'erano adirate, ma l'ira tua è giunta,

Le espressioni ricordano quelle del Salmi 11. Anche i Salmi 94-99, alcuni dei quali portano al principio: 'L'Eterno regna', offrono espressioni e pensieri analoghi. Le nazioni sono quelle animate da spirito anticristiano. Il loro empio furore sarà descritto nei capitoli seguenti; ma i canti celesti considerano la lotta come terminata coll'intervento della giusta ira di Dio allorchè il male era giunto al suo apice ed era colma la misura. La settima tromba corrisponde al terzo guai! e si può chiamar quella dell'ira. Le sette coppe di cui in Apocalisse 16 son chiamate 'le sette coppe dell'ira di Dio' Apocalisse 16:1. Le piaghe che recano son «le ultime, poichè con esse si compie l'ira di Dio» Apocalisse 15:1.

ed è giunto il tempo di giudicare i morti

di questo giudizio sarà parlato in Apocalisse 20:11 e segg.,

di dare il loro premio ai tuoi servitori i profeti ed ai santi e a quelli che temono il tuo nome, piccoli e grandi

E questo uno dei risultati del giudizio divino: riabilitare solennemente quelli che il mondo nemico ha vituperato e dare il loro premio ai vivi ed ai morti che hanno faticato e sofferto per il Signore: e in primo luogo ai profeti israeliti e cristiani che sono stati i portavoce di Dio per far conoscer la sua Parola e sono stati perciò spesso derisi, disprezzati ed anche uccisi, come i testimoni di cui è stato detto nella precedente sezione. I santi son tutti coloro che per ubbidire a Dio si separano dal male e si consacrano al bene. Nel Nuovo Testamento son così chiamati tutti i cristiani. Essi sono caratterizzati ancora come quelli che temono il nome di Dio cioè temono di offenderlo. Nulla indica nel testo che i 'santi' e i 'timorati di Dio' formino due categorie diverse. In proporzione della loro fedeltà nel far valere i doni ricevuti; tutti i redenti, piccoli e grandi, riceveranno il loro premio. Ma com'è ricompensata la fedeltà, così è dal giusto Giudice punita la ostinata malvagità di quelli che corrompono perchè corrotti essi stessi. E, giunto il tempo di giudicare, di premiare,

e di distruggere quelli che distruggono la terra,

corrompendone moralmente gli abitanti, riempiendola di peccato e traendo su di essa la rovina. I capitoli seguenti mostreranno che son compresi in questa categoria gli uomini e gli angeli ribelli a Dio.

19 E il tempio di Dio che è nel cielo fu aperto,

Nel tempio terreno il Luogo santo era aperto ai sacerdoti che vi entravano per offrire i profumi, ma era chiuso al popolo. Il Luogo santissimo era chiuso anche ai sacerdoti e vi penetrava il solo Sommo Sacerdote una volta all'anno con del sangue che spruzzava sul coperchio dell'arca per fare l'espiazione rituale dei peccati. In quei simboli era adombrata la grande verità che l'uomo non può accostarsi a Dio con coscienza pura se non ha ottenuto, mediante il sangue di Cristo, il perdono dei propri peccati (Vedi l'Epistola agli Ebrei). Compiuto il sacrificio del Golgota, i credenti hanno ricevuto. il diritto di accostarsi a Dio: il velo è stato squarciato e nel Santuario del Consiglio di Dio è penetrato un fascio di luce. Ma la piena conoscenza dei disegni adorabili di Dio verso l'umanità non si avrà dagli uomini nè dagli angeli finchè 'il mistero di Dio' non si sia interamente manifestato nei fatti. Siccome questo deve avvenire nei giorni della settima tromba, ecco aprirsi il tempio di Dio che è nel cielo, il prototipo di quello terreno, a significare che i disegni più reconditi dell'Eterno stanno per diventar palesi agli occhi di tutte le creature intelligenti.

e si vide nel suo tempio l'arca del suo patto.

Trattandosi del tempio celeste, non è il caso di veder qui l'appagamento del sospiro degli Israeliti dietro la riapparizione dell'arca materiale, sparita al tempo della presa di Gerusalemme nel 586 a. C. e, secondo la leggenda giudaica, nascosta in una grotta da Geremia o da un angelo. L'arca era il simbolo del patto di Dio col suo popolo. L'essere essa esposta allo sguardo di tutti significa che tutti, nel cielo e sulla terra, potranno contemplare, negli, eventi finali che stanno per succedere, la fedeltà di Dio, così alle sue promesse come alle sue minacce.

e vi furono lampi e voci e tuoni e un terremoto ed una forte gragnuola.

Questi fenomeni, forieri di imminenti giudici, sono mentovati alla fine dei diversi cieli di visioni che tutti conducono il veggente in vista della fine, sebbene poi dall'ultimo sigillo si evolva la serie delle sette trombe, e dall'ultima di queste si evolva il ciclo delle sette coppe. Cfr. Apocalisse 8:5: dopo il settimo suggello; Apocalisse 11:19: dopo la settima tromba; Apocalisse 16:18: dopo la settima coppa.

AMMAESTRAMENTI

1. Il compimento dei disegni divini farà risplendere dinanzi all'universo intero le perfezioni di Dio: la sua sovrana potenza, la sua longanimità verso i peccatori, la sua fedeltà immutabile alle promesse fatte in Cristo ai credenti, ed anche la sua santa e severa giustizia. Ora noi conosciamo imperfettamente e gli angeli stessi si curvano pensosi sulle profondità inscrutabili della sapienza di Dio; ma quando sarà effettuato il gran disegno dell'Eterno, esso provocherà da parte delle miriadi angeliche e della moltitudine dei redenti condotti alla gloria dei canti di lode che echeggeranno per tutta l'eternità. Cfr. Apocalisse 19:1-2,5-8. Uno dei frutti della lettura dell'Apocalisse consiste nel fortificar nei fedeli che camminano in mezzo alle fredde nebbie del mondo, la certezza che l'alba radiosa del regno di Dio spunterà quando sarà giunta l'ora.

2. Questi versetti contengono la risposta a parecchie domande intorno al giudizio finale. Chi sarà il Giudice? Sarà Dio stesso per mezzo di Cristo secondo l'insegnamento generale del Nuovo Testamento. Quando avverrà il giudizio? Avverrà quando il male avrà raggiunto il limite estremo dell'empietà. Fino a quel momento la pazienza di Dio aspetta, castiga, invitando a pentimento, risponde al 'fino a quando?' dei fedeli perseguitati e uccisi, col dir loro: 'riposate ancora un poco' Apocalisse 7:7; ma quando la misura sarà colma, Dio prenderà in mano la sua gran potenza, assumerà il regno e scroscieranno i fulmini dell'ira sua; sarà «giunto il tempo di giudicare». A chi si estende il giudizio? A tutte le creature responsabili: agli angeli e agli uomini, agli uomini che vivranno allora e a quelli che saranno morti da secoli o da millenni; ai fedeli ed agli empi, ai profeti ed ai più umili credenti. «Dobbiamo tutti comparire davanti al tribunale di Cristo». Su che cosa porterà il giudizio? Sulla condotta delle creature di fronte alla volontà di Dio: sentimenti, parole, opere compiute. Qual ne sarà l'esito? Premio di gloria a chi ha temuto e servito il Signore; distruzione a chi ha rovinato moralmente e fisicamente se stesso e i suoi simili.

3. Di fronte ai molti perchè insolubili che angosciano quaggiù l'anima di ogni cristiano, chi non ha desiderato come Giobbe parlar con Dio e aver da Lui la spiegazione che dissiperebbe ogni oscurità e giustificherebbe la sapienza di Dio? A Pietro Gesù disse: 'Non sai ora quel ch'io fo; ma lo conoscerai più tardi' Giovanni 13:7. La visione apocalittica ci ripete: 'Verrà il giorno in cui sarà aperto il tempio di Dio, e in cui quello ch'era impenetrabile per la nostra mente sarà pienamente rivelato'. Al 'perchè' angoscioso, succederà allora il rendimento di grazie.

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